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Università, tutta Italia contro la 133

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

L'Università non è un problema di ordine pubblico.

Messaggioda annalu il 22/10/2008, 21:04

Ricevo da amici, e vi inoltro:

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DELL'AQUILA

Il Rettore

Comunicato Stampa - 22 ottobre 2008

IL RETTORE DELL'ATENEO AQUILANO SULLE PAROLE DI BERLUSCONI

"LA MOBILITAZIONE DELL'UNIVERSITA' NON E' UN PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO!"


"Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio lasciano esterrefatti. Che non si voglia comprendere il significato di una protesta che interessa trasversalmente tutte le componenti accademiche, dagli studenti al personale docente, può' rientrare nelle logiche del gioco democratico e delle opzioni politiche. Ma è' davvero incomprensibile, e per certi versi irresponsabile, volere trasformare una civilissima e legittima mobilitazione di tutta l'Università italiana in un problema di ordine pubblico".
Il rettore dell'Università dell'Aquila prof. Ferdinando di Orio interviene in merito alla dichiarazione del Presidente del Consiglio on. Silvio
Berlusconi, che ha prospettato la possibilità di un ricorso alle forze dell'ordine per impedire l'occupazione di scuole e università.
"Non solo è sconcertante - continua il rettore Ferdinando di Orio - ma è davvero pericoloso drammatizzare il livello dello scontro che, come tutti rettori e tutti coloro che hanno a cuore l'Università pubblica ripetono ormai da anni, vuole sostanzialmente portare al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica la drammatica situazione in cui versa l'Università.
Una situazione che i recenti provvedimenti governativi rischiano di compromettere definitivamente".
"Ciò' che trovo, inoltre, inaccettabile è voler forzatamente accreditare l'immagine di un'Università spaccata al suo interno, nella quale una piccola frangia di estremisti impedisce agli "studenti modello" di poter frequentare le lezioni. Così non è, perché la stragrande maggioranza degli studenti vuole soltanto una Università migliore e, soprattutto, vorrebbe essere ascoltata dai suoi naturali interlocutori politici e governativi".
"Stia tranquillo il Presidente del Consiglio - conclude il rettore Ferdinando di Orio - perché i rettori delle Università italiane, nell'esercizio della loro autonomia istituzionale, sapranno vigilare e non permetteranno che la legittima protesta determini discriminazioni nei confronti di alcuno".
annalu
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Re: Università, tutta Italia(o quasi) contro la 133

Messaggioda franz il 22/10/2008, 21:27

annalu ha scritto:Mi sembra che Franz non abbia ben chiara la gravità del problema.

Solo perchè inoltro qui considerazioni trovate in rete?
annalu ha scritto:Si può discutere all'infinito di come migliorare la distribuzione dei fondi alle Università, di come garantire un futuro alla ricerca italiana, ed ai giovani ricercatori che lavorano nella ricerca.
Quello che è certo, è che la situazione è esplosiva, i fondi per la ricerca in Italia sono estremamente pochi rispetto ai paesi europei e non solo, i ricercatori "giovani" (sino altre i 40 anni) sono pagati pochissimo, e si sentono e sono "precari" perché in Italia (e solo in Italia) un ricercatore che esce dall'università non ha sbocchi, e magari per trovare lavoro deve anche "nascondere" le proprie qualifiche.
A questo aggiungiamo tutti i mali ben noti delle università, e il problema appare in tutta la sua dimensione.

Ok, questo lo abbiamo capito: la situazione si sta aggravando da decine di anni. Non da due giorni fa.

annalu ha scritto:A questo, come risponde Berlusconi?
Direi che semplicemente non risponde, a lui l'università e la ricerca non interessano. Ha bisogno di soldi, a chi toglierli? Ovvio, alla scuola a all'Università. Cosa contano?

Guarda, come risponde Berlusconi poteva anche essere scontato.
E vedo che anche come rispondiamo noi è scontato.
Un antico gioco delle parti.
Chi è all'opposizione cavalca la protesta di turno ... e nulla cambia.

Invece noi qui piu' che agitarci sulle proteste dovremmo discutere delle proposte.
E quelle che vengono da chi è scappato dallItalia, per andare ad insegnare nelle università di tutto il mondo per me sono di buon senso.

Ciao,
Franz
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Anche questa è l'università italiana

Messaggioda franz il 24/10/2008, 11:32

Padri e figli controllano le facoltà. Una Cupola di clan accademici si spartisce il sapere
Docenti parenti: 58 a Medicina, 21 a Giurisprudenza, 23 su 129 professori ad Agraria

Palermo, 100 famiglie in cattedra
La "parentopoli" dell'università

di ATTILIO BOLZONI e EMANUELE LAURIA

PALERMO - Una Cupola dotta si spartisce il sapere di Palermo. Sono cento le famiglie che hanno l'Università nelle loro mani, cento clan accademici fatti di figli che salgono in cattedra per diritto ereditario, fratelli e sorelle che succedono inevitabilmente ai loro padri e ai loro zii, nipoti e cugini immancabilmente primi al pubblico concorso. Regnano in ogni facoltà. Si riproducono nell'omertà. Docenti parenti. Cinquantotto a Medicina. Ventuno a Giurisprudenza. Ventitré su appena centoventinove professori ad Agraria, la roccaforte dei patti di sangue.

Se l'Ateneo di Bari è diventato famoso in Italia per la compravendita di esami e per i test superati in cambio di sesso, quello di Palermo ha un primato assoluto che spiega come i "soliti noti" spadroneggino in ogni disciplina. Ordinari, associati, ricercatori: tutti legati uno all'altro da un intreccio parentale. In totale sono almeno 230. Cento famiglie.

Un altro record solo apparentemente innocuo di questa Università è per esempio il luogo di nascita dei suoi docenti: il 54,7 per cento sono palermitani. Più della metà sono di qui e due su tre vengono dalla provincia. Soltanto Napoli eguaglia la capitale della Sicilia in questa performance. Ma il numero che svela fino in fondo la Palermo cattedratica è quell'altro sui legami familiari. Sono piccoli grandi eserciti dislocati dipartimento dopo dipartimento, materia per materia.

Somiglia tanto a un'occupazione militare, chi non fa parte di un clan resta quasi sempre fuori. E tutto nel rispetto della legge e delle procedure. La regola per conquistare un posto in università è solo una: non parlare. Qualcuno - è chiaro - si ritrova suo malgrado in questo elenco nonostante meriti e titoli. Per molti però quello che conta è solo il nome che portano.
Ci sono delle vere e proprie dinasty anche a Scienze, ad Architettura, a Economia. In ogni facoltà ci sono ceppi familiari dominanti, aule e laboratori di ricerca popolati solo da rampolli. Uno scandalo dopo l'altro soffocati nel silenzio.

A Medicina le famiglie che comandano sono 24. Si ramificano dappertutto. Una è la famiglia Cannizzaro. Il padre Giuseppe è ordinario di Scienze farmacologiche, nel suo dipartimento c'è anche il figlio Emanuele (ricercatore), la cognata Luisa Dusonchet (associata) e la figlia Carla che insegna a Farmacia. Ordinario di Scienze stomatologiche è Domenico Caradonna, i figli Carola e Luigi fanno i ricercatori nello stesso dipartimento. Ordinario di Scienze biochimiche è Giovanni Tesoriere, la moglie Renza Vento è a Biologia, la figlia Zeila è entrata in Architettura dove c'è anche suo marito Renzo Lecardane. Zeila è stata nominata a soli 37 anni come associata "per chiamata diretta", il marito - che da un anno era impiegato al Comune di Palermo dopo un'esperienza all'estero - ha conquistato un posto grazie alle norme sul "rientro dei cervelli". Altri nomi eccellenti di Medicina con parenti al seguito: i Salerno (Biopatologia), i Canziani (Neuropsichiatria infantile), i Ferrara (Otorinolaringoiatria), i Piccoli (Neuroscienze cliniche). Dopo i parenti ci sono naturalmente schiere di compari. Li piazzano per grazia ricevuta. A un favore fatto ne corrisponde sempre un altro. E' una catena interminabile, un giro chiuso. Le carte sono sempre a posto, i concorsi a prova di codice penale, un altro discorso è la decenza.

Come a Economia, il reame dei Fazio. Il capostipite è Vincenzo, ordinario di Scienze economiche, aziendali e finanziarie. Nello stesso suo dipartimento ci sono altri due Fazio: i suoi figli, Gioacchino associato e Giorgio ricercatore. Insegnano la stessa materia di papà. Il preside di Economia si chiama Carlo Dominici, suo figlio Gandolfo è anche lui in facoltà per istruire gli studenti in Scienze economiche. Poi ci sono i due Bavetta, Sebastiano ordinario e Carlo associato, figli di Giuseppe che lì a Economia c'era fino a qualche tempo fa. Ora è in pensione. Un ultimo caso di padre e figli di quella facoltà: il docente di economia aziendale Carlo Sorci e sua figlia Elisabetta - ricercatrice - che insegna Diritto commerciale.

A Giurisprudenza i docenti sono 137 e i nuclei familiari che dettano legge 10. Alfredo Galasso è ordinario di Diritto privato, suo figlio Gianfranco insegna la stessa materia, nello stesso dipartimento c'è anche Giuseppina Palmeri che è la moglie del fratello di Gianfranco. Anche Savino Mazzamuto (Diritto privato, ora trasferito a Roma 3) ha lasciato un posto in eredità a suo figlio Pierluigi. La figlia di Aurelio Anselmo, Alice, ha trovato sistemazione all'Università di Trapani: ricercatrice di Diritto pubblico. Salvatore Raimondi, nome pesante, amministrativista di grido ingaggiato per i suoi "pareri" anche dalla Regione siciliana, ha nel suo dipartimento di Diritto pubblico il figlio Luigi. E Rosalba Alessi, ordinario di Diritto privato - e soprattutto potente commissario degli enti economici siciliani, una carica che vale come tre assessorati importanti - ha nello stesso suo dipartimento il nipote Enrico Camilleri.

Ad Architettura c'è una grande famiglia, quella dei Milone. Il preside Angelo è in compagnia del fratello Mario (che è anche vicesindaco di Palermo e - attenzione - assessore ai rapporti con l'Università) e due figli che sono ricercatori: Daniele e Manuela. A Lettere, i Carapezza sono 4. I fratelli Attilio e Marco, il primo che insegna Scienze delle Antichità e il secondo Filosofia e teoria dei linguaggi. Il loro cugino Paolo Emilio è ordinario di Musicologia, suo figlio Francesco è ricercatore nello stesso dipartimento di Attilio. Poi ci sono i Buttita. Nino, il vecchio, antropologo, è stato preside di Lettere. Il figlio Ignazio insegna all'Università di Sassari ma ha supplenze a Palermo. La moglie Elsa Guggino è ordinaria nella stessa facoltà.

L'elenco dei padri e dei figli continua a Ingegneria, 18 famiglie e 38 parenti. Filippo Sorbello e il figlio Rosario, Michele Inzerillo e la figlia Laura, Stefano Riva Sanseverino (cognato di Luca Orlando) e la figlia Eleonora. A Scienze Matematiche Fisiche e Naturali si contendono il numero dei parenti i Gianguzza e i Vetro. Mario Gianguzza, ordinario di Biopatologia a Medicina, a Scienze ha come colleghi i fratelli Antonio (Chimica inorganica) e Fabrizio (Biologia cellulare) e la figlia Paola (Ecologia). Uno dei loro nipoti, Salvatore Costa, è anche lui in Biologia cellulare. L'altra famiglia, i Vetro, è tutta appassionata di matematica. Pasquale Vetro, matematico. La moglie Cristina Di Bari, matematica. Il loro figlio Calogero, matematico.

La facoltà più piena di mogli e mariti e figli è però quella di Agraria. Su 129 docenti 23 sono parenti. Un quinto. Divisi in 11 nuclei familiari. Il preside Salvatore Tudisca ha lì dentro come associata sua moglie Anna Maria Di Trapani. L'ordinario Antonino Bacarella ha la figlia Simona e il nipote Luca Altamore. L'ordinario Giuseppe Chironi ha la figlia Stefania, l'ordinario in pensione Giuseppe Asciuto ha suo figlio Antonio, l'ordinario in pensione Carmelo Schifani ha il figlio Giorgio, l'ordinario Salvatore Ragusa ha il figlio Ernesto, l'ordinario Luigi Di Marco ha la moglie Antonietta Germanà, l'ordinario Vito Ferro ha la moglie Costanza Di Stefano, l'ordinario Antonio Motisi ha la moglie Maria Gabriella Barbagallo, l'ordinario Riccardo Sarno ha il figlio Mauro, l'ordinario Claudio Leto ha la moglie Teresa Tuttolomondo. Cento famiglie. Di queste ce ne sono sessanta con "residenza" fissa in uno stesso dipartimento. E' praticamente casa loro.

(24 ottobre 2008)
http://www.repubblica.it



Commento
Una domanda sorge spontanea: chissà quanti docenti a Palermo hanno firmato l'appello dei 2000 contro la 133.
Non posso saperlo perché l'elenco che ho trovato menziona solo nome e cognome e non la sede universitaria.
Di sicuro nessuno di Palermo ha firmato l'appello opposto, quello che elenca le carenze della 133 ma che è d'accordo con la proposta. Qui gli aderenti hanno indicato anche la sede (quasi tutte in prestigiose università estere).
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Re: Anche questa è l'università italiana

Messaggioda annalu il 24/10/2008, 13:47

franz ha scritto:Padri e figli controllano le facoltà. Una Cupola di clan accademici si spartisce il sapere
Docenti parenti: 58 a Medicina, 21 a Giurisprudenza, 23 su 129 professori ad Agraria

Palermo, 100 famiglie in cattedra
La "parentopoli" dell'università

di ATTILIO BOLZONI e EMANUELE LAURIA

[...]

Commento
Una domanda sorge spontanea: chissà quanti docenti a Palermo hanno firmato l'appello dei 2000 contro la 133.
Non posso saperlo perché l'elenco che ho trovato menziona solo nome e cognome e non la sede universitaria.
Di sicuro nessuno di Palermo ha firmato l'appello opposto, quello che elenca le carenze della 133 ma che è d'accordo con la proposta. Qui gli aderenti hanno indicato anche la sede (quasi tutte in prestigiose università estere).


Sospetto che quei docenti di Palermo non abbiano firmato nulla, tanto a loro, se continua questo andazzo, andrà comunque bene, mentre l'università continuerà a sprofondare.

Eppure sono proprio questi (ed altri analoghi) i problemi veri che occorre riuscire ad affrontare per salvare le Università.
Tutto il resto è solo fumo.
Ma tu pensi che la 133 sia stata pensata per migliorare davvero l'università rendendola più meritocratica?
Al contrario direi. Ed i bravi professori all'estero avrebbero anche ragione, se solo avessimo a che fare con un sistema serio, non clientelare.
Ma così non è.
Riducendo i fondi a disposizione ed il turnover (quindi non assumendo giovani) si manderanno semplicemente a mare le ultime isole di eccellenza che ancora esistono... ancora, ma per poco temo.

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Re: Anche questa è l'università italiana

Messaggioda franz il 24/10/2008, 14:11

annalu ha scritto:Ma tu pensi che la 133 sia stata pensata per migliorare davvero l'università rendendola più meritocratica?
Al contrario direi. Ed i bravi professori all'estero avrebbero anche ragione, se solo avessimo a che fare con un sistema serio, non clientelare.

Io non penso a come sia stata pensata. Guardo al testo di legge, non al "processo alle intenzioni"
Verifico che la trasformazione (su base volontaria) delle università in fondazioni è un'ottima opportunità per le università che intendono attirare anche capitali privati e liberarsi del sistema clientelare.
Verifico, dalle resistenze, che tutto sommato questo sistema clientelare piace.
Piace ai baroni ed ai clientes (le basi di un sistema clientelare sono sempre due: chi cerca i favore e chi lo concede).

Se le isole di eccellenza sono tali, si trasformino in fondazioni e cerchino anche capitali privati.
Non perderanno i fondi pubblici ma avranno quei fondi privati (sulla base dle merito) per fare quello che vogliono e possono fare.

Ancora per poco, dici. Hai ragione. Spagna e Turkia ci stanno sorpassando a manetta.
Ma in UK tutte le università sono fondazioni. Moltissime università americane lo sono.
Ricordo di aver letto (vado a memoria e non ho sotto mano il testo originale) che una delle piu' note univerità amercane aveva in dotazione capitali pari all'intero buget universitario annuale in Francia, pari a circa metà dell'intero budget scolastico italiano (dalle elementari all'università).

Col risultato che tantissimi nostri giovani vanno appunto a lavorare, fare didattica e fare ricerca fuori d'Italia.

Ciao,
Franz
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Re: Anche questa è l'università italiana

Messaggioda franz il 24/10/2008, 15:35

franz ha scritto:Ricordo di aver letto (vado a memoria e non ho sotto mano il testo originale) che una delle piu' note univerità amercane aveva in dotazione capitali pari all'intero buget universitario annuale in Francia, pari a circa metà dell'intero budget scolastico italiano (dalle elementari all'università).

Col risultato che tantissimi nostri giovani vanno appunto a lavorare, fare didattica e fare ricerca fuori d'Italia.

Ciao,
Franz

Non ho trovato il testo ma sono andato direttamente sul sito dell'università di Harward dove ho trovato un interessante fact book.

Il valore dei fondi gestiti dalla Università di Harward è di 35 miliardi di dollari.
Già questi fondi fruttano un rendimento annuale che potrebbe bastare a finanziare tutta l'università
Gli studenti sono circa 20'000. Oltre ai fondi l'Università di Harward ha stanziamenti federali per
511 milioni di dollari e stanziamenti privati (fondazioni, stati, ospedali, aziende) per 119.
Il totale 630 milioni di dollari.Ci sono 2300 professori (12'500 contando anche l'ospedale universitario).

Faccio notare che tutto il budget scolastico italiano, dalle elementari alle università, è di 51 miliardi di euro
di cui 8.8 miliardi per l'Università. Harward da sola ha fondi (un capitale) 4 volte tanto tutto l'insieme
delle 62 l'università pubbliche italianema questo perché ha saputo attirare capitali privati.
I fondi non federali annuali pero' sono il 19% del totale.

Ciao,
Franz

PS: questo dovrebbe chiarire come mai nella classifica delle 100 migliori università non troviamo quelle italiane.
http://it.wikipedia.org/wiki/Classifica ... rsit.C3.A0
Ci sono varie classifiche e tutte sono opinabili (soprattutto da chi ne è escluso) me in tutte mancano le nostre.
Per contro tra le prime 100 troviamo:

USA 54
UK 11
Germania 6
Giappone 6
Svezia 4
Canada 4
Francia 4
Svizzera 3
Australia 2
Paesi Bassi 2
Russia 1
Finlandia 1
Danimarca 1
Norvegia 1
Israele 1

(tre università sono parimerito alla posizione 99)
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Re: Anche questa è l'università italiana

Messaggioda annalu il 24/10/2008, 15:56

franz ha scritto:Verifico che la trasformazione (su base volontaria) delle università in fondazioni è un'ottima opportunità per le università che intendono attirare anche capitali privati e liberarsi del sistema clientelare.


Esaminiamo quindi alcuni punti, questo per primo.
Per cominciare, che significa "fondazioni"? Il mio sospetto è che si tratti solo di un modo per ottenere sotto diversa forma finanziamenti dello stato (o parastato) al di fuori di ogni controllo.

In nessuna parte del mondo i "provati" finanziano le Università in quanto tali, ma, per esempio negli USA, lo stato finanzia il funzionamento di base delle università e paga i docenti (li paga 9 mesi su 12, per gli altri tre mesi i prof devono finanziarsi da soli, in qualsiasi altro modo). Per la ricerca invece il contributo di privati o enti può essere anche molto elevato, e da quei fondi i ricercatori migliori trovano di che pagarsi i tre mesi di "buco", ed anche incrementare lo stipendio base, magari potendo così ridurre le ore di didattica retribuita.

Questo negli USA. in Italia, mi dici quale industria sarebbe disponibile a finanziare in una università la ricerca di base? Per la ricerca applicata (es. ingegneristica) finanziamenti privati già ci sono, e possono essere anche cospicui. Anche in Italia, coi fondi "provati" di ricerca è possibile aumentare il proprio stipendio e pagare collaboratori, ovviamente a contratto a termine. Un'università che ha molti contratti vive meglio di una che non li ha (parlo del presente) perché l'ateneo trattiene una quota di tutti i fondi di ricerca per il funzionamento corrente e l'uso delle strutture.

Ma un'Università non può vivere solo di fondi privati, soprattutto in un paese come il nostro dove le industrie sono così poco innovative da assumere pochissimi laureati, anche se bravi, o meglio, ancor meno se bravi.

E poi, non sempre un'università ha un indirizzo prevalentemente applicato. Oltre alle facoltà umanistiche, che possono a volte avere qualche contratto con l'editoria o col cinema, c'è la ricerca fondamentale nelle facoltà scientifiche, che alle industrie non interessa, ma che è molto rilevante per lo sviluppo di un paese e finisce per avere ricadute anche pratiche importanti, ma non immediate.

franz ha scritto:Se le isole di eccellenza sono tali, si trasformino in fondazioni e cerchino anche capitali privati.
Non perderanno i fondi pubblici ma avranno quei fondi privati (sulla base dle merito) per fare quello che vogliono e possono fare.

Tra le "eccellenze" in Italia abbiamo molta fisica fondamentale. Costosissima, ma priva di ricadute immediate. Se riesce a venirti in mente un'industria privata che vorrebbe finanziarla ...
A questo proposito, lo sai che all'inaugurazione a Ginevra del LHC (quel superacceleratore che avrebbe potuto creare il famoso buco nero) alla costruzione del quale l'Italia ha largamente contribuito con fondi e ricercatori, non c'era nessun rappresentante del governo italiano?
Così, come esempio di quanto il governo sia interessato ai nostri successi scientifici!!!

franz ha scritto:Ma in UK tutte le università sono fondazioni. Moltissime università americane lo sono. Ricordo di aver letto (vado a memoria e non ho sotto mano il testo originale) che una delle piu' note univerità amercane aveva in dotazione capitali pari all'intero buget universitario annuale in Francia, pari a circa metà dell'intero budget scolastico italiano (dalle elementari all'università).

Dunque, qui si torna alla domanda iniziale: cosa si intende con fondazioni?
Negli USA gli ex-allievi delle maggiori università tendono a costituire una elite, ed a lasciare generosi lasciti all'università stessa. Alcune di queste università private hanno così acquisito un ingente patrimonio, ben gestito da specialisti, la cui sola rendita consente, insieme alle alte rette degli studenti, il mantenimento dell'Università stessa.
Vedi possibile ottenere un risultato del genere in tempi brevi in Italia?

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Re: Anche questa è l'università italiana

Messaggioda franz il 24/10/2008, 16:59

annalu ha scritto:Esaminiamo quindi alcuni punti, questo per primo.
Per cominciare, che significa "fondazioni"? Il mio sospetto è che si tratti solo di un modo per ottenere sotto diversa forma finanziamenti dello stato (o parastato) al di fuori di ogni controllo.
[...]
Ma un'Università non può vivere solo di fondi privati, soprattutto in un paese come il nostro dove le industrie sono così poco innovative da assumere pochissimi laureati, anche se bravi, o meglio, ancor meno se bravi.
[...]
Tra le "eccellenze" in Italia abbiamo molta fisica fondamentale. Costosissima, ma priva di ricadute immediate. Se riesce a venirti in mente un'industria privata che vorrebbe finanziarla ...
A questo proposito, lo sai che all'inaugurazione a Ginevra del LHC (quel superacceleratore che avrebbe potuto creare il famoso buco nero) alla costruzione del quale l'Italia ha largamente contribuito con fondi e ricercatori, non c'era nessun rappresentante del governo italiano?
[...]
Dunque, qui si torna alla domanda iniziale: cosa si intende con fondazioni?
Negli USA gli ex-allievi delle maggiori università tendono a costituire una elite, ed a lasciare generosi lasciti all'università stessa. Alcune di queste università private hanno così acquisito un ingente patrimonio, ben gestito da specialisti, la cui sola rendita consente, insieme alle alte rette degli studenti, il mantenimento dell'Università stessa.
Vedi possibile ottenere un risultato del genere in tempi brevi in Italia?
annalu

Ciao,
ho accorpato i punti principali su cui cerco di articolare una risposta.
La famigerata legge 133 afferma
Codice: Seleziona tutto
Art. 16.

Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università

1. In attuazione dell'articolo 33 della Costituzione [54], nel rispetto delle leggi vigenti e dell'autonomia didattica, scientifica, organizzativa e finanziaria, le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato.

Trattandosi di legge, il riferimento è legale e quindi al codice civile

Codice: Seleziona tutto
 CAPO II – Delle Associazioni e delle Fondazioni

14. (Atto costitutivo). Le associazioni e le fondazioni devono essere costituite con atto pubblico. La fondazione può essere disposta anche con testamento.

15. (Revoca dell’atto costitutivo della fondazione). […]

16. (Atto costitutivo e statuto. Modificazioni). L’atto costitutivo e lo statuto devono contenere la denominazione dell’ente, l’indicazione dello scopo, del patrimonio e della sede, nonché le norme sull’ordinamento e sull’amministrazione. Devono anche determinare, quando trattasi di associazioni, i diritti e gli obblighi degli associati e le condizioni della loro ammissione; e, quando trattasi di fondazioni, i criteri e le modalità di erogazione delle rendite.

L’atto costitutivo e lo statuto possono inoltre contenere le norme relative all’estinzione dell’ente e alla devoluzione del patrimonio e, per le fondazioni, anche quelle relative alla loro trasformazione.

Le modificazioni dell’atto costitutivo e dello statuto devono essere approvate dall’autorità governativa.

17. (Acquisto di immobili e accettazione di donazioni, eredità e legati). La persona giuridica non può acquistare beni immobili, né accettare donazioni e eredità, né conseguire legati senza l’autorizzazione governativa.

Senza questa autorizzazione l’acquisto e l’accettazione non hanno effetto.

18. (Responsabilità degli amministratori). Gli amministratori sono responsabili verso l’ente secondo le norme del mandato. E’ però esente da responsabilità quello degli amministratori il quale non abbia partecipato all’atto che ha causato il danno, salvo il caso in cui, essendo a cognizione che l’atto si stava per compiere, egli non abbia fatto constare del proprio dissenso.

19. (Limitazioni del potere di rappresentanza). Le limitazioni del potere di rappresentanza, che non risultino dal registro indicato nell’art. 33, non possono essere opposte ai terzi, salvo che si provi che essi ne erano a conoscenza.

20. (Convocazione dell’assemblea delle associazioni). L’assemblea delle associazioni deve essere convocata dagli amministratori una volta l’anno per l’approvazione del bilancio.

L’assemblea deve essere inoltre convocata quando se ne ravvisa la necessità o quando ne è stata fatta richiesta motivata da almeno un decimo degli associati. In quest’ultimo caso, se gli amministratori non vi provvedono, la convocazione può essere ordinata dal presidente del tribunale.

21. (Deliberazioni dell’assemblea). Le deliberazioni dell’assemblea sono prese a maggioranza di voti e con la presenza di almeno la metà degli associati. In seconda convocazione la deliberazione è valida qualunque sia il numero degli intervenuti. Nelle deliberazioni di approvazione del bilancio e in quelle che riguardano la loro responsabilità gli amministratori non hanno voto.

Per modificare l’atto costitutivo e lo statuto, se in essi non è altrimenti disposto, occorrono la presenza di almeno tre quarti degli associati e il voto favorevole della maggioranza dei presenti.

Per deliberare lo scioglimento dell’associazione e la devoluzione del patrimonio occorre il voto favorevole di almeno i tre quarti degli associati.

22. (Azioni di responsabilità contro gli amministratori). Le azioni di responsabilità contro gli amministratori delle associazioni per fatti da loro compiuti sono deliberate dall’assemblea e sono esercitate dai nuovi amministratori o dai liquidatori.

23. (Annullamento o sospensione delle deliberazioni). Le deliberazioni dell’assemblea contrarie alla legge, all’atto costitutivo o allo statuto possono essere annullate su istanza degli organi dell’ente, di qualunque associato o del pubblico ministero.

L’annullamento della deliberazione non pregiudica i diritti acquisiti da terzi di buona fede in base ad atti compiuti in esecuzione della deliberazione medesima.

Il presidente del tribunale o il giudice istruttore, sentiti gli amministratori dell’associazione, può sospendere, su istanza di colui che ha proposto l’impugnazione, l’esecuzione della deliberazione impegnata, quando sussistono gravi motivi. Il decreto di sospensione deve essere motivato ed è notificato agli amministratori.

L’esecuzione delle deliberazioni contrarie all’ordine pubblico o al buon costume può essere sospesa anche dall’autorità governativa.

24. (Recesso ed esclusione degli associati). La qualità di associato non è trasmissibile, salvo che la trasmissione sia consentita dall’atto costitutivo o dallo statuto.

L’associato può sempre recedere dall’associazione se non ha assunto l’obbligo di farne parte per un tempo indeterminato. La dichiarazione di recesso deve essere comunicata per iscritto agli amministratori e ha effetto con lo scadere dell’anno in corso, purché sia fatta almeno tre mesi prima.

L’esclusione di un associato non può essere deliberata dall’assemblea che per gravi motivi; l’associato può ricorrere all’autorità giudiziaria entro sei mesi dal giorno in cui gli è stata notificata la deliberazione.

Gli associati, che abbiano receduto o siano stati esclusi e che comunque abbiano cessato di appartenere all’associazione, non possono ripetere i contributi versati, né hanno alcun diritto sul patrimonio dell’associazione.

25. (Controllo sull’amministrazione delle fondazioni). […]

26. (Coordinamento di attività e unificazione di amministrazione). […]

27. (Estinzione della persona giuridica). Oltre che per le cause previste nell’atto costitutivo e nello statuto, la persona giuridica si estingue quando lo scopo è stato raggiunto o è divenuto impossibile.

Le associazioni si estinguono inoltre quando tutti gli associati sono venuti a mancare.

L’estinzione è dichiarata dall’autorità governativa, su istanza di qualunque interessato o anche d’ufficio.

28. (Trasformazione delle fondazioni) […]

29. (Divieto di nuove operazioni). Gli amministratori non possono compiere nuove operazioni, appena è stato loro comunicato il provvedimento che dichiara l’estinzione della persona giuridica o il provvedimento con cui l’autorità, a norma di legge, ha ordinato lo scioglimento dell’associazione, o appena è stata adottata dall’assemblea la deliberazione di scioglimento dell’associazione medesima. Qualora trasgrediscano a tale divieto, assumono responsabilità personale e solidale.

30. (Liquidazione). Dichiarata la estinzione della persona giuridica o disposto lo scioglimento dell’associazione, si procede alla liquidazione del patrimonio secondo le norme di attuazione del codice.

31. (Devoluzione dei beni). I beni della persona giuridica, che restano dopo esaurita la liquidazione, sono devoluti in conformità dell’atto costitutivo o dello statuto.

Qualora questi non dispongano, se trattasi di fondazione, provvede l’autorità governativa, attribuendo i beni ad altri enti che hanno fini analoghi; se trattasi di associazione, si osservano le deliberazioni dell’assemblea che ha stabilito lo scioglimento, quando anche queste mancano, provvede nello stesso modo l’autorità governativa.

I creditori che durante la liquidazione non hanno fatto valere il loro credito possono chiedere il pagamento a coloro i quali i beni sono stati devoluti, entro l’anno dalla chiusura della liquidazione, in proporzione e nei limiti di ciò che hanno ricevuto.

32. (Devoluzione dei beni con destinazione particolare). Nel caso di trasformazione o di scioglimento di un ente, al quale sono stati donati o lasciati beni con destinazione a scopo diverso da quello proprio dell’ente, l’autorità governativa devolve tali beni, con lo stesso onere, ad altre persone giuridiche che hanno fini analoghi.

33. (Registrazione delle persone giuridiche). In ogni provincia è istituito in pubblico registro delle persone giuridiche.

Nel registro devono indicarsi la data dell’atto costitutivo e quella del decreto di riconoscimento, la denominazione, lo scopo, il patrimonio, la durata, qualora sia stata determinata, la sede della persona giuridica e il cognome e il nome degli amministratori con la menzione di quelli ai quali è attribuita la rappresentanza.

La registrazione può essere disposta anche d’ufficio.

Gli amministratori di un’associazione o di una fondazione non registrata, benché riconosciuta, rispondono personalmente e solidalmente, insieme con la persona giuridica, delle obbligazioni assunte.

34. (Registrazione di atti). Nel registro devono iscriversi anche le modificazioni dell’atto costitutivo e dello statuto, dopo che sono state approvate dall’autorità governativa, il trasferimento della sede e l’istituzione di sedi secondarie, la sostituzione degli amministratori con indicazione di quelli ai quali spetta la rappresentanza, le deliberazioni di scioglimento, i provvedimenti che ordinano lo scioglimento o dichiarano l’estinzione, il cognome e il nome dei liquidatori.

Se l’iscrizione non ha avuto luogo i fatti indicati non possono essere opposti ai terzi, a meno che si provi che questi ne erano a conoscenza.

35. (Disposizione penale). Gli amministratori e i liquidatori che non richiedono le iscrizioni prescritte dagli articoli 33 e 34, nel termine e secondo le modalità stabiliti dalle norme di attuazione del codice, sono puniti con l’ammenda da lire ventimila a un milione.


CAPO III – Delle associazioni non riconosciute e dei comitati

Delle associazioni non riconosciute e dei comitati

36. (Ordinamento e amministrazione delle associazioni non riconosciute). L’ordinamento interno e l’amministrazione delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche sono regolati dagli accordi degli associati.

Le dette associazioni possono stare in giudizio nella persona di coloro ai quali, secondo questi accordi, è conferita la presidenza o la direzione.

37. (Fondo comune). I contributi degli associati e i beni acquisiti con questi contributi costituiscono il fondo comune dell’associazione. Finché questa dura, i singoli associati non possono chiedere la divisione del fondo comune, né pretenderne la quota in caso di recesso.

38. (Obbligazioni). Per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione i terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune. Delle obbligazioni stesse rispondono anche personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione.

Come è possibile vedere l'autorità governativa vigila sugli atti e sulle modifiche statutarie.
Si tratta, come ben riassume la immancabile scheda di wikipedia, di ...
Codice: Seleziona tutto
"un ente privato senza finalità di lucro", che ha a disposizione un patrimonio da destinare a determinati scopi. La fondazione è costituita da un fondatore, ma anche da più persone congiuntamente o da più persone giuridiche. Le fondazioni vengono solitamente costituite per l'amministrazione di lasciti, da parte di persone facoltose, che verranno poi impiegati secondo le volontà del mecenate che le ha costituite. La fondazione è un ente che è dotato di una propria organizzazione e di propri organi di governo; usa le proprie risorse finanziarie per scopi culturali, educativi, religiosi, sociali, scientifici o altri scopi di utilità pubblica; un esempio a tutti noto di fondazione è quella realizzata dal chimico svedese Alfred Nobel, l'inventore della dinamite, che ogni anno insignisce del premio omonimo personaggi che si sono distinti nel campo delle arti, delle scienze e per il bene dell'umanità. Come ogni organizzazione anche la fondazione deve dotarsi di uno statuto, ovvero, un insieme di norme che ne regolino l'attività.

Quanto alle indstrie private, non voglio fare nomi ma ne conosco varie, operanti in Italia, che finanziano ricerche all'estero, dato che in Italia non possono farlo. Anche nel campo della fisica del materiali per esempio, non mancano le aziende che sosterrebbero la ricerca in Italia ma che devono farlo all'estero.

Tempi brevi? No. Ma se non si inizia non si arriva da nessuna parte.
Ci vorranno una decina di anni e quella legge va rivista e migliorata.
Ma secondo me la direzione non è sbagliata.
Ci sono in italia una sessantina di università.
Se qualcuna si trasformerà in fondazione dovrà cambiare musica al suo interno, abbattendo le baronie (altrimenti i capitali non verranno).

Quanto alle private ce ne sono piu' di 10 in italia e sopravvivono bene (pensa alla Bocconi ed alla Cattolica di Milano, alla Carlo Cattaneo di Castellanza).

Ovvio che nel campo tecnico (politecnici, fisica, chimica, ingegneria, nanoteclologie) servono grandi capitali e qui pubblico e privato insieme possono fare molto, se non ci sono baroni in mezzo.

Ciao,
Franz
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Re: Università, tutta Italia contro la 133

Messaggioda annalu il 24/10/2008, 17:16

Se le cose fossero così semplici, l'Italia sarebbe un paese normale.
Dalla lettura delle leggi in Italia non si ricava nessuna informazione veramente utile, figuriamoci poi dalla definizione di "fondazione". Ma tu sei abituato alla Svizzera, e non puoi rendertene conto.

Quanto al fatto che ci siano industrie che finanziano ricerche, mi sembra di averne parlato io per prima, o sbaglio?
Per Scienza dei Materiali poi, lo so bene: anche il mio grande laboratorio ipertecnologico era in parte finanziato dagli ingegneri di scienza dei materiali, tramite fondi da industrie private.
Questo avviene attualmente, nelle normali università italiane.
Dove dovrebbe essere la novità?

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Re: Università, tutta Italia contro la 133

Messaggioda franz il 24/10/2008, 17:27

annalu ha scritto:Questo avviene attualmente, nelle normali università italiane.
Dove dovrebbe essere la novità?
annalu

La novità è che i privati, oltre a regalare come mecenati qualche apparecchio, potrebbero entrare nelle fondazioni (ora non possono) con capitali, con il management specializzato, cogestendo progetti dall'interno, non da partner esterni.
Capisco che ci sono resistenze che definirei "antiche" se non ideologiche all'ingresso del privato nel campo universitario ma questo è il modo in cui funzionano bene quelle università estere e qui centri di ricerca su elencati.

Ciao,
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