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Carne artificiale ... o meglio vegetariani?

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Carne artificiale ... o meglio vegetariani?

Messaggioda franz il 22/08/2008, 9:12

Continua a crescere il consumo di manzo, pollo e suino
Sempre più tentativi di riprodurre in vitro la "fettina"

Dai laboratori la carne del futuro
Arriva la bistecca artificiale
Due i nodi principali da sciogliere: i costri ancora alti e il gusto


di NANCY SHUTE
NEW YORK - L'appetito del mondo è in continua crescita, e la dispensa globale appare ormai inadeguata a farvi fronte. I pesci del mare sono stati quasi tutti pescati, e nuovi terreni da coltivare scarseggiano. Nel 2050 la popolazione mondiale avrà raggiunto i nove miliardi: 2,5 in più di oggi. Non c'è da stupirsi dunque che il costo del cibo stia aumentando rapidamente. Al tempo stesso, ora che i nuovi ricchi di Cina e India mangiano maiale, manzo e pollo, il consumo della carne si è diffuso più che mai, anche se sempre più spesso i metodi di agricoltura industriale che possono soddisfare un tale appetito globale finiscono sotto accusa. Considerati i problemi collegati all'allevamento, è forse arrivato il momento di lasciare la mucca Carolina a pascolare nei prati e dedicarsi alla produzione di una carne che non richieda l'impiego di animali. Benvenuti nel futuro della carne in provetta.

La produzione di carne in laboratorio risulterebbe "più pulita, efficiente e igienica - afferma Jason Matheny, dottorando in economia alla Scuola di igiene pubblica Bloomberg della Johns Hopinks University - e risolverebbe tutti i problemi legati al trattamento degli animali". Matheny, che nel 2004 ha fondato New Harvest (un'associazione non profit dedicata alla promozione dei sostituti della carne), non è il solo ad accarezzare questa possibilità. I Paesi Bassi stanno infatti finanziando alcune ricerche mirate a rendere commerciabile la carne ottenuta in laboratorio, e della "carne finta" si è ulteriormente parlato lo scorso aprile, quando la People for the ethical treatment of animals (organizzazione a sostegno dei diritti degli animali) ha messo in palio un premio da un milione di dollari da assegnare a chiunque riuscirà entro il 2012 a creare del pollo in provetta commerciabile.

Quella di ottenere della carne in laboratorio non è un'idea folle. Nei loro laboratori, infatti, gli scienziati coltivano tessuti viventi già dalla fine dell'Ottocento, anche se a motivarli sono state generalmente considerazioni di ordine medico. Nel 1912 il francese Alexis Carrel, chirurgo e vincitore del Premio Nobel, iniziò a coltivare a New York, nel suo laboratorio del Rockefeller institute for medical research, cellule cardiache di embrioni di pollo, che mantenne in vita per più di vent'anni. L'esperimento suscitò grande interesse, e la speranza che la scienza potesse assicurare l'immortalità agli uomini.
In tempi più recenti la cultura dei tessuti si è diffusa nel campo della ricerca biomedica, che l'ha messa a punto per generare tessuti umani. Coltivare organi da impiantare però è una forma d'arte, e riuscire a coltivare una quantità di carne tale da far fronte agli appetiti del mondo richiederebbe un'efficienza degna di Wal-Mart, oltre a capitali considerevoli. A oggi, anche la produzione di carne su scala limitata si è rivelata problematica. Nell'ambito dei suoi esperimenti nel campo della produzione di cibo extraterrestre, la Nasa per anni ha finanziato questi tentativi, l'ultimo dei quali, compiuto nel 2001 al Touro College di Bay Shore (New York), ha prodotto solo una ridottissima quantità di muscolatura di pesce rosso.

Alla luce di questi risultati irrisori, la Nasa ha concluso che sarebbe preferibile che gli astronauti si dedicassero alla coltivazione di ortaggi. Michele Perchonok, direttore del "Progetto di tecnologia avanzata per l'alimentazione" della Nasa, afferma che l'Agenzia spaziale investirà in sistemi di cultura idroponica, così che gli astronauti - che si trovino sulla luna o su Marte - possano coltivare insalata, pomodori, carote, peperoni e fragole (oltre al grano, da macinare per la produzione della pasta), che andrebbero a integrare i pasti preconfezionati.
Intanto, anche sulla Terra la coltivazione delle piante sta vivendo un momento di rinascita, dovuto in parte ai capitali messi a disposizione dalla Fondazione Gates e da altri enti filantropici e facoltosi. L'obiettivo è quello di migliorare colture quali la patata dolce e il riso che non richiede irrigazione ed evitare alcuni nuovi agenti patogeni, tra cui una particolare varietà di ruggine del grano.

Naturalmente, se il mondo si convertisse al vegetarianismo farebbe una cosa ottima. In un mondo popolato da onnivori convinti, però, l'opzione vegetariana non attecchisce facilmente. "È difficile convincere sei miliardi di persone a votarsi al vegetarianismo", dice Matheny. E benché, secondo uno studio condotto nel 2008 dalla Harris Interactive per il Vegetarian Times, circa un terzo degli abitanti dell'India non mangi carne, solo il 3% degli americani è vegetariano. La carne, insomma, pare destinata a rimanere nei nostri menu.

La commercializzazione del manzo ottenuto in laboratorio intanto continua ad incontrare ostacoli, in particolare per quanto riguarda il costo e il sapore. "Ottenere le proteine sufficienti a realizzare un hamburger costerebbe migliaia di dollari", afferma Douglas McFarland, un illustre professore di biologia muscolare alla South Dakota State University, che nel 2005 collaborò con Matheny a uno studio sulla fattibilità della carne in provetta per conto di Tissue Engineering. Matheny ritiene che il pollo in provetta potrebbe essere prodotto a un costo di circa 5 mila dollari a tonnellata, quasi il doppio del pollo convenzionale, e aggiunge che a questo non si arriverà a meno che il governo o degli enti non profit non ne sovvenzionino la ricerca e lo sviluppo.

Purtroppo, escludere l'impiego di animali vivi non equivale a escludere tutti i problemi di ordine etico. Come tutti gli scienziati che si occupano di ingegneria dei tessuti, per coltivare del muscolo di tacchino e pollo McFarland si serve di fattori di crescita prodotti commercialmente. I fattori di crescita si possono estrarre dal sangue degli animali, deplorevole agli occhi degli animalisti, o ottenere sinteticamente con l'aiuto della biologia molecolare, che li rende costosi. Secondo Matheny, è la mancanza di fattori di crescita di origine non animale e del prezzo accessibile a rappresentare la principale sfida per la produzione della carne in provetta.

Inoltre, per essere adatta al consumo, la carne ottenuta in laboratorio ha bisogno di esercizio fisico. La carne deve infatti la sua caratteristica consistenza al flettersi e tendersi delle fibre muscolari che gli animali producono con il loro moto. I ricercatori della Eindhoven University of Technology, nei Paesi Bassi, stanno tentando di progettare dei bioreattori. La ricerca rientra in un progetto di più ampio respiro finanziato dal governo olandese e mirato alla produzione di carne in provetta da immettere sul mercato. Henk Haagsman, il professore di scienze della carne dell'Università di Utrecht, che è a capo del progetto, afferma che la sua équipe spera di ottenere di qui a sei anni un prodotto affine alla carne tritata, da utilizzare nella preparazione di pizze o salse.
Ma pur ammesso che produrre abbondanti quantità di carne in provetta e in tempi brevi sia possibile, resterebbe comunque il problema del sapore. L'ostacolo più arduo. Oron Catts, un artista di quarant'anni che dirige SymbioticA, un centro di ricerche artistiche e scientifiche dell'Università dell'Australia occidentale, è uno dei pochissimi individui ad aver mangiato la carne realizzata in laboratorio. Insieme al suo collaboratore Ionat Zurr, Catts ha realizzato in provetta delle bistecche di rana, da utilizzare nell'ambito di una installazione - rappresentazione allestita a Nantes, in Francia, nel 2003 e intitolata "Disembodied Cuisine" (cucina smembrata).

Seguendo le tecniche dell'ingegneria dei tessuti, i due artisti hanno ottenuto due dischi di carne grandi quanto monete da un euro e posti su un vassoio polimerico, che hanno poi cotto in una salsa a base di miele e aglio, prima di tagliarli in quattro e servirli per cena a otto commensali. Non è stata un'esperienza per palati fini: il vassoio polimerico non si era dissolto del tutto, e il muscolo, che non era mai stato sottoposto a esercizio fisico, aveva una consistenza simile a quella del muco. "Era un insieme di stoffa e gelatina", racconta Catts. "In quattro l'hanno sputato". Sono trascorsi cinque anni, e da allora lui non ha più mangiato carne.

(c) 2008 U. S. News & World Report
(traduzione di Marzia Porta)

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Veronesi: "Diventare vegetariani è meglio"

Messaggioda franz il 22/08/2008, 9:13

"Diventare vegetariani è meglio"
di UMBERTO VERONESI


Guardiamo il mondo animale: gli erbivori, come le capre, che si nutrono di cibo naturale, non sviluppano il cancro. Invece quindi di creare carni artificiali solo per soddisfare gli occhi e il palato ed educare l'intera popolazione a un gusto diverso e innaturale, è molto meglio diffondere l'abitudine al sapore dei vegetali, della frutta, dei cereali, dei prodotti del latte, che già esistono nella natura e nelle culture dei diversi popoli. Questo davvero contribuirebbe ad un migliore uso delle risorse che la natura mette a disposizione.

Ogni anno 150 milioni di tonnellate di cereali sono destinati agli animali da allevamento: in pratica quasi il 50% dei cereali e il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali di allevamento invece di sfamare persone. Per ottenere un chilo di carne bovina occorrono 15.000 litri di acqua, mentre per un chilo di cereali ne bastano poco più di cento. Ogni anno l'America del Sud distrugge una parte della foresta amazzonica grande come l'Austria per far posto ai pascoli e gli animali. E in futuro? Che succede se India e Cina assumono in massa le abitudini alimentari carnivore occidentali, come sembra? Oggi ci sono 3 miliardi di capi di bestiame destinati a sfamare un miliardo dei sei che popolano la Terra e che invece si nutrono principalmente di cereali: riso, frumento, mais, orzo.

Se tutti si mettessero a mangiare carne avremmo più animali che uomini sulla Terra: un incubo che infrangerebbe tutti gli equilibri del pianeta. Per questo dobbiamo prendere atto che l'evoluzione verso una dieta vegetariana è inevitabile. Certo, come accenna il giovane Matheny, pensare di convincere 6 miliardi persone ad essere rigorosamente vegetariani per sempre non è forse meno folle che inventare la carne artificiale. Anch'io la penso così, ma credo che tutto debba avvenire all'insegna della gradualità e con programmi intelligenti per far evolvere la produzione di cibi vegetali e ridurre progressivamente l'allevamento di bestiame da macello. È qui che dobbiamo mettere in campo le nostre conoscenze genetiche per migliorare la produttività delle piante che la natura ha già creato, ma che possono offrire più cibo e di migliore qualità se con la genetica le aiutiamo ad adattarsi a un ambiente che varia a ritmi più rapidi dei tempi di evoluzione naturali. La scienza sta sperimentando piante che crescono in terreni aridi e salini, resistono agli attacchi dei parassiti, sopravvivono alla siccità. Il passaggio rapido dalla sperimentazione ai piani di produzione agricola contribuirebbe in modo concreto e sostenibile, per l'ambiente e l'economia, alla fine della malnutrizione e alla fame nel mondo.

Parallelamente, la scienza deve contribuire all'operazione culturale di diffusione del consumo di vegetali e abbandono delle abitudini carnivore Oltre al bisogno di più cibo e acqua sul pianeta, il vegetarianesimo risponde anche alla domanda di buona salute. Non ci sono dubbi scientifici sul fatto che un'alimentazione povera di carne e ricca di vegetali è la più adatta a proteggerci dalle malattie più gravi e mantenerci in buona forma. Inoltre gli alimenti di origine vegetale ci difendono dall'azione dei radicali liberi, quelle molecole che possono alterare la struttura delle cellule e dei loro geni. Tutto fa concludere allora che chi segue una dieta ricca di vegetali è meno a rischio di ammalarsi e può vivere più a lungo e in buona salute. L'obiettivo ragionevole da raggiungere fra qualche generazione non è quindi l'introduzione di carne diversa, artificiale, ma la riduzione drastica della carne tradizionale dai nostri menu. Per noi stessi, per gli altri uomini e per la splendida armonia della Terra, che comprende anche i nostri amici animali. Il mio impegno a favore del vegetarianesimo non ha solo basi scientifiche e mediche, ma anche filosofiche. Anzi è nato in me da bambino dall'amore e dal rispetto per la vita in tutte le sue forme, specie quando non può difendersi e far valere le sue ragioni. Non ho mai sopportato la prigionia degli allevamenti e la crudeltà della macellazione. Evitare la carne è un modo per evitare la sofferenza inutile degli animali.

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Re: Carne artificiale ... o meglio vegetariani?

Messaggioda mario il 22/08/2008, 10:26

Articoli interessanti.
Grazie.
Quanto al merito, e....... se lasciassimo fare al mercato ?
Se continua così tra qualche anno la carne bovina raggiungerà prezzi proibitivi per la maggior parte della gente, riducendo automaticamente i consumi.
Quanto alla capra che non soffrirebbe di tumori perchè vegetariana, il discorso non quadra. Anche le pecore e i cavalli sono vegetariani.
Quanto alla filosofia vegetariana, conosco persone che non mangiano carne e malsopportano gli zingari. Cos' come ho notato che a volte chi più ama gli animali è perchè odia gli uomini.
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Re: Carne artificiale ... o meglio vegetariani?

Messaggioda pagheca il 22/08/2008, 11:45

In realta' gia' sono disponibili prodotti di derivazione vegetale che simulano la carne. Qui in UK va per la maggiore da 20 anni il Quorn, disponibile in tutti i supermercati in una grande varieta' di aspetti. Si tratta di un prodotto creato a partire da coltivazioni industriali (in silos) di un fungo (una muffa, per dirla tutta...) scoperto casualmente proprio qui in UK per produrre generi alimentari che vi assicuro sono quasi indistinguibili da quelli che emula. Il prodotto viene trattato in modo tale da imitare al gusto, alla vista e al tatto una fettina di pollo, o una salsiccia di maiale, o una verdura tipo peperoni. Ho provato a darlo in pasto a italiani assai sospettosi sul cibo e vi assicuro che lo hanno apprezzato in molti e che nessuno ha mai sospettato non si trattasse del prodotto originale.

Naturalmente non puo' essere sostituito a tutto ma il suo costo ridotto, le sue capacita' nutrizionali elevate e il suo gusto piu' che decente (migliore di gran parte dei preparati surgelati) rappresentano un passo accettabile verso la creazione di cibi industriali ad alto rendimento.

L'idea puo' fare arricciare il naso a noi ricchi, ma per quanto mi riguarda se soluzioni del genere permettessero in futuro il sostentamento di parti rilevanti della popolazione umana, griderei senz'altro al miracolo. Un impianto industriale in grado di produrre quello che e' richiesto da centinaia di ettari sarebbe inoltre auspicabile per la protezione degli ecosistemi naturali.

saluti,
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Onu: "Mangiare meno carne per salvare l'ambiente"

Messaggioda franz il 07/09/2008, 18:55

L'appello di Pachauri, presidente dell'Ipcc, premio Nobel per la pace 2007 con Gore
"Rinunciare alla fettina almeno una volta alla settimana avrebbe un impatto notevole"

Onu: "Mangiare meno carne
per salvare l'ambiente"

LONDRA - Rinunciare a fettina o bistecca una volta alla settimana per salvare l'ambiente. Perché facendo sparire da tavola la carne almeno un giorno ogni sette si combatte il surriscaldamento globale. L'appello è rilanciato dall'Onu per bocca di Rajendra Pachauri, economista indiano, vegetariano, e una delle voci più autorevoli in materia di clima: presidente dell'Ipcc, il panel intergovernativo sui mutamenti climati delle Nazioni Unite, lo scorso anno ha ricevuto insieme ad Al Gore il premio Nobel per la pace.

L'impatto di quella che appare come una modesta rinuncia sarebbe notevole, più di quello che i non addetti ai lavori possono pensare: l'allevamento di bestiame, infatti, è responsabile del 18% delle emissioni complessive di gas serra, molto più del settore trasporti cui è attribuito il 13%. E, se per molte persone rinunciare all'auto può diventare molto problematico, scegliere insalata, frutta e verdura almeno una volta ogni sette giorni è decisamente più fattibile.

E anche più conveniente per l'ambiente. I numeri parlano chiaro: la produzione di un chilogrammo di carne causa emissioni equivalenti a 36,4 kg di anidride carbonica. L'allevamento e il trasporto di animali inoltre richiede, per ogni chilo di carne, la stessa energia necessaria per mantenere accesa una lampadina da 100 watt per quasi tre settimane. E il bestiame è una fonte diretta di metano, 23 volte piu dannoso dell'anidride carbonica, prodotto naturalmente dai processi digestivi degli animali da allevamento.

Pachauri, che aveva già lanciato l'allarme all'inizio dell'anno a Parigi, ne parlerà domani a Londra nel corso della annual lecture della 'Compassion in World Farming', un'associazione animalista britannica che ha chiesto al governo di impegnarsi per ridurre il consumo di carne del 60 per cento entro il 2020. Se l'industria della carne denuncia di essere ingiustamente nel mirino, la causa promossa dall'Onu ha già testimonial famosi, come sir Paul McCartney e il Italia l'ex ministro della Sanità Umberto Veronesi. E acquista una urgenza particolare, alla luce delle stime della Fao: secondo l'agenzia Onu per il cibo e l'agricoltura, il consumo di carne è destinato a raddoppiare nel 2050.

(7 settembre 2008)
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Re: Onu: "Mangiare meno carne per salvare l'ambiente"

Messaggioda pagheca il 08/09/2008, 10:20

franz ha scritto:L'appello di Pachauri, presidente dell'Ipcc, premio Nobel per la pace 2007 con Gore
"Rinunciare alla fettina almeno una volta alla settimana avrebbe un impatto notevole"

Onu: "Mangiare meno carne
per salvare l'ambiente"

LONDRA - Rinunciare a fettina o bistecca una volta alla settimana per salvare l'ambiente. Perché facendo sparire da tavola la carne almeno un giorno ogni sette si combatte il surriscaldamento globale.


Io credo che la carne dovrebbe sparire dalla tavola almeno 6 sei giorni su sette. Se non per l'ambiente, almeno per la nostra salute. I rischi del consumo di carne, che non e' in linea con una dieta "mediterranea", sono ormai noti e accertati scientificamente.

In alternativa: uova, legumi, pesce (con criterio, perche' anche la fauna ittica e' in grave crisi).

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