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Messaggioda flaviomob il 07/11/2014, 0:16

http://ilmanifesto.info/sconti-fiscali- ... so-italia/

Sconti fiscali alla Chiesa, l’Europa riapre il caso Italia

—  Luca Kocci, 6.11.2014


L’Europa ria­pre il fasci­colo sugli sconti fiscali con­cessi dai governi ita­liani alla Chiesa e alle asso­cia­zioni non pro­fit. Si tratta in par­ti­co­lare dell’esenzione dal paga­mento di Ici e Imu sugli immo­bili di pro­prietà degli enti eccle­sia­stici (e senza fini di lucro) in vigore, con diverse sfu­ma­ture a seconda del colore dei governi, dal 2005. Una somma che, secondo i cal­coli dei Comuni, rag­giun­ge­rebbe i 4 miliardi di euro. E che potrebbe rimet­tere in discus­sione anche le nuove regole appro­vate nel 2012 da Mario Monti e la stessa Tasi attual­mente in vigore.

La deci­sione, di qual­che giorno fa, non arriva da Bru­xel­les, sede della Com­mis­sione euro­pea, ma da Stra­sburgo, dove c’è la Corte di giu­sti­zia. I giu­dici di Stra­sburgo hanno bac­chet­tato la Com­mis­sione che liquidò come irri­ce­vi­bile un ricorso pre­sen­tato dai Radi­cali ita­liani — l’ex depu­tato Mau­ri­zio Turco e il fisca­li­sta Carlo Pon­te­silli –, invi­tan­dola, entro il 10 dicem­bre, a spie­gare nel merito le pro­prie ragioni: ovvero per­ché non costrinse il governo ita­liano a chie­dere indie­tro a Chiesa ed enti non pro­fit le tasse non pagate.

La vicenda è lunga e com­plessa. Nel 2005 il governo Ber­lu­sconi — dopo una sen­tenza della Cas­sa­zione che con­dannò le suore zela­trici del Sacro cuore di L’Aquila a ver­sare l’Ici per­ché nel loro isti­tuto ospi­ta­vano a paga­mento anziani e stu­den­tesse — sta­bilì l’esenzione totale dall’Ici per gli immo­bili di pro­prietà eccle­sia­stica in cui si svol­ge­vano atti­vità anche com­mer­ciali, pur­ché «con­nesse a fina­lità di reli­gione o di culto».

L’anno suc­ces­sivo il governo Prodi cor­resse il tiro gio­cando di avver­bio e pre­cisò che l’esenzione riguar­dava gli immo­bili desti­nati al culto e allo svol­gi­mento di atti­vità assi­sten­ziali, didat­ti­che, sani­ta­rie, spor­tive e ricet­tive pur­ché «non abbiano esclu­si­va­mente natura com­mer­ciale». Le situa­zioni limite furono sanate, ma le esen­zioni rima­ne­vano ampie, tanto che lo stesso Ber­sani, all’epoca mini­stro dello Svi­luppo eco­no­mico, ammise che la norma lasciava spa­zio a una cospi­cua «casi­stica di confine».

Nello stesso periodo i Radi­cali fecero appello all’Europa, soste­nendo che le esen­zioni con­cesse dal governo ita­liano si con­fi­gu­ra­vano come un ille­git­timo aiuto di Stato che distor­ceva il mer­cato. Nel 2012 Bru­xel­les rico­nobbe la vio­la­zione, ma con­te­stual­mente chiuse la que­stione soste­nendo che sarebbe stato impos­si­bile quan­ti­fi­care le somme dovute. Una pie­tra tom­bale, rimossa ora dalla Corte di Stra­sburgo che chiede alla Com­mis­sione di spie­gare nel merito le ragioni di quella deci­sione. Entro il 10 dicem­bre arri­verà la rispo­sta da Bru­xel­les, dopo­di­ché si arri­verà a sen­tenza e, se il com­por­ta­mento della Com­mis­sione venisse san­zio­nato, il conto per la Chiesa ita­liana potrebbe essere molto salato.

«C’è un giu­dice a Stra­sburgo, visto che non l’abbiamo tro­vato a Bru­xel­les», com­menta Mau­ri­zio Turco. «La deci­sione della Corte è molto impor­tante, di fatto rim­pro­vera alla Com­mis­sione di averla but­tata in poli­tica, cioè di non aver agito da ’guar­diana’ dei Trat­tati, ma di aver preso una deci­sione poli­tica. Ed è la dimo­stra­zione che il Vati­cano ha molti santi anche a Bruxelles».

Se arri­vasse la con­danna — che for­mal­mente riguarda solo il pas­sato — potreb­bero essere rimessi in discus­sione anche i cri­teri che attual­mente rego­lano la Tasi: ovvero esen­zione per le cli­ni­che pri­vate che hanno una con­ven­zione con il Ssn e per la scuole pari­ta­rie che chie­dono una retta annuale non supe­riore a 6-7mila euro (dai 5.739 euro delle scuole per l’infanzia, ai 6.914 euro per le supe­riori); men­tre dovreb­bero pagare tutti gli altri immo­bili, tranne — la for­mu­la­zione è piut­to­sto ambi­gua — gli spazi orga­niz­zati «non in forma impren­di­to­riale». «Il pro­blema — spiega Turco — non è tanto farli pagare per il pas­sato, quanto affer­mare che dal 2005 in poi c’è stato un con­ti­nuo regalo da parte dello Stato. E costrin­gere l’Italia a cam­biare anche le norme attuali».


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