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Salviamo EDI

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Salviamo EDI

Messaggioda DiavoloRosso il 18/06/2008, 11:45

franz ha scritto:Non per fare l'avvocato del diavolo (di qualsiasi colore) e pur senza nulla togliere al tuo interessante documento, permettimi una piccola analisi critica.
Già all'inizio, alla domanda "Le CFL sono completamente sicure per l'ambiente?" ho avuto un sobbalzo.
No, non sono completamente sicure. Ma nulla lo è.
Non esiste qualcsa di compentamente sicuro o di completamente privo di effetti negativi / collaterali.
Quindi è la domanda che è sbagliata. (come avrebbe detto perry mason?)


Questo appunto lo devi rivolgere a Greenpeace, io ho solamente riportato una FAQ, Greenpeace si pone da sola questa domanda per dimostrare che le CFL sono invece sicure.

franz ha scritto:Il problema è vedere se gli aspetti positivi superano i negativi e se il bilancio tra i due nella nuova soluzione è migliore di quello della soluzione precedente.

Mi sembra che sia esattamente quello che sto facendo, se poi le conclusioni a cui arrivo non ti piacciono non è un mio problema.

franz ha scritto:Parlando di mercurio secondo alcune stime (invero spannometriche ma credo affidabili) nelle nostra case abbiamo (o abbiamo avuto fino a pochi anni fa) termometri per la temperatura corporea, per quella esterna e per quella interna. Magari qualcuno anche nel forno. Ogni termometro ha al suo interno tra i due ed i tre grammi (a seconda della escursione termica che deve registrare e della rapidità di intervento e misurazione) quindi in caso di tre termometri in casa potremmo avere in media tra 4 e 5 grammi di mercurio. Visto che una lampadina a risparmio energetico ne contiene tra 2,5 e 3 mg, direi che nelle nuove lapadine c'è circa meno di un millesimo di quanto abbiamo in casa (ed ogni tanto si rompe mandando in giro quelle simpatiche ma pericolose palline che non stanno mai ferme). Visto che in casa avremo come minimo una lampadina per locale, piu' alcune in particolari angoli, mi pare chiaro che passando a quelle a risparmio stiamo parlando di volumi di mercurio che sono infinitesimali, rispetto a quanto già abbiamo in casa.

Per quanto riguarda questo smaltimento (i termometri) allora le tonnellate sarebbero non 11 ma ben piu' di 11mila.
Poi è chiaro che 11 tonnellate (per le CFL) ci stanno in un carico (un camion porta fino a 40 tonnellate) e questo come produzione di Co2 sarebbe irrisorio, rispetto ai milioni di cammion che già circolano per altri motivi.

Forse non sono stato chiaro nell'esposizione, ma le 11 tonnellate di mercurio si riferiscono unicamente alla minima quantità presente in ogni CFL, ovvero 3 mg, moltiplicati per le 386 milioni di lampade ad incandescenza da sostituire.
Il peso dell'intero (futuro) parco CFL è di oltre 25000 tonnellate, infatti il peso medio di una CFL è intorno ai 70 grammi.
E poi non riesco a capire per quale motivo vietare il mercurio nei termometri e poi obbligarlo all'interno delle lampade...
franz ha scritto:A mio avviso poi per correttezza dovremmo discutere anche del costo di produzione dei pannelli fotovoltaici e del costo ambientale della loro eliminazione (prima o poi andranno eliminati).
Se sommiamo i costi di produzione e di smaltimento credo infatti che anche questo settore sarebbe altamente deficitario e ben poco "ambientale".
Non sarebbe l'unica sorpresa, se consideriamo che la benzina "verde" contiene benzene, uno dei cancerogeni e mutageni piu' pericolosi nella chimica organica, ma assai meno pericoloseo del piombo che veniva usato prima.

L'inchiesta che ho condotto riguarda l'impatto della messa al bando delle lampade ad incandescenza, non la politica energetica e ambientale nel suo complesso.

franz ha scritto:Sui costi di ricupereo in fine una piccola idea.
In alcuni paesi quando si compra un apparecchio elettrico (elettronico e elettrodomestico) si paga anticipatamnte la tassa per il suo smaltimento. E' compresa nel prezzo di vendita dell'apparecchio.
Basterebbe farlo anche in Italia.

Ciao,
Franz

Forse non hai letto bene l'articolo, la tassa c'è già, ma non c'è nessuna raccolta...

Ciao
DiavoloRosso
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda franz il 18/06/2008, 13:48

DiavoloRosso ha scritto:Questo appunto lo devi rivolgere a Greenpeace, io ho solamente riportato una FAQ, Greenpeace si pone da sola questa domanda per dimostrare che le CFL sono invece sicure.

Ok, negare nel merito una domanda non corretta, da chiunque posta, non ci avvicina in alcun caso alla soluzione.
Se la domanda era tua (retorica) o di GP (vera) essa rimane una domanda sbagliata.
DiavoloRosso ha scritto:
franz ha scritto:Il problema è vedere se gli aspetti positivi superano i negativi e se il bilancio tra i due nella nuova soluzione è migliore di quello della soluzione precedente.

Mi sembra che sia esattamente quello che sto facendo, se poi le conclusioni a cui arrivo non ti piacciono non è un mio problema.

No. Per prima cosa non mi pare che tu abbia comparato debitamente i pro ed i contro della produzione, dei costi di esercizio e smaltimanto delle vecchie EDISON con i costi di produzione, esercizio e smaltimento della nuove lampadine.

Poi il problema non è cio che mi "piace" ma il fatto che sul piano tecnico-scientifico-dialettico non mi hai convinto.
I tuoi argomenti sono interessanti ma deboli ed incompleti.

Sicuramente impegnandoti sapresti trovare aspetti negativi per l'ambiente anche per le vecche EDI, sia per la produzione che per i costi enegergici di esercizio che per lo smaltimanto (ed il fatto che finiscano in pattumiera non è una scusa per non parlare dei costi ambientali nel mandare in pattumiera metalli pesanti come il tungsteno).

A meno che non vogliamo arrivare alla conclusione che è meglio "non smaltire" di smaltire.
Prendiamo le vecchie lavatrici e le vecchie lavastoviglie e frigoriferi ed abbandoniamoli nei burroni, in campagna, nei fiumi, nei laghi. Tanto nessuno sa calcolare questo costo. Quindi non esiste. Come per milioni di lampadine.
Invece se pensiamo allo smalitimento qualcuno calcolerà le tonnellate e quindi cammion necessari e la CO2 emessa durante il trasporto. O se ricuperiamo i metalli qualcuno calcolerà l'energia spesa per la loro fusione. E se gli operai addetti mangiano borlotti qualcuno calcolerà l'apporto nefasto all'effetto serra.
No, non ci siamo, questo modo di calcolare i costi della difesa dell'ambiente secondo me non è corretto.

Dovremmo quindi sul piano metodologico calcolare
a) costo energetico di produzione per unità in relazione alla durata media del prodotto
b) costi energetici di consumo per unità in relazione alla durata media del prodotto
c) costi energetici di smaltimento in relazione alla durata media del prodotto
(eventualmente, costi per l'ambiente in casi di "non smaltimento" in relazione alla durata media del prodotto

Questo per entrambi i prodotti: EDI e CFL.

Per chiarirci, se avessimo una lampadina che consuma pochissimo ma costa tanto a produrla ed a smaltirla .... e dura 1'000 anni, ecco che i conti (ed i confronti) dovrebbero tener conto di tutto.

Ciao,
Franz
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda mammamaria il 18/06/2008, 14:25

Mi sa che qui c'è un equivoco di fondo: l'argomento non è demonizzare CFL, ma non mettere al bando EDI. Le conseguenze di cui parla DiavoloRosso non sono legate alle CFL in se, ma a quello che sarebbe se queste sostituissero in tutto le vecchie lampadine.
Prendi l'esempio classico dell'illuminazione delle scale: quelle luci rimangono accese per un paio di minuti, esattamente il tempo minimo necessario per far arrivare le CFL alla intensità massima di luce, ed al di sotto del quale rende inutile se non antieconomico il loro impiego. Le scale hanno necessità di una luce forte da subito, altrimenti se fioca in piena notte si capitombola giù per le scale.
Mi scuso per la semplificazione del problema, ma è solo per far rendere l'idea di quanto sia cosa sbagliata mettere EDI al bando: CFL non può sostituorla ovunque ed in qualsiasi situazione.
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda DiavoloRosso il 18/06/2008, 14:35

Una cosa per volta, siccome gli aspetti del problema sono tanti, li affronto uno ad uno.
Prima il discorso dell'emissione di CO2, poi quello del mercurio e relativo smaltimento, il prossimo sarà sulla reale vita della lampade, dove dimostrerò che in molte situazioni, pur costando 10 volte di più di una normale lampada ad incandescenza, finiscono per durare meno della metà della vita della tanto vituperata lampada ad incandescenza, invece delle 10/15000 ore dichiarate.
Prima di iniziare a fare i conti, secondo me bisogna togliere di mezzo le falsità o le non verità spacciate da tempo per verità universali inconfutabili.
Poi, una volta spazzato il campo da tutto questo si possono fare dei conti.
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda DiavoloRosso il 18/06/2008, 16:41

Un esempio di non verità assunta a dogma o quasi: molti decenni fa, un ricercatore pubblicò una tabella del contenuto di ferro nei vari alimenti, riguardo agli spinaci la sua tabella faceva riferimento al prodotto secco, mentre gli spinaci contengono il 90% di acqua, di fatto decuplicava il valore presente, perchè tutti pensavano al prodotto "fresco".
La tabella fu presa per buona da intere generazioni di nutrizionisti e genitori, e il mito continua tuttora, anche se da tempo l'errore è stato scoperto e rettificato dalla comunità scientifica.
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda DiavoloRosso il 03/07/2008, 12:21

Centro Tutela Consumatori COMUNICATO STAMPA
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Lampade a risparmio energetico: un cavallo di Troia in soggiorno!
L’elettrosmog causato da queste lampade supera persino i limiti fissati dalle norme TCO a tutela dei lavoratori al videoterminale


Chi possiede un monitor a bassa emissione elettromagnetica (recante solitamente l’etichetta TCO) e decide di illuminare la scrivania con una lampada a risparmio energetico annulla tutti gli sforzi fatti per garantirsi un luogo di lavoro poco inquinato. I campi elettrici ad alta frequenza emessi da tale tipo di lampade superano di molto il valore di 1 V/m fissato quale limite dalle norme TCO – da 10 a 40 volte, a seconda del modello di lampada considerato.

Le lampadine a risparmio energetico non sono altro che una versione compatta dei tubi fluorescenti al neon, e come questi necessitano di un reattore, responsabile dell’emissione di forti campi elettrici alternati. La frequenza emessa (a seconda del modello di lampada considerato) va dai 27 ai 52 Kilohertz, ed il campo viene sottoposto a pulsazioni con la frequenza di 100 Hertz – proprio come avviene nei telefoni cordless, altro grosso problema nelle nostre case. In realtà ogni lampada a basso consumo si comporta come un piccolo trasmettitore radio ad onde lunghe, inviando un segnale alla frequenza di 100 Hertz per tutto il tempo in cui rimane accesa.

Le misurazioni effettuate in Svizzera da tecnici professionisti su incarico delle testate giornalistiche K-Tipp e Kassensturz nel settembre 2007 hanno evidenziato come tutte le lampade a risparmio energetico analizzate nel test superassero in modo massiccio i limiti di emissione di 1 V/m fissati dalle norme TCO per il campo elettrico nella frequenza 2-400 Kilohertz. Tutte le misurazioni sono state effettuate impiegando le sonde prescritte dalle stesse norme TCO. Le normali lampadine a incandescenza, invece, non emettono alcuna radiazione di alta frequenza.

“Le persone elettrosensibili sanno per esperienza di non riuscire a sopportare lampade a basso consumo nella propria abitazione”, sottolinea Francesco Imbesi, consulente del CTCU in materia di elettrosmog; normalmente però l’organismo di una persona sana non percepisce queste radiazioni, pur venendo sottoposto ad un rilevante stress elettrico. Questo si somma comunque a tutte le altre fonti di radiazioni artificiali elettriche e magnetiche, andando a compromettere nel medio-lungo periodo la salute di ampie fasce della popolazione. Per tale ragione vogliamo proporre alcune precauzioni:

è bene evitare l’impiego di tali lampadine in situazioni che prevedono un’illuminazione nelle vicinanze della testa, vale a dire nelle lampade da scrivania, da lavoro, a sospensione, piantane e in quelle da comodino. Va mantenuta una distanza di sicurezza dal corpo illuminante di almeno un metro e mezzo. In presenza di più lampadine il disturbo radioelettrico aumenta di molto; sconsigliamo quindi di impiegare tale tipo di lampadine per l’illuminazione diretta di sale e locali che non siano di semplice passaggio. Sconsigliabile anche l’illuminazione a soffitto ottenuta con l’impiego di numerose lampade a risparmio energetico, nonostante il rispetto di un’ampia distanza dalle persone.
Le lampadine a basso consumo possono essere tollerate come forma di illuminazione duratura in corridoi, cantine e all’aperto. Si tratta degli impieghi che garantiscono anche la migliore resa in termini di consumi.
Diversi Paesi come Australia, Cile, Svizzera, la stessa Italia (Finanziaria 2008, dal 2011) e presto sembra anche l’Unione Europea, prevedono un divieto alla commercializzazione delle lampadine ad incandescenza. È necessario mobilitarsi per impedire tale assurdità, in quanto risparmio energetico e tutela del clima non possono essere perseguiti al prezzo della salute! Nella discussione sulle possibili misure a favore del clima è necessario considerare le enormi potenzialità di risparmio legate al contenimento di un’ampia gamma di sprechi oggi esistenti: si pensi solo al consumo elettrico di tutta una serie di apparecchi sempre in standby, o alla voracità energetica delle stazioni radiobase della telefonia mobile…
Esiste poi un aspetto estetico e culturale: la luce prodotta dalle lampadine a risparmio energetico non può competere – checché ne dicano i produttori – con la qualità di una luce ad incandescenza.
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda franz il 03/07/2008, 16:50

DiavoloRosso ha scritto:Lampade a risparmio energetico: un cavallo di Troia in soggiorno!
L’elettrosmog causato da queste lampade supera persino i limiti fissati dalle norme TCO a tutela dei lavoratori al videoterminale

Ecco un buon esempio di ricerca ben condotta e convincente.
In effetti per le informazioni su elencate mi sembra incoerente e prematuro eliminare del tutto le lampade ad incandescenza, anche se non so quando questo è previsto.
Ciao,
Franz
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Lampade a basso consumo, la Svizzera invita a stare lontani

Messaggioda franz il 07/04/2010, 11:37

Una ricerca ha stabilito che sotto i 30 centimetri possono provocare infiammazioni a nervi e muscoli

Sanità

Lampade a basso consumo,
la Svizzera invita a stare lontani

MILANO — Non avvicinatevi a meno di trenta centimetri dalle lampade a risparmio energetico. È il suggerimento diffuso dall'Ufficio federale della sanità pubblica svizzera in seguito ad un'indagine condotta dalla «It'Is Foundation» (Fondazione di ricerca sulle tecnologie dell'informazione nella società) di Zurigo diretta dal professor Niels Kuster del locale Politecnico. La ricerca voleva determinare con precisione, grazie ad un nuovo metodo di misura, i campi elettromagnetici generati dalle nuove lampade a risparmio ora utilizzate in seguito alla decisione dell'Unione Europea di mettere al bando le tradizionali lampade ad incandescenza entro il 2012. In particolare interessava stabilire gli effetti generati sul corpo umano e a tal proposito si precisa che i valori di intensità rilevati a 30 centimetri dalle lampade considerate sono inferiori (10 per cento) alla soglia raccomandata dalla International Commission for Nonionizing Radiation Protection.

Se però ci si avvicina al di sotto dei tre decimetri i valori misurati crescono rapidamente fino a superare in alcuni casi i limiti stabiliti. Per questo «a titolo prudenziale» l'ufficio della sanità pubblica di Berna invita a mantenere l'opportuna distanza soprattutto se le lampade restano a lungo accese come nel caso di quelle poste sulla scrivania. La ricerca è stata condotta utilizzando quattro manichini che rappresentavano un uomo, una donna, un bambino di 6 anni e una bambina di 11 scandagliati in posizioni diverse e a varie distanze. Le lampade a risparmio energetico sono dotate di un trasformatore ed emettono campi elettrici e magnetici a bassa e media frequenza che possono generare nell'organismo correnti elettriche le quali, a partire da una certa intensità, sono in grado di provocare infiammazioni dei nervi e dei muscoli. In passato era stato sollevato anche il problema dell'inquinamento perché al loro interno contengono pure una quantità esigua di mercurio (inferiore ai 5 milligrammi) che in caso di rottura del bulbo può disperdersi nell'aria. Inoltre le lampade a basso consumo con tubo fluorescente, in certe condizioni, lasciano filtrare una piccola parte dei raggi ultravioletti per cui ad una distanza inferiore a 20 centimetri dopo una lunga esposizione non si possono escludere eritemi cutanei. «La decisione svizzera è un buon provvedimento che dovremmo seguire — precisa Settimio Grimaldi, biofisico dell'Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Cnr —. E non solo per le lampade ma anche per frigoriferi e lavatrici. Anch'essi emettono campi elettromagnetici e l'unico modo di difendere la nostra saluta eliminando gli effetti negativi è quello di mantenere le distanze suggerite dall'indagine di Zurigo».

Giovanni Caprara
07 aprile 2010
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Re: Salviamo EDI

Messaggioda pianogrande il 07/04/2010, 13:03

Grazie Franz.
Molto interessante.
E' scandaloso che queste informazioni, nel nostro paese, non vengano date da enti governativi (almeno, a me non risulta che vengano date).
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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