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Fecondazione una legge meno talebana

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda Robyn il 30/08/2012, 21:33

L'alternativa valida alla diagnosi preimpianto potrebbe essere quella di permettere la fecondazione eterologa per quelle coppie etero in cui uno dei partner è portatore di malattie geneticamente trasmissibili.In questo modo si evita la selezione embrionale e i rischi di alterazione dei geni.Se neanche così và bene.Naturalmente vale sempre per le malattie più gravi.Eusebi inoltre afferma se è lecita la fecondazione al di fuori della coppia o a coloro che non ne hanno bisogno o altro.Il ricorso alla fecondazione assistita non è il tentativo di affermare un nuovo paradigma procreativo ma di limitare questo ricorso alla sterilità o al caso di malattie genetiche,cioè lo scopo della fecondazione non è quello di permetterla anche a chi non ne ha bisogno.La ricerca comunque ha trovato anche altre terapie magari non completamente esaustive
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda matthelm il 31/08/2012, 13:57

Vi propongo anche questo contributo che mi è pervenuto da Domenico Galbiati. Non è offensivo...

LA SENTENZA DI STRASBURGO E LA LEGGE 40

Al di là dell’apparente logica e della ovvietà di un presunto buon senso comune che gronda in questi giorni dalle pagine dei giornali, la vita umana – in ogni sua forma ed incondizionatamente – merita rispetto.

Non si scherza con il fuoco e quando si dice che la vita è “sacra” non si pone una questione di ordine religioso, destinata come tale a valere solo per i credenti, né tanto meno si accampano “pruderie” confessionali o anatemi oscurantisti.

Si afferma semplicemente che la vita – comunque la si concepisca: dono o possesso; relazione al Creatore o puro e semplice frutto naturale del processo evolutivo – è di per sé investita di una dignità incontrovertibile. Costituisce, in quanto diritto originario ed incondizionato, il basamento inalienabile di ogni altro diritto e la ragione ultima, necessaria e sufficiente, di quell’ uguaglianza tra gli uomini che, a sua volta, rende possibile il costituirsi di una comunità civile e fonda la stessa democrazia.

E ciò a valere fin dallo stadio embrionale della vita che sussiste già dal momento della fecondazione come riconosce – guarda caso – la stessa Corte di Giustizia dell’ Unione Europea con la sentenza dello scorso 18 ottobre. Effettivamente l’embrione è “uno di noi”, soggetto individuale che possiede in proprio, dal momento in cui si forma il suo patrimonio genetico, l’intero programma del suo sviluppo che, attraverso un processo sequenziale ed ininterrotto, avviene senza l’apporto di ulteriori informazioni dall’esterno.

Quand’anche la scienza – ben oltre il livello conoscitivo fin qui raggiunto – avrà superato le colonne d’Ercole di una decifrazione compiuta della sua consistenza biologica, la vita manterrà quel “quid” irriducibile che evoca il “mistero”, cioè la dimensione profonda, anzi abissale ed insondabile di un’identità assolutamente unica ed irripetibile.

C’è un limite che va osservato, che nessuna manipolazione biotecnologica può travalicare, a meno di scivolare – magari dapprima quasi insensibilmente, ma poi via via accelerando, con progressivi ed ulteriori strappi – verso la sostanziale accettazione che, in linea di principio, tutto ciò che è tecnicamente possibile sia, per ciò stesso, eticamente legittimo. Senonché consegnare alla potenzialità della tecnica come tale, la legittimazione morale dei nostri atti, configura una devastante china di dissoluzione dell’ “umano”.

La selezione eugenetica resta tale, anche quando è fatta con le migliori intenzioni e non è la diagnosi pre-impianto la strada maestra per prevenire malattie dolorose che meritano – questo sì – da parte della scienza non una considerazione sbrigativa, bensì una dedizione scrupolosa ed attenta sul piano della ricerca, così come esigono una protezione sociale piena, affidabile e sicura da parte delle pubbliche istituzioni.

30/8/2012
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda franz il 31/08/2012, 15:13

Quella di Galbiati è una campana. Non l'unica. La realtà ha molteplici facce, molteplici punti di osservazione. E tutti con un tassello di verità. Anche nel tassello di Galbiati.

Facciamo di tutto per migliorare la vita. Oggi viviamo piu' di 80 anni, mentre solo 100 anni fa si arrivava appena ai 45. Ci sono i parti cesarei (da molto tempo ma una volta salvavano solo il nascuturo e la madre moriva) e ci sono i trapianti cardiaci, la vaccinazione infantile che eliminare malattie che mietevano milioni di morti. Insomma facciamo di tutto per fare in modo che i difetti evidenti del nostro corpo e del nostro interagire con l'ambiente siano eliminati o ridotti, per vivere meglio e piu'a lungo, sradicando malattie infettive ed attenuando i danni di quelle genetiche (come il diabete). La medicina sa evitare le malattie, sa evitare che nascano bambini malati e condannati ad una morte sicura. Malattie che forse fanno parte (per chi ci crede) del "progetto intelligente" ma molto piu' probabilmente sono quello che sono, un allontanamento dalla normalità, dall'essere "sano". Le malattie genetiche piu' gravi comportano aborti spontanei e quindi nemmeno arrivano alla nascita, a dispetto della sacralità della vita. Quelle meno gravi comportano un'infanzia drammatica e breve.
Io ritengo che partendo dal fatto che la scelta deve comunque essere dei genitori (e che quindi se una coppia non desidera agire per evitare malattie genetiche è libera di farlo) ogni individuo ha il diritto di decidere quanti figli avere e fare il piu' possibile per averli sani, compatibilmente con le possibilità della medicina. Spero che nessuno ne approfitti per introdurre le solite amenità stucchevoli sui figli alti, con gli occhi azzurri ed i capelli biondi.
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda matthelm il 31/08/2012, 15:48

Più campane ci sono, per certi argomenti, e meglio è.
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda Robyn il 31/08/2012, 17:09

L'attuale legge sulla fecondazione assistita è da cambiare,è necessario cioè formularne un'altra.Per esempio introducendo la fecondazione eterologa per le coppie etero in età fertile con problemi di sterilità,infertilita e con malattie geneticamente trasmissibili.Ma prima di procedere all'eterologa,in tutti i casi,bisogna provare altre terapie e se queste sono senza successo si può passare all'eterologa.L'eterologa anche non è etica ,ma non è etica neanche l'omologa perchè ambedue dissocciano l'atto procreativo.Quindi proprio per questo motivo bisogna provare prima tutte le terapie che non prevedono l'omologa e l'eterologa e solo se queste sono inefficaci si può passare all'eterologa.In sintesi è come dire proviamo,bè se non ci riusciamo dobbiamo usare l'eterologa anche perche se tutto dovesse a tutti i costi essere etico non saremmo più uno stato laico.Inoltre la fecondazione assistita non è l'affermazione di un nuovo paradigma procreativo,o la strada per l'eugenetica,che è categoricamente da escludere,ma è solo necessaria per chi ha problemi di sterilità,infertilita malattie genetiche,cosi come le civil partnership non rappresentano un nuovo paradigma familiare oppure il fine vita e l'Igv un nuovo paradigma liberale della vita.Ma adesso bisogna capire cosa ne pensano gli altri cioè se si può legiferare.La vita ha dei confini che non si possono varcare
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda matthelm il 31/08/2012, 17:59

Robyn ha scritto:La vita ha dei confini che non si possono varcare


diciamo che una falla nella nave del diritto alla vita andrebbe corretta, non fatta argomento per aprire spazio verso quei "confini che non si possono varcare".
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda annalu il 31/08/2012, 20:52

Dico anch'io la mia opinione, su un argomento sul quale sono molto sensibile, perché il "principio invalicabile" di alcuni si scontra con la sofferenza di altri.

Comincio con una immagine:
Immagine
In a) una blastocisti umana vista da un lato, in b) in sezione mediana; sotto le immagini al microscopio, sopra i relativi disegni schematici. La blastocisti misura poco più di un decimo di millimetro di diametro. Il futuro embrione si svilupperà dalle otto cellule scure all'interno della blastocisti in b.

Ho cominciato con l'immagine, perché mi farebbe piacere si sapesse di cosa si sta parlando, per chiarezza.

Tornando a noi, gli embrioni sono senz’altro vite, come del resto lo sono anche le amebe (o per restare nella nostra specie, gli spermatozoi). Ma qui non si tratta di embrioni. Il problema è: un ovulo fecondato o una blastocisti può essere considerato una vita umana? Se vogliamo disquisire di teoria, è noto che dalla partizione di un ovulo fecondato o di una blastocisti possono derivare più di un embrione, cioè più di una persona umana, infatti è così che si generano i gemelli monozigoti. Ed è anche grazie a questo meccanismo che è possibile isolare una cellula per la diagnosi reimpianto, senza danneggiare il futuro sviluppo dell’embrione, quindi del feto ed infine del bambino.

Così abbiamo a che fare con un “vivente” (una vita) ma definire “persona umana” un grumo di cellule, solo perché ha un genoma umano, non è molto diverso dal considerare “persona” un organo malato da asportare chirurgicamente: i geni delle cellule che lo compongono sono genoma umano completo.
Certo, le cellule di quell’organo malato non hanno la “potenzialità” di dare origine ad una persona umana, mentre la blastocisti sì. L’oggetto del dibattito è tutto qui: un ovulo fecondato, una blastocisti (Rita Levi Montalcini li ha definiti pre-embrioni) ha la “potenzialità” di diventare un embrione e poi una persona(o due o talvolta anche più), ma non è (ancora) un embrione.

Concordo che una struttura che rappresenta un essere umano potenziale rappresenti un valore maggiore rispetto a qualsiasi essere che questa potenzialità non la possiede, però io credo che non si possa mettere sullo stesso piano una “potenziale persona” con una persona in carne ed ossa, fornita di un sistema nervoso e in grado di provare dolore.

Perché questo è il punto. Per la chiesa cattolica un tempo era molto grave lasciar morire un neonato senza battesimo. Quindi, in caso che si dovesse scegliere tra la sopravvivenza della madre o quella del nascituro (in alcuni casi di parto cesareo la scelta era quella, fino a meno di un secolo fa) la chiesa raccomandava di sacrificare la madre.
Adesso il problema in questi termini non si pone più, ma ugualmente si tende a considerare le sofferenze delle potenziali madri (o meglio, dei potenziali genitori) meno rilevanti rispetto a quelle di una blastocisti!

Infatti la legge 40 in origine poneva molte limitazioni che potevano danneggiare la salute della madre (come il divieto di congelare gli ovuli, costringendo così la donna a ripetute stimolazioni ormonali, notoriamente pericolose), oppure mettere a rischio i nascituri, come l’obbligo di produrre sino a tre ovuli fecondati ed impiantarli tutti e tre, col rischio di gravidanze trigemellari (che spesso terminano con parti prematuri, con rischio che i neonati non sopravvivano o riportino menomazioni). Questi eccessi sono stati rimossi negli anni da varie sentenze, man mano che le norme sono apparse in tutta la loro gravità e assurdità.

Quest’ultima norma, il divieto della diagnosi preimpianto, è stata giudicata incongrua dalla Corte europea: si vieterebbe la diagnosi preimpianto per patologie per le quali è consentito l’aborto terapeutico. Si preferirebbe quindi che una coppia che volesse avere figli sani (pur essendo portatrice di gravi patologie) rinunciasse ad avere figli propri, oppure concepisse e poi, a gravidanza avanzata, debba ricorrere alla misura estrema dell’aborto. Terribile e crudele.

La scienza deve continuare a cercare di curare tutte le patologie note e consentire a tutti una vita il più possibile sana, ma intanto che le cure non sono disponibili?
Quale logica crudele può imporre coscientemente grandi sofferenze a genitori e futuri bambini, in nome di un principio assoluto, che non tutti condividono?

E poi, questa ‘crudeltà’ si manifesta in tutta la sua durezza solo nei confronti delle famiglie meno abbienti; chi può infatti compie il cosidetto ‘turismo procreativo’ e va a praticare la fecondazione assistita all’estero, dato che quasi ovunque la diagnosi reimpianto è la regola. Molte cliniche spagnole si stanno arricchendo, grazie a queste nostre norme.

Qui mi fermo. So bene che questo discorso sarà ascoltato solo da chi è già pronto a farlo. Perché, come diceva Einstein, è più facile rompere un atomo che un pregiudizio.

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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda flaviomob il 31/08/2012, 21:25

Un po' ingeneroso il titolo di questo thread, riguardo alla legge "talebana"... perché questa porcheria è interamente frutto della pressione delle gerarchie cattoliche, altro che talebani...


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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda matthelm il 31/08/2012, 22:01

annalu ha scritto:Dico anch'io la mia opinione, su un argomento sul quale sono molto sensibile,


Riporto questo articolo di Giuseppe Anzani che tocca, mi sembra, la riflessione che Annalu ha fatto. La quale pregherei, trascurando le amenità del solito Flavio, di considerare che anche ad altri che non condividono le sue certezze possono avere le sue stesse sensibilità e non essere "crudeli" carnefici di poveri e derelitti.
Naturalmente concordo sul fatto, come diceva Einstein, che è più facile rompere un atomo che un pregiudizio, specialmente quello che Annalu ha dimostrato verso gli "altri"

Comunque la si pensi queste riflessioni possono aiutare a compiere qualche passo in avanti per tutti.

Il volto cancellato

di Giuseppe Anzani
Nella vicenda di quella coppia italiana che si è rivolta alla Corte di Strasburgo lamentando di essere esclusa dalla procreazione assistita e dalla diagnosi preimpianto (la legge 40 ammette la provetta solo per le coppie sterili o infertili, e non consente la selezione embrionale) ci sono tanti elementi di sofferenza umana che ci stringono il cuore, (un figlio di cinque anni malato di fibrosi cistica, l’intenzione di un altro figlio, e la paura rinnovata perché i genitori sono portatori sani della malattia, e il desiderio che il nuovo bambino sia sano). Ma se a dare certezza preventiva del figlio sano lo si vuol generare in provetta, di solito a grappolo, e si fa diagnosi pre-impianto, in modo da scartare i malati e trasferire in grembo un solo sano, dentro la storia irrompe un’altra parola che non è più vita, ma una sorta di roulette della morte.
In Italia questo non si fa. Altrove si fa, in Europa, con esclusione di pochi Paesi. Una sezione della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha detto che la nostra legge limitativa della provetta e della diagnosi pre-impianto è contraria al principio di «rispetto della vita privata e familiare» e ha condannato il governo italiano a risarcire la coppia con 15mila euro. La sentenza non è definitiva, e in passato non sono mancati i casi in cui la Grande Chambre (il massimo livello di quella Corte) ha capovolto il verdetto. Ma gli argomenti usati dai giudici meritano sin d’ora grande attenzione, perché rivelano la deriva culturale e giuridica che si è andata formando negli anni recenti, in tema di vita nascente.
C’è una frase, su tutte, che sembra una base, e trafigge il pensiero: « La Cour observe d’abord que les notions d’’ embryon’ et d’’enfant’ ne doivent pas être confondues» (la Corte osserva prima di tutto che la nozione di ’embrione’ e di ’enfant’ non devono essere confuse). La sentenza è scritta solo in francese, enfant in francese è ’bambino’,enfant in francese è ’figlio’. L’embrione non è un bambino, allora, oppure l’embrione non è un figlio. La pietra angolare è qui, e se a Strasburgo siamo nel tempio dei ’diritti umani’ vuol dire che l’embrione non ha diritti di figlio, o non ha diritti di bambino, e insomma non ha diritti ’umani’, non se ne parla proprio, non se ne sente la ragione o il problema. È il ’volto cancellato’ del figlio d’uomo acceso dentro la provetta. Nella vita gli esami non finiscono mai: ma per il figlio in provetta gli esami ’cominciano prima’, prima che si decida se è ammesso a vivere o è congelato a morire. Naturalmente «nel rispetto della vita privata e familiare» (d’altri, non di lui).
È questa assenza di sguardo, cecità sulla vita generata, la convenzionale menzogna sulla vita umana fabbricata e tosto degradata forse a pre-vita o a vita preumana, ciò che distrugge il caposaldo dei diritti umani, l’uguaglianza. L’embrione non è bambino, e il maschio non è femmina, e il vecchio non è giovane, e il malato non è sano, e il nero non è bianco, e la nostra comune umanità grida e chiede basta differenze, grida che le differenze non contano, chiede l’abbraccio ’umano’ fra tutti gli umani. E su quel punto in cui la Corte ci dà una frustata bollandoci di incoerenza, perché la nostra legge sull’aborto permette di sopprimere un figlio malformato che ha già quasi 6 mesi, noi rispondiamo non col puntiglio correttivo che distingue le fattispecie legali, come pur sarebbe possibile (l’art. 6 della legge 194 dice «rischio di vita o salute»), ma col rossore che conosce le ipocrisie della prassi. Ma diciamo che l’incoerenza è inversa, diciamo che una falla nella nave del diritto alla vita andrebbe corretta, non fatta argomento per aprire spazio alla morte
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Re: Fecondazione una legge meno talebana

Messaggioda franz il 01/09/2012, 8:59

Anzani "tocca" il problema posto da Annalu nel senso che parla della stessa cosa ma lo ignora completamente.
Annalu ha spiegato che l'embrione non è un bambino ed anche perché. Potrebbe essere due (o anche piu') come anche zero.
In piu' Anzani sostiene che chi non la pensa come lui (e quindi chi la pensa come annalu e come me) è vittima di "assenza di sguardo, cecità sulla vita generata ecc ecc ... ciò che distrugge il caposaldo dei diritti umani". Insomma veri mostri. Eviterei quindi di chiedere a noi una tolleranza per le idee altrui quando altri non fanno altrettanto. A questo livello del dibattito credo sia bene che ognuno dica pane al pane e vino al vino. Quando ci sono drammi e scelte difficli da fare, sulla vita e sulla morte, è implicito che la scelta significa predere qualcosa e scartare altro. Come nel caso della scelta, una volta, tra vita della madre e del nascituro. Quando sono scelte individuali credo sia legittimo che possano essere fatte e non siano tacciabili di "atrocità". Diverso è quando la scelta (o l'impossibilità di scelta) viene imposta a tutti dallo Stato (e non da altri stati definiti civili) ed è in contrasto con altre possibilità di scelta (come quella dell'aborto). Poi è chiaro che chi è contro ogni forma di aborto, non vedrà alcuna contraddizione ma dovrebbe realizzare di essere una esigua minoranza che tenta di imporre la sua visione a tutti.
Ultima modifica di franz il 01/09/2012, 15:01, modificato 1 volta in totale.
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