Crolla un mito. Secondo uno studio inglese, per realizzare, mantenere e rottamare le vetture «eco» e quelle tradizionali si emette la stessa quantità di CO2. La differenza principale tra i due sistemi a motore sarebbe, secondo gli esperti della Which, più nell'apparenza che nella sostanza: nell'auto a benzina le emissioni nocive fuoriescono dal tubo di scappamento, in quella elettrica vengono emesse direttamente dalla centrale che produce elettricità.
Sorpresa: dopo tanto clamore e tante crociate adesso si scopre anche che le vetture elettriche o ibride sono assai poco ecosostenibili. Non solo. Uno studio britannico, realizzato dal Low Carbon Vehicle Partnership, istituto di ricerca finanziato dal Governo del Regno Unito e dall'industria automobilistica, ha sconvolto tutto. La produzione di elettricità per questi motori potrebbe addirittura triplicare il consumo di un bene tanto prezioso quanto tragicamente scarso in alcune regioni del mondo, l'acqua.
La ricerca ha preso in esame l'impiego, il consumo, il prelevamento d'acqua sia nel caso del processo di produzione del petrolio, sia nel caso della produzione di energia elettrica. I risultati parlano, purtroppo, chiaro: per ogni miglio statunitense percorso con un veicolo a motore elettrico si consuma una quantità d'acqua quasi tre volte superiore a quella consumata con un motore a benzina, circa 1.2 litri contro 0.2-0.5 litri. Nonostante ci siano altri studi precedenti che confermano questi risultati, va comunque detto che le auto elettriche, non essendo dotate di tubo di scappamento, sono adatte ad essere utilizzate per gli spostamenti in città.
L'inquinamento provocato dai residui della combustione è tra le principali cause di tumore alla pelle e malattie respiratorie. Inoltre lo smog danneggia pesantemente i monumenti e i palazzi antichi presenti nelle città. Da questo punto di vista, onestamente dobbiamo dire che un auto elettrica è comunque più vantaggiosa. Ma purtroppo c'è di più. Anche la rivista «Science» ha contribuito a questo dibattito critico sulle nuove fonti di energia con un articolo di Jorn Scharlemann e William Laurance ( How Green Are Biofuels ) i quali documentano il danno ambientale provocato da alcuni biocombustibili: su 26 fonti analizzate, ben 12 sembrano avere un impatto ambientale fino a cinque volte maggiore della benzina, per via della grande quantità di CO2 rilasciata durante la produzione.
E, sorpresa, di questa rosa di imputati sembrano far parte proprio i biocombustibili più importanti: l'etanolo prodotto dal grano e dalla canna da zucchero e il diesel di soia e da olio di palma. Senza contare anche i danni delle deforestazioni causati dalla necessità di far spazio alle coltivazioni. Tornando all'automobile. Nella sua produzione già c'è un certo livello di emissioni, che diventa altissimo per le auto elettriche: si parla di 12,6 tonnellate di CO2.
Per quelle a benzina - considerando un'auto di dimensioni medie - vengono prodotte «solo» 5,6 tonnellate di anidride carbonica. Quindi il 50% in meno. Una volta che viene messa su strada, l'auto elettrica è più «verde» delle altre ma non di tanto. Dopo 150.000 chilometri, la macchina normale ha emesso 18,1 tonnellate di CO 2 contro le quasi 10 di una elettrica. E in fase di rottamazione quella a benzina è ancora meno inquinante, perché non si devono smaltire le solite batterie coi loro materiali tossici. Sommando tutti questi dati - secondo i ricercatori - alla fine del loro ciclo le vetture elettriche hanno prodotto 23.1 tonnellate di CO 2 e quelle normali 24.
A fronte di questi risultati non hanno senso i piani messi in piedi da molti Paesi europei per promuovere questo tipo di tecnologia. In un recente studio effettuato da JP Morgan viene ipotizzato che a livello globale i veicoli elettrici immatricolati entro il 2020 saranno tra 12 e 13 milioni.
Per la rivoluzione verde ne servirebbero molti di più.
MARIO NURCHIS
Da una lettera al giornale corriere del ticino www.cdt.ch