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Scontro di generazioni

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Scontro di generazioni

Messaggioda franz il 10/11/2014, 0:09

CLASH OF GENERATIONS
Riportiamo un’intervista all’economista americano Laurence J. Kotlikoff, pubblicata sull’ultimo numero di Bulletin, la rivista di Credit Suisse. Kotlikoff vede nero per le generazioni future: vengono sfruttate e praticamente espropriate. La previdenza per la vecchiaia e il sistema sanitario non devono più essere finanziati. Per salvare il mondo occidentale, ci vogliono riforme radicali e rinunce.

Intervista: Daniel Ammann e Michael Krobath

Professor Kotlikoff, lei mette in guardia da un Clash of Generations, un conflitto tra generazioni. Quanto è grave la situazione?

Più grave di quanto pensiamo. In realtà ho minimizzato: non è un conflitto tra generazioni, ma una guerra. Facciamo guerra ai nostri stessi figli. E sa qual è la cosa peggiore? Questa guerra la vince­remo noi.

Guerra? Lei usa un’ immagine drastica.

Naturalmente non è una guerra condotta con carri armati e colpi di artiglieria. Ma una guerra fatta di deficit di finan­ziamento e consumi crescenti degli anziani a spese delle generazioni future. L’esempio più lampante è la previdenza per la vecchiaia. Si tratta del nostro successo più fatale: abbiamo trasformato la pensione in un’occupazione ben pagata a lungo termine. Volevamo compiacerei nostri anziani promettendo loro cifre sempre più alte per tutelare la loro salute e sicurezza.

Sembra un atteggiamento generoso. In che senso dovrebbe trattarsi di una guerra?

In questo modo facciamo un grande torto ai nostri figli e nipoti. Il costo di questa generosità è l’enorme debito pubblico che ricade sulle loro spalle. Per colmare gli scoperti ci vorrebbe un’eternità. I nostri figli non saranno in grado di pagare il conto. E anche noi siamo ben lungi dal poterlo, o volerlo, saldare.

Quali saranno le conseguenze?

Dal punto di vista fiscale, stiamo sfrut­tando le generazioni future. Per decenni a venire, i giovani saranno praticamente espropriati. Questa situazione si verifica nel mio paese, gli Stati Uniti. Si verifica in Europa occidentale. Si verifica in Cina e Giappone. Forse i giovani non lo sanno ancora, ma saranno loro a pagare lo scotto. Crescono con passività finanziarie che di sicuro un giorno i futuri governi pretenderanno da loro.

Allora perché non si fa niente?

I giovani vedono negli anziani i loro genitori e i loro nonni, per questo li sostengono. Ma spesso, quando gli anziani pensano ai giovani, sembrano vedere solo estranei. Non ci compor­tiamo da persone adulte. Gli adulti si preoccupano per i loro figli. Noi non lo facciamo.

Cosa dovrebbe accadere?

Innanzi tutto bisognerebbe prendere atto della gravità della situazione. Se i privati non sono più in grado di pagare i loro conti, vanno in bancarotta. Se le imprese non sono più in grado di pagare i loro conti, vanno in bancarotta. E se gli Stati non possono più pagare i loro conti, vanno in bancarotta, anche se stampano denaro che continua ad essere accettato dagli altri paesi.

Sta affermando che il mondo occidentale è in bancarotta?

Il mio paese, gli Stati Uniti, è in banca­ rotta – anche se ancora non lo sappiamo. Il governo americano non riuscirà a colmare le nostre lacune fiscali prima di un orizzonte temporale indefinito. E non è dato di sapere se con i suoi investimenti possa coprire le passività esplicite e implicite del futuro. È una contabilità fraudolenta! Peggio di ciò che hanno fatto Bernie Madoff con la sua truffa a piramide o Enron con i suoi falsi in bilancio.

Ci spieghi brevemente cosa intende per lacune fiscali.

In parole povere: la lacuna fiscale è il conto in carte di credito del governo. Si tratta della differenza tra le entrate future previste e tutte le probabili spese di uno Stato. Il problema non è il debito pubblico ufficiale che figura nelle statistiche. Il problema sta nei debiti nascosti, nelle promesse di pagamento implicite che vengono prudentemente tenute fuori dai conti del governo. Tenendo conto di queste promesse di pagamento implicite del sistema pensio­nistico e sanitario, gli Stati Uniti presen­tano una lacuna fiscale più grave rispetto, ad esempio, alla Grecia o alla Spagna.

A quanto ammonta?

Allo Stato americano mancano 202 000 miliardi di dollari per poter far fronte a tutte le promesse fatte ai suoi cittadini.202 000 miliardi. Questa lacuna equi­ vale a dodici volte il prodotto interno lordo. La maggior parte degli Stati occidentali industrializzati si trova in una situazione altrettanto desolante. Alcuni anni fa l’abbiamo stimata anche per la Germania: già allora risultava una lacuna di 7000 miliardi di euro. Per lo­ più i sistemi pensionistici dei paesi industrializzati non sono altro che sistemi a piramide, ormai consolidati da decenni. Cadrebbero a pezzi nel momento in cui i giovani si rifiutassero, o non fossero più in grado, di sostenere i pagamenti a beneficio degli anziani. In fin dei conti non possono pagare più tasse di quanto guadagnino.

La sua diagnosi è drammatica. Ha anche una terapia?

Un fatto è certo: non esistono soluzioni indolori. Negli ultimi decenni, i consumi pro capite degli anziani hanno fatto registrare un drastico aumento. Nel 1960 gli ottantenni consumavano mediamente circa due terzi dei trentenni. Oggi con­sumano il 50 per cento in più dei tren­tenni. Si tratta di una massiccia ridistri­buzione dai giovani, non importa quanto poveri, agli anziani, non importa quanto ricchi. Il motivo di questo aumento è riconducibile ai sistemi sociali e sanitari non più finanziabili a lungo termine, nonché alle agevolazioni fiscali per gli anziani. Gli anziani consumano più di quanto dovrebbero. Questo è un dato di fatto. Devono fare rinunce. Dobbiamo ridurre i diritti alle prestazioni delle generazioni anziane.

Ci faccia un esempio concreto, cifre alla mano.

Per colmare la lacuna fiscale, lo Stato americano dovrebbe aumentare le imposte, fin da subito e in via definitiva, del 57 per cento oppure ridurre tutte le prestazioni del 37 per cento. E i sistemi fiscale, sanitario e sociale richiedono riforme radicali e semplificazioni. Solo così gli Stati Uniti potranno salvarsi.

Queste sono davvero notizie funeste. Come vorrebbe riformare il sistema?

Dobbiamo puntare in alto. Propongo di abolire l’attuale sistema di previdenza per la vecchiaia e di sostituirlo con un sistema in cui tutti risparmino per un «conto di sicurezza personale». Negli Stati Uniti è in corso una crisi del rispar­mio su scala nazionale. La generazione del baby boom che ora va in pensione ha risparmiato troppo poco nel corso della vita. Lo scorso anno abbiamo rispar­miato solo il 2 per cento del prodotto interno lordo. Negli anni Cinquanta questa cifra era del 15 per cento! Molti baby boomer nella loro vecchiaia dipen­deranno in larga misura dall’assicura­zione sociale.

Come funzionerebbe un simile «conto di sicurezza personale»?

Innanzi tutto «congelerei» il sistema esistente. Tutte le passività maturate verrebbero garantite dallo Stato e anche rimborsate al momento opportuno. Ciascuno dovrebbe versare l’8 per cento del suo reddito sul proprio conto di sicurezza personale. Il denaro versato verrebbe investito da un computer in un indice globale, basato su azioni, obbligazioni, titoli di Stato e fondi immobiliari. In questo modo le spese risulterebbero praticamente nulle. Al raggiungimento dei 60–70 anni, il computer converti­rebbe il capitale sul conto di sicurezza personale in una pensione, in funzione dell’aspettativa di vita media. Impor­ tante: il governo garantirebbe protezione inflazionistica al capitale. Di conse­guenza si manterrebbe come minimo il capitale versato, compensando inoltre l’inflazione.

Quanto denaro si risparmierebbe?

Negli Stati Uniti circa 60.000 miliardi di dollari solo nella previdenza per la vecchiaia.

Senza drastiche riduzioni delle prestazioni questo resta un obiettivo irraggiungibile. Quindi i giovani di oggi devono aspettarsi molto meno degli anziani attuali?

Molto meno, sì. Meno di quanto sia stato loro falsamente promesso e che comunque non avrebbero mai ricevuto.

Però i giovani non ci guadagnerebbero nulla.

Naturalmente i giovani di oggi saranno duramente colpiti, ma anche agevolati dal nuovo sistema. I loro risparmi, ampia­ mente diversificati, saranno investiti gratuitamente sui mercati globali. Il loro capitale sarà protetto dalle perdite di valore. Ma soprattutto: avranno accesso a una moderna previdenza per la vecchiaia, che sarà anche realmente sostenibile.

Come pensa di trovare maggioranze politi­ che per una simile riforma, che impone sacrifici a tutti? Difficilmente gli anziani voteranno contro i loro interessi.

Perché non concedere doppio diritto di voto ai giovani fino ai 35 anni, che in questo modo potrebbero dare voce anche ai non nati?

Lei sarebbe ancora più radicale, non è vero?

Al Simposio di San Gallo mi è stato chiesto: «Dobbiamo quindi negare agli anziani il diritto di elezione e di voto?». Il pubblico ha risposto «No». Ma la mia risposta è: «Sì!».

Difficilmente questo aumenterebbe le probabilità di riuscita delle sue proposte di riforma.

Dobbiamo anche appellarci agli interessi personali degli attuali quarantacin­quenni, cinquantenni e cinquantacin­quenni. Anche loro sono vittime di questo sistema.

Crede che i politici siano pronti per soluzioni innovative?

No, è già troppo tardi. Avrebbero dovuto farlo trenta, quarant’anni fa. Non credo più che i repubblicani o i democratici delibereranno le misure necessarie. Thomas Jefferson, celebrato in ugual misura da repubblicani e democratici, scrisse già 200 anni fa: «Chi spende il denaro a danno dei posteri e lo definisce un investimento tradisce il futuro in grande stile».

Quando i giovani si renderanno conto della gravità della situazione, si arriverà a disordini sociali?

(Sospira). Penso proprio che assisteremo a disordini sociali. Il problema è destinato a ingigantirsi sempre più.

Per lei personalmente cosa è cambiato da quando si occupa di questo tema?

L’idea che un giorno andrò in pensione. E sono preoccupato per i miei due figli.

Quanti anni hanno?

16 e 23 anni.

Qual è la sua principale fonte di pre­ occupazione?

Sento così spesso storie di giovani bene istruiti, usciti dalle migliori università come Harvard, che non trovano lavoro. Un anno fa, il figlio di cari amici ha conseguito la laurea in economia a Yale. È intelligente – e da un anno disoccu­pato, sebbene abbia inviato decine di candidature. Dieci anni fa, nella stessa situazione, avrebbe subito trovato un lavoro da 100 000 dollari.

Con simili prospettive, conviene ancora studiare?

Più che altro sarei molto cauto prima di contrarre debiti. Prima andrei a spillare denaro da genitori e nonni, zii e zie. Il mio obiettivo era far studiare all’università i miei figli senza indebitarmi. Come profes­sore a Boston, guadagno relativamente bene, ma il mio tenore di vita non è molto diverso da quello delle famiglie del ceto medio. Per me è sempre stato più impor­ tante spendere il mio reddito per la forma­zione dei miei figli.

Cosa consiglierebbe ai giovani?

Non fate debiti! Impegnatevi attivamente nella politica! Negli Stati Uniti esiste la American Association for Retired People, una lobby di pensionati. Ciò che servirebbe è una Association for Young People, che lotti per una maggiore equità tra le genera­zioni. Infine: non votate più per questi politici! Hanno fallito su tutta la linea.

E cosa consiglierebbe, sul piano individuale, a un giovane?

I giovani devono sapere che le imposte elevate, che sono necessarie, e i tagli alla spesa li colpiranno duramente. Al limite,devono chiedersi se non sia il caso di cercare lavoro all’estero. Lo dice un patriota, uno che preferisce rimanere negli Stati Uniti e risolvere i problemi.

Come prepara i suoi figli alla catastrofe?

Risparmio per loro.

In piena crisi, ciò che resta è la famiglia, come ai vecchi tempi.

È proprio così. La mia partner ha una figlia che ha conseguito la laurea in una buona scuola di Boston. Vive a New York e guadagna 50 000 dollari: per New York è troppo poco. Recentemente ci ha fatto visita ed era disperata. Dovendo ancora restituire un prestito universitario, fatica ad arrivare a fine mese. Sua madre ha deciso di accollarsi il prestito. Questo esempio la dice lunga sulle pressioni cui sono sottoposti i giovani al giorno d’oggi.

Il ceto medio è al capolinea?

Il ceto medio americano è destinato a soccombere. Prima c’era il sogno ameri­cano: i nostri figli dovevano fare più strada di noi. Ora il sogno americano assomiglia sempre più a un incubo. È una catastrofe annunciata, ma noi non facciamo ciò che serve per evitarla. È tragico e irresponsabile.


Laurence J. Kotlikoff, 63 anni, docente di eco­nomia all’Università di Boston, è uno dei più stimati economisti statunitensi, noto per i suoi arguti punti di vista. Sotto la presidenza di Ronald Reagan, negli anni Ottanta, era attivo nel Presi­ dent’s Council of Economic Advisers (Consiglio dei Consulenti Economici) in qualità di Senior Economist. A conferirgli fama internazionale fu il Generational Accounting, che contribuì a sviluppare all’inizio degli anni Novanta: questo «bilancio intergenerazionale» tiene in conside­razione tutte le promesse di pagamento attuali e future di uno Stato, quindi oltre alla spesa pubblica esplicita anche il debito pubblico impli­cito, soprattutto quello risultante dalle assicu­razioni sociali. Kotlikoff scrive articoli di fondo e blog per «Financial Times», «New York Times» e per l’agenzia economica «Bloomberg».

L’intervista si è svolta l’8 aprile nella cornice del Simposio di San Gallo, sostenuto dal Credit Suisse.
http://www.ildeboscio.com/2014/11/04/cl ... nerations/
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda pianogrande il 10/11/2014, 2:58

Leviamogli il diritto di voto.

Mettiamoli tutti in aree appositamente attrezzate per ridurre al minimo i consumi.

Magari, potremmo scriverci sopra: il baso consumo rende liberi.

Come si fa a dare tanto spazio a un simile delirio?

In questo periodo, mi piacerebbe sapere quanto del "consumo" degli anziani sia ritornato ai giovani come sostegno a un reddito troppo basso.

Mah!

Sto dando troppa importanza ai discorsi di un tizio in cerca di un po' di notorietà.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda Stefano'62 il 10/11/2014, 3:37

Altro che la Spectre,la realtà è molto peggio.
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda Iafran il 10/11/2014, 10:25

Ce la prendiamo sempre con la spesa sociale ed i pensionati!
Lo Stato deve proprio tagliere sul benessere dei suoi cittadini?
Poi, gli Stati, le società o i cittadini che hanno accumulato ingenti capitali continueranno ad incassare?
Una cosa è certa: se tutti gli Stati sono in deficit ci saranno quelli che devono raccogliere ...
Il discorso vale anche all'interno di uno Stato.
Una diversa politica da quella finora conseguita (all'interno delle società umane) mi sembra proprio un giusto suggerimento.
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda franz il 10/11/2014, 18:41

Iafran ha scritto:Ce la prendiamo sempre con la spesa sociale ed i pensionati!
Lo Stato deve proprio tagliere sul benessere dei suoi cittadini?

Che strano.
Su altri temi (ambiente) il principio dominante è la sostenibiltità.
Perché non deve esserlo anche sulle pensioni?
Perché non interrogarsi se le scelte di oggi sono sostenibili nel breve, medio, lungo periodo?
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda Iafran il 10/11/2014, 21:03

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Ce la prendiamo sempre con la spesa sociale ed i pensionati!
Lo Stato deve proprio tagliare sul benessere dei suoi cittadini?

Che strano.
Su altri temi (ambiente) il principio dominante è la sostenibiltità.
Perché non deve esserlo anche sulle pensioni?
Perché non interrogarsi se le scelte di oggi sono sostenibili nel breve, medio, lungo periodo?

Lo Stato non dovrebbe darsi da fare per garantire assistenza e benessere ai suoi cittadini dalla nascita fino alla morte?
Se è sì, che si organizzi allora, senza tergiversare o fare di tutto per sfruttarli vita natural durante.
Se è no, le premesse ci sono tutte per far sentire i pensionati zavorra sociale e favorire la peggiore delle soluzione: quelli che non appartengono alla casta non avranno pensione ... o lavorano o moriranno di fame!
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda franz il 11/11/2014, 8:36

Iafran ha scritto:Lo Stato non dovrebbe darsi da fare per garantire assistenza e benessere ai suoi cittadini dalla nascita fino alla morte?

La risposta non è netta, si o no.
Lo stato deve garantire protezione a tutti (questo si') e assistenza agli indigenti (non a tutti, quello è il comunismo e sappiamo che non funziona). Quanto al benesserere non è lo Stato a garantirlo ma siamo tutti noi, lavorando. Come dovere, piu' che come diritto.
Il tenore di vita degli anziani puo' essere ottenuto in diversi modi (principalmente compartizione e/o capitalizzazione) ma deve comuque essere "sostenibile".
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda flaviomob il 11/11/2014, 12:07

Abbassiamo le pensioni, così i ladri delle grandi opere per le Tangenti ad Alta Velocità possono ingrassarsi ancora un pochino, no?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda pianogrande il 11/11/2014, 12:55

flaviomob ha scritto:Abbassiamo le pensioni, così i ladri delle grandi opere per le Tangenti ad Alta Velocità possono ingrassarsi ancora un pochino, no?


Eh, sì.
Questo spostare (in generale e non riferito in particolare a Franz) il conflitto contro i ladri di stato a conflitto tra generazioni (contro i "privilegi") è una tattica cominciata dal primo governo Berlusconi e, almeno a mia memoria, con il termine "privilegio" sbandierato da un Pannella berlusconizzatosi più veloce della luce.

Credo che ad altrettanto esame di "sostenibilità" (magari con altrettanta energia e insistenza) vadano sottoposte le varie opere pubbliche con arricchimenti privati di cui il paese è strapieno.

Non sono disposto a cedere un centesimo della mia pensione fino a che si costruiscono autostrade inutili con richiesta di risarcimento di tanta improntitudine alla collettività.

Finché le opere in Italia costeranno il doppio, il triplo che in altri paesi e i colpevoli resteranno impuniti.

L'esame di "sostenibilità" non può essere effettuato solo per i più deboli.

Forti con i deboli è uno sport antico ma, se si continua così, dove sta il progresso civile?

Se si continua a dar voce al potere ladro che si esprime attraverso questi economisti, in cosa siamo migliorati?

Nell'ambiente dove ci si arricchisce alle spalle del popolo, il conflitto tra generazioni non c'è.

Viene insistentemente ricercato all'interno delle classi subalterne che debbono vergognarsi delle conquiste del passato e mollare l'osso.

L'unico rimedio contro chi è forte con i deboli è che i deboli diventino forti anche loro.

Credo sia ora di cominciare a rifletterci e molto seriamente.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Scontro di generazioni

Messaggioda Stefano'62 il 11/11/2014, 16:47

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Ce la prendiamo sempre con la spesa sociale ed i pensionati!
Lo Stato deve proprio tagliere sul benessere dei suoi cittadini?

Che strano.
Su altri temi (ambiente) il principio dominante è la sostenibiltità.
Perché non deve esserlo anche sulle pensioni?
Perché non interrogarsi se le scelte di oggi sono sostenibili nel breve, medio, lungo periodo?

Se lo avessi domandato a me....perché le pensioni sono qualcosa di talmente necessario a prescindere (si tratta di sopravvivenza) che il suo finanziamento deve essere soddisfatto e basta.
Per questo motivo NON possono essere legate al numero delle nascite o all'ammontare di contributi e NON devono assomigliare ad un fondo di investimento e NON devono servire a mantenere gli status sociali e le mercedes.
Si fa il conto di quello che serve e si reperisce alla Tesoreria dello Stato e se è necessario si tagliano gli eccessi o si applica una Irpef diversa.
Ecco il perché.
Invece istigare al boom demografico ,in un mondo dove siamo sei miliardi e non c'è cibo né lavoro per tutti,è da idioti,ignoranti,sconsiderati,deficienti e criminali.
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