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La lobby della fame biologica

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

La lobby della fame biologica

Messaggioda carlo gualtieri il 28/06/2008, 18:17

uno dei saggi del PD... vi propongo un articolo dal Riformista:
http://annameldolesi.italianieuropei.it ... ogica.html
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Re: Petrini

Messaggioda franz il 28/06/2008, 18:56

Molto interessante ... e per facilitare il dialogo (ed anche la quotatura di parti interessanti) penso sia meglio postare per esteso l'articolo.

Ciao,
Franz



La lobby della fame biologica
Da
Anna Meldolesi
, 19.06.08 09:48 | Link permanente | Commenti (0) | TrackBack (1)

Il mondo ha fame. Il carocibo rischia di azzerare i progressi degli ultimi sette anni in termini di sviluppo economico, condannando 100 milioni di persone alla povertà. Ma c'è chi, pur di continuare a coltivare il proprio orticello, prende a schiaffi il buonsenso. Chiede decrescita, anziché sviluppo. Afferma che invece di aumentare la produzione agricola, dobbiamo coltivare il pianeta a biologico. Teorizza che anziché modernizzare l'agricoltura africana, dobbiamo rallegrarci che continuino a coltivare semi a bassa resa, regalando gran parte del raccolto ai parassiti e rompendosi la schiena per estirpare manualmente le erbacce. Sostiene che invece di aprire il mercato dei paesi ricchi alle esportazioni dei paesi poveri, dovremmo mangiare solo prodotti locali. Sono i Carlo Petrini, le Vandana Shiva, i Serge Latouche. E fino al 20 giugno è possibile ascoltare le loro cronache da un mondo che non esiste a Modena, in occasione del congresso internazionale sul biologico, con il sostegno del Ministero dell'agricoltura e delle regioni Emilia Romagna e Toscana.

La manifestazione, per il momento, appare un po' sotto tono. Merito, forse, della scomparsa dei verdi, che toglie potere alla lobby del biologico. Merito anche del summit della Fao, che si è chiuso con vaghe dichiarazioni d'intenti, ma almeno ha portato sulle prime pagine dei giornali quel miliardo o quasi di persone che ogni sera va a dormire senza ben sapere cosa mangerà l'indomani. Probabilmente è anche per questo che a Modena non sono ancora accorsi i leader politici in cerca di buona stampa a buon mercato. Meno male: vederli sfilare all'ultima kermesse di Petrini come i re magi davanti alla grotta è stato uno dei momenti più imbarazzanti della passata legislatura. Un po' come scoprire che l'inventore di Slow Food era entrato nel comitato di saggi del Pd, poco dopo che Petrini aveva dichiarato: il mio maestro spirituale è Carlo d'Inghilterra. Brutti ricordi. Anche se la folla plaudente non è più la stessa di un tempo, comunque, il circo non ha sospeso il tour e Petrini continua a diffondere il verbo sulle colonne di Repubblica. Due giorni fa, per salutare l'avvio del congresso di Modena che lo vede tra i mattatori, scriveva: "Rimane il fatto che di fronte a coloro che propongono come soluzione alle crisi alimentari un aumento di produzione mondiale con le tecniche industriali [...], per contro esistono al mondo milioni di contadini che praticano il biologico, per non parlare di tutti quelli che, soprattutto nel Sud del mondo, lo fanno da sempre per tradizione, senza essere mai stati certificati come tali". Per tradizione? O per mancanza di alternative? Petrini è contento che non abbiano sementi ad alta resa, pesticidi, fertilizzanti, ma loro? Quante calorie assumono ogni giorno, quanti anni vivono in media, quante speranze hanno di rompere il cerchio della povertà?

Torna alla mente un saggio pubblicato da Ronald Herring su Critical Asian Studies. L'economista politico spiega come mai questa coalizione di ambientalisti, venditori di nostalgia, protezionisti e no-global continua a raccontare un mondo che non esiste, pretendendo di rappresentare dei contadini che non esistono. E racconta che questo fenomeno ha assunto proporzioni assurde in India. Forse anche Petrini dovrebbe leggerlo, visto che quest'anno ha visitato la patria di Vandana Shiva in sua compagnia e il novembre scorso l'ha nominata vicepresidente di Slow Food. Da oltre un decennio l'attivista indiana - che troppi si ostinano a chiamare "scienziata" - ci racconta la disperazione dei contadini del suo paese, vittime della biopirateria e della tecnoscienza, strangolati dal monopolio della Monsanto, gettati sul lastrico dal fallimento dei semi terminator e infine costretti al suicidio. Ma durante tutto questo tempo i contadini indiani hanno continuato a smentirla, mettendo in atto il più grande esperimento di "anarco-capitalismo rurale" della storia. Hanno iniziato a passarsi le sementi di cotone Bt (geneticamente modificato) quando il governo non ne aveva ancora autorizzato la vendita, ne hanno piratato i tratti genetici per trasferirli nelle varietà locali, ne hanno coltivato quantità crescenti senza versare mezza royalty alla multinazionale di St. Louis. E ci hanno guadagnato sia in rupie che in salute. Shiva ha continuato a organizzare bija yatra (marce dei semi), scrivere pamphlet sul saccheggio delle conoscenze indigene e girare il mondo denunciando i "semi del suicidio, della schiavitù, della disperazione". Ma intanto nel Gujarat contadini assai più smaliziati e intraprendenti di quanto lei e Petrini vogliano farci credere partecipavano a una gigantesca operazione di miglioramento genetico partecipativo. Il punto debole dei cantori dell'arcadia rurale è proprio questo: inneggiano alla sapienza degli agricoltori ma li considerano incapaci di scegliere cosa piantare. Oggi in India quasi 4 milioni di agricoltori coltivano ufficialmente cotone Bt, e sono molti di più coloro che usano sementi piratate. Per il terzo anno di fila il paese ha registrato il più alto incremento del mondo per la superficie agricola biotech. Il cotone Bt ha aumentato le rese, ridotto le applicazioni di pesticidi, aumentato i guadagni, trasformando l'India in un esportatore netto. Chi andrà al convegno di Modena, però, si sentirà dire che è ora di estendere anche alle fibre tessili la filosofia del biologico, indossando tutti T-shirt Ogm-free. Lo facciano pure se credono, ma non parlino a nome di chi in India il cotone lo coltiva davvero.
(Anna Meldolesi, sul Riformista di oggi)
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Re: Petrini

Messaggioda carlo gualtieri il 29/06/2008, 8:38

Ci siamo fatti un idea del personaggio; aggiungo un brano prelevato da un altro blog di Babele, citato alla fine dell'articolo della Meldolesi (il link é alla fine del testo cui rimanda l'indirizzo che ho postato), tanto per capire come sta messo il PD, che sceglie certi "saggi"

Vorrei commentare la notizia che la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università di Torino (tra le proteste di una buona fetta della comunità scientifica della città) ha deciso di utilizzare il già in sé discutibile meccanismo della chiamata "per chiara fama" per conferire la cattedra di ordinario in "Sociologia dell'ambiente e del territorio" al noto scienziato Carlo Petrini, per un sintetico profilo delle idee del quale consiglierei la lettura di questo impeccabile articolo di Anna Meldolesi (anche noi ci siamo in passato soffermati su questa figura perfettamente emblematica dello spappolamento culturale della sinistra, e ora aggiungiamo che dalla vaghezza su questo punto delle sue biografie consultabili su internet, si deduce che, ancorché iscrittosi nel 1971 alla tristemente famosa - e non propriamente proibitiva - Facoltà di Sociologia di Trento, il creatore di "Slow food" non è neppure laureato). Vorrei commentare, ma si commenta da solo. E neanche degli studenti così infingardi da infilare nel piano di studi, per racimolare qualche credito a buon mercato, una disciplina evanescente come la "sociologia dell'ambiente e del territorio", meritano tanto
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nature a confronto

Messaggioda franz il 29/06/2008, 9:37

per quanto possa sembrare surreale, i difensori delle coltivazioni naturali non si rendono conto di quanto invece esse siano del tutto innaturali.

Le culture che vegono indicate come naturali non lo sono affatto ma sono frutto di una fortissima selezione genetica. Di quelle "vecchio stampo" fatta sul fenotipo, e quindi che ha creato quel fenomeno noto come impoverimento della biodiversità.
Questo perché quando il contadino sceglie una caratteristica positiva (o scarta una negativa), scarta anche in modo automatico tutta una serie di geni che sono collegati alla caratteristica scartata. E questo è stato fatto per 10mila anni.
Non a caso le piante addomesticate (quelle che ci forniscono il cibo) sono anche le meno resistenti al fenomeni climatici ed agli attacchi dei parassiti.
Oggi le tecniche OGM e di ingegneria genetica possono ripristinare la biodiversità ed introdurre quei fattori di resistenza persi, prendendoli da altre piante o organismi presenti in natura.

Una cosa da sfatare, in quanto è mito della sinistra antagonista, è il legame OGM / Multinazionali.
Poteva essere vero nei primi anni '80 ma oggi un laboratorio per modificare il geni delle piante è di basso costo e disponibile a livello molto locale. Non c'è solo l'esempio fatto dell'India ma anche la Cina, in cui localmente ci sono quasi un migliaia di laboratori per OMG.

Altro falso mito è quello della sterilità che rende i contadini prigionieri e schiavi delle multinazionali.
Gli OGM in sè non sono affatto sterili. Alcuni lo sono perché accondiscendendo alle richieste basate sul principio di precauzione, sono stati resi sterili introducendo un gene "killer" che impedisce la nascita di nuovi semi.
Ma gli OGM in se' non sono sterili, salvo rarissimi casi.
Il fatto di inserire un gene nel genoma non impedice all'organismo di avere "figli".

La sterilità è invece caratteristica degli ibridi (i famosi ibridi F1) ottenuti dall'incrocio tra specie diverse ma simili (tutti conosciamo mulo e bardotto, che sono ibridi F1 di cavallo e asino). Ma gli ibridi F1 non sono una tecnica OGM.
E' nata nel secolo scorso, nell'immedaito dopoguerra, quando ancora gli OGM non esistevano.
Sono quindi stati fatti gli ibridi F1 del mais e di tante piante che ci danno nutrimento, in quanto l'ibrido è molto piu' resistente e produttivo. Questo ha di fatto permesso alla popolazione umana di passare dai 2.4 miliardi del dopoguerra ai 6.5 attuali. Non bastano infatti i successi nell'abbattimento della mortalità infantile. Occorre anche produrre cibo. E per sei o sette miliardi di abitanti, stante la progressiva desertificazione e la crescita delle superfici urbane, le tecniche agricole devono puntare sulla massima produttività per ettaro. Non è questo il caso del "biologico" che è estensivo e caro, e che per questo è apprezzato dai contadini di qui (ci si guadagna di piu').

Consiglio un libro di Francesco Sala, "Gli ogm sono davvero pericolosi?" edito da laterza.
L'ho "divorato" ed ho trovato molte informazioni utili .

Ecco la scheda su InternetBookShop
http://www.internetbookshop.it/code/978 ... -sono.html

Ciao,
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A proposito della sapienza degli agricoltori

Messaggioda franz il 29/06/2008, 16:56

A proposito della sapienza degli agricoltori , leggo ora sull'edizione originale dei Scientific American che la vecchia usanza di arare il terreno per seminare, sarebbe responsabile del progrsssivo indebolimento del terreno, della erosione, del riversamento in fiuni e laghi dei fertilizzanti e degli erbicidi.
Nuove tecniche, basate sulla introduzione diretta del seme nel terreno senza arare il suolo, darebbero una maggiore fertilità del terreno, lasciando vivi un numero maggiore di vermi della terra e bloccando l'inaridimento per esposizione al vento della parte fertile appena rivoltata. La tecnica (il macchinario) è ancora troppo costosa per essere usata con profitto nelle piccole fattorie asiatiche e africane ma è in uso positivamente in alcune grandi fattorie americane a partire dalla metà degli anni '70.
L'articolo compara le tre metodologie: aratura classica, aratura conservativa e senza-aratura.
Ma intanto non possiamo che osservare, anche con google earth che dove è nata storicamente l'agricoltura oggi ci sono immensi deserti ed anche gli americani, nella prima metà del secolo scorso scoprirono drammaticamente il problema della desertificazione e del progressivo impoverimento dei terreni.

Ciao,
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Re: La lobby della fame biologica

Messaggioda mario il 29/06/2008, 18:28

Il terreno arato è esposto all’azione del vento che ne porta via lo strato superficiale, sotto forma di polvere.
E dell’acqua che ne allontana un’altra parte sotto forma di fanghiglia.
Ci sono voluti centinaia di migliaia di anni per la formazione del suolo e non possiamo permetterci di distruggerlo nel giro di 100 anni.
Oggi esistono delle tecniche di coltivazione che evitano questi inconvenienti, quali la semina su terreno non arato tramite macchine che depongono il seme perforando la superficie, senza metterlo a nudo e rivoltarlo.
Certo la produttività del terreno spesso è inferiore.
Trovo però che sia più opportuno consentire agli agricoltori l’uso delle sementi ogm e proibire le arature, che proibire gli ogm e consentire le arature.
Quanto alla minore produttività potrebbe essere compensata dalla maggiore resa di molte sementi ogm e dal divieto di coltivare i terreni per la produzione di biocombustibili.
Quanto a slow food, mi sembra che sia un movimento portatore di una visione dell’agricoltura interessante e piena di verità. Ma non tutto quello che dice è sacro.
Tante volte i cibi da loro promossi non corrispondono affatto ai tanto decantati cibi tradizionali.
Il vino che veniva prodotto nel meridione d’Italia 60 anni fa, in genere era uno schifo. Con alto tenore di aceto, poco serbevole e con caratteristiche ogni anno diverse.
Per i formaggi e i salumi vale lo stesso discorso.
Se potessimo assaggiare oggi certi alimenti tradizionali di 60 anni fa, li rifiuteremmo schifati.
Altro che tradizione. Guai se applicassimo le stesse tecniche di 60 anni fa. E Slow Food questo lo sa.
E allo stesso modo credo che fra 60 anni verranno giudicati i nostri alimenti ogm free.
mario
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Re: La lobby della fame biologica

Messaggioda franz il 29/06/2008, 18:43

mario ha scritto:Oggi esistono delle tecniche di coltivazione che evitano questi inconvenienti, quali la semina su terreno non arato tramite macchine che depongono il seme perforando la superficie, senza metterlo a nudo e rivoltarlo.
Certo la produttività del terreno spesso è inferiore.
Trovo però che sia più opportuno consentire agli agricoltori l’uso delle sementi ogm e proibire le arature, che proibire gli ogm e consentire le arature.
Quanto alla minore produttività potrebbe essere compensata dalla maggiore resa di molte sementi ogm e dal divieto di coltivare i terreni per la produzione di biocombustibili.

Da considerare tra i pro ed i contro non ancora menzionati:
a) Pro
Minori passaggi con trattori mezzi motorizzati. Il sistema ad aratura prevede (leggo) otto passaggi tra ararura, semina, pesticidi, raccolto.
Il sistema senza aratura preve 4 passaggi e quindi il 50% in meno di combustibile.

b) contro
Il sistema senza aratura è piu' rischioso quanto a possibilità di perdere il raccolto (quindi difficoltà di credito)
il sistema senza aratura prevede due passaggi con pesticidi invece di uno.

Ciao,
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Re: La lobby della fame biologica

Messaggioda mauri il 29/06/2008, 20:26

"Merito, forse, della scomparsa dei verdi, che toglie potere alla lobby del biologico"

lobby l'agricoltura bio?
madonna mia ci sono voluti 40 anni per fare entrare nelle teste delle persone l'attenzione all'ambiente con tutte le sue sfaccettature e non certo per merito dei verdi che comunque hanno dato e danno il loro contributo se non altro nel far conoscere le problematiche ambientali anche alla sinistra pd compreso che ne erano all'oscuro
il minimum tilling, ripuntatura, permacoltura... gli agricoltori ci devono campare
chiediamoci quanta terra viene coltivata per alimentare l'umanità se il 30 x100 è utilizzata per alimentare il bestiame
come asserisce l'articolista
un estratto

"Produrre carne comporta il consumo di tali e tante risorse che è una vera impresa citarle tutte. Ma si consideri: secondo la Fao, la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, le terre destinate all'allevamento del bestiame costituiscono il 30 per cento delle terre emerse non ricoperte da ghiacci del pianeta. Questa stessa produzione di bestiame è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra della Terra, più di quelle emesse dai trasporti nel loro complesso"
segue
http://www.repubblica.it/2008/01/sezion ... terra.html

diventiamo vegetariani ed è risolto il problema? magari e i terzomondi?
riflettiamo certe sperimentazioni possiamo permettercele noi paesi ricchi ed eportare quelle utili a costo zero, non come fa la monsanto per affamare i popoli con gli ogm
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Re: La lobby della fame biologica

Messaggioda pagheca il 30/06/2008, 10:16

interessante questo punto di vista che applica anche in questo campo quel principio di "massima cautela" di cui parlavo in un altro intervento. Ma appunto, quali sono le sorgenti di informazione alle quali si rifa' Anna Meldolesi? Perche' dovrei credere a lei e non a Petrini o Vandana Shiva (o viceversa)?

Quando si fanno affermazioni del genere "Oggi in India quasi 4 milioni di agricoltori coltivano ufficialmente cotone Bt, e sono molti di più coloro che usano sementi piratate." si dovrebbe sempre citare la fonte. "4 milioni" e' un numero preciso ("molti di piu'" un po' meno, a dir la verita'...) e andrebbe dichiarato se questo numero deriva da una particolare "sensazione" dell'autore o da uno studio condotto su basi scientifiche e riproducibili. Altrimenti si rischia che la gente creda all'uno o all'altro sulla base delle semplici simpatie personali.

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Re: La lobby della fame biologica

Messaggioda carlo gualtieri il 30/06/2008, 19:47

pagheca ha scritto:interessante questo punto di vista che applica anche in questo campo quel principio di "massima cautela" di cui parlavo in un altro intervento. Ma appunto, quali sono le sorgenti di informazione alle quali si rifa' Anna Meldolesi? Perche' dovrei credere a lei e non a Petrini o Vandana Shiva (o viceversa)?

Quando si fanno affermazioni del genere "Oggi in India quasi 4 milioni di agricoltori coltivano ufficialmente cotone Bt, e sono molti di più coloro che usano sementi piratate." si dovrebbe sempre citare la fonte. "4 milioni" e' un numero preciso ("molti di piu'" un po' meno, a dir la verita'...) e andrebbe dichiarato se questo numero deriva da una particolare "sensazione" dell'autore o da uno studio condotto su basi scientifiche e riproducibili. Altrimenti si rischia che la gente creda all'uno o all'altro sulla base delle semplici simpatie personali.

pagheca

ho contattato l'autrice per chiederle le sue fonti. Ecco la risposta:

Caro Gualtieri, lei ha ragione a chiedere quale sia la mia fonte, se tutti facessero così il dibattito su questi temi sarebbe assai più sensato. La fonte più accreditata per i dati aggiornati sulle coltivazioni globali con OGM è l'osservatorio Isaaa (http://www.isaaa.org), che periodicamente pubblica il suo rapporto mettendo insieme le informazioni fornite dai singoli paesi. Perciò può trovare online gli ultimi dati, relativi all'India come agli altri paesi coltivatori di Ogm. Se ha bisogno di altre informazioni non esiti a contattarmi ancora.


Comunque il blog dell'autrice é al seguente indirizzo:
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