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Jobs act, Art 18, indennizzo

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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda franz il 31/12/2014, 14:32

Robyn ha scritto:Gli esuberi ci sono se si fanno assunzioni clientelari.

No. Gli esuberi ci sono se si svolgono lavori che non servono o non servono piu'.
E la burocrazia italiana è un "lavoro che non serve".
Non serve al paese, alle aziende, ai cittadini.
Non sto parlando di poliziotti, docenti, infermieri, dottori, magistrati.
Sto parlando della pletora di amministrativi imboscati a tutti i livelli, dai ministeri alle regioni, dalle provincie ai comuni, dalla asl alle segreterie scolastiche. Gente che passa la giornata timbrando nulla osta, a rimandare persone da uno sportello all'altro. A consigliare di rivolgersi a patronati e sindacati (o consulenti privati) per lavori che dovrebbero fare loro.
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda Robyn il 31/12/2014, 14:44

mandare da uno sportello all'altro come nel film di Fantozzi.Fantozzi vadi all'ufficio 14,all'ufficio 14 Fantozzi vadi all'ufficio 16,all'ufficio 16 Fantozzi vadi all'ufficio 18,all'ufficio 18,Fantozzi,Pupazzi lo sportello è chiuso facci la fila domani.In Uk i Tory hanno diminuito gli impiegati,perche Blair li aveva aumentati di 400,000
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda Robyn il 31/12/2014, 22:10

Il ddl Madia prevede che chi abbia maturato i requisiti per la previdenza non possa più lavorare nella Pa e mi sembra giusto,e chi è prossimo alla pensione venga prepensionato.Altre cose che si potrebbero fare è spostare i dipendenti pubblici in esubero in particolare quelli della burocrazia dalla Pa al privato.Per ex nel nostro paese è poco diffusa la spedizione di pacchi,lettere e raccomandate attraverso agenzie private.La scuola privata che affianca quella pubblica già c'è,gli ospedali privati che affiancano quelli pubblici già c'è le agenzie interinali che affiancano le agenzie per l'impiego gia ci sono.Allora in quali altri servizi il privato potrebbe affiancarsi alla Pa per assorbire gli esuberi della burocrazia?
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda franz il 01/01/2015, 11:37

Robyn ha scritto:Altre cose che si potrebbero fare è spostare i dipendenti pubblici in esubero in particolare quelli della burocrazia dalla Pa al privato.Per ex nel nostro paese è poco diffusa la spedizione di pacchi,lettere e raccomandate attraverso agenzie private.La scuola privata che affianca quella pubblica già c'è,gli ospedali privati che affiancano quelli pubblici già c'è le agenzie interinali che affiancano le agenzie per l'impiego gia ci sono.Allora in quali altri servizi il privato potrebbe affiancarsi alla Pa per assorbire gli esuberi della burocrazia?

In generale un amministrativo dovrebbe essere un grado, se adeguatamente qualificato, di lavorare in qualsiasi azienda privata per fare lavori amministrativi. Assicurazioni, banche in primo luogo ma anche tutto il backoffice ed il frontoffice di milioni di piccole e medie aziende. Non è comunque detto che si debba fare lo stesso lavoro di prima. Quando nei primi del 1900 si passo' dal mondo della trazione animale a quello della trazione e motore, milioni di posti di lavoro furono persi (stallieri, miniscalchi, veterinari, costruttori di finimenti e carrozze, cocchieri). Ma nacquero nuove professioni (meccanici, operai alle prime catene di montaggio). Non tutti poterono convertirsi (come fecero i carrozzieri). Il mondo è fatto cosi' Robyn. A volte tocca imparare un lavoro nuovo.
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda Robyn il 01/01/2015, 13:47

Più che lavorare nelle aziende parlavo di costituire agenzie private che si occupassero di fornire servizi come ad esempio il bookoffice il frontoffice fornito ad aziende,banche,assicurazioni poi se uno vuole lavorare in azienda è libero di farlo.Inoltre oltre ad agenzie private per spedizioni pacchi lettere raccomandate si potrebbe pensare ad agenzie multiservizi private in cui i lavoratori pubblici possono confluire e che offrono per ex il trasfert money,il pagamento delle utenze,le ricariche di cellulari,fax,fotocopie,servizi di scanner,ricarica carte di credito prepagate per ex il Pay Pal o altre carte.Abbiamo i tabaccai che fanno tutto e che magari si infastidiscono ad offrire certi servizi possono pensare a vendere pacchetti di sigarette e gratta e vinci.Possono esserci altre idee sù come trasferire dalla Pa al privato i lavoratori in esubero
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda flaviomob il 06/02/2015, 2:04

...
3. Qualche esempio concreto

Mario è un operaio di 58 anni: da otto anni lavora ai telai della “Paola Textile” di Montemurlo, vicino Prato. Durante un periodo di malattia dovuto ad un grave problema cardiaco, Mario chiede, in vista del rientro, di cambiare mansione; l'azienda, per tutta risposta, lo licenzia adducendo un giustificato motivo soggettivo. Mario fa ricorso contro la sentenza e il giudice, avendo riconosciuto l'illegittimità del licenziamento, condanna l'azienda alla reintegrazione del lavoratore e al pagamento di tutte le mensilità e i contributi dovuti dal giorno del licenziamento a quello della reintegrazione. Mario potrebbe scegliere di prendere 15 mensilità, oltre a quelle già dovute dall'azienda, e di non rientrare, ma è lontano dalla pensione, non è riuscito a trovare un altro lavoro ed ha bisogno di continuare a versare i contributi pensionistici, quindi sceglie di rientrare in fabbrica. La norma di riferimento è l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Domenico è un operaio della Fiat di Pomigliano d'Arco, vicino Napoli. La Fiat lo licenzia in seguito ad una manifestazione durante la quale Domenico, in qualità di RSU, aveva esposto striscioni contro la precarietà e per la sicurezza sul posto di lavoro, facendo anche un intervento al megafono. Il giudice ha stabilito che il licenziamento era sproporzionato, quindi illeggitimo, e ha condannato la FIAT alla riassunzione a alla corresponsione di tutte le mensilità e i contributi intercorsi dal licenziamento alla riassunzione. La norma di riferimento è l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Piero è un impiegato dell'Atla srl. Un giorno manda una mail a un collega con giudizi poco lusinghieri sul lavoro di un particolare settore (“Parlare di pianificazione nel gruppo Atti è come parlare di psicologia con un maiale”), la mail finisce sulla scrivania del titolare dell'azienda che lo licenzia in tronco, senza preavviso, per “giusta causa”. Il giudice ridimensiona il fatto a un comportamento non particolarmente offensivo, considera dunque spropositata la sanzione e condanna l'azienda alla reintegrazione, fatta salva la scelta di Piero di avere, in alternativa, 15 mensilità. La norma di riferimento è l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Mario, Domenico e Piero sono persone realmente esistenti (solo il primo nome è inventato). Le loro storie sono prese dalle cronache degli ultimi anni. Che cosa sarebbe successo alle loro vite se, al momento del licenziamento, fosse stato già in vigore il contratto a tutele crescenti di Renzi?

Mario: il licenziamento è stato riconosciuto illegittimo, ma non è annullabile (il fatto addotto dall'azienda, forse la prolungata assenza del lavoratore e l'impossibilità di rimpiegarlo con una nuova mansione, sussiste). Mario viene mandato a casa con circa 20000 euro, a 58, con scarse o nulle possibilità di ricollocarsi (data l'età e la patologia)

Domenico: il licenziamento è stato riconosciuto illegittimo in quanto sproporzionato, ma non é annullabile (il fatto contestato dalla Fiat, cioè la manifestazione, sussiste). Domenico viene mandato a casa con un indennizzo massimo di poco meno di 30000 euro.

Piero: il licenziamento è stato riconosciuto illegittimo in quanto sproporzionato, ma non è annulabile (il fatto contestato dall'azienda, cioè la mail, sussiste). Piero, come Domenico, viene mandato a casa con un indennizzo massimo di poco meno di 30000 euro.

Questo è ciò che succederà a lavoratrici e lavoratori che, ad un certo punto della loro carriera, vengono licenziati e fanno ricorso davanti al giudice. Ma che dire di tutti gli altri?

Maria è un'addetta alle pulizie e lavora in un Ateneo. Assunta da un anno, un giorno lascia incustodite le attrezzature e i prodotti per la pulizia, che vengono rubati. Maria viene licenziata. Il giudice riconosce l'illegittimità del licenziamento – il contratto di categoria prevede una multa per questa dimenticanza, non il licenziamento - ma non può ordinare la reintegrazione: Maria viene mandata a casa con meno di 2000 euro di indennizzo.

Adriana è un'operatrice di call center. Lavora da due anni senza problemi, finché l'azienda non decide di ristrutturare, ridimensionando il personale, e la licenzia adducendo come motivo l'aver perso una commessa da un cliente di grandi dimensioni. Il giudice riconosce l'illegittimità del licenziamento, in quanto l'azienda avrebbe potuto ricollocare Adriana in un altro settore, ma il fatto – la perdita della commessa – sussiste, per cui non può ordinare la reintegrazione: Adriana va a casa con meno di 4000 euro di indennizzo.
...
http://www.sinistrainrete.info/lavoro-e ... cnico.html

Articolo sul Jobs Act scritto da Clash City Workers


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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda franz il 06/02/2015, 9:50

flaviomob ha scritto:...Mario: il licenziamento è stato riconosciuto illegittimo, ma non è annullabile (il fatto addotto dall'azienda, forse la prolungata assenza del lavoratore e l'impossibilità di rimpiegarlo con una nuova mansione, sussiste). Mario viene mandato a casa con circa 20000 euro, a 58, con scarse o nulle possibilità di ricollocarsi (data l'età e la patologia)

Nel caso di Mario, in un paese serio, se la patologia è invalidante allora dovrebbe scattare un assegno di invalidità (con versamento dei contributi pensionistici). Oppure nell'ambito di programmi di reinserimento al lavoro potrebbe segure corsi di formazione e trovare un'occupazione in cui la sua patologia non sia un problema.
Domenico per me dovrebbe essere reintegrato e Piero invece no ed imparerà a non mandare mail offensive. Ne farà tesoro nel prossimo impiego, naturalmente.
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda Robyn il 06/02/2015, 19:43

Flavio ma secondo te se uno và a lavorare in'azienda e poi viene licenziato per motivi futili e bene o è male?A questo punto si capisce che è bene così ,meglio andare da un'altra parte piuttosto che stare a lavorare con gli "estremisti"
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda franz il 07/02/2015, 10:17

Non lo so. Secondo me per futili motivi si puo' solo litigare. I futili motivi sono un'aggravante nel campo penale, mi pare. Io cerco di vederla dal punto di vista del datore di lavoro. Egli non licenzia mai un buon lavoratore perché è la risorsa piu' preziosa che ha. Lo fa solo se gli affari vanno così male che non riesce piu' a pagare gli stipendi.

Ma se gli affari vanno abbastanza bene non ha moitvi di licenziare. Anzi ha solo motivi per assumere. Tuttavia potrebbe notare che non tutti i suoi dipendenti sono uguali. Alcuni sono ottimi, capaci di fare, produttivi, propositivi, preparati, disponibili, flessibili. Altri meno. Altri per nulla. Non ditemi che non è possibile perché è l'umana variabilità che ci rende tutti diversi.

Ecco io ritengo che un datore di lavoro ha tutto il diritto, se lo ritiene, di licenziare un lavoratore che è sotto una certa soglia di prestazioni, per assumere al suo posto un altro che sa essere di quelli bravi. E sono sicuro che è anche disposto a pagare bene il nuovo assunto. Piu' di quello che pagava prima. E cercherà di trattenere, pagandoli neglio, quelli bravi che se ne volessero andare, attratti dalla concorrenza. Ne ha diritto perché se la sua azienda è formata da un maggior numero di dipendenti qualificati, preparati e produttivi, gli affari andranno ancora meglio. Ora mi chiedo, questi sono "futili motivi"?

Come datore di lavoro ho diritto, ritengo, di licenziare Piero, che a torto o a ragione critica in modo sotterraneo l'azienda. Cosi' come ho diritto di licenziare Mario se la sua patologia lo rende inadatto al lavoro ed attualmente non ho bisogno di personale nelle mansioni alternative che lui potrebbe ricoprire. L'azienda non deve diventare un serbatoio di casi sociali. I casi sociali, per definizione, li gestisce la società. Che poi la società italiana in questi casi gestisca troppi falsi invalidi e poco i veri casi non è motivo per un giudice (pezzo di Stato) di reintegrare Mario o di indennizzarlo a spese dell'azienda.

Questi non sono motivi futili, secondo me. Futili motivi è licenziare, caso mai, un dipendente perché va a letto con la moglie del capo, oppure perché tifa e sostiene ad una squadra di calcio diversa da quella del padrone. Ma anche qui il reintegro ha poca ragion d'essere mentre l'indennizzo ci sta bene. Nel caso di Domenico io direi che se questo lavoratore viene licenziato solo in quanto membro attivo di una rappresentanza sindacale e non risultano altre carenze (dimostrabili) a livello di produttività, il suo licenziamente è gravemente discriminatorio ed andrebbe riassunto, rimesso in organico, con anche una bella multa da pagare a carico dell'azienda. Chiaro che se tra assemblee, permessi sindacali e cose varie, costui è assente al 50% (o anche di più come avviene per certi vigili romani e di altre cittài) la produttività è praticamente dimezzata ma lo stipendio è pieno. In questo caso pero' il problema non è Domenico ma le regole e chi ha permesso che questo sistema di permessi ed assenze giustiticate potesse essere instaurato nel paese.
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Re: Jobs act, Art 18, indennizzo

Messaggioda Robyn il 07/02/2015, 11:52

Per me il problema dell'articolo 18 non esiste per varie cause
La prima è che le aziende al di sotto dei 15 dipendenti non ce l'hanno l'articolo eppure non succede niente,la seconda è che c'è l'indennizzo che disincentiva i motivi futili.La terza è che le aziende devono imparare a fare un buon uso delle regole che hanno.La quarta è che il licenziamento per motivi legati a crisi,ristrutturazione è cosa ben diversa dal licenziamento disciplinare.Tutto questo casino sui disciplinari si poteva evitare.Per evitarlo servivano cose semplici.La prima per evitare licenziamenti futili bastava inserire che dopo tre warning ovvero dopo tre infrazioni disciplinari si potesse licenziare come in Uk,quindi il licenziamento era in relazione alle ripetute infrazioni disciplinari,seguendo un criterio di proporzionalità,la seconda è l'opting out nel quale il magistrato preferisce l'indennizzo alla reintegrazione anche se il lavoratore avrebbe diritto alla reintegrazione,perche magari valuta che in quell'azienda non esistono più i margini per poter restare e non può essere il datore ad optare per l'indennizzo perche contraddirebbe l'emissione di un giudizio può al limite chiedere al magistrato di optare per l'indennizzo sarà il magistrato a scegliere
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