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Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Messaggioda pierodm il 20/08/2010, 16:14

Manuela Credo che le persone dovrebbero essere assunte, di norma, con un contratto a tempo indeterminato. Che debbano guadagnare abbastanza per avere una vita dignitosa. Che debbano essere licenziate, se non sanno fare il lavoro per cui sono state assunte. Che debbano essere premiate se lo fanno in modo eccellente. Che debba esistere una rete sociale in grado di sostenere chi, per sempre o temporaneamente, non ce la fa. Non è niente di speciale, solo un welfare genericamente europeo. Ma in Italia chi sostiene cose così semplici ed ovvie, deve girare con la scorta!

Queste cose semplici e ovvie - proprio perché sono tali - qui nel forum non le ha messe in discussione nessuno.
Lo scenario, tuttavia, che tu descrivi non s'improvvisa, né si ricava con due o tre botte di riforma ben assestate: richiede una trasformazione profonda.
Il problema nasce quando si cerca di capire come attuare questa trasformazione, in quale direzione, a spese di chi, etc.
Anche questa è una considerazione semplice ed ovvia: non ci possiamo aspettare, tuttavia, che la faccia sua la destra berlusconiana, che vive di propaganda, ma anche nel PD sembra che si sforzino di ignorare il problema, prendendo una posizione chiara e comprensibile.
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Re: Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Messaggioda Manuela il 24/08/2010, 17:52

Certo che non sono né semplici né ovvie, almeno nel nosro paese. Perché sulle dichiarazioni di principio si fa presto ad essere d'accordo; è proprio su tutto il resto che non siamo d'accordo. Perché io penso, come Franz, che si dovrebbe assumere chi merita e licenziare chi non merita, per esempio. Penso che sia giusto aumentare l'età pensionabile, e anche che l'articolo 18 non sia un tabù: al contrario, la difesa strenua dell'esistente ha portato, e continua a portare, precariato e delocalizzazioni. Penso che la sinistra abbia il compito di essere progressista, di preoccuparsi del futuro e di pensare, prima di tutto, a chi verrà, non a chi è già stato; al contrario la sinistra italiana è conservatrice (e pertanto faccio fatica a definirla "sinistra"), arroccata in difesa, mentre la roccia a cui si aggrappa si sgretola sotto di lei.
E' troppo facile dire che sono cose che non si improvvisano, che hanno bisogno di lunghe transizioni, giusto per non affrontare quello di cui ci sarebbe un gran bisogno: una svolta in senso profondamente riformista e modernizzatore del paese. Non ce l'ho con te, pierodm... è che di questa svolta non se ne vede ombra nella politica e nel paese... e mentre noi discutiamo, il mondo è già andato avanti.
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Re: Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Messaggioda ranvit il 24/08/2010, 18:48

Bentornata Manuela!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Messaggioda pierodm il 24/08/2010, 19:35

Manuela - una svolta in senso profondamente riformista e modernizzatore del paese
Io avevo detto - Lo scenario, tuttavia, che tu descrivi non s'improvvisa, né si ricava con due o tre botte di riforma ben assestate: richiede una trasformazione profonda

Vorrei sapere che differenza c'è tra quello che io ho detto e quello che hai detto tu, Manuela.
A me sembra nessuna, e mi sembra curioso affermare che è troppo facile dire che sono cose che non si improvvisano, che hanno bisogno di lunghe transizioni, giusto per non affrontare quello di cui ci sarebbe un gran bisogno: a fare i semplicisti, a fare quelli che s'infervorano sul "presto e bene" e che vedono dappertutto conservatori e parassiti ci vuole poco - e si fa bella figura (?) con poco.
Le transizioni possono non essere lunghe, ma hanno comunque bisogno di un'elaborazione assai ben studiata e di una chiara volontà politica: questo è ciò che sostengo, in sostanza, da tempo, in relazione alla assai male studiata elaborazione che da anni affligge questo centro-sinistra e alla sua scombiccherata e talvolta incomprensibile volontà.
Il problema è che in Italia mancano, come si dice, i fondamentali, ossia che non c'è un valore o un settore sul quale fare leva per cominciare a risolvere gli altri problemi: discettare di un programma, disegnare una bella riformina tutta linda e pinta, a chiacchiere è relativaente facile, mettendo da parte tutti quegli aspetti della realtà che ostacoleranno o degraderanno i risultati che ci si attende.
Potremmo studiare bene il fenomeno dei tassisti romani, per esempio, per capire come e perché una liberalizzazione sacrosanta voluta dalla giunta di centro-sinistra abbia dato luogo non solo ad un nulla di fatto nel settore, ma abbia contribuito al disastro elettorale successivo. E si tratta pur sempre di un esempio relativamente "stupido", in un settore tutto sommato marginale.

Quanto al discorso sul "merito" ci sarebbero tante cose da dire: sul principio, come dici tu, si fa presto ad essere d'accordo.
Il fatto è che si fa presto anche a parlare di merito e di demerito, ma poi bisogna andare a vedere le carte.
In gran parte dei casi - nel pubblico impiego ministeriale e d'ufficio, ma anche in molte aziende private - si tratta di lavori di talmente basso livello professionale e culturale che c'è davvero poco spazio per un'effettiva gamma di "meriti".
Si tratta piuttosto di buona volontà, quando non è la sola e semplice presenza sul posto di lavoro.
Altra cosa sono i settori dove serve una reale capacità, oltre che la buona volontà: qui sì che deve valere il merito, ma con meccanismi che consentano di formare dirigenti che siano in grado di giudicare tale merito e meccanismi che non trasformino il giudizio in un atto arbitario.
Il problema, però, che rimane è quello del demerito, o meglio, di che cosa fare di chi non mostra particolari meriti, o di chi non riesce nemmeno ad arrivare ad un posto di lavoro per dimostrare se merita o non merita.
Voglio dire che è abbastanza semplice parlare, togliendo di mezzo i capitoli scomodi, quelli cioè di problematica soluzione, o afidandosi per questi a meccanismi ipotetici, o anche lasciando intendere che di quei problemi ce ne possiamo fregare.

Un po' come fare le statistiche, considerando la povertà, il disagio sociale, l'emarginazione, l'assistenza, la disoccupazione,etc, come un inevitabile "danno collaterale", e basarsi per valutare un sistema solo sul terzo o i due terzi che hanno la testa e magari tutto il busto fuori dall'acqua.
La destra, specialmente quella aziendalista, lo può fare, la sinistra no: per questo è assai più difficile il compito della sinistra, e allo stesso tempo più grave quando la sinistra rinuncia a porsi il problema sociale nella sua totalità.
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Re: Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Messaggioda Manuela il 26/08/2010, 17:33

Grazie Vittorio... ma la mia partecipazione è un po' dovunque ormai saltuaruia e casuale. Sarai d'accordo con me che la situazione politica non invita molto alla discussione e, meno che mai, alla partecipazione!

Quanto al tema, non vorrei dilungarmi eccessivamente, tanto più che le nostre discussioni, e anche le nostre buonissime idee, non possono avere alcuna presa sulla situazione reale, che è quella che è, Brunetta in primis, e il resto a seguire, non ultime l'incapacità della sinistra di fare un progetto qualsiasi, anche rispetto all'indispensabile riforma della P.A.
Solo un accenno alla questione del merito: ho premesso che, per parlare di merito, occorre poterlo misurare. Gli strumenti ci sono, sono stati elaborati durante mezzo secolo: certo, non sono perfetti, come tutte le cose umane. Ma in Italia non hanno mai avuto accesso, per lo meno nella P.A., così come hanno avuto pochissimo spazio le tecniche di controllo di gestione, che, poiché avrebbero potuto, se utilizzate correttamente, costringere dirigenti ed amministratori a politiche trasparenti e virtuose (e, sia chiaro, parlo di strumenti tecnici, normalmente utilizzati altrove), sono stati prontamente ridotti ad adempimenti buocratici.
Voglio dire: non sono affatto sicura che, coloro che parlano di meritocraiza, si sottoporrebbero poi volentieri a questi strumenti di misurazione, La storia della valutazione degli insegnanti, e la padellata in faccia che ha preso l'allora ministro Berlinguer, la dice lunga. Da allora nemmeno i più biechi ministri di destra hanno riprovato a parlarne: molto più facile tagliare i fondi, e ridurre così gli insegnanti, lasciando a casa bravi e asini!
La misurazione del merito, se ben applicata, vale per tutti i livelli, naturalmente ciascuno in base alla propria funzione; "cosa fare di chi non ha particolari meriti", dici? Pagargli lo stipendio, che altro? Lasciando incentivi e premi ai più produttivi. Per chi ha evidenti demeriti? beh, lasciarlo a casa. Se è un caso sociale, procurargli assistenza. E qui cade l'asino, poiché il pubblico impiego troppo spesso e per troppo tempo ha sostituito in parte l'assistenza sociale. Ma è dall'inizio della discussione che si parla della necessità di un welfare pià moderno.

"Voglio dire che è abbastanza semplice parlare, togliendo di mezzo i capitoli scomodi, quelli cioè di problematica soluzione, o afidandosi per questi a meccanismi ipotetici, o anche lasciando intendere che di quei problemi ce ne possiamo fregare".
Confesso che non capisco questa frase. Qui stiamo parlando certamente di scenari ipotetici, e di un aspetto legato alla pubblica amministrazione, il riconsocimento del merito. La tua frase sembra un po' il solito "c'è ben altro... e, in fondo, è un buon sistema per non affrontare nessun problema, dire che ce ne sono dei più grandi.
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Re: Luca ... il miglior professore d'Italia, precario

Messaggioda pierodm il 26/08/2010, 17:43

Manuela, la frase che non capisci forse ti potrebbe risultare più chiara se ti capitasse di leggere altri post che ho scritto in questi girni sul forum.

In sintesi: facile proporre soluzioni finte, le quali cioè si occupano di un solo lato del problema e lasciano altri lati in sospeso.
Per esempio, quello che tu dici sui criteri di valutazione, ridotti rapidamente ad adempienza buraocratica, è giustissimo: in Italia questo succede in molti campi. Tutto diventa facilmente adempienza burocratica. Anche nel privato, molto spesso.
Questo perché si butta una norma, una riforma, un provvedimento, un'idea nel calderone, senza preoccuparsi di cosa ci sia nel calderone: importante è aver proclamato la norma.
In questo fenomeno ci sono secoli di storia, non è roba di adesso.
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