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La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

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La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda franz il 19/03/2015, 10:36

Chiedo a chi ne sa di piu' di chuarire. Vero o non vero?
Fosse vero direi che solo in Italia, non in uno stato di diritto, possono succedere queste cose.
Un atto dell'amministrazione vale in forza della legge, non del funzionario incaricato che firma l'atto.
Che sia il titolone di qualcunoin cerca di visibilità?
Che ne dite?


La Corte Costituzionale abbatte Equitalia. I dirigenti? Tutti falsi!
Terremoto all’Agenzia delle Entrate: è incostituzionale la legge che aveva sanato le nomine dei falsi dirigenti; ora non c’è scampo per le cartelle esattoriali.

http://www.laleggepertutti.it/82254_la- ... utti-falsi
Un vero fulmine a ciel sereno. La tanto attesa sentenza della Corte Costituzionale [1] è uscita: le nomine “fasulle” dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, portati al ruolo di dirigenti senza un pubblico concorso, sono tutte nulle. E, perciò, sono nulli anche gli atti da questi firmati e notificati ai contribuenti.

Non solo: nulle diventano, conseguentemente, pure le cartelle esattoriali emesse da Equitalia sulla scorta di tali accertamenti.

Che il cielo stesse annuvolandosi all’orizzonte era già chiaro da diverso tempo. E ne avevamo parlato già noi quando abbiamo scritto, a più riprese, dello scandalo dei falsi dirigenti dell’Agenzia delle Entrate. Leggi, tra i tanti: “La Corte Costituzionale fa vacillare Equitalia e milioni di cartelle esattoriali”.



Il succo della sentenza è chiaro: è incostituzionale il la legge del 2012 che, dopo la bocciatura del TAR Lazio della nomina dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate a dirigenti, pur senza la qualifica, aveva introdotto una sorta di sanatoria. Insomma, in attesa che fossero indette le normali gare, gli incarichi “a tempo” da dirigente, conferiti a funzionari dell’Agenzia delle Entrate senza i concorsi regolari dovevano ritenersi validi.

Il che è palesemente illegittimo per contrasto con la Costituzione e con la norma che impone che, a tutti i pubblici uffici, si giunge solo tramite concorso.

Come avevamo anticipato anche noi in “Dirigenti falsi all’Agenzia delle Entrate” in sostanza è stato eluso il principio secondo cui nel pubblico impiego anche le funzioni di dirigente si acquistano con il concorso pubblico pure nell’ipotesi in cui gli incarichi vadano al personale interno.

La durata degli incarichi, almeno sulla carta, era legata al tempo necessario a indire i concorsi, ma è stata seguita da proroghe, anche queste “bocciate” dalla Corte Costituzionale.

La norma del DL semplificazione, scrivono oggi i giudici costituzionali, “ha contribuito all’indefinito protrarsi nel tempo di un’assegnazione temporanea di mansioni superiori, senza provvedere alla copertura dei posti dirigenziali vacanti da parte dei vincitori di una procedura concorsuale aperta e pubblica”.

Ora la pronuncia della Corte costituzionale mette la parola “fine” alla vicenda ma apre interrogativi sulla sorte degli accertamenti sottoscritti negli anni dai funzionari-dirigenti.

Insomma, poiché sono state bocciate ben 767 nomine su circa 1000 dirigenti di ruolo, ciò significa che più del 50% delle cartelle che, in tutti questi anni, Equitalia ha notificato agli italiani, sono nulle! O meglio, del tutto inesistenti perché firmate da soggetti che non avevano il potere per farlo e per ricoprire tale ruolo.

VUOI SCARICARE LA SENTENZA? CLICCA QUI: I dirigenti dell’agenzia delle Entrate erano falsi: Equitalia trema
http://www.laleggepertutti.it/82257_i-d ... alia-trema
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda pianogrande il 19/03/2015, 21:24

Ma ha effetto retroattivo?
Può avere effetto retroattivo?

Allora, è anche vero che tutto il parlamento è fuori legge e con tutto quel che ne segue a cascata.

Tra l'altro, compete davvero alla corte costituzionale dare questo giudizio?
Una legge in contrasto con altre leggi (non credo sia la costituzione a stabilire come si assumono o si promuovono i dirigenti) perché va alla corte costituzionale?

Non bastava, ad esempio, il consiglio di stato, per dirimere la questione?
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda franz il 20/03/2015, 10:48

Se un atto è nullo (questa la tesi da dimostrare) in quanto firmato da una persona che non ne aveva il diritto, è come se non esistesse. Quindi sì, l'effetto sarebbe reatroattivo.
Prendi un contratto. Se il giudice stabilisce che è nullo (e le clausole di nullità esistono nel CC) allora quel contratto non è che non è piu' valido da ora in poi, ... non è mai esistito.
Il problema è che secondo me un atto amministrativo (come un'ingiunzione tributaria) è valido in base alla legge menzionata (che dà forza di legge all'atto) e non per la presenza o meno della firma di un funzionario dirigente.
Solo in una repubblica delle banane sarebbe così ... ed a questo punto pero' il dubbio si fa strada ... :( :o
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda pianogrande il 20/03/2015, 12:54

Un quesito interessante quello di Franz.
Estremizzando, un qualsiasi cittadino potrebbe multarmi per divieto di sosta.
Non sto facendo del sarcasmo.
In un paese ideale potrebbe anche funzionare così.
In una repubblica delle banane faccio licenziare chi mi ha multato.
Chissà noi in quale posizione ci troviamo tra questi due estremi?
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda franz il 20/03/2015, 15:36

pianogrande ha scritto:Chissà noi in quale posizione ci troviamo tra questi due estremi?

Non lo so con precisione. Direi non a metà strada.
Ma intanto vediamo un po' tra noi verso quale estremo vorremmo avvicinarci (senza raggiungerlo)?
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda pianogrande il 20/03/2015, 18:59

Il mio auspicio sarebbe un paese in cui chiunque possa intervenire contro le irregolarità (denunciando, segnalando, protestando...) senza rischiare l'emarginazione sociale o addirittura la pelle.
Non essere, insomma, additato e maledetto come infame.
Non essere uno che se l'è cercata o bersaglio della più italiana delle domande: "Ma chi te lo fa fare"?
Addirittura trovare la gratificazione e la gratitudine che una società sana dovrebbe riservare ai difensori della giustizia.

Siamo invece il paese dove, davanti a chiara colpevolezza, qualcuno se la cava con un cavillo e in questo è aiutato dal massimo organo giudiziario (tra l'altro, mi rimane il dubbio che fosse compito della corte costituzionale dirimere la questione).

Bello avere degli ideali.

Sopratutto se realizzabili visto che qualcuno è molto più vicino di noi alla realizzazione.
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda pianogrande il 27/03/2015, 10:23

In effetti è materia della corte costituzionale (primo dubbio da dilettante che mi era venuto) ma la corte costituzionale non ha detto che gli atti sono nulli.
Questo, almeno, leggendo la sentenza con tecniche alle quali, una volta, ero più ellenato.

Ecco che la Orlandi dice la sua.

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... f=HREC1-10

Gli atti sono validi dice la direttrice (perché direttore?) dell'agenzia delle entrate.
Sicuramente non è una sentenza, la sua, ma un parere che peserà sulla decisione di avanzare o no un ricorso.

Una pronuncia definitiva su questo aspetto credo che sia inevitabile (qualche ricorso partirà nonostante le dichiarazioni della Orlandi e qualcuno dovrà pur pronunciarsi).

Il mio auspicio, associandomi a Franz, è che tutto sia valido in quanto sorretto dalla legge.
Il resto sono chiacchiere da avvocati che agiranno, secondo il detto popolare, partendo con Li freghiamo e finendo con Ti hanno fregato.

All'INPS, comunque, dovrebbero farsi più furbi.
Nella mia esperienza di lavoro, non è mai successo che l'inferiore coprisse l'assenza del superiore.
Avveniva sempre il contrario.... sulla carta, naturalmente.
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Re: La Corte Costituzionale abbatte Equitalia

Messaggioda franz il 28/04/2015, 9:09

"L'economia guidata dai TAR"

MAI come in questo periodo si ha l'impressione che l'apparato statale sia prigioniero della propria inefficienza e dell'incapacità della classe politica di ridurre la spesa pubblica. La delega fiscale, che ha preso forma nei tre decreti delegati approvati dal Consiglio dei ministri, è ancora un Vaso di Pandora e i giudizi sul modo in cui viene affrontata l'annosa questione dell'abuso di diritto sono contrastanti. Nel frattempo ci pensano i giudici, nel bene e nel male, a scardinare alcune certezze.

Molti lettori si ricorderanno la sentenza della Corte Costituzionale di febbraio che ha dichiarato illegittima la nomina di 767 dirigenti dell'Agenzia delle Entrate, in quanto promossi senza rispettare i principi normativi che regolano l'iter di carriera e prevedono concorsi pubblici. Oltre allo scandalo provocato dal constatare che i controllori della probità fiscale degli italiani a casa propria distribuivano prebende all'italiana, subito si pose il problema se gli atti firmati dai dirigenti illegittimamente nominati avrebbe- ro potuto essere dichiarati nulli. Si rischiano difatti migliaia di accertamenti vaporizzati dalla mancanza di poteri di chi li aveva disposti.

Quando mai! La direttrice dell'Agenzia, Orlandi, e — con minore veemenza — il ministro Padoan subito avvertirono i contribuenti di non "sprecare i propri soldi" iniziando ricorsi inutili perché gli atti erano validi, anzi validissimi. Malauguratamente in Italia tuttora esistono persone disposte ad investire il proprio denaro per far valere i propri diritti e così un contribuente monzese ha ottenuto una sentenza dalla Commissione tributaria provinciale di Milano che sembra smentire le granitiche certezze del governo e dei suoi burocrati. I giudici ambrosiani, infatti, hanno ritenuto che un avviso di accertamento firmato da un presunto dirigente il cui nome risultava nell'elenco di quelli individuati dal Consiglio di Stato tra i promossi irregolarmente sia invalido. Tali atti devono essere firmati da personale di "carriera direttiva" e tale non era il funzionario nel caso di specie. Orbene, una sentenza da sola non costituisce un precedente inespugnabile ed è possibile che altri magistrati esprimano pareri diversi. I responsabili politici e dell'amministrazione, però, è bene che d'ora in poi si limitino a profondersi in sentite scuse per il malfunzionamento della Pubblica amministrazione e non si ergano da imputati a giudici.

Un caso inquietante emerge invece dal Tar di Roma. A fronte della legittima richiesta di una ricorrente di vedersi liquidato un indennizzo dovuto dal ministero della Salute a partire dal 2009, i togati capitolini hanno stabilito che in effetti il diritto al risarcimento non si poteva negare, ma senza gli interessi di mora. Invero, il codice del processo amministrativo (c. p. a.) stabilisce che il resistente (la Pa) non deve pagare somme di denaro quando "ciò sia manifestamente iniquo" o "non sussistono altre ragioni ostative". Ebbene tali ragioni sono state individuate nelle oggettive condizioni economiche ("debitamente documentate"!) in cui versa il ministero, nonché "la notoria situazione di congiuntura che ha imposto severi tagli alla spesa pubblica onde evitare la paventata insolvenza degli enti pubblici".

A leggere questo passo si rimane sbalorditi. Dimentichiamoci un momento la valutazione bizzarra che il Tar compie sui "severi tagli alla spesa" (ma che ne sa? Negli anni la spesa corrente non è mai diminuita), in ogni caso il principio è strabiliante: i pubblici amministratori non sanno tenere i conti in ordine e quindi è giusto che non paghino i debiti? Lo sgomento aumenta quando si capisce che questa linea di pensiero non è nuova poiché già altre decisioni del Tribunale amministrativo avevano sancito il principio nel 2014 e nel 2012.

Si tratta però di una discrezionalità intollerabile: in primis non possono essere giudici amministrativi a decidere quando esistono "oggettive condizioni economiche" che impediscono di pagare. Di oggettivo non c'è nulla in una valutazione siffatta. Inoltre, uno squilibrio tra lo Stato creditore che esige dal cittadino il dovuto ed uno debitore che se non ha il denaro non paga, non solo ferisce il senso di giustizia ma rischia di creare una catastrofe. Chi comprerebbe più i titoli del debito pubblico italiano o degli enti locali se un domani, appellandosi all'art. 114 del c. p. a., la Regione X o il Comune Y potessero rifiutarsi di pagare gli interessi? Chi parteciperebbe agli appalti pubblici, correndo questi rischi rispetto ai propri compensi (speriamo che nessuno straniero legga questa sentenza)?

È probabile che l'interpretazione che i giudici amministrativi hanno dato della norma sia distorta e, appunto, "manifestamente iniqua". Se ci fossero dubbi intervenga subito il governo o il Parlamento a rimediare ad una simile stortura. E, ancora una volta, profonde scuse per come viene trattato il cittadino e il principio di uguaglianza di fronte alla legge non sarebbero sgradite. adenicola@ adamsmith. it Twitter @ aledenicola

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ref=search
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