annalu ha scritto:pagheca ha scritto:qui sta il punto, caro Franz. Sono perfettaemnte d'accordo con te, e tra l'altro e' la chiave con cui funzionano le universita' buone di tanti paesi. Ci sono altre ragioni per preferire concorsi locali:
Le motivazioni che porti, sono in teoria le più giuste. Ma si vede che non hai mai fatto parte di commissioni di concorso italiane.
I concorsi da ricercatore in Italia SONO GIA' concorsi locali. Bene, è proprio da lì che comincia il nepotismo, perché i criteri di selezione vengono scelti apriori, sulla base dei titoli del concorrente che si vuole che vinca, e che di solito è una persona che già lavora in quella sede da anni (un precario anziano, non obbligatoriamente il migliore) oppure un raccomandato, che è anche peggio.
Diventerebbe già differente se almeno non potessero partecipare, come mi sembra avvenga negli USA, i candidati che si sono laureati in quella stessa università e da lì non si sono mai mossi. Berlinguer ha cercato di introdurre una norma del genere, ma è stato costretto a ritirarla.
sono d'accordo, ma il punto e' un altro. Il punto e' connettere l'erogazione di fondi alla qualita' dei risultati ottenuti. Una volta che questo e' ottenuto, resta da decidere come operare la selezione del personale. A quel punto la mia opinione e' che e' assurdo che l'assunzione di un ricercatore o di un semplice tecnico debba avvenire dopo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del bando di concorso, la formazione di una commissione di concorso etc. Sei d'accordo su questo? Non parliamo del valore legale del titolo di studio che dovrebbe essere, come si dice altrove nel forum, abolito subito. Perche' una cosa cosi' semplice non viene immediatamente proposta dal PD per esempio? Io penso perche' una grande quantita' di coloro che protestano sarebbe contrario, perche' aprirebbe le porte ad un sistema selettivo poco propenso a questi personaggi che si mettono in fila per anni creando una specie di diritto di fatto a diventare loro ricercatori.
Ora, il problema e' come collegare l'erogazione di fondi alla qualita' dei risultati ottenuti. Io sinceramente penso che QUALSIASI cosa si scriva sulla legge, se il sistema e' corrotto ci sono poche possibilita' di uscirne. Pero' rimane il fatto che il tentativo va fatto, perche' lasciare l'universita' in grado di decidere di quali e di quante forze ha bisogno e' essenziale per una buona qualita' della ricerca.
annalu ha scritto:pagheca ha scritto:3) L'idea che il numero di pubblicazioni, misurate aritmeticamente, [...] sia il metro giusto e' vecchia e non valida in generale. Qui da noi per esempio il personale accademico viene valutato anche dallo staff.
Mi soffermo su questo punto, perché è un dibattito che dura da decenni.
In Italia, chi contesta ogni forma di valutazione "oggettiva" tipo IF o simili, sono in genere cattedratici che devono far vincere allievi (o raccomandati vari) del tutto privi di titoli seri.
Ovvio che non si può vincere o perdere un concorso sulla base di semplici algoritmi su IF e citazioni, ma stabilire una "soglia minima" per partecipare ai concorsi, mi sembra utile almeno per eliminare i peggiori: adesso si dice che di far vincere un candidato bravo sono capaci tutti, ma un vero barone dimostra il suo potere mettendo in cattedra un somaro.
Dopo alcuni anni in cui i professori vengono scelti su basi ANCHE oggettive, una volta eliminati i baroni che dimostrano il loro potere facendo vincere gli incapaci, forse tornerebbe di moda il valore vero, e forse si ricomincerebbe a far vincere i concorsi a chi merita.
A quel punto, i criteri di valutazione esistenti in tutto il mondo, basati anche su presentazioni di colleghi valenti, potrebbero venir introdotti con successo.
annalu
Anche qui secondo me confondi una deformazione del sistema dal problema di fondo. Non discuto che questo sistema possa essere lo strumento attraverso il quale un sistema corrotto garantisce la propria continuita', SE non c'e' alcun legame tra l'erogazione dei fondi e la qualita' dei risultati ottenuti anche qui non se ne esce. Io quello che ho visto in 12 anni all'universita' di roma e' che il sistema dei concorsi non e' in grado di selezionare la persona giusta per questioni di solito di nepotismo e raccomandazione. Il punto pero' e' che la persona giusta non e' sempre quella col maggior numero di pubblicazioni. Quello potrebbe essere il secchione, oppure una persona che sa scrivere parecchio quello che fanno gli altri. Il punto e' che la selezione dei bravi ricercatori e' un problema multidimensionale. E soprattutto, e qui sta il punto, non e' detto che un dipartimento fatto di soli premi nobel - per fare un esempio assurdo - sia necessariamente il migliore del mondo: ci vogliono anche altri tipi di individui, persone dedicate, persone capacissime in un settore particolarissimo, persone capaci di gestire, persone capaci di completare il lavoro, persone capaci di scrivere e pubblicare. Non lo dico io ma la moderna scienza dell'organizzazione del lavoro, che vale anche per la ricerca. Non sempre chi e' al top per un aspetto e' al top in un altro.
Il punto e' questo: qui ragazzi bisogna affrontare il problema di petto. Basta con le soluzioni adatte ad aggirare i problemi di prassi degenere tipici dei sistemi corrotti. Non funziona! La serieta' di un sistema non puo' essere scritta per legge, ma mettendo le garanzie sempre piu' a monte il controllo diventa via via piu' semplice.
Ti faccio un esempio: ricordo che quando ordinavo le cose a fisica a roma c'era il problema del certificato antimafia e di centomila pezzi di carta che si accumulavano nei faldoni dell'amministrazione. Quando facevo un viaggio per lavoro dovevo rispettare un sacco di regole (un certo massimo a pasto, un certo numero di stelle per l'albergo, etc.), col risultato di un gigantesco numero di pezzi di carta inutili e di verifiche A MONTE. Ma nessuno si preoccupava di verificare se la sostanza, ovvero se l'output che veniva complessivamente dai fondi utilizzati per pagarmi la conferenza o il viaggio di lavoro fosse buono (e quello previsto) o no. Questo sarebbe stato il sistema di controllo a VALLE.
saluti
pagheca