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Germania: la scelta geniale di abbandonare il nucleare

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Germania: la scelta geniale di abbandonare il nucleare

Messaggioda gabriele il 07/04/2011, 14:37

Germania: la scelta geniale di abbandonare il nucleare
di Cristiana Alicata

C'è chi pensa che Angela Merkel stia scappando dal nucleare per cavalcare l'emotività della tragedia di Fukushima. C'è chi considera questa decisione una decisione "furbetta" e irrazionale. Io penso invece che la situazione della Germania sia completamente diversa dalla nostra - che lo abbiamo abbandonato prima ancora di iniziare - ed anche di altri paesi che in questi anni hanno sviluppato di meno il settore delle rinnovabili moderne (fotovoltaico ed eolico in primis).Per prima cosa sono anni che la Germania discute sulla dismissione delle sue 17 centrali nucleari e l’anno scorso la stessa Merkel aveva rallentato il processo di dismissione, un processo che comunque era già nelle corde della Germania. La Germania, il dato stupisce, importa oggi circa il 70% dell’energia (nel dato disponibile su Eurostat si calcola l’energia necessaria al fabbisogno nazionale e al trasporto). Il restante 30% dell’energia viene prodotta internamente ed è suddivisa in questa proporzione: 41% da carbone e lignite, il 3% dal petrolio, il 10% dal gas, il 27% dal nucleare, il 21% da fonti rinnovabili.Per darvi un’idea l’Italia importa l’85% del suo fabbisogno energetico (peggio di noi solo Lussemburgo, Malta e Cipro) e l’intera Europa importa circa il 53% dell’energia, soprattutto dalla Russia. Il dato è molto alto perché anche quanto l’energia viene prodotta in Italia, in ogni caso siamo dipendenti dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime per far funzionare i nostri sistemi di produzione dell’energia: centrali termoelettriche o a carbone, per esempio.Come avete visto le rinnovabili, in Germania, rappresentano il 21% della produzione interna e sono in continua espansione. Ma, va detto, l’espansione delle rinnovabili corrisponde ad un virtuoso boom della green economy, perché la Germania non è solo il miglior acquirente in Europa di fotovoltaico ed eolico, ma ne è anche uno dei maggiori produttori al mondo, con tutto ciò che questo comporta: vantaggi sull’economia, sull’occupazione e sviluppo del know how per quanto riguarda materiali e produzione e installazione.

E’ molto probabile che proprio la forte dipendenza da carbone e lignite abbia condotto, per motivi di inquinamento molto pesante delle centrali con la vecchia tecnologia, a questo investimento pesante su energie rinnovabili. Oggi, la Merkel può cavalcare, certo, la paura dovuta a Fukishima, ma può finalmente liberare ed investire sulla Green Economy sapendo che tutti gli investimenti per convertire ed acquistare torneranno nelle tasche dei tedeschi.

Appaiono evidenti due elementi:
1) che seguire la Germania sulla stessa strada, oggi, rappresenterebbe una spesa per l’Italia con il solo vantaggio di produrre energia più pulita, ma di non contribuire all’economia e all’occupazione del Paese

2) che anche considerando il nucleare un investimento che nella sua costruzione e gestione dia lavoro, questo in Italia non si verifica perché non abbiamo né le materie prime (uranio) né le competenze tecnologiche. (Qualcuno potrebbe aggiungere che non possediamo neanche le terre rare (di cui, udite udite, è grande esportatrice la Cina ) per i supermagneti necessari agli impianti eolici o alle batterie delle vetture ibride, ma è proprio qui che la politica deve mettersi al tavolo e prendere le decisioni migliori dal punto di vista: ecologico, sanitario, economico, geopolitico. In quest’ordine di priorità.La conclusione a cui si giunge è che le energie rinnovabili diventano anche Green Economy se, prima della scelta di quel tipo di energie, i Paesi sviluppano un tessuto industriale capace di produrre, inventare e quindi creare ricchezza economica. Se l’Italia oggi decidesse di investire in energie rinnovabili (al di là dello sviluppo autonomo che si crea in modo naturale o degli irrisori incentivi statali o regionali) si troverebbe a contribuire alla crescita del PIL tedesco, pur giovandosi di una maggior percentuale di energia prodotta dalle rinnovabili. Quello che è auspicabile è che, prima che il gap di know how e di produzione diventi incolmabile, l’Italia investa su chi fa impresa, produce e ricerca in quel tipo di settore. Subito.

p.s. Francia e Belgio, per esempio sono totalmente dipendenti dal nucleare e in questi giorni si stanno ben guardando dal parlare di dismissione. Pensate che francesi e belgi abbiano meno paura?

Fonti: Eurostat.
Link interessanti:
- La Stampa
- The Energy Collective
- Eurostat

05 aprile 2011

http://notizie.tiscali.it/articoli/coll ... mania.html
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Re: Germania: la scelta geniale di abbandonare il nucleare

Messaggioda flaviomob il 08/04/2011, 14:25

Appaiono evidenti due elementi:
1) che seguire la Germania sulla stessa strada, oggi, rappresenterebbe una spesa per l’Italia con il solo vantaggio di produrre energia più pulita, ma di non contribuire all’economia e all’occupazione del Paese


No, questa affermazione non appare evidente per niente: la green economy certamente contribuirebbe all'economia e all'occupazione anche in Italia, proprio come in Germania. Con l'effetto collaterale di ridurre l'incidenza di leucemie e altre forme tumorali tra la popolazione e i problemi respiratori, tra cui forti allergie, nei bambini...


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Re: Germania: la scelta geniale di abbandonare il nucleare

Messaggioda flaviomob il 08/04/2011, 14:25

Appaiono evidenti due elementi:
1) che seguire la Germania sulla stessa strada, oggi, rappresenterebbe una spesa per l’Italia con il solo vantaggio di produrre energia più pulita, ma di non contribuire all’economia e all’occupazione del Paese


No, questa affermazione non appare evidente per niente: la green economy certamente contribuirebbe all'economia e all'occupazione anche in Italia, proprio come in Germania. Con l'effetto collaterale di ridurre l'incidenza di leucemie e altre forme tumorali tra la popolazione e i problemi respiratori, tra cui forti allergie, nei bambini...


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