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"Nuova" Scuola

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Iniziativa PD - Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda Gab il 23/09/2008, 11:05

Questa e' la posizione del PD in merito alla questione Scuola.

da http://www.partitodemocratico.it/gw/pro ... _DOC=59355

Salva la scuola!
26, 27, 29 settembre: mobilitazione del PD contro i tagli del governo.


“Ci sono aree sulle quali è necessario operare tagli. Ma non è certo quello della scuola il settore in cui portare la spesa pubblica al di sotto della media europea. Il futuro dell’Italia si gioca su formazione, scuola, ricerca e università”. Walter Veltroni attacca il governo, criticando aspramente i tagli operati nel settore della pubblica istruzione.

8 miliardi di euro di tagli in tre anni. Quasi 100mila insegnanti in meno, 43mila di personale tecnico-amministrativo. La scuola passa da settore strategico a solo capitolo di spesa. Con conseguenze disastrose.
Scarica tutto il materiale sulla scuola

Le famose “3 i” – Inglese, Internet, impresa – del piano per la scuola di Berlusconi diventano con il governo della destra tre aggettivi per descrivere la scuola che vogliono introdurre:


Impoverita

- Tagli di 8 miliardi di euro nel triennio 2009/2011

- Riduzione di 87mila docenti e 43mila di bidelli e personale tecnico e amministrativo

- 4mila istituti scolastici a rischio soppressione, soprattutto nei piccoli comuni e nelle isole



Invecchiata

- Turnover bloccato: escono i precari più giovani

- Ritorno alla didattica del passato con il maestro unico alle elementari: una società complessa richiede più stimoli all’innovazione



Inadeguata

- Ritorno al maestro unico, riduzione del tempo pieno e prolungato e uscita dei bambini dalle scuole alle 12,30

- Riduzione del numero di insegnanti di sostegno per i bambini disabili

- Aumento delle tariffe per le scuole dell’infanzia, le mense e il trasposto scolastico.

- Meno servizi scolastici fondamentali

- Maggiore difficoltà di integrazione per i bambini migranti e rom



Non c’è nessuna ispirazione strategica dietro queste scelte, ma solo drammatici effetti. Con i tagli della cura Tremonti-Gelmini, non ci sono le possibilità di mantenere gli standard, ponendo così fine ad un’esperienza educativa e sociale importantissima. La destra ha deciso di affrontare i problemi della scuola con la politica degli slogan e degli annunci. Per trasformare la scuola serve invece una politica seria, che faccia dell’istruzione una risorsa, non un problema o un capitolo di spesa. Nel merito e nella formazione sta il futuro del nostro Paese. Società della conoscenza e diritto allo studio non sono solo parole, ma obiettivi da raggiungere.



Queste sono le proposte del PD per riqualificare la scuola:



· Realizzare il patto educativo tra le scuole, le famiglie e gli studenti e approvare in Parlamento nuove norme sugli organi collegiali della scuola

· Valorizzare le professionalità degli insegnanti, adeguando gli stipendi in base al merito e stabilendo un piano straordinario e permanente di aggiornamento

· Azzerare il precariato e introdurre nuove norme di accesso all’insegnamento

· Riorganizzare gli organici del personale in base alle necessità di ogni singolo istituto

· Potenziare l’autonomia scolastica

· Attivare un sistema di valutazione di tutte le istituzioni scolastiche

· Rendere operativo l’obbligo di istruzione a 16 anni per ridurre a zero la dispersione scolastica

· Procedere con il riordino degli istituti tecnici e professionali

· Promuovere una scuola più aperta, integrata con il territorio di appartenenza, che sostenga più cultura, alfabetizzazione informatica, sport, attività sociali e volontariato
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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda annalu il 25/09/2008, 10:20

Ho trovato molto interessante questo articolo di Serra, che riporto.
Mi sembra interpreti molto bene il significato delle proposte della Gelmini, e del perché molti le approvino.

Da parte mia (sarà che trovo molto pericolose le semplificazioni), sono contraria al maestro unico, lo trovo un grosso azzardo: se il maestro è molto bravo, va bene, ma se è anche solo molto mediocre?
E se in una scuola ci sono alcuni maestri ottimi ed altri mediocri, perché ci devo essere bambini fortunati ed altri no?
Un direttore didattico che conosco era scandalizzato del maestro unico stabilito per decreto. Lui dice: ditemi qual'è il mio organico, quanti sono gli insegnanti, poi come organizzare le classi, lasciatelo stabilire a me: se ho due maestri, uno bravo ed uno meno, preferirei distribuirli su due classi, a metà tempo ognuno in ogni classe, in modo che tutti i bambini possano avvantaggiarsi della bravura del migliore, e questo non influisce in alcun modo sul numero totale dei maestri.

annalu

Da Repubblica e Micromega:
Semplificazione vs. complessità
Il mondo facile della politica format

di Michele Serra, da Repubblica, 24 settembre 2008

La campagna per il ritorno alla maestra unica, al di là dei propositi contingenti di "risparmio", aiuta a riflettere in maniera esemplare sulle ragioni profonde delle fortune politiche della destra di governo, e sulle sue altrettanto profonde intenzioni strategiche. Sono intenzioni di semplificazione. Se la parola-totem della sinistra, da molti anni a questa parte, è "complessità", a costo di far discendere da complesse analisi e complessi ragionamenti sbocchi politici oscuri e paralizzanti, comunque poco intelligibili dall'uomo della strada, quella della destra (vincente) è semplicità.

La pedagogia e la didattica, così come sono andate evolvendosi nell'ultimo mezzo secolo, sono avvertite come discipline "di sinistra" non tanto e non solo per il tentativo di sostituire alla semplificazione autoritaria orientamenti più aperti, e a rischio di permissivismo "sessantottesco". Sono considerate di sinistra perché complicano l'atteggiamento educativo, aggiungono scrupoli culturali ed esitazioni psicologiche, si avvitano attorno alla collosa (e odiatissima) materia della correttezza politica, esprimono un'idea di società iper-garantita e per ciò stesso di ardua gestione, e in buona sostanza attentano al desiderio di tranquillità e di certezze di un corpo sociale disorientato e ansioso, pronto ad applaudire con convinzione qualunque demiurgo, anche settoriale, armato di scure.

In questo senso la proposta Gelmini è quasi geniale. L'idea-forza, quella che arriva a una pubblica opinione sempre più tentata da modi bruschi, però semplificatori, è che gli arzigogoli "pedagogici", per giunta zavorrati da pretese sindacali, siano un lusso che la società non può più permettersi. Il vero "taglio", a ben vedere, non è quello di un personale docente comunque candidato - una volta liquidati i piloti, o i fannulloni, i sindacalisti o altri - al ruolo di ennesimo capro espiatorio. Il vero taglio è quello, gordiano, del nodo culturale. La nostalgia (molto diffusa) della maestra unica è la nostalgia di un'età dell'oro (irreale, ma seducente) nella quale la nefasta "complessità" non era ancora stata sdoganata da intellettuali, pedagogisti, psicologi, preti inquieti, agitatori politici e cercatori a vario titolo del pelo nell'uovo. Una società nella quale il principio autoritario era molto aiutato da una percezione dell'ordine di facile applicazione, nella quale il somaro era il somaro, l'operaio l'operaio e il dottore dottore. Una società che non prevedeva don Milani, non Mario Lodi, non Basaglia, ovviamente non il Sessantotto, e dunque, nella ricostruzione molto ideologica che se ne fa oggi a destra, è semplicemente caduta vittima di un agguato "comunista".

In questo schemino, semplice ed efficace, la cultura e la politica, a qualunque titolo, non sono visti come interpreti dei conflitti, ma come provocatori degli stessi. Se la pedagogia "permissiva" esiste, non è perché il disagio di parecchi bambini o la legnosità e l'inadeguatezza delle vecchia didattica richiedevano (già quarant'anni fa) di essere individuati e affrontati, ma perché quello stesso problema è stato "creato" da un ceto intellettuale e politico malevolmente orientato alla distruzione della buona vecchia scuola di una volta. Insomma, se la politica è diventata un format, come ha scritto Edmondo Berselli, la sua parola d'ordine è semplificazione.

Per questa destra popolare, e per il vasto e agguerrito blocco sociale che esprime, la complicazione è un vizio "borghese" (da professori, da intellettualoidi, beninteso da radical-chic, e poco conta che il personale scolastico sia tra i più proletarizzati d'Italia) che non possiamo più permetterci, e al quale abbiamo fatto malissimo a cedere. Non solo la pedagogia, anche la psicologia, la sociologia, la psichiatria, nella vulgata oggi egemone, non rappresentano più uno strumento di analisi della realtà, quanto la volontà di disturbo di manipolatori, di rematori contro, di attizzatori di fuochi sociali che una bella secchiata d'acqua, come quella della maestra unica, può finalmente spegnere. La lettura quotidiana della stampa di destra - specialmente Libero, da questo punto di vista paradigma assoluto dell'opinione pubblica filo-governativa - dimostra che il trionfo del pensiero sbrigativo, per meglio affermarsi, necessita di un disprezzo uguale e contrario per il pensiero complicato, per la massa indistinta di filosofemi e sociologismi dei quali i nuovi italiani "liberi" si considerano vittime non più disponibili, per il latinorum castale di politici e intellettuali libreschi, barbogi, causidici, che usano la cultura (e il ricatto della complessità) come un sonnifero per tenere a freno le fresche energie "popolari" di chi ne ha le scatole piene dei dubbi, delle esitazioni, della lagna sociale sugli immigrati e gli zingari, sui bambini in difficoltà, su chiunque attardi e appesantisca il quotidiano disbrigo delle dure faccende quotidiane. Già troppo dure, in sé, per potersi permettere le "menate" della sinistra sull'accoglienza o il tempo pieno o i diritti dei gay o altre fesserie.

La sinistra ha molto di che riflettere: la formazione culturale e perfino esistenziale del suo personale umano (elettorato compreso) è avvenuta nel culto quasi sacrale della complessità del mondo e della società, con la cultura eletta a strumento insostituibile di comprensione anche a rischio di complicare la complicazione... Ma non c'è dubbio che tra il rispetto della complessità e il narcisismo dello smarrimento, il passo è così breve che è stato ampiamente fatto: nessuna legge obbliga un intellettuale o un politico a innamorarsi dell'analisi al punto di non rischiare mai una sintesi, né la semplificazione - in sé - è una bestemmia (al contrario: proprio da chi ha molto studiato e molto riflettuto, ci si aspetterebbe a volte una conclusione che sia "facile" non perché rozza o superficiale, ma perché intelligente e comprensibile). Ma la posta in gioco è molto più importante del solo destino della sinistra. La posta in gioco - semplificando, appunto - è il destino della cultura, degli strumenti critici che rischiano di diventare insopportabili impicci. Se questa destra continuerà a vincere, a parte il marketing non si vede quale delle discipline sociali possa sperare di riacquistare prestigio, e una diffusione non solo castale o accademica. Perché è molto, molto più facile pensare che l'umanità e la Terra siano stati creati da Dio settemila anni fa (cosa della quale è convinta ad esempio la popolarissima Sarah Palin) piuttosto che perdere tempo e quattrini studiando i fossili e l'evoluzione. È molto più rassicurante, convincente, consolante pensare che le buone maestre di una volta, con l'ausilio del cinque in condotta e di una mitraglia di bocciature, possano mantenere l'ordine e "educare" meglio i bambini ipercinetici, e consumatori bulimici, che la televisione crea e che la propaganda di destra ora lascia intendere di poter distruggere, perché è meglio avere consumatori docili (clienti, come dice Pennac) piuttosto che cittadini irrequieti. È meglio avere certezze che problemi.

È molto più semplice pensare che il mondo sia semplice, non fosse che per una circostanza incresciosa per tutti: che non lo è. Il mondo è complicato, l'umanità pure, i bambini non parliamone neanche. Se le persone convinte di questo obbligatorio, salutare riconoscimento della complicazione non trovano la maniera di renderla "popolare", di spiegarla meglio, di proporne una credibile possibilità di governo, di discernimento dei principi, dei diritti, dei bisogni fondamentali, diciamo pure della democrazia, vedremo nei prossimi decenni il progressivo trionfo dei semplificatori insofferenti, dei Brunetta, delle Gelmini, delle Palin. Poi la realtà, come è ovvio, presenterà i suoi conti, sprofondando i semplificatori nella stessa melma in cui oggi si dibattono i poveri complicatori di minoranza. Nel frattempo, però, bisognerebbe darsi da fare, per sopravvivere con qualche dignità nell'Era della Semplificazione, limitandone il più possibile i danni, se non per noi per i nostri figli che rischiano di credere davvero, alla lunga, al mito reazionario dei bei tempi andati, quando la scuola sfornava Bravi Italiani, gli aerei volavano senza patemi, gli intellettuali non rompevano troppo le scatole e la cultura partiva dalla bella calligrafia e arrivava (in perfetto orario) alla più disciplinata delle rassegnazioni. Cioè al suo esatto contrario.

(24 settembre 2008)
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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda FreeRider il 25/09/2008, 12:54

annalu ha scritto:Ho trovato molto interessante questo articolo di Serra, che riporto.
Mi sembra interpreti molto bene il significato delle proposte della Gelmini, e del perché molti le approvino.

Da parte mia (sarà che trovo molto pericolose le semplificazioni), sono contraria al maestro unico, lo trovo un grosso azzardo: se il maestro è molto bravo, va bene, ma se è anche solo molto mediocre?
E se in una scuola ci sono alcuni maestri ottimi ed altri mediocri, perché ci devo essere bambini fortunati ed altri no?
Un direttore didattico che conosco era scandalizzato del maestro unico stabilito per decreto. Lui dice: ditemi qual'è il mio organico, quanti sono gli insegnanti, poi come organizzare le classi, lasciatelo stabilire a me: se ho due maestri, uno bravo ed uno meno, preferirei distribuirli su due classi, a metà tempo ognuno in ogni classe, in modo che tutti i bambini possano avvantaggiarsi della bravura del migliore, e questo non influisce in alcun modo sul numero totale dei maestri.

... "molto mediocre" è una categoria molto strana ... :-)
Quel direttore farebbe bene ad aggiungere che avendo due maestri, uno bravo ed uno meno, farebbe bene a sostituire quello meno bravo con uno migliore, perché questa soluzione è quella che garantisce meglio l'educazione di tutti i bambini.
La scuola italiana non sa inventare nulla di meglio che "spalmare l'inefficenza" in modo omegeneo?
Per me nessun docente "molto mediocre" dovrebbe insegnare. E doveroso licenziarli ed assumere altri al loro posto. Ed ogni due o tre anni rifare gli esami al corpo insegnante per scovare chi è diventato inadeguato all'insegnamento. Non mancano nuovi insegnanti, preparati e volonterosi per la sostituzione. Non ci sono lavori a vita.

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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda annalu il 25/09/2008, 15:13

FreeRider ha scritto:... "molto mediocre" è una categoria molto strana ... :-)
Quel direttore farebbe bene ad aggiungere che avendo due maestri, uno bravo ed uno meno, farebbe bene a sostituire quello meno bravo con uno migliore, perché questa soluzione è quella che garantisce meglio l'educazione di tutti i bambini.
La scuola italiana non sa inventare nulla di meglio che "spalmare l'inefficenza" in modo omegeneo?
Per me nessun docente "molto mediocre" dovrebbe insegnare. E doveroso licenziarli ed assumere altri al loro posto. Ed ogni due o tre anni rifare gli esami al corpo insegnante per scovare chi è diventato inadeguato all'insegnamento. Non mancano nuovi insegnanti, preparati e volonterosi per la sostituzione. Non ci sono lavori a vita.

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Entro certi limiti, potrei essere d'accordo (ovviamente se avessimo, il direttore didattico o io) la possibilità di licenziare. Ma non mi risulta proprio che un direttore didattico od un preside possano assumere e licenziare a piacere, mi risulta che esistano graduatorie nazionali e concorsi, giudizi di idoneità o altro che dovrebbero funzionare ... in teoria.
E poi, la categoria "molto mediocre" l'ho introdotta proprio per non indicare il maestro meno bravo come un incompetente ed incapace - categoria che facciamo finta non esista - ma solo, appunto, mediocre, categoria invece ampiamente rappresentata in tutte le professioni, e della quale non si può certo fare a meno, date che le "eccellenze" sono tali appunto perché valgono più della media.
Quindi il mio direttore didattico desidererebbe poter "spalmare l'eccellenza", che è cosa ben diversa da ciò cui alludi tu.

E poi, anche le eccellenze possono essere diversificate. Ci può essere il mago della didattica delle scienze, magari non altrettanto bravo in italiano, e viceversa. Perché avere il divieto di sfruttare attitudini particolari?

E infine, anche se piacerebbe a tutti che il mondo fosse semplice, così non è. I ragazzini di oggi devono prepararsi a vivere nel mondo, a spostarsi e incontrare culture differenti. La loro vita sarà probabilmente molto diversa da quella della maggioranza dei loro nonni, per cui pretendere che la scuola dei nonni sia la migliore anche per loro, mi pare un assurdo.

Abituare i bimbi a due insegnanti differenti significa anche abituarli alla molteplicità dei punti di vista e delle opinioni. Come del resto avviene già nelle famiglie dove i genitori sono due, e mamma e papà possono concordare sui principi di base (come i due maestri, peraltro) ma certo pensano e si esprimono in modo differente, hanno teste diverse insomma, e questo è molto importante per lo sviluppo armonioso dei piccoli: infatti se manca un genitore si cerca di vicariarlo con altri parenti, naturali o acquisiti.

Insomma, la formuletta semplice semplice: "licenziamo tutti i mediocri e assumiamo solo maestri bravissimi" è facile da dirsi, ma piuttosto fuori dalla realtà.

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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda pagheca il 25/09/2008, 15:28

Perfettamente d'accordo anche qui. In particolare c'e' una cosa che non capisco: se si scambiano due insegnanti di classe, dove starebbe la spesa aggiuntiva? Se ci fosse un'uso razionale delle risorse dovrebbe comunque essere che:

(numero di insegnanti) x (numero di ore lavorate per insegnante) = (numero di classi) x (numero di ore quotidiane per classe)

indipendentemente da come si gestiscono gli insegnanti. Dove sbaglio? Ho capito male qualcosa?

saluti
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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda FreeRider il 25/09/2008, 20:42

pagheca ha scritto:Perfettamente d'accordo anche qui. In particolare c'e' una cosa che non capisco: se si scambiano due insegnanti di classe, dove starebbe la spesa aggiuntiva? Se ci fosse un'uso razionale delle risorse dovrebbe comunque essere che:

(numero di insegnanti) x (numero di ore lavorate per insegnante) = (numero di classi) x (numero di ore quotidiane per classe)

indipendentemente da come si gestiscono gli insegnanti. Dove sbaglio? Ho capito male qualcosa?

saluti
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mi sembra che tu non abbia compreso (e mi meraviglio) che non stiamo discutendo di quantità ma di qualità.

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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda FreeRider il 25/09/2008, 21:30

annalu ha scritto:Entro certi limiti, potrei essere d'accordo (ovviamente se avessimo, il direttore didattico o io) la possibilità di licenziare. Ma non mi risulta proprio che un direttore didattico od un preside possano assumere e licenziare a piacere, mi risulta che esistano graduatorie nazionali e concorsi, giudizi di idoneità o altro che dovrebbero funzionare ... in teoria.
E poi, la categoria "molto mediocre" l'ho introdotta proprio per non indicare il maestro meno bravo come un incompetente ed incapace - categoria che facciamo finta non esista - ma solo, appunto, mediocre, categoria invece ampiamente rappresentata in tutte le professioni, e della quale non si può certo fare a meno, date che le "eccellenze" sono tali appunto perché valgono più della media.
Quindi il mio direttore didattico desidererebbe poter "spalmare l'eccellenza", che è cosa ben diversa da ciò cui alludi tu.

E poi, anche le eccellenze possono essere diversificate. Ci può essere il mago della didattica delle scienze, magari non altrettanto bravo in italiano, e viceversa. Perché avere il divieto di sfruttare attitudini particolari?

E infine, anche se piacerebbe a tutti che il mondo fosse semplice, così non è. I ragazzini di oggi devono prepararsi a vivere nel mondo, a spostarsi e incontrare culture differenti. La loro vita sarà probabilmente molto diversa da quella della maggioranza dei loro nonni, per cui pretendere che la scuola dei nonni sia la migliore anche per loro, mi pare un assurdo.

Abituare i bimbi a due insegnanti differenti significa anche abituarli alla molteplicità dei punti di vista e delle opinioni. Come del resto avviene già nelle famiglie dove i genitori sono due, e mamma e papà possono concordare sui principi di base (come i due maestri, peraltro) ma certo pensano e si esprimono in modo differente, hanno teste diverse insomma, e questo è molto importante per lo sviluppo armonioso dei piccoli: infatti se manca un genitore si cerca di vicariarlo con altri parenti, naturali o acquisiti.

Insomma, la formuletta semplice semplice: "licenziamo tutti i mediocri e assumiamo solo maestri bravissimi" è facile da dirsi, ma piuttosto fuori dalla realtà.

annalu


Ciao,
Licenziabilità
il fatto che non sia possibile non vuol dire che sia sbagliato. Se stiamo discutendo di cose che dovremmo fare, dobbiamo contemplarlo. Il solo modo per migliorare un insieme è sottoporlo a costanti verifiche (per prove ed errori) che eliminino la parte meno sana o meno adatta. Che non è la mediocrtità ma molto peggio. Devi eliminare ogni volta il 10% peggiore. Per esempio. Mediocre (o "molto mediocre") invece non è una fetta da eliminare. Si eliminano i peggiori, non i mediocri. E chi non sa individuarli è perdente. Se dovessimo eliminare i mediocri dovremmo eliminare il 50% ma non lo chiedo (e se tu che hai introdotto questo aspetto della mediocrità). Eliminamo il 10% peggiore ogni anno ed in 10 anni vedrai che la scuola sarà diversa da oggi.

Eccellenze
Le eccellenze, quando ci sono, vanno bene per le medie inferiori e superiori o all'università.
Nelle scuole elementari devi dare altre caratteristiche.
Per esempio è veramente importante una figura affettiva unica che sappia essere di riferimento quando danno le basi.
Soprattutto per i primi due o tre anni di scuola.

Prepararsi

Quando devi imparare la grammatica e la matematica tra i 6 e 10 anni la molteplicità dei punti di vista mi pare fuori luogo. Le basi sono basi. 2+2 fa 4, "se io sarei" non si dice e non si scrive. Sulle basi, se solide, puoi costruire poi un castello con mille torrioni di stili diversi. Senza basi non costruisci nulla. Per dare basi solide un buon insegnante, che le conosca e sappia insegnarle, basta ed avanza. E se non le conosce e non sa insegnarle, che razza di docente è?

Non possiamo pensare che le caratteristiche di un docente delle elementari siano identiche a quelle di un insegnante di liceo o di uno universitario. Alle elementari prevalgono caratteristiche che un docente del liceo o universitario non ha (e non deve avere). Poi veramente è assurdo che dato il programma scolastico delle elementari (lo avete mai letto?) possano esserci docenti che sanno spiegare italiano ma non matematica, storia ma non geografia. Se un docente è competente non lo è per le cose che sa (perchè si deve comunque preparare) ma per il metodo che sa usare e questo vale per tutte le materie (a parte le lingue che in Italia pochi sanno).

Le formulette
Ogni attività che punti alla ottimizzazione deve trasformare in realtà la "facile formuletta".
Un modo sbagliato per farlo potrebbe esserre in F1 scegliere il peggior pilota sulla macchina piu' lenta; in ditta assumere espressamente i peggiori e licenziare i migliori; nelle gare premiare chi arriva ultimo; nei supermerati comprare la frutta piu' marcia e la carne con piu' mosche sopra. Come vedi è facilissimo.

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Maestro unico, trenta per classe

Messaggioda franz il 26/09/2008, 7:41

E' stata presentata ai sindacati una bozza della riforma messa in campo dal governo
Nel documento non c'è neppure un accenno alla questione del tempo pieno

Maestro unico, trenta per classe
ecco il decalogo della Gelmini

Molti condizionali, ma proviamo a fare il punto su come potrebbe cambiare la scuola
di SALVO INTRAVAIA

Classi più numerose: fino a 29 alunni all'asilo, fino a 30 nelle prime di medie e superiori. Lo prevede la bozza di regolamento per la riorganizzazione della rete scolastica presentata ieri dal Ministero dell'Istruzione ai sindacati di categoria. Non ancora il piano programmatico promesso dal ministro Maria Stella Gelmini. E in più i sindacati, che hanno visionato il documento, fanno sapere che non c'è nessun accenno alla questione del tempo pieno.

Il documento contiene i nuovi criteri per la formazione delle classi, l'accorpamento degli istituti, l'impiego del personale in esubero. "Il piano deve essere definito nei dettagli con il ministro dell'Economia", è stato spiegato ai sindacati.

E infatti la riforma parte proprio dalla attuazione della manovra economica estiva. Comunque tra mille illazioni, polemiche e incertezze ("assurde", dicono i sindacati) proviamo a fare il punto su quali dovrebbero essere - il condizionale è d'obbligo - le norme che in pochi anni dovrebbero cambiare volto alla scuola italiana.

Due parole d'ordine, "essenzialità" e "continuità": la seconda con le riforme precedenti, compresa quella del Centro-sinistra, e la prima per semplificare e rendere più efficiente l'intero sistema-scuola. Il Piano si muove su tre direttici: Revisione degli ordinamenti scolastici, Dimensionamento della rete scolastica italiana e Razionalizzazione delle risorse umane, cioè tagli.

Scuola dell'infanzia. L'organizzazione oraria della scuola materna rimarrà sostanzialmente invariata. Saranno reintrodotti gli anticipi morattiani (possibilità di iscrivere i piccoli già a due anni e mezzo) e nelle piccole isole o nei piccoli comuni montani l'ingresso alla scuola dell'infanzia potrà avvenire, per piccoli gruppi di bambini, anche a due anni. L'esperienza delle "sezioni primavera" per i piccoli di età compresa fra i 24 e i 36 mesi sarà confermata.

Scuola primaria. E' il ritorno al maestro unico la novità che ha messo in subbuglio la scuola elementare. Già dal 2009 partiranno prime classi con scansione settimanale di 24 ore affidate ad un unico insegnante che sostituisce il "modulo": tre insegnanti su due classi. Le altre opzioni possibili, limitatamente all'organico disponibile, saranno 27 e 30 ore a settimana. La Gelmini "promette" anche di non toccare il Tempo pieno di 40 ore settimanali che potrebbe essere addirittura incrementato ma, su questo punto, pare che il ministero dell'Economia non sia d'accordo. E l'insegnamento dell'Inglese sarà affidato esclusivamente ad insegnanti specializzati, non più specialisti, attraverso corsi di 400/500 ore.

Scuola secondaria di primo grado. La scuola media è al centro di un autentico tsunami che si pone come obiettivo quello di scalare le classifiche internazionali (Ocse-Pisa) che vedono i quindicenni italiani agli ultimi posti. L'orario scenderà dalle attuali 32 ore a 29 ore settimanali. Per questo verranno rivisti programmi e curricoli. Il Tempo prolungato (di 40 ore a settimana) sarà mantenuto solo a determinate condizioni, in parecchi casi verrà tagliato. Per cancellare l'onta dei test Pisa, si prevede il potenziamento dello studio dell'Italiano e della Matematica. Stesso discorso per l'Inglese, il cui studio potrà essere potenziato solo a scapito della seconda lingua comunitaria introdotta dalla Moratti.

Secondaria di secondo grado. La scuola superiore, rimasta fuori da riforme strutturali per decenni, vedrà parecchi cambiamenti. Gli 868 indirizzi saranno ricondotti ad un numero "normale". I ragazzi che opteranno per i licei (Classico, Scientifico e delle Scienze umane) studieranno 30 ore a settimana. Saranno rivisti, anche al superiore, curricoli e quadri orario. Al classico saranno privilegiati Inglese, Matematica e Storia dell'Arte. Allo scientifico, in uno o più corsi, le scuole autonome potranno si potrà sostituire il Latino con lingua straniera. I compagni degli istituti tecnici e professionali saranno impegnati per 32 ore a settimana. Stesso destino per i ragazzi dei licei artistici e musicali.

Riorganizzazione rete scolastica. Attualmente, la scuola italiana funziona attraverso 10.760 istituzioni scolastiche che lavorano su 41.862 "punti di erogazione" del servizio: plessi, succursali, sedi staccate, ecc. Secondo i calcoli di viale Trastevere, 2.600 istituzioni scolastiche con un numero di alunni inferiore alle 500 unità (il minimo stabilito dalla norma per ottenere l'Autonomia) o in deroga (con una popolazione scolastica compresa fra le 300 e le 500 unità) dovrebbero essere e smembrate e accorpate ad altri istituti. Dal ondata di tagli della Gelmini si salverebbero soltanto le scuole materne. Dovrebbero, invece, chiudere i plessi e le succursali con meno di 50 alunni: circa 4.200 in tutto. In forse anche i 5.880 plessi con meno di 100 alunni. Ma l'intera operazione, che il ministro vuole avviare già a dicembre, dovrà trovare il benestare di Regioni ed enti locali.

Razionalizzazione risorse umane: i tagli. Il capitolo dei tagli è lunghissimo. Alla fine del triennio 2009/2010-2011/2012 il governo Berlusconi farà sparire 87.400 cattedre di insegnante e 44.500 posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata): 132 mila posti in tutto. Il personale Ata verrà ridotto del 17 per cento. Il rapporto alunni/docente dovrà crescere di una unità. Maestro unico, soppressione di 11.200 specialisti di Inglese alle elementari, contrazione delle ore in tutti gli ordini di scuola, compressione del Tempo prolungato alla scuola media, rivisitazione delle classi di concorso degli insegnanti e ulteriore taglio all'organico di sostegno contribuiranno alla cura da cavallo che attende la scuola italiana. L'intera operazione dovrebbe consentire risparmi superiori a 8 miliardi di euro che in parte (30 per cento) potranno ritornare nelle tasche degli insegnanti, ma solo dei più meritevoli.
(25 settembre 2008)
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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda pagheca il 26/09/2008, 9:51

FreeRider ha scritto:
pagheca ha scritto:Perfettamente d'accordo anche qui. In particolare c'e' una cosa che non capisco: se si scambiano due insegnanti di classe, dove starebbe la spesa aggiuntiva? Se ci fosse un'uso razionale delle risorse dovrebbe comunque essere che:

(numero di insegnanti) x (numero di ore lavorate per insegnante) = (numero di classi) x (numero di ore quotidiane per classe)

indipendentemente da come si gestiscono gli insegnanti. Dove sbaglio? Ho capito male qualcosa?

saluti
pagheca

mi sembra che tu non abbia compreso (e mi meraviglio) che non stiamo discutendo di quantità ma di qualità.

FreeRider


Provo a spigarmi meglio. Mi sembra che una delle motivazioni, sia della legge Gelmini che della protesta e' il taglio degli insegnanti dovuto alla riduzione a 1 degli insegnanti per classe che permetterebbe una riduzione di costi e personale. Sono d'accordo che la scelta abbasserebbe la qualita', ma non vedo come possa abbassare la quantita'.

saluti
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Re: "Nuova" Scuola

Messaggioda annalu il 26/09/2008, 11:35

FreeRider ha scritto: Licenziabilità
il fatto che non sia possibile non vuol dire che sia sbagliato. Se stiamo discutendo di cose che dovremmo fare, dobbiamo contemplarlo. Il solo modo per migliorare un insieme è sottoporlo a costanti verifiche (per prove ed errori) che eliminino la parte meno sana o meno adatta. Che non è la mediocrtità ma molto peggio. Devi eliminare ogni volta il 10% peggiore. Per esempio. Mediocre (o "molto mediocre") invece non è una fetta da eliminare. Si eliminano i peggiori, non i mediocri. E chi non sa individuarli è perdente. Se dovessimo eliminare i mediocri dovremmo eliminare il 50% ma non lo chiedo (e se tu che hai introdotto questo aspetto della mediocrità). Eliminamo il 10% peggiore ogni anno ed in 10 anni vedrai che la scuola sarà diversa da oggi.


Se lo metti tra gli auspici, i peggiori dovrebbero poter essere allontanati dalla scuola, certo. ma vorrei che i criteri di giudizio fossero molto chiari, e non ci fosse selezione in base alle ideologie o alla fede religiosa, cosa purtroppo molto possibile.

FreeRider ha scritto:Eccellenze
Le eccellenze, quando ci sono, vanno bene per le medie inferiori e superiori o all'università.
Nelle scuole elementari devi dare altre caratteristiche.
Per esempio è veramente importante una figura affettiva unica che sappia essere di riferimento quando danno le basi.
Soprattutto per i primi due o tre anni di scuola.

Su questo argomento proprio non ti seguo. Che significa per te "eccellenza"? Per me significa che una certa persona sa fare il suo mestiere meglio della maggior parte degli altri, e questo non vedo perché non debba valere per i bambini delle elementari. A te non risulta che anche nella capacità pedagogiche ci siano maestri migliori della media?
ma tu, in una scuola, da adulto, sei mai entrato?

Quanto all'idea della necessità prevalente di una "figura affettiva" e per giunto unica, questa è una tua personale opinione, ed è anche l'opinione della Gelmini. Io, come mi sembra di aver chiarito, la penso in modo diverso, e penso che una parola definitiva sull'argomento non sia ancora stata detta da nessuno, per cui la mia opinione ha diritto ad essere rispettata come la tua.

FreeRider ha scritto:Prepararsi
Quando devi imparare la grammatica e la matematica tra i 6 e 10 anni la molteplicità dei punti di vista mi pare fuori luogo. Le basi sono basi. 2+2 fa 4, "se io sarei" non si dice e non si scrive. Sulle basi, se solide, puoi costruire poi un castello con mille torrioni di stili diversi. Senza basi non costruisci nulla. Per dare basi solide un buon insegnante, che le conosca e sappia insegnarle, basta ed avanza. E se non le conosce e non sa insegnarle, che razza di docente è?


A parte che le cose che un bambino dovrebbe imparare alle elementari sono ben di più delle banalità che citi. Ma limitiamoci a dire che un bimbo deve imparare che 2+2=4. A te, che sei un adulto, la cosa può apparire assolutamente banale. Per un bambino piccolo, banale non lo è affatto. Il bimbo deve acquisire il "concetto di numero", il concetto di "quantità", di maggiore e minore, e QUINDI di operazione tra numeri. Acquisire il concetto ASTRATTO di numero, ma capire anche che questo concetto astratto corrisponde ad una quantità reale... Tutto questo è lungi dall'essere banale, c'è chi conosce le modalità di insegnamento adatte e chi le conosce meno, c'è chi è abbastanza preparato da saper adattare l'insegnamento alle capacità di apprendimento dei singoli bambini, e chi magari non sa riconoscere difficoltà oggettive (per esempio, sai che esiste la discalculia? Sapresti riconoscerla in un bambino che mostra difficoltà a far di conto? E nel caso, sapresti come aiutare il bimbo a superare il suo problema?).
Quindi le "eccellenze" nella scuola elementare sono quasi più importanti che nei gradi successivi, proprio perché è qui che si pongono le basi.

Parlo di insegnamento della matematica, perché mi sono personalmente interessata alla didattica delle scienze, ma problemi analoghi esistono nell'insegnamento della lingua scritta e parlata, soprattutto in presenza di bambini che a casa magari parlano in una lingua diversa, o addirittura scrivono con caratteri differenti.

FreeReeder ha scritto:Le formulette
Ogni attività che punti alla ottimizzazione deve trasformare in realtà la "facile formuletta".
Un modo sbagliato per farlo potrebbe esserre in F1 scegliere il peggior pilota sulla macchina piu' lenta; in ditta assumere espressamente i peggiori e licenziare i migliori; nelle gare premiare chi arriva ultimo; nei supermerati comprare la frutta piu' marcia e la carne con piu' mosche sopra. Come vedi è facilissimo.


Scusami, ma le "formulette" non sono il mio forte.
Se vogliamo restare in F1, tu esemplifichi un caso estremo e quindi semplice. Credo invece che il problema si (mi spiace) più complesso, perché un pilota può essere più abile in curva, mentre un altro può avere un modo differente di guidare sui rettilinei o nei sorpassi, C'è chi guida meglio sulla pista asciutta, e chi è molto abile sul bagnato.
Se vuoi vincere la gara, è anche di queste cose che devi saper tenere conto, calibrare la macchina, le gomme e tutto in relazione al pilota che la guiderà. Il migliore dei piloto possibili, ma anche lui coi suoi punti di forza ed i suoi punti deboli.
Naturalmente devi fare anche l'inverso, se hai una macchina con certe caratteristiche, sceglierai, tra i piloti migliori, quello più adatto a guidare quel tipo di macchina ... o no?

Come vedi, il mio concetto di "ottimizzazione" prevede di dover tenere conto di molti parametri, il tuo mi sembra una semplificazione estrema.
Due modi differenti di affrontare i problemi. Certo, non tutti i maestri devono essere dei "maghi" della didattica, ma ridurre tutto all'insegnamento mnemonico di 2+2=4 o del congiuntivo, è troppo poco.

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