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Beni culturali, che succede?

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Beni culturali, che succede?

Messaggioda Gab il 26/02/2009, 1:42

Scontro ai Beni Culturali si dimette Salvatore Settis: stanno privatizzando tutto
di Stefano Miliani

Un vero terremoto scuote il ministero dei Beni Culturali. La cronaca di un mercoledì da tregenda restituisce tutto lo sfascio in atto a firma di Sandro Bondi. Che ha agito affinché il presidente del Consiglio superiore Salvatore Settis si dimettesse da presidente del Consiglio superiore del ministero. E l'ha sostituito immediatamente con l'archeologo romano Andrea Carandini. Ma cos'ha fatto il preside della Normale di Pisa e archeologo Settis di tanto imperdonabile? Ha osato criticare pubblicamente la deriva governativa sulla gestione del patrimonio artistico denunciando tagli mostruosi ai bilanci, soprintendenze commmissariate, niente assunzioni, l'affidamento di una direzione per valorizzare i musei a un manager inesperto nelle arti come Mario Resca, uno smantellamento in corso dalle conseguenze devastanti. Settis si dimette e il consiglio, solidale con il professore, si autosospende: un gesto clamoroso e senza precedenti.

Nella mattinata Bondi parte lancia in resta e dichiara: “La posizione del professor Settis è ideologica. Io invece mi aspetto un confronto sui contenuti. Con Settis c'è un dissenso di fondo sul modo di concepire il ruolo della cultura in Italia e soprattutto sul modo di concepire il ruolo che deve svolgere il ministero dei Beni Culturali". È il segnale.

Poco dopo le 2 del pomeriggio il preside della Normale di Pisa e archeologo legge al Consiglio superiore la lettera con cui rassegna le dimissioni. I membri dell'autorevole organismo solidarizzano tutti con lui. Andrea Emiliani si è già dimesso, Andreina Ricci si dimette. Gli altri sono pronti a seguire questa strada. Solo l'architetto Paolo Portoghesi vuole prendere tempo e discuterne. Il dilemma è: dimettersi rischia di facilitare la vita a Bondi e ai suoi? Comunque la decisione è presa: il Consiglio si autosospende sine die. Tempo pochi minuti e il ministero sfodera il sostituto di Settis: Carandini: “Sono in ballo e ballerò. Voglio valutare tutto senza ideologie, lasciare che il governo sperimenti e poi giudicare dai risultati". Uno studioso di vaglia, senza ombra di dubbio, in soccorso dei vincitori.

Seguono i commenti a pioggia. Ve ne diamo qualcuno. «Queste dimissioni sono un fallimento per il ministro», attaccano le deputate del pd Manuela Ghizzoni ed Emilia De Biasi. «Bene, ma forse era meglio se il Consiglio approvava i piani di spesa delle soprintendenze, rischiamo di dare il fianco a chi vuole affossare il ministero», osserva Libero Rossi (Cgil). «Se ci fossimo dimessi tutti ci sostituirebbero com’è accaduto con Carandini, qui in gioco c’è la cultura italiana che rischia di essere smantellata in pochi mesi», interviene Cerasoli della Uil. Rutelli, che volle Settis, dà “l’onore delle armi” allo studioso dimissionario. Nella maggioranza solo Fabio Granata, capogruppo Pdl in Commissione cultura, sente “l'amaro in bocca”. Per gli altri questa debacle è motivo di giubilo.

Qui corre l'obbligo di riportare cosa replica il diretto interessato Settis: "Le mie motivazioni non sono personali né ideologiche ma istituzionali. La situazione dei beni culturali è molto grave, sono pronto a dare battaglia in qualità di cittadino. Cito solo tre fatti: il taglio di bilancio enorme, oltre un miliardo per il prossimo triennio, la mancanza di personale che non viene più assunto, il sistematico commissariamento delle soprintendenze. Non posso essere connivente. E non vedo quale sia il mio ruolo se non dialogare con il ministro, ma lui non accetta il dialogo”. Mette il dito nella piaga: con Urbani, Buttiglione, Rutelli ministri Settis aveva spesso criticato pubblicamente il ministero e non era stato cacciato. Nel nuovo corso del pensiero unico una simile libertà diventa inammissibile.
25 febbraio 2009

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