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CaroVeltroni,che fine ha fatto il referendum contro Gelmini?

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CaroVeltroni,che fine ha fatto il referendum contro Gelmini?

Messaggioda Gab il 04/02/2009, 12:44

Caro Veltroni, che fine ha fatto il referendum contro la Gelmini?
fonte:
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... a-gelmini/

di Mila Spicola

Prove tecniche di smobilitazione. Prove tecniche di mobilitazione. Parliamo di scuola. Smobilitazione della scuola pubblica, così come ce la ricordavamo (quella sì con nostalgia, aperta a tutti, formativa, qualificativa... e non quella retorica del grembiulino propinataci nei mesi calienti della protesta) e mobilitazione di una nuova protesta, più misurata nei toni, ma più profonda, radicata nelle coscienze e pronta a esplodere in un dissenso di cui è difficile definire i contorni.

Da un lato i nodi che cominciano a venire al pettine: quelli della concreta applicazione delle leggi sulla scuola (che riforma non mi vien proprio di chiamarla) e dall’altra il disagio e la protesta nuovamente crescenti. Adesso finalmente si cominciano ad individuare morti e feriti: i docenti che perdono il posto non sono più delle percentuali o dei numeri, sono colleghi che ci chiamano, che ci chiedono “che facciamo? cosa si può fare?”, e dall’altra i genitori, che si affannano nel capire cosa conviene meglio fare, che ascoltano i consigli sulla scelta delle opzioni sulle iscrizioni dei figli a scuola col massimo delle ore dalle persone di cui si fidano di più, e cioè gli insegnanti dei loro figli. Persone che ci interrogano su come cambierà la loro quotidianità a partire da settembre, perché adesso lo leggono nero su bianco nei moduli d’iscrizione.
Palermo, scuola media Salvatore Quasimodo, quartiere Oreto Nuova, periferia sud della città. Da noi si perderebbero cinque cattedre di italiano e una di educazione tecnica.

Tanto, a che serve conoscere l’italiano in un quartiere periferico di Palermo? A che serve qualche ora in più per tenere lontani dalla strada i nostri ragazzi? Noi non abbiamo mense e quindi non possiamo chiedere il tempo pieno. Ma altrove è lo stesso: solo il 3% delle scuole siciliane le posseggono, non vi dico la percentuale degli edifici messi a norma contro gli incendi, o secondo la 626 sulla sicurezza negli edifici pubblici. Sorvoliamo.
Per aggirare l’inghippo con preside e collegio docenti predisponiamo l’opzione “tempo prolungato”: 36 ore, invece delle 29 “comandate” dalla Gelmini. Gli alunni studierebbero il loro bravo italiano, frequenterebbero qualche laboratorio pomeridiano insieme ai propri docenti, rimarrebbero più ore a scuola. Non meno ore, più ore. Per imparare. A stare insieme, a studiare meglio, a capire cosa fare di un avvenire, sempre più incerto in tutta Italia, figuriamoci ai bordi della zona industriale Brancaccio.
Stiamo facendo il lavaggio del cervello ai genitori dei bimbi delle elementari, ma non ci vuole molto.
Quale genitore tra 29 ore e 36 ore di scuola, in una città difficile e allo sfacelo come Palermo, nella regione più povera d’Italia, nel mezzo della crisi più nera degli ultimi anni, ci penserebbe più di un attimo?
Se si attiva un corso di 36 ore le cattedre perse sono 3, se arriviamo a comporre due corsi la cattedra persa è solo una. Questo alle medie. Ma alle elementari? A Palermo molti insegnanti sono precari. Ma “Precari istituzionali”, di quelli con lauree, corsi di specializzazione, lustri d’esperienza. Li sentite sempre meno, passano cattive acque. A volte famiglie con mutui, con genitori entrambi docenti precari, che rimarranno senza stipendio. Ma possiamo farci poco giusto? La crisi è crisi per tutti.
Anche per i loro alunni. Bambini siciliani, che il tempo pieno non possono averlo nemmeno alle elementari per i motivi di cui sopra: inadeguatezza delle strutture. Da Roma dicono: ma la Sicilia ha competenza esclusiva in materia di legislazione scolastica elementare, perché non deroga dalla legge nazionale ed elabora strategie diverse? Perché non destina parte dei fondi europei alla messa a norma dei propri edifici scolastici, o, addirittura ne costruisce di nuovi? Già, perché?

Abbiamo un nuovo Presidente Regionale che del federalismo e “dello sviluppo della Sicilia” ha fatto vessillo elettorale. Eppure…Ci dica da dove passa lo sviluppo della Sicilia se non dalla formazione e dall’istruzione QUALIFICATA, statale, pubblica, con eguale accesso a tutti i ragazzi.
E invece no. Ad esempio a Palermo sono stati tagliati da due anni i fondi per i buoni libro alle famiglie indigenti (sono state il 60% a farne richiesta lo scorso anno, il 60%), figurarsi fornire le quote per i buoni pasto, là dove fossero previsti per adeguatezza delle strutture. E allora, i nostri ragazzi soffrono di un cumulo di inefficienze: comunali, regionali e statali.

Ci giunge come una sorta di mito omerico l’eco dei provvedimenti che sta prendendo il nuovo presidente degli Stati Uniti per contrastare la crisi: punterà sull’innovazione, sulla scuola e sulle energie rinnovabili. Se dovessimo ascoltare i ministri del governo in carica forse lo dovremmo farlo ricoverare come matto, il nuovo Presidente. Da noi: di innovazione nemmeno l’ombra (dio com’erano belli i bei tempi della nostra infanzia), la scuola... per carità, a che serve? Tagliamo 8 miliardi. E infine, l’energia? Mi sa che il nucleare potrebbe essere un ‘idea pronta e veloce per supplire all’emergenza energetica: ci vogliono solo 10 anni circa per costruire una centrale nucleare. Fosse sicura poi.

Ma parliamo di scuola, per le medie, ok, qualcosa forse in extremis la possiamo fare, le elementari invece ce le stiamo giocando.
Ma le superiori? I miei alunni, in maggioranza, scelgono istituti professionali. E anche lì la mannaia Gelmini colpisce. Vengono aboliti i laboratori: qualcuno ci spieghi a cosa servirebbe un professionale senza laboratorio.
A Palermo poi sta succedendo una cosa ancor più incredibile. In un istituto professionale, posto in un luogo cruciale della città, e cioè sui bordi dello Zen, è stata votata da una maggioranza di colleghi – forse imbambolati dalla tristezza – una delibera un po’ particolare. Che dice: alcuni corsi professionali possono affidarsi a istituti di formazione privati con finanziamento europeo. Li conosciamo bene quegli istituti.
Esempio: il corso da parrucchiere, il ragazzo, andrà a frequentarlo in un'altra struttura, le materie base poi, italiano, matematica e lingue, verranno somministrate dai colleghi statali, nelle strutture dell’istituto privato.
Cosa vuol, dire tutto ciò? Intanto che i colleghi docenti pubblici che insegnano le materie più specifiche tecniche del corso in oggetto, se ne possono andare a casa, perché non serve più la loro opera nella struttura pubblica, ma, cosa più grave: nessuno controllerà il livello della formazione acquisita in quegli istituti privati dai ragazzi, nessuno controllerà la frequenza.
Se anche ci fosse un controllo, sicuramente sarà minimo, per assicurare il maggior numeri di iscritti e quindi il maggior guadagno da parte degli istituti privati. Si incontreranno due esigenze fondamentali: da un lato il ragazzo dello Zen che, col minimissimo sforzo, si prenderà il suo bel diploma professionale e lavorerà, e, dall’altro, il solito “bisogno d’impresa”. Se poi qualcuno ci parlerà di “qualità” della formazione, di importanza della cultura e della scuola per uscire dalle situazioni di degrado, (e mi pare che la sicilia lo sia…o facciamo finta di non saperlo?), della competizione internazionale a cui saranno chiamati, anzi lo sono già, i nostri ragazzi, lo manderemo al confino, perché di cosa starà mai parlando?

E allora, veniamo al dunque.

Che ne è della campagna per il referendum promessa dal Partito democratico nelle cui fila milito?
Che ne è del sostegno promesso nel continuare la battaglia contro queste leggi infami?

Che ne è, tornando agli organi amministrativi a noi più vicini, delle promesse di curare gli interessi della Sicilia e dei Siciliani?
E’ possibile, finalmente, aprire un dibattito per una legge regionale siciliana sulla scuola?
E’ possibile stornare qualcuno dei sostanziosi fondi europei destinati alla Sicilia per adeguamento delle strutture scolastiche? Per dare un ambiente sano e civile ai nostri alunni? Per attivare le mense e quindi il tempo pieno e quindi maggiori ore di scuola ai nostri alunni, ma anche conservare molti dei circa 5000 posti di lavoro che perderemo nei prossimi tre anni?

Tutti sanno che la riuscita della manifestazione romana del 25 ottobre, organizzata dal PD, è stata merito del movimento dell’ONDA, e cioè della protesta nazionale, complessiva, di tutti, alunni, insegnanti di ogni ordine e grado, universitari, genitori e quant’altro, contro quei decreti poi approvati e diventati prima leggi, poi regolamenti e poi circolari (tra l’altro ancora scarsamente applicabili, vista l’enormità delle conseguenze organizzative e amministrative derivanti dalle norme).
Dalla Sicilia partirono due treni zeppi di militanti ma anche di docenti, dalla Sicilia è partito il grosso dell’Onda e dalla Sicilia potrebbe ripartire dagli insegnanti, finalmente consapevoli, uniti e organizzati, un movimento di dissenso non solo verso il Governo in carica, ma anche verso delle forze di opposizione che sembrano aver lasciato da parte una questione assolutamente cruciale per il destino non solo siciliano, ma del paese intero.

Mila Spicola
(esecutivo Pd Palermo delega scuola e welfare, componente del coordinamento dei docenti delle scuole di Palermo)
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