La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

la soluzione è dare ai giovani un lavoro vero

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

la soluzione è dare ai giovani un lavoro vero

Messaggioda ranvit il 19/01/2018, 12:24

Già! Ma...come??? :roll: :roll: :roll:


Previdenza e generazioni, la soluzione è dare ai giovani un lavoro vero
18 GENNAIO 2018
DI ROBERTO MANIA

3 / 5
CONDIVIDI
La pensione è un problema dei giovani, non degli anziani. E non è un paradosso, nonostante l’opportunistica litania del centrodestra a trazione leghista e del Movimento 5 stelle a trazione populista che parlano di pensioni ma pensano al voto dei pensionati e dei pensionandi. I giovani? Scomparsi in questa prima parte della campagna elettorale anche perché (o soprattutto perché) gli elettori si concentrano nella fascia di età over 45 dove è minore la propensione all’astensione. Caccia al voto grigio, allora. Ma poi saranno i figli a pagarne le conseguenze, con più debito pubblico sulle spalle senza averne alcuna responsabilità.

A meno che non si voglia credere che per risolvere il problema dell’alta disoccupazione giovanile basterebbe ricorrere alla staffetta padri-figli, corollario di una concezione immobile dell’economia mentre la rivoluzione digitale sta cambiando i connotati della domanda di lavoro. Ma fare i conti con la grande sfida della trasformazione industriale per il Paese che resta pur sempre la seconda economia manifatturiera d’Europa, è ben più difficile, più impegnativo ma scarsamente remunerativo dal punto di vista del consenso, che dare l’assalto (a parole, per ora) alla legge Fornero, votata — sia detto per inciso — anche da Forza Italia. Quella legge, però, ci ha salvati dalla “prospettiva greca” con la troika in casa a scrivere, con l’accetta più che con la penna, gli interventi di politica economica. Chi promette di farla saltare diventa afono quando è chiamato a spiegare come trovare gli 80 miliardi di risparmi (scesi a circa 60 per fronteggiare gli esodati) che ci hanno permesso di non cadere nel baratro del default.

Torniamo ai figli. Se gli andrà bene avranno un assegno inferiore del 25 per cento rispetto a quello dei padri. E per riceverlo dovranno lavorare fino a 70-75 anni contro i 60-65 di oggi. Per questo andrebbe ribaltato il punto di vista perché, bene o male, le generazioni mature, con percorsi professionali lineari, hanno ancora garanzie previdenziali dentro un welfare protettivo dalla culla alla tomba. I giovani, intrappolati nel girone della precarietà, no. I dati di ieri dell’Inps sui flussi pensionistici e sulle caratteristiche delle assunzioni confermano un conflitto generazionale silenzioso e intestino; confermano l’incomunicabilità tra due mondi che sta portando alla rottura progressiva del patto generazionale. Da una parte il vecchio mondo di chi, certo, non ha più il jolly delle baby pensioni (un costo cumulato, a carico di tutti noi, di oltre 150 miliardi) ma che può ancora andare in quiescenza con poco più di 60 anni di età e con assegni pensionistici dignitosi grazie soprattutto al fatto che il metodo contributivo è scattato per tutti solo a partire dal 2012 (legge Fornero).

Pesano ancora le pensioni di anzianità, disegnate intorno al capofamiglia maschio candidato a costruire tutta la sua carriera professionale in un’unica azienda per 35, 40 anni. Il futuro è molto diverso. E l’instabilità dei rapporti di lavoro a bassa retribuzione non solo espone le giovani generazioni a un rischio povertà sempre crescente (già oggi peraltro è di oltre cinque punti percentuali superiore per i 18-25enni rispetto agli over 65) ma incrina lo stesso sistema a ripartizione nel quale i contributi versati all’Inps (o agli altri enti) da chi lavora servono a pagare le rate pensionistiche dei padri. E le proiezioni demografiche ci dicono che mentre oggi per ogni 35 pensionati ci sono 100 persone in età da lavoro, tra vent’anni il rapporto salirà a 54, per arrivare nel 2057 a 62 pensionati ogni 100 persone in età da lavoro. È la piramide rivoltata che la politica dalla “visione corta” non vuole vedere pensando al suo interesse a breve (il voto) non a quello generale che richiederebbe una ripartizione delle spese tra generazioni attuali e future.

La soluzione è il lavoro, l’occupazione (vera) per i figli. Con salari veri. Non i lavoretti. E non la pensione di garanzia per i giovani finanziata dalla fiscalità generale, agitata da una parte della sinistra e del sindacato, o il reddito di cittadinanza di matrice grillina. Misure meramente assistenziali, sganciate dal lavoro, che — di nuovo — scaricherebbero i costi su chi oggi sta ancora nella culla. È il film in bianco e nero che abbiamo già visto troppe volte nel quale il protagonista è la miopia della classe politica di turno. Un brutto film che ai titoli di coda fa scappare i nostri giovani all’estero.

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/ ... P1-S1.4-T1
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: la soluzione è dare ai giovani un lavoro vero

Messaggioda pianogrande il 20/01/2018, 1:27

Certo che bisogna darglielo un lavoro vero ma per poterglielo dare bisogna averlo creato e lì sta il fallimento della classe politico imprenditoriale di parassiti chiacchieroni.

Aggiungo un altro aspetto che fa parte della problematica e cioè che c'è di fatto una ripartizione dei privilegi pensionistici di cui mai nessuno parla visto che "conflitto generazionale" fa più figo.

Mi piacerebbe vedere uno studio che rilevi la percentuale di pensione percepita che viene passata dai genitori ai figli e (proprio così) dai nonni ai nipoti.

In pratica esiste un istituto di previdenza che potremmo chiamare SAF (soldi ai figli) che non viene mai citato perché sarebbe un pericoloso ammortizzatore della polemica facile e del falso problema.

Insomma la solfa è sempre la stessa.

Si cerca di creare le premesse psicologiche per tagliare un po' di pensioni.

Poi, quello che ci faranno con quei soldi è tutto da verificare ma intanto le pensioni le avranno tagliate.

Il concetto è banale.
Togli a qualcuno e poi definisci privilegio quello che non hai ancora tolto ad altri e così; come le ciliegie.

In ogni caso è chiarissimo che "se ci fosse più lavoro" come diceva un certo cantante degli anni settanta, il problema si risolverebbe.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10600
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52


Torna a Economia, Lavoro, Fiscalità, Previdenza

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 19 ospiti

cron