La scomparsa delle nuvole

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i risultati di una ricerca scientifica appena pubblicati su Nature Geoscience gettano un'ombra ancora più inquietante sul clima del futuro. Un team di fisici del clima affiliati al California Institute of Technology ha eseguito una serie di esperimenti incentrati sul ruolo delle nubi stratocumuliformi nella modulazione del clima futuro.
Gli stratocumuli sono nubi perlopiù composte da finissime goccioline d'acqua, e d'inverno o alle alte latitudini anche da piccoli cristalli di ghiaccio; occupano il primo terzo della troposfera (la porzione di atmosfera in cui avvengono i fenomeni meteorologici, cioè i primi tre chilometri circa).
I risultati hanno mostrato una forte sensibilità della quantità di nubi al crescere della temperatura media globale, sotto l'effetto delle crescenti concentrazioni di biossido di carbonio (CO2). In particolare, oltre una certa soglia la nuvolosità di stratocumuli tenderebbe a diminuire drasticamente, senza venire sostituita da altri tipi di nubi, lasciando il cielo libero.
Gli scienziati hanno riflettuto sulla plausibilità fisica di questo risultato ed hanno concluso che potrebbe trattarsi di un tipo di feedback positivo e molto forte finora non considerato.
Questo effetto potrebbe spiegare anche la maggiore intensità di periodi di forte e rapido riscaldamento del pianeta avvenuti nel passato (come quello del PETM, il Massimo Termico del Paleocene-Eocene) rispetto a quanto ricostruito finora dai modelli di paleoclima. Gli studiosi hanno ipotizzato che questo effetto possa iniziare a verificarsi quando le temperature globali oltrepasseranno l'anomalia di 4 °C rispetto ai valori preindustriali, o quanto meno tra 4 e 6 °C.