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Proposte alternative: WORKERS ACT

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Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda trilogy il 05/06/2015, 19:32

La risposta dei lavoratori al Jobs act
Roberta Carlini, giornalista

Lo hanno chiamato Workers act, in esplicita contrapposizione al Jobs act renziano: perché “esprime il punto di vista dei lavoratori”, spiega Rossana Rossanda nella presentazione con cui lancia il piano di Sbilanciamoci! per l’occupazione.

E Maurizio Landini, alla vigilia della due giorni della sua Coalizione sociale a Roma, ha raccolto la palla, anzi il decalogo, di Sbilanciamoci!: sarà base di discussione per la nostra piattaforma, ha detto il leader della Fiom. Perché sarà pur vero che sul mercato del lavoro qualcosa comincia a muoversi, e un po’ di occupazione arriva: ma troppo poco e troppo piano, per i nuovi contorni che ha assunto la disoccupazione.

“Lo dice anche il governo nel suo documento di economia e finanza prevedendo che si arriverà a una disoccupazione del 7 per cento nel 2060: vale a dire, il tasso di disoccupazione tra quarantacinque anni sarà ancora più alto rispetto a quello del 2008 (6,8 per cento), anno di inizio della crisi”, si legge nell’introduzione.

Si tratta a tutti gli effetti di un contro-Jobs act, ma che solo in parte attacca la riforma di Renzi (no alla possibilità di licenziare, ritorno del contratto a tempo indeterminato, con l’articolo 18, un solo rinnovo per i contratti a termine, abolizione di quasi tutti gli altri contratti atipici non aboliti dal Jobs act).

Per il resto, è propositivo: con misure ambiziose, costose – e non limitate alla questione del mercato del lavoro – ma possibili, secondo i conti degli economisti che ci hanno lavorato, coordinati da Claudio Gnesutta e Mario Pianta.

Ecco il piano

Il primo blocco di proposte riguarda il ruolo pubblico nella creazione di lavoro: 250mila nuovi posti di lavoro pubblici (istruzione e ricerca, salute, servizi per le persone, mobilità pubblica sostenibile, manutenzione del territorio). Qui si parla di assunzioni dirette in settori chiave, per un costo di cinque miliardi all’anno.

Altro è invece il volano per nuovi posti di lavoro che potrebbe venire da un piano di investimenti pubblici e privati, con l’uso di fondi europei, Cassa depositi e prestiti, fondi pensione e d’investimento, la stessa liquidità creata dalla Bce con il quantitative easing e sgravi specifici destinati alle imprese che investono (sembrerà forse radicale nel clima nostrano, ma pochi giorni fa lo stesso Fondo monetario ha detto che la stagnazione degli investimenti va invertita con una qualche spinta pubblica).

Una seconda tranche di misure riguarda gli orari e il tempo di lavoro. Torna lo slogan “lavorare meno lavorare tutti”, declinato in modo non generico ma specifico: il principio è sempre quello che “va redistribuito il lavoro che c’è” (ed è sempre meno, con l’evoluzione tecnologica), ma con incentivi e disincentivi, non con tetti orari di legge.

La proposta è di “calibrare il carico fiscale e contributivo sul salario a seconda della durata dell’orario”: zero tasse sulla fascia dei lavoratori a orari ridotti, e via a salire man mano che si lavora di più, fino ad arrivare all’ammontare vigente per le 40 ore settimanali.

Oltre alla riduzione delle tipologie contrattuali (e al ritorno della tutela dal licenziamento arbitrario), si prevede una iniezione di lavori nel Servizio civile nazionale, per 150mila ragazzi e ragazze ogni anno (lo ha promesso anche il governo, Sbilanciamoci! chiede di portare il budget da 113 a 840 milioni di euro l’anno).

Un ponte tra il lavoro e la previdenza sociale

Si arriva poi ai temi dei salari, delle pensioni e del welfare. Il prossimo fronte che si aprirà, se ne dice certo Landini, è quello del salario minimo, ossia la retribuzione (oraria, di solito) fissata per legge per specifici livelli lavorativi.

Siamo uno dei pochi paesi a non averlo: però abbiamo i minimi contrattuali, dicono i sindacati – che si oppongono al salario minimo legale vedendoci un grimaldello per scardinare il contratto nazionale. Ma così restano senza tutele tutti i lavoratori non dipendenti e i dipendenti non coperti da contratto nazionale (circa il 20 per cento del totale).

La proposta del Workers act è semplice: un salario minimo per i dipendenti, agganciato ai minimi contrattuali. Ma quali contratti? Quelli firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi (collegato a questo punto c’è il successivo, ossia l’approvazione di una legge sulla rappresentanza sindacale).

Ma nel Workers act c’è anche il lavoro autonomo, con due previsioni volte a rafforzare il potere contrattuale degli autonomi: tutela dagli abusi dei committenti, protezione sociale per disoccupazione, gravidanza, malattia, infortuni; e riforma delle tasse vessatorie sulle partite iva. Nella stessa direzione va la proposta di dare un assegno universale di maternità a tutte le madri per cinque mesi, pari al 150 per cento della pensione sociale, a prescindere dalla loro condizione lavorativa.

Infine, i capitoli di pensioni e reddito minimo. Sulle prime, l’obiettivo è evitare una futura ondata di pensionati poveri, vittime del combinato disposto tra sistema contributivo e salari bassi e intermittenti: si fanno due proposte alternative, la più papabile sembra quella di aggiungere alla pensione “contribuitiva” una pensione di base universale, tra i 460 e i 640 euro, da finanziare con la fiscalità generale.

Nella stessa direzione va la proposta di un reddito minimo per tutti. Qui il gruppo di lavoro di Sbilanciamoci! ha messo a confronto le varie proposte che ci sono in parlamento (tre al momento: di Pd, Cinque stelle e Sel, per un importo dai seimila ai 7.200 euro annui), e il Reddito di inclusione sociale (Reis) proposto dall’Alleanza contro la povertà.

Uscendo dalla discussione con l’idea che, a regime, il reddito minimo dovrà essere incondizionato, uguale per tutti e fare da ponte tra il lavoro e il non lavoro. Vale a dire: ce l’hai se sei “occupabile”, cioè una persona che ha lavorato, lavora a intermittenza, o vuole lavorare, senza differenza tra chi ha perso un lavoro e chi non l’ha mai avuto. Questo dovrebbe diventare un “elemento unificante del sistema di protezione sociale”, ora frantumato in mille rivoli che coprono solo una parte dei bisogni.

http://www.internazionale.it/opinione/r ... i-jobs-act

per scaricare Il testo del documento in Pdf
http://sbilanciamoci.info/Sezioni/alter ... rare-29978
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda franz il 06/06/2015, 7:24

trilogy ha scritto:250mila nuovi posti di lavoro pubblici

Nulla di nuovo sotto il sole, tranne la chiamata diretta. Trattandosi di una misura di sinistra che sarà fattibile solo se eventualmente un governo di sinistra dovesse vincere, avremo probabilmente la chiamata diretta degli amici degli amici, per dar loro un reddito. C'è da dire che Bertinotti con la sua proposta di assumerne 100'000 era un dilettante. Salario minimo e “lavorare meno lavorare tutti” .... insomma non c'è fantasia. Sempre le stesse cose, le stesse misure da modello superfisso e da "salario variabile indipendente".
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda trilogy il 06/06/2015, 10:49

Io qualche cosa di nuovo ci trovo. Ho provato a leggermi il documento completo (70 pagine :? ), e l'ho trovato come un documento di "transizione". In altre parole ci sono riflessioni e proposte vecchio stile sinistra radicale, ma anche uno sforzo di andare oltre. In sostanza non butterei il bambino con l'acqua sporca.

In generale:
Non condivido l'ennesimo piano di assunzioni pubbliche. Affidando allo Stato ancora una volta il ruolo di stipendificio, con relativo aumento delle tasse. Però l'attenzione verso l'ampliamento del servizio civile lo condivido.

La riflessione che viene fatta sull'orario di lavoro è quantomeno interessante. Non modulare la fiscalità solo in base al reddito ma anche sulle ore lavorate è una prospettiva da approfondire, perchè potrebbe avere effetti positivi su innovazione e produttività.

Indirizzare una parte degl'investimenti dei fondi pensione e d'investimento verso impieghi produttivi, è un aspetto chiave per lo sviluppo e per la stessa sostenibilità dei sistemi pensionistici. Se il paese cresce, cresce l'occupazione, crescono i contributi versati. E' un tema tecnicamente complesso, ho letto che ci stanno lavorando in parlamento.

L'attenzione che dedicano alle partite iva e ai lavoratori autonomi e a forme di sostegno universale è un aspetto importante. In Italia il mercato del lavoro è stato frammentato dalle varie lobbies politiche e sindacali in duemila rivoli, con aree di chiaro privilegio e aree pesantemente vessate. Ripartire da una visione d'insieme per arrivare ad una riforma è indispensabile per ri-costruire un sistema equo.
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda Robyn il 06/06/2015, 11:47

regolare la tassazione in funzione delle ore lavorate è più o meno in linea con quello di tassare di più le ore eccedenti le 40 ore settimanali e il sabato.La detassazione degli straordinari ha fatto perdere 180 mila posti di lavoro.La tassazione dovrebbe essere del 25% in più per le ore eccedenti le 40 ore fatte durante l'orario infrasettimanale "lun ven" del 30% in più il sabato.Ma tuttavia esistono anche sistemi più innovativi che sono la flessibilità dell'orario di lavoro durante i giorni infrasettimanali "lun ven" per ex da un minimo di 6 ore ore ad un massimo di 9 ore oppure entrare un'ora prima uscire un'ora prima entrare un'ora dopo uscire un'ora dopo
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda pianogrande il 06/06/2015, 14:33

Bellissimo!
Tassare (tartassare, magari) chi fa gli straordinari ed usare i soldi per pagare chi fa le 36 ore.

Una piccola osservazione.
Chi fa gli straordinari, debbo ritenere, fa un lavoro che serve visto che qualcuno è disposto a pagare queste ore supplementari.

Chi fa le 36 ore, magari alle dipendenze dello "stipendificio", non è detto che faccia un lavoro davvero produttivo.
Magari è addetto al conteggio delle zampe dei millepiedi (che poi, dividendo per mille, si trova il numero dei millepiedi).
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda Robyn il 06/06/2015, 18:01

Le ore di straordinario devono costare di più perche se un'ora di straordinario costa come un'ora ordinaria anziche assumere per un'aumento di lavoro si decide di farle fare ai propri dipendenti togliendo il tempo libero.Da chiarire che le ore ordinarie che hanno tutte lo stesso costo sono contenute all'interno delle 40 ore settimanali ed è diverso dall'idea di tassare in funzione delle ore.A me pare che credere che facendo più ore si possa dare impulso alla produttività è sbagliato ed è una concezione di lavoro stakanovista che c'era ai tempi dell'ex urss,la produttività si caratterizza per ben altre variabili
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda pianogrande il 06/06/2015, 18:24

Le ore straordinarie debbono costare di più ma i soldi debbono andare al lavoratore per compensarlo del suo sacrificio e non allo stato per pagare lo stipendificio (grazie a chi lo ha detto per primo; mi piace tanto questo termine).
Si ha più produttività e maggiore soddisfazione del dipendente ben contento di ricevere una busta più pesante.
Il contrario disincentiva la produttività.
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda Robyn il 06/06/2015, 19:20

le ore di straordinario devono costare di più per il datore di lavoro il 25% nei giorni infrasettimanali il 30% il sabato e tradursi in buste paga più pesanti per il lavoratore ma la produttività il premio vero e proprio si sviluppa nell'ambito delle 8 ore.Se il ricorso allo straordinario persiste c'è il calo della produttività perche lo stress e le fatiche si cumulano con il passare del tempo la concentrazione scende,succede che stakanov non ha più una produttività relazionata al suo reddito PS Adesso M Renzi dice che non è favorevole al rmg perche assistenzialismo ma non pone veti all'introduzione
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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda flaviomob il 07/06/2015, 2:44

La produttività non aumenta incrementando le ore lavorate. Anzi, i dipendenti part time sono i più produttivi di tutti, ovvero - per la precisione - hanno la produttività oraria più elevata.

Poi sul tema degli straordinari, giusto compensare il lavoratore che si accolla una fatica supplementare, ma giusto anche disincentivarne l'uso (cum grano salis) favorendo l'assunzione di nuovi lavoratori. Ma forse è già così, con gli sgravi previsti per le nuove assunzioni.


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Re: Proposte alternative: WORKERS ACT

Messaggioda franz il 07/06/2015, 7:50

La proposta è di “calibrare il carico fiscale e contributivo sul salario a seconda della durata dell’orario”: zero tasse sulla fascia dei lavoratori a orari ridotti, e via a salire man mano che si lavora di più, fino ad arrivare all’ammontare vigente per le 40 ore settimanali.

Per le imposte (volgarmente dette "tasse") è già così perché partono da zero e salgono progressivamente.
L'idea interessante è quella di fare lo stesso per il carico contributivo. Una misura utilissima e che già altri paesi fanno (OK, per esempio). Ma non per le ore. Se uno lavora due ore al giorno guadagnando 1000 euro (in due ore) chi è il genio che lo esenterebbe da imposte e contributi? Le soglie sono sempre economiche, non orarie.
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