annalu ha scritto:franz ha scritto:Ora la domanda che si pone (premettendo di non volere risposte ideologiche ed ammesso che le stime citate siano giuste) è la seguente.
Se costruisco una centrale ad energia rinnovabile, che non emette co2 e fumi, cosa è meglio andare a sostituire?
a) una centrale di pari potenza a carbone?
b) una centrale di pari potenza ad olio combustibile?
c) una centrale nucleare?
Franz, messa così la questione, il problema va discusso con serenità, caso per caso: una centrale (a carbone, a olio combustibile, o nucleare) deve essere chiusa e sostituita per prima quando sia obsoleta e presenti rischi per la sicurezza e la salute nel breve periodo.
Tutti i problemi politici andrebbero discussi con serenità. Giusto chiudere per prime le centrali vecchie, perché le tecnologia piu' vecchie (di qualsiasi tipo, nucleare compreso) sono meno sicure e "pulite" delle nuove. Ma rovesciando l'argomento se già OGGI il nucleare è quello che (se le stime sono corrette, e se non lo sono che se ne facciano altre) produce meno vittime dirette e indirette (con il mix attuale di centrali vecchie e nuove) allora tra le centrali nuove andro' a prendere appunto quelle che fanno meno vittime. Che continuano ed essere quelle nucleari, anche senza aspettare la quarta generazione e la fusione.
Per quanto riguarda la radioattività, che puo' essere emessa solo in caso di grave incidente, credo che valga la pena riflettere su questo mito dei danni che durano centinaia di migliaia di anni. In teoria è vero, per quanto riguarda l'uranio, il plutonio e gli altri elementi dadioattivi, ma nella pratica si assiste ad una dispersione che porta la radioattività ad essere sotto la soglia naturale già dopo alcuni decenni. Non a caso oggi è possibile andare e camminare dove in passato sono state fatte esplodere le bombe nucleari (se l'area è stata aperta al pubblico). Un caso concreto è dato dalle stesse Hiroshima e Nagasaki. Non sono un deserto.
Altro caso è Mururoa (179 esperimenti nucleari, di cui 41 atmosferici e 138 sotterranei) che è zona militare ma, dicono i francesi, "priva di ogni rischio ambientale e di inquinamento da radiazioni". Non so perché dove è esplosa una bomba ora si puo' vivere ma forse la radioattività si disperde in vaste zone fino a diventare indistinguibile dalla normale soglia naturale. Se cosi' non fosse, il fatto che al mondo sono state fatte esplodere 2035 ordigni, alcuni molto piu' potenti di quelli di Hiroshima e Nagasaki, avrebbe trasformato il pianeta in un deserto radioattivo. Un incidente come fukushima è migliaia di volte meno radioattivo della bomba scoppiata su Hiroschima (che infatti ha causato 285'000 morti). Se comprate una Madza, (fatta ad Hiroshima) non è radioattiva.
Ed è notizia di alcune settimane fa che è possibile ora fare gite a Cernobyl, visitando anche i reattori. Non ci si puo' stare a lungo, solo un giono http://www.blitzquotidiano.it/ambiente/ ... re-793706/ ma è chiaro che le cose non stannno come si vuole far intendere sulla pericolosità per lungo periodo. La radioattività è un fenomeno naturale e siamo già esposti ad una radiazione di fondo (piu' elevata se viviamo in montagna, in certe zone piu' radioattive) e gli esseri viventi sono abituati a riparare i danni che il DNA subisce dalle radiazioni.
Di fatto per esempio si aspettavano molte piu' leucemie in Ucraina ma non è stato cosi' e la cosa ha sorpreso non poco. Ci fu una decuplicazione dei casi di tumore alla tiroide ma al 2002 i morti erano stati 15 (vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_d ... %27#Tumori). Chiaro che 15 morti sono sempre tanti ma vanno raffronati a 4 milioni stimati nel mondo per la sola produzione di energia elettrica. Tra l'altro se qualcuno mi dicesse quale quota - a livello mondiale - rappresenta l'eletricità sul totale della produzione di energia, potrei anche calcolare a grandi linee la mortalità indotta nel mondo per la produzione di ogni tipo di energia.
Con questo smettiamo di produrre energia? No, perché senza energia (per produrre merci e cibo) i morti sarebbero mille volte di piu' e torneremmo ad avere un pianeta con poche centinaia di milioni di abitanti.
Franz