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Prima centrale nucleare al Nord

MessaggioInviato: 09/12/2009, 9:51
da franz
Centrali - Per il deposito delle scorie si sta studiando l’ipotesi di una località al Sud
Prima centrale nucleare al Nord
Il dossier porta alla Regione Veneto

L'ipotesi di realizzare un sito nell’area del Polesine, vicino a Chioggia

ROMA — «Se potessi scegliere dove mette­re una centrale nucleare me la metterei nel giardino di casa». Parola di Claudio Scajola. Peccato che la casa del ministro dello Svilup­po economico si trovi in Liguria, regione che non avrebbe neanche un centimetro quadrato idoneo a ospitare un impianto atomico. Figu­riamoci un giardino. Per giunta la Liguria, go­vernata dal centrosinistra, è una delle dieci Re­gioni che hanno fatto ricorso alla Consulta contro la legge 99 con la quale il governo ha riaperto la strada al nucleare. Una iniziativa che, visti i precedenti, può rappresentare un ostacolo serissimo a tutta l'operazione.

Intanto il tempo passa. Ed è sempre più vici­na la scadenza del 15 febbraio, data entro cui dovrebbero essere pronti i quattro provvedi­menti del governo necessari per poter costrui­re le nuove centrali. Serve una delibera del Ci­pe che dirà quali tecnologie si potranno impie­gare, e probabilmente saranno ammesse tan­to la francese (Epr) che l'americana (Ap 1000). Serve un decreto che dica dove si farà il depo­sito delle scorie, ed è un problema mica da ri­dere. Serve un decreto per decidere le compen­sazioni economiche per gli enti locali che acco­glieranno gli impianti. Serve, soprattutto, il de­creto sulle localizzazioni: un provvedimento che stabilirà non dove si possono fare, ma do­ve «non» si possono fare le centrali. Sulla base di questa mappa «al negativo», l'Enel e chi al­tro vorrà realizzare un impianto avanzerà pro­poste all’Agenzia per la sicurezza nucleare. Che dovrà dire sì o no.

Soltanto a quel punto si potrà avere l’elen­co dei siti. Da mesi circolano tuttavia presunte liste nelle quali figurano i luoghi dove erano già presenti i vecchi impianti. Oppure dove era stata avviata la costruzione di centrali quando, nel 1987, il referendum antinucleare bloccò tutto. Il quotidiano Mf ha rilanciato ie­ri i nomi di Trino vercellese, Caorso, Montalto di Castro, Latina e Garigliano: quelli di 22 anni fa. E sempre ieri il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ha rivelato la dislocazione dei siti a sua conoscenza. Quali sarebbero? Gli stessi, più Oristano, Palma (in Sicilia, Agrigento) e Mon­falcone. Località considerate idonee da trent’anni. Risale infatti al 1979 la mappa ela­borata dal Cnen sulla base di alcuni parametri come il rischio sismico, la presenza dell’ac­qua, il tasso di urbanizzazione, l’esistenza di infrastrutture. Parametri che da allora posso­no essere anche molto cambiati. La portata idrica del Po, per esempio, non è più quella del 1979. Molte aree poco urbanizzate sono og­gi iperabitate. E anche la carta del rischio si­smico, con il progresso delle tecniche d’indagi­ne, potrebbe riservare tante sorprese.

Senza considerare che la scelta dei siti «ido­nei » non spetta formalmente all’Enel, che può soltanto proporli, ma all’Agenzia per la sicu­rezza nucleare che ancora dev’essere costitui­ta. Non che qualche idea non ci sia già. Per esempio, un orientamento «politico» di fondo del governo: realizzare al Nord la prima delle quattro centrali previste dal piano. Dove, è dif­ficile dire. Com’è comprensibile, nessuno par­la: adducendo come motivazione la circostan­za che la mappa del 1979 è in fase di aggiorna­mento. Ma si sa, per esempio, che l’area non dovrebbe coincidere con quelle che hanno già ospitato un vecchio impianto atomico e que­sto porterebbe a escludere Caorso e Trino. Se il sito in questione dev’essere poi in prossimi­tà del mare, a causa delle sofferenze del Po, allora la ricerca si restringe. C’è la Toscana set­tentrionale con l’area di Cecina, città natale del ministro nuclearista Altero Matteoli, ma la regione è governata dal centrosinistra e ha già fatto ricorso contro la legge Scajola: la batta­glia sarebbe durissima. Nella mappa dei siti possibili figura anche l’isola di Pianosa, ma ol­tre ai problemi di cui sopra ci sarebbe la con­troindicazione del costo esagerato. Minori dif­ficoltà esisterebbero per la costa adriatica, in particolare quella Friuli Venezia Giulia e il del­ta del Po. Ma se la zona di Monfalcone è abba­stanza congestionata, il Polesine, area a una trentina di chilometri da Chioggia, lo è molto meno. Va ricordato che a favore della localizza­zione di una centrale atomica in Veneto si era già espresso il governatore Giancarlo Galan (uno dei pochi a non aver fatto ricorso alla Consulta) con riferimento alla conversione a carbone di Porto Tolle. Ovviamente contesta­to dagli ambientalisti.

Per ora, comunque, restiamo agli indizi. L’Agenzia, che ha potere decisionale, non è an­cora nata. Da settimane si attende la nomina dei suoi vertici: per la presidenza sarebbe ora in pole position il settantenne Maurizio Cu­mo, ex presidente della Sogin. Irrisolta resta anche la questione dei finanziamenti. L’Agen­zia dovrebbe avere un centinaio di dipendenti ma non una lira in più delle risorse già esisten­ti. Un emendamento alla finanziaria che le de­stinava 3 milioni di euro è stato bocciato in extremis dal Tesoro. E non si sa nemmeno do­ve avrà sede. Il ligu­re Scajola preme per Genova, mentre il suo collega venezia­no Renato Brunetta, che deve dare il pro­prio parere, punte­rebbe Slitta a dopo il voto la scadenza del 15 febbraio per i siti su Venezia.

Per non parlare degli altri problemi politici. Il primo di tutti: le prossime elezioni regionali. Una scadenza troppo importante per non far scivolare a una data successiva la presentazione dei decreti del governo, prevista entro il 15 febbraio. Alla luce di quello che sta accadendo, spiegano al ministero, quel termine dev’essere considera­to soltanto «ordinatorio». Se ne parlerà maga­ri in aprile, se non a maggio. E ci sarà anche più tempo per risolvere il problema delle sco­rie. Se la prima centrale dovrebbe essere fatta al Nord, sembra garantito che il deposito delle scorie sarà al Sud. A quanto pare non più nel sottosuolo, ma in superficie. Contando su una reazione più blanda delle popolazioni coinvol­te. Già. Ricordate Scanzano Jonico?

Sergio Rizzo
09 dicembre 2009
www.corriere.it

Re: Prima centrale nucleare al Nord

MessaggioInviato: 09/12/2009, 10:46
da Giorgio Graffieti
Almeno per le prossime Regionali avremo modo di parlare di cose serie e non solo di puttane e puttanieri.

Re: Prima centrale nucleare al Nord

MessaggioInviato: 09/12/2009, 22:10
da Giorgio Graffieti
Carlo Rubbia, Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati".

Perché dargli credito quando noi abbiamo scienziati del calibro di Scajola?

da Repubblica.it
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Il governo italiano ha deciso di imboccare di nuovo la strada del nucleare. Cosa ne pensa?
"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano".

Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è una buona notizia?
"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi".

Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola...
"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo".

La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro?
"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo".