La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda franz il 14/09/2008, 17:40

1750 km di viaggio nell'europa del nord mi hanno fatto notare, pur tra le vaghe foschie di un settembre piovoso e ventoso, che buona parte degli impianti eolici in funzione in germania sono spenti. Direi come minimo il 40% di quelli che ho visto. Forse anche di piu'. Non ho tenuto una classifica rigorosa (sarà per la prossima volta).

Questo cosa vuol dire?
In germania gran parte degli impianti è visibile dalle autostrade e questo è comprensibile, dato che la rete delle autostrade tedesche è fitta, nelle grandi pianure non ci sono ostacoli visivi e gli impianti eolici sono visibili da molto lontano. Eppure vedendo questi parchi ci si rende conto che su 10-12 torri (il numero medio di pale in un parco) una buona metà gira vorticosamente e l'altra metà è ferma.
Voglio voglio chiarire che non è che magari il 100% di un parco era in funzione mentre 50 km dopo il 100% di un altro parco era spento (per mancanza di vento o per manutenzione programmata). Intendo invece che in ogni parco eolico, in presenza costante di vento, alcune torri erano in funzione ed altre, vicinissime - quasi la metà - erano spente.

Questo ha un solo significato.
Significa che la produzione eolica germanica è stata sostenuta e sovvenzionata ben oltre le necessità operative (molto probabilmente durante il precedente governo rosso-verde di Shroeder) e quindi ora si usa l'olico per alimentare la produzione nei soli momenti di punta. E forse il momento congiunturale sfavorevole si riflette anche in una minore richiesta di energia.

Come è stato detto abbondantemente l'energia elettrica è difficilmente accumulabile (farlo significa un dispendio ulteriore, per immagazzinare e poi per ritrasfomare) per cui è fondamentale produrla solo quando serve (quando l'utenza richiede il consumo). Usare l'energia eolica per sopperire alle punte di consumo pero' è un assurdo. E' una energia costosa e l'ideale sarebbe usarla al 100%. E' una energia incostante e quando è assurdo sprecarla nei momenti in cui c'è. Ecco allora che certe statistiche che enfatizzano che la produzione di nuovi impianti eolici rispetto ad altre fonti suonano beffarde. In fondo se un impianto fotovoltaico è spento nessuno se ne accorge ma quando un impianto eolico non è in funzione tutti lo vedono.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda pagheca il 15/09/2008, 15:08

Caro Franz,

Non sono un esperto di turbine eoliche ma un po' di esperienza sul campo l'ho accumulata come utente e avendo lavorato a stretto contatto con un gruppo che manteneva una grossa turbina in Antartide. Li ho potuto osservare cosa succede nella pratica. Il fatto che alcuni generatori eolici nello stesso campo siano fermi potrebbe dipendere da una loro caratteristica tipica: cosi' come nel caso di un'ala di aereo la pala di una turbina eolica ad asse orizzontale ha una sua velocita' minima di avviamento in cui la portanza diventa improvvisamente sufficiente a metterla in movimento. Se il vento supera questo valore (piuttosto elevato) per un certo periodo di tempo, la turbina rimarra' in funzione anche a velocita' di molto minori. Quindi e' vero che la velocita' di una turbina sara' piu' o meno la stessa a parita' di vento una volta avviata, ma capita spesso che a bassi valori di velocita' del vento locale, soprattutto in presenza di turbolenze e folate improvviso un generatore si possa avviare e quello accanto no.

Anche le tue altre deduzioni mi lasciano perplesso. Sei sicuro che "si usa l'olico per alimentare la produzione nei soli momenti di punta"? Sono certo che tu questi dati li abbia, ma finche' parli solo di tue deuzioni da quello che hai visto da un'autostrada tedesca rischi solo di creare confusione.

Questo te lo dice, con tutto il rispetto, una persona che non e' un fautore dell'eolico perche' non e' un fautore di nulla: crede solo nei dati e nei risultati sul campo, mano a mano che si accumulano. Come per il nucleare, le discussioni del tipo eolico si/eolico no non mi appassionano fin tanto che non si danno i dettagli del contesto, non si parla di tecnologie precise, di necessita' di mercato, costi e fabbisogni. Ci sono tante soluzioni, tanti approcci diversi al problema energetico e mi sembra diventa sempre piu' evidente che i problemi energetici vadano esaminati con grande cura prima di trarre conclusioni. Dire che i tedeschi abbiano esagerato sulla base delle tue impressioni mi sembra sinceramente poco corretto.

saluti
pagheca
pagheca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1135
Iscritto il: 19/06/2008, 10:12
Località: Santiago

Re: Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda franz il 15/09/2008, 16:35

pagheca ha scritto:Caro Franz,
Se il vento supera questo valore (piuttosto elevato) per un certo periodo di tempo, la turbina rimarra' in funzione anche a velocita' di molto minori. Quindi e' vero che la velocita' di una turbina sara' piu' o meno la stessa a parita' di vento una volta avviata, ma capita spesso che a bassi valori di velocita' del vento locale, soprattutto in presenza di turbolenze e folate improvviso un generatore si possa avviare e quello accanto no.

La giornata era fortemente ventosa e sarebbe un assurdo avere quasi la metà dei generatori fermi in una simile condizione.
pagheca ha scritto:Sei sicuro che "si usa l'olico per alimentare la produzione nei soli momenti di punta"?

Non sono sicuro (l'unica cosa di cui possiamo esserlo riguarda il fatto che prima o poi si trapassa ..) ma la deduzione è l'unica che possa spiegare perché in una giornata ventosa un gran numero di pale (quasi la metà in circa 5 impianti diversi) fossero ferme. La stessa cosa l'ho riscontrata il giorno dopo. Se non le fanno funzionare quando c'è vento, a cosa servono?
Spero sia permesso esprimere opinioni senza essere tacciato di scorrettezza. :-)
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda franz il 30/11/2008, 11:04

Lavoro, la promessa dell'eolico
"Oltre 65 mila posti nel 2020"

Uno studio congiunto di produttori e Uil svela le potenzialità occupazionali del settore di VALERIO GUALERZI

ROMA - Tanti posti di lavoro e dove servono di più. Se è vero, come ha denunciato recentemente il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che in Italia sull'occupazione si sta per abbattere una valanga, a tenerla almeno in parte indietro potrebbe pensarci il vento. Il potenziale occupazionale del settore eolico è infatti enorme: da qui al 2020 i lavoratori, tra diretti e dell'indotto, potrebbero arrivare a toccare quota 66 mila, quintuplicando i numeri attuali.

A ribadire la grande opportunità rappresentata dallo sviluppo delle rinnovabili è uno studio congiunto realizzato da Uil e Anev, l'associazione che raccoglie le aziende che operano nell'eolico. "Lo sviluppo delle fonti di energia pulita - spiega il segretario del sindacato Luigi Angeletti - non è solo finalizzato al rispetto dell'ambiente, ma può innescare processi produttivi rilevanti e conseguenti risultati occupazionali positivi".

Al momento gli addetti all'eolico in Italia, tra diretti e indiretti, sono 13.630. Le potenzialità del vento sono però sfruttate solo in minima parte, mentre entro il 2020, tenendo anche conto dei numerosi vincoli ambientali e paesaggistici, si potrebbe arrivare ad installare impianti per una potenza totale di 16.200 MW in grado di fornire 27,2 TWh di elettricità, pari al 6,7% dei consumi. Obiettivo che una volta raggiunto significherebbe impiegare complessivamente oltre 66 mila addetti.

Ma il vento, si sa, soffia più forte sulle isole e lungo le coste. Per questo, secondo le proiezioni di Uil e Anev, a beneficiare maggiormente dello sviluppo eolico sarebbero la Puglia (11.714 posti di lavoro totali), la Campania (8.738), la Sicilia (7.537) e la Sardegna (6.334). Lo studio fornisce anche i dettagli dell'occupazione per l'intera filiera, precisando le cifre mobilitate dagli studi di fattibilità, dalla costruzione delle macchine, dalla costruzione degli impianti, dall'installazione e dalla manutenzione.

GUARDA LA TABELLA

"Lo sviluppo dell'eolico - aggiunge Angeletti - può creare più occupazione, ma anche più qualificata, per questo abbiamo sottoscritto con Anev un protocollo d'intesa per la realizzazione di corsi di formazione con criteri di periodicità".

Anche se, sottolinea Luigi De Simone, amministratore delegato del gruppo specializzato nelle rinnovabili Icq Holding, le professionalità più elevate in Italia mancano: "Soffriamo un grave gap tecnologico nella progettazione delle turbine e una dipendenza dall'estero che difficilmente riusciremo a colmare".

"Il presupposto per creare occupazione qualificata - precisa il presidente dell'Anev Oreste Vigorito - è completare il quadro normativo mettendo gli operatori in grado di realizzare nuovi impianti". Unitamente allo scetticismo dell'attuale governo, il vero scoglio per far decollare le rinnovabili in Italia, e l'eolico in particolare, è infatti proprio questo. La situazione attuale è un'autentica giungla dove gli agguati sono sempre dietro l'angolo.

Il repertorio è vastissimo: la centrale di Scansano, in Toscana, è finita davanti al Consiglio di Stato dopo una battaglia tra associazioni ambientaliste pro e contro. A decidere sull'offshore progettato in Molise, dopo lo stop della Regione, sarà la Corte costituzionale. Nelle Marche due progetti nella zona di Camerino, inseriti nel Piano energetico regionale, sono stati bloccati dalla sovrintendenza dopo aver ottenuto la Valutazione di impatto ambientale regionale.

"Noi pensiamo che i maggiori colpevoli di questa situazione insostenibile siano proprio le regioni", denuncia Andrea Perduca, responsabile del settore eolico per Sorgenia. "La legge - aggiunge - prevede che gli iter autorizzativi vadano concessi entro un massimo di 180 giorni, ma noi in Campania, Marche e Molise attendiamo da oltre mille giorni e in Puglia da 600. Malgrado la crisi congiunturale, abbiamo pronti investimenti nel vento per 500 milioni di euro, ma ci troviamo nella paradossale impossibilità di spenderli".

"E pensare - rincara De Simone - che le royalties per la produzione di energia vanno proprio alle comunità locali, quasi sempre piccoli centri montani colpiti da spopolamento e invecchiamento demografico, risanando bilanci in difficoltà. Spesso siamo costretti a fare i conti con dei 'professionisti' del dissenso". "Oltre a questa situazione, anche la crisi del credito attualmente non ci aiuta - conclude De Simone - Ma io resto comunque ottimista: il mondo, e anche l'Italia, sono pronti per passare a un uso massiccio dell'energia pulita".

(28 novembre 2008)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda franz il 30/11/2008, 11:10

franz ha scritto:ROMA - Tanti posti di lavoro e dove servono di più. Se è vero, come ha denunciato recentemente il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che in Italia sull'occupazione si sta per abbattere una valanga, a tenerla almeno in parte indietro potrebbe pensarci il vento. Il potenziale occupazionale del settore eolico è infatti enorme: da qui al 2020 i lavoratori, tra diretti e dell'indotto, potrebbero arrivare a toccare quota 66 mila, quintuplicando i numeri attuali.

Molto verosimile ma lo studio sarebbe ancra piu' interessante se parallelamente ci indicasse anche quale è il costo in termini di posti di lavoro del graduale spostamento del settore energetico dal fossile all'eolico.
In pratica è chiaro che le nuove centrali devono andare a sostituire quelle che usano fonti non rinnovabili, altrimenti tutto quello che discutiamo su kyoto è aria fritta. Ma anche queste centrali a combustibile fossile hanno personale ed hanno un indotto notevole. Come è il bilancio complessivo? Non è che i sindacati spingono per l'eolico perché vedono possibilità di occupazione ma poi si metteranno di traverso quando si traterà di chiudere le centrali vecchie, per via dei "livelli occupazionali"?

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda franz il 30/11/2008, 13:35

Catturare il vento a 100 metri da terra
L'Italia produce energia in Texas
dal nostro inviato MAURIZIO RICCI

SNYDER (TEXAS) - Dal basso, il pigro girare delle pale richiama il ritmo solenne delle ali di un albatro in volo. Per capire cosa ci voglia a muoverle, bisogna salire in cima, cento metri più in alto. Qui il vento sta soffiando a 54 chilometri l'ora, la velocità ottimale per le pale della centrale: imbragato da due moschettoni assicurati al tetto, sembra di volare in un elicottero senza cabina e senza sedile. La torre è alta come un palazzo di 20 piani e, da lì, se ne vedono a decine sparse sui bassi rilievi della pianura sterminata, dove i campi di cotone del Texas nord-occidentale cedono il passo ai cespugli e all'erba secca del paesaggio aspro di Non è un paese per vecchi, l'ultimo film dei fratelli Coen.

Se c'è un posto in cui, le turbine hanno, in qualche modo, la storia dalla loro parte, è questo. Per arrivare alle centrali eoliche di Snyder, infatti, ci siamo lasciati alle spalle un orizzonte altrettanto vuoto, anch'esso punteggiato, però, da decine di macchinari: le trivelle di uno dei grandi bacini petroliferi americani, lo scenario dove è stato girato un altro film da Oscar, Il petroliere. Dalle trivelle alle turbine: quasi come vedersi scorrere davanti agli occhi il passaggio alla nuova frontiera dell'energia.

Perché quest'angolo di Texas arricchito dal petrolio è diventato in pochi anni uno dei centri pulsanti dell'industria eolica americana. E qui l'Enel è venuta a investire 100 milioni di dollari, per impiantare quella che, a oggi, è la sua più grande centrale a vento: le 21 turbine in funzione a Snyder da dicembre, infatti, valgono 63 megawatt, quanto basta per alimentare il bisogno di elettricità di 12 mila famiglie americane e di 36 mila italiane, abituate a consumare assai di meno.

Una potenza cospicua secondo i parametri italiani, anche se ormai ordinaria, a livello mondiale. Si tratta, del resto, solo di un primo capitolo. In questi giorni, annuncia Tony Volpe, l'amministratore delegato di Enel North America, l'azienda italiana ha fatto partire un'altra centrale eolica, questa volta nel Kansas, da oltre 100 megawatt, che presto potranno diventare 200. Siamo ancora lontani dalle grandi centrali a combustibili fossili: uno solo dei tre gruppi della centrale di Civitavecchia vale oltre 600 megawatt.

Ma Civitavecchia va a carbone, invece che con l'energia pulita di Snyder. E le distanze di scala si vanno riducendo. Insieme all'invasività delle turbine a vento. Se questa centrale texana riesce a toccare i 63 megawatt con 21 turbine, invece di 40, è perché costituisce una "prima volta". E', infatti, il primo impianto commerciale al mondo ad avere turbine alte 105 metri, invece dei normali 80. E' una differenza importante. Perché, più si va in alto, più il vento è forte e costante. E perché, più si va in alto, più larghe possono essere le eliche che, infatti, qui, hanno un diametro di 90 metri, contro i tradizionali 60. Il risultato è che ognuno dei rotori Enel di Snyder ha una potenza di 3 megawatt, contro gli 1,5-2 megawatt delle altre turbine.

L'aumento di potenza è una vittoria della tecnologia e degli ingegneri (della Vestas, il gigante danese dell'industria mondiale del vento, in questo caso), ma anche una conferma dello stadio raggiunto dall'energia eolica. Di solito, i salti di scala (più grande, più grosso) avvengono quando una tecnologia diventa "matura". E, nel caso del vento, dice Volpe, si può parlare ormai di una tecnologia "consolidata".

La disposizione delle turbine è minuziosamente studiata al computer per ottimizzare la capacità di prender vento. A volte ce n'è troppo: le turbine si fermano da sole se il vento supera i 90 chilometri l'ora. La velocità ottimale è quella di adesso, 50 chilometri l'ora. Ma il punto chiave, per una centrale eolica, spiega Stephen Pike, il direttore operativo di Enel North America, è che il vento sia costante. Il rischio, infatti, è che ce ne sia troppo quando non serve e troppo poco quando servirebbe. Il suo costo - oggi fra gli 8 e 15 centesimi di dollaro a chilowattora, calcola Volpe - sta rapidamente scendendo verso i 5-6 centesimi di una centrale a gas. Ma la sua erraticità condanna l'energia eolica ad essere solo un complemento di altre fonti più continue.

Può essere, però, un complemento particolarmente robusto. Quanto, lo si capisce proprio qui, a Snyder. In quest'area del Texas, il vento spira, in media, nell'anno, a 30 chilometri l'ora. E questo ha attirato l'attenzione non solo dell'Enel. Le sue 21 turbine-record sono la posta che l'azienda italiana ha gettato sul tavolo di una competizione già accesa, dove, gomito a gomito, si confrontano molti dei protagonisti mondiali dell'energia, come, una volta, si confrontavano trivella contro trivella. Nell'area di Snyder, infatti, le turbine si contano ormai a centinaia. In tutto, sono 1200.

Se le considerassimo una unica centrale, ci troveremmo di fronte ad una potenza di 2000 megawatt, quanto una megacentrale a gas o a carbone: l'energia sufficiente per 400 mila famiglie americane e un milione italiane. Il Texas, del resto, si sta affermando come la locomotiva della rivoluzione del vento in corso negli Stati Uniti: con oltre 4 mila megawatt già installati (in Italia sono, in tutto, 603) ha doppiato la California. Altri 1200 sono già in costruzione.

E' qui, un po' più a nord di Snyder, che la Shell sta progettando di costruire la più grande centrale eolica al mondo, da 3 mila megawatt. Solo per essere, inevitabilmente, scavalcata da un texano purosangue. Vecchia - e famosa - volpe del petrolio, T. Boone Pickens, convinto che il tramonto dell'oro nero sia ormai imminente, si è riconvertito alle energie rinnovabili ed ha annunciato di essere pronto ad investire 10 miliardi di dollari per una centrale eolica da 4 mila megawatt, non lontana da quella progettata dalla Shell.

Sono segnali che gli scenari potrebbero mutare rapidamente nell'industria delle energie rinnovabili. Frenata, finora, dall'indifferenza dell'amministrazione Bush per le energie alternative, l'America si sta svegliando. Con 57mila megawatt di energia eolica installati, l'Europa è ancora in testa nella corsa al vento dell'elettricità. Ma gli Usa sono già arrivati quasi a 17 mila megawatt e, presto, potrebbero scavalcare la Germania. Gli effetti della partenza in ritardo sono, peraltro, ancora visibili. Due terzi dei progetti di nuove centrali eoliche in costruzione in Texas sono di compagnie elettriche straniere, soprattutto europee. E il divario è altrettanto visibile sul piano strettamente industriale: solo metà delle centrali già costruite in Texas e un quarto di quelle in costruzione hanno o avranno pale e turbine di tecnologia americana. Vestas (danese), Gamesa (spagnola), Suzlon (indiana) sono le più presenti.

Ma quando un gigante economico e tecnico come l'America si mette in moto, è la sua stessa inerzia interna a modificare gli equilibri complessivi. Nel 2007, gli investimenti europei nelle energie rinnovabili, il cosiddetto "cleantech", sono stati solo un terzo degli investimenti Usa. E lo scettico Bush sta per lasciare la Casa Bianca. Diversamente dalla rivoluzione informatica, tutta a stelle e strisce, la rivoluzione tecnologica in corso, quella del cleantech, aveva visto, finora, gli americani in coda, europei, indiani e cinesi in testa. Ma, direbbero i cronisti sportivi, siamo solo alla prima curva.

(27 febbraio 2008)
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Eolico: equlibrio tra redditività, convenienza, sussidi

Messaggioda gianluca il 17/12/2008, 20:31

Le grandi macchine eoliche hanno di solito una velocità di cut in (avviamento) dell'ordine dei 4,5 m/s (anche se oggi esistono sul mercato macchine con valori molto più bassi), valgono i discorsi sull'influenza reciproca, in termini di turbolenza, fra le macchine e inoltre occorre considerare il profilo orografico nella direzione del vento prevalente. Quindi non deve stupire se 2 macchine vicine hanno istantaneamente prestazioni diverse (del tipo una è ferma e l'altra "gira"). La disposizione ottimale delle macchine in un parco è uno degli obiettivi di progetto non sempre raggiunti. Tuttavia per farsi un'idea sulla produttività di un parco e delle prestazioni dei singoli aerogeneratori, occorre vedere la produttività su almeno un anno. Non è detto che le macchine, che Francesco ha visto ferme, in un anno producano di meno quelle che in quel momento lavoravano.

Escluderei che in Germania si limiti il funzionamento dei parchi ai picchi di assorbimento: chi investe nel settore lo fa per il prezzo del kWh venduto e incentivato, se il parco non produce l'investitore non incassa e di solito ci sono rate di finanziamenti bancari da pagare.

La discontinuità delle rinnovabili non incide significativamente sulla continuità della fornitura elettrica per percentuali produttive al di sotto del 20-30%.
Per percentuali superiori, in un futuro speriamo non troppo lontano, si dovranno utilizzare opportuni sistemi di accumulo.

E' bene ricordare che le rinnovabili si conciliano bene con la produzione distribuita, che migliora sensibilmente le prestazioni delle reti, contribuendo alle riduzioni delle perdite, la voce principale di "consumo".

Saluti,
Gianluca
gianluca
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 6
Iscritto il: 25/05/2008, 20:32


Torna a Ecologia, Energia, Innovazione, Ricerca

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti