FreeRider ha scritto:L'eccellenza è il rovescio speculare del pessimo. Sono entrambi gli estremi di una normale popolazione.
Abbiamo prima convenuto che bisogna allontatare i pessimi. Qui possiamo convenire che possiamo premiare i migliori (chi eccelle). Tutti gli altri sono nella normale distribuzione probabilistica (la normalità). Nella scuola di base (che dà le basi a tutti i bambini) noi dobbiamo sostenere la normalità, premiare l'eccellenza, eliminare i pessimi.
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Vanno considerate pero' come piu' professionali le opinioni delle insegnanti delle elementari e continuo a ricevere segnazioni di insegnanti, anche di sinistra, che .... a microfoni spenti ... sostengono che per quell'età sia meglio il docente unico (che già oggi esiste e si chiama "prevalente"). Il fatto è che il coordimento di tre docenti su due classi non è una operazione a costo zero ma richiede impegno e fatica (ore di riunioni).
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Non sono le cose da insegnare che contano ma il metodo didattico. È qui che vedi se un docente vale o no (se eccelle, se è assolutamente carente o se è normale). Ho sbagliato a banalizzare l'esempio ma speravo che si capisse. Un insegnante che sia tale ha il metodo (per dirla in linguaggio genitoriale.... ci sa fare con i bambini e sa spiegare bene le cose) e non importa cosa sta spiegando: storia, scienze, italiano, matematica.
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Il problema non è vincere la gara ma il campionato. Che tradotto nel caso scolastico significa portare i bambini (tutti) a raggiungere gli obiettivi didattici prefissati dai programmi. Per farlo ripeto che non prendi il peggior pilota sulla peggiore macchina. La tendenza direi innata è scegliere il migliore di entrambi anche se qui so di certo che non è affatto detto che l'accoppiata sia vincente. Anche un pilota normale su una macchina normale riuscirà in media, malgrado gare bagnate e circuiti ostici, ad avere una buona posizione. La scuola dell'obbligo si occupa di questo. Delle basi (solide e di buona posizione) di tutti i bambini (ognuno con il suo titmo ed i suoi tempi). Le eccellenze qui servono poco (servono all'università) ma i pessimi invece possono fare disastri. Invece della tesi (bossiana, ma non solo) "dividiamo i peggiori su piu' classi" io dico "allontaniamoli dalla scuola". Questo era il punto iniziale e aui tornare dopo le divagazioni sulle eccellenze che ho fatto solo perchè tu hai posto il tema.
Ciao,
FreeRider
Vedi, ho proprio l'impressione che parliamo su due piani diversi, e mi spiace.
Cominciamo dalla fine: concordiamo senz'altro che l'obiettivo della scuola è portare tutti i bambini al livello didattico che viene considerato necessario per tutti.
Inoltre, questo risultato deve poter essere ottenuto da insegnanti "normali", perché sono loro la maggioranza.
Fin qui va tutto bene.
I problemi tra noi due cominciano a sorgere quando si parla del significato del termine "eccellenza".
Per me "eccellenza" nelle elementari non significa sapere la propria materia meglio degli altri, ma sapere meglio come questa deve venir insegnata. Il "metodo didattico" appunto, cosa niente affatto banale.
Che i maestri (per lo più maestre, ma fa lo stesso) "normali" preferiscano evitare il confronto con altri insegnanti e seguire da soli il proprio personale metodo, non ne dubito, è certo meno impegnativo. Ma è proprio dal confronto che nasce l'arricchimento e si impara a risolvere meglio i problemi. Ormai in quasi nessuna professione c'è qualcuno che fa tutto da solo, senza confrontarsi con altri, sarebbe troppo limitante.
E poi, tra tre maestri per classe ed uno solo, esiste la via di mezzo, cioè due maestri (ognuno "prevalente" in una classe) e penso che quel poco di tempo in più richiesto per coordinarsi non sia così gravoso, e si possa pretendere.
Quando tu definisci il metodo didattico "con linguaggio genitoriale" (... ci sa fare con i bambini e sa spiegare bene le cose) dai per scontate e banali due caratteristiche del buon insegnante diversissime tra loro.
"Saperci fare con i bambini" è in parte un'attitudine innata (ci si augura che la persona cui i bambini non piacciono non insegni a scuola) e in parte è frutto di studi attenti di psicologia infantile. Quanto allo "spiegare bene le cose", questa è un'arte molto complicata, che sta subendo grandi evoluzioni in questi ultimi decenni.
Lo studio dello sviluppo del bambino ha permesso di valutare in modo molto diverso da prima sia le sue capacità innate, sia l'evoluzione delle sue percezioni e del suo apprendimento (lo sapevi che un lattante di tre mesi sa contare almeno sino a tre e in quell'ambito sa anche fare somme e sottrazioni? Del resto, sanno farlo anche molti uccelli, tra cui le galline). E i risultati si vedono, perché i bambini di oggi imparano molte più cose in tempi molto più brevi di un tempo.
Penso che tu sua anche rimasto perplesso quando ho scritto di concetto "astratto" di numero, forse hai immaginato un modo di insegnare ai bimbi cose astruse, ma così non è. Le cose astruse le deve sapere l'insegnate, e solo sapendole riuscirà a trovare i modi semplici e opportuni per far sì che i bimbi apprendano, magari quasi senza accorgersene, magari come un gioco ... ma un gioco che sia didatticamente valido non è così banale da progettare.
Quindi, se ho un insegnate più preparato e più capace della media, cercherò di affiancarlo ad insegnanti bravini (altrimenti non ne ricaverebbero profitto) ma meno preparati, in modo che gli insegnanti normali trovino spunti stimoli dalla collaborazione col migliore (che a sua volta avrà probabilmente qualcosa da imparare) ed i bambini non potranno che trarne vantaggio.
Spero di essermi spiegata. Ho fatto molti sforzi nella mia vita lavorativa per riuscire a spiegare con parole semplici cose anche molto complesse, ma è diverso quando si vede in faccia il proprio interlocutore (adulto o bambino, fa lo stesso) e si colgono i momenti di noia e di interesse al volo, da uno sguardo, un sorriso, un moto del capo ...
Per favore, cerchiamo di trovare un linguaggio comune anche qui, dove comunichiamo solo con testi scritti.
Ciao
annalu
PS. Hai letto su Repubblica, che la Gelmini nella sua riforma prevede la bocciatura anche per i bimbi delle prime classi elementari?
Sai che bell'effetto, per lo sviluppo armonioso dei bambini, etichettarne alcuni come "incapaci" sin dai sei anni di età?