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Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

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Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda franz il 27/10/2014, 9:47

Gli stress test sulle banche europee di cui oggi si annunciano al popolo bue i risultati (dopo averli comunicati alle banche così da innescare una vorticosa giostra di insider trading) sono esercizi di una penosa inutilità.

Le banche centrali dovrebbero controllare le banche ogni giorno. I controlli condotti a intervalli di anni sono l’autocertificazione che gli ineffabili regolatori in effetti non controllano alcunché o perché viene loro impedito o perché si rifiutano codardamente. In entrambi i casi queste allegre pagliacciate hanno il solo scopo di giustificare funzione e prebende. Infatti dopo l’ultimo stress test condotto dalle banche centrali europee – che distribuì generosi bollini verdi urbi et orbi (ispirandosi soprattutto agli orbi, ma non quelli terracquei) – collassarono i sistemi bancari di Irlanda, Spagna e Cipro (per non parlare di Montepaschi, Carige e analoghi porcili di cui oggi ci si industria a chiudere gli usci dopo la fuga dei suini).

Anche senza ricorrere agli stress test è noto che quasi tutte le maggiori banche europee, incluse quelle tedesche e inglesi, sono tenute in vita principalmente dalla droga monetaria che assumono a dosi da sollevatore di pesi bulgaro. Infatti basta guardare le esposizioni riportate a bilancio rispetto al capitale. All’uopo basta un terminale Bloomberg o semplicemente un laptop collegato alla rete su cui pazientemente scaricare i bilanci degli istituti di credito.

Tuttavia per chi presta attenzione all’economia reale e non al perenne festival delle baggianate mediatiche, la pubblicazione degli stress test fornisce l’occasione per filtrare i latrati delle opposte canee e porre una questione molto più radicale: sono ancora utili queste antidiluviane vestigia chiamate banche per dare propellente allo sviluppo economico oltre che a dispensare ombrelli nelle giornate di sole? La risposta che leggerete nel resto di questo post è negativa, ma non per i motivi che riempiono le fantasie dei bamboccioni targati Occupy Wall Street.

Oggi l’economia dell’euro area (e a maggior ragione quella italiana) ristagna per mancanza di innovazione, per aridità di capitale di rischio e per un intreccio perverso di regole demenziali che scoraggiano gli investimenti. In particolare un imprenditore che si ostinasse a investire in Italia figurerebbe come un ludopatico alle prese con una congrega di bari.

Per far ripartire l’economia il risparmio andrebbe incanalato non verso i titoli di stato, (investimento che distrugge risorse), e nemmeno verso le imprese decotte o con profitti da prefisso telefonico internazionale, bensì verso i settori innovativi ad alto valore aggiunto, capaci di aggredire i mercati globali. Andrebbero finanziate idee e commercializzazione della ricerca. Purtroppo le banche o qualsiasi istituzione che eroghi credito (anche quelle gestite in modo impeccabile) sono ontologicamente impossibilitate a svolgere tale funzione e se lo facessero finirebbero in bancarotta. Per spiegarlo ricorro ad un esempio.

L’innovazione è attività oltremodo rischiosa. A voler essere ottimisti su dieci start up cinque falliscono abbastanza presto per motivi vari. Delle rimanenti cinque un paio arrivano al successo (tipo Google o Instagram) mentre ben che vada, tre sopravvivvono stentatamente, magari reinventandosi in corso d’opera. Allora immaginiamo una banca che concedesse un credito di 1 milione di euro a tutte e dieci le start up ad un tasso del 10%. Sulle cinque che presto chiuderebbero i battenti perderebbe cinque milioni (trascuro le rate sul debito che forse le imprese riuscirebbero a pagare prima del collasso), mentre sulle altre che sopravvivono guadagnerebbe 500mila euro all’anno da cui vanno sottratti i costi di gestione e di provvista. Quindi sarebbe solo una questione di tempo prima che la banca esaurisca il capitale e vada in bancarotta a sua volta. Un management eccezionale al massimo potrebbe rallentare l’inevitabile destino.

In sostanza un’architettura finanziaria bancocentrica come quella europea è analoga ad sistema vascolare arteriosclerotico che preso o tardi conduce all’infarto il cuore dell’economia. Soprattutto in una fase come questa, in cui nei settori tradizionali la competizione dei paesi emergenti è inarrestabile, servirebbe un’epocale transizione verso robotica, avionica, biotecnologie, reti, smart cities, energie rinnovabili e tutto quanto dominerà l’economia futura.

Il declino dell’economia europea andrebbe combattuta dando impulso al venture capital. Al contrario delle banche un fondo di venture capital partecipa al capitale sociale e quindi se quelle due aziende su dieci che hanno successo triplicano l’investimento effettuato dal fondo (ipotizziamo sempre un milione a start up) coprono le perdite delle cinque fallite e ottengono un margine di profitto (senza contare le altre tre che comunque qualcosa incamerano).

Ma il venture capital vero, quello che finanzia le iniziative visionarie in Europa è un fenomeno del tutto marginale (con qualche eccezione nel Regno Unito) perché il settore finanziario e il quadro legislativo sono irrimediabilmente arretrati. In Italia una start up che nei primi anni non produce profitti (ma su cui gravano spese di ricerca) viene ispo facto considerata dall’Agenzia delle Entrate una bara fiscale (grazie a Tremonti e Berlusconi) e perseguitata fino all’annientamento. Del resto in Italia i gabellieri sono le guardie del popolo con il compito di educare con maoistica dedizione gli ignobili presuntuosi che invece di pietire un posticino pubblico da precario (prostrandosi dal sindacalista o dal politico di turno) aprono una partita Iva o sventatamente si mettono in testa di fare impresa.

Da quanto illustrato deriva un sommesso appello ai membri del Consiglio Direttivo della Bce: se davvero ci tenete a rimettere in moto il motore della crescita, sarebbe infinitamente più efficace lasciar fallire le banche peggio gestite (e spedire in galera chi avesse commesso reati) e iniettare liquidità direttamente nei fondi di venture capital. Non farebbe male aggiungere qualche risorsa per i fondi che si occupano di aziende da ristrutturare, di aggregazioni societarie e di pulizia dei crediti in sofferenza.

Però andrebbe imposta una condizione ferrea: i fondi di venture capital dovrebbero operare solo nei paesi che nella classifica Doing Business della Banca Mondiale rientrino nelle prime cinquanta posizioni. Tanto per non fare nomi un paese come l’Italia al 90mo posto per facilità di aprire un’impresa, al 112mo posto per la concessione di licenze edilizie, al 138mo posto per la farraginosità del sistema fiscale, e via elencando non dovrebbe ricevere nemmeno un centesimo dalla Bce fino a quando non risolva questi nodi cruciali. [Vedere http://www.doingbusiness.org/data/explo ... ies/italy/ , NDR]

Tale misura eserciterebbe una pressione formidabile su governanti incapaci, delinquenti e sbruffoni e farebbe saltare gli equilibri inconfessabili su cui si regge il loro potere. E con tutta probabilità imprenditori sovvenzionati e finanzieri à la page si produrrebbero in comparsate meno melliflue alla Leopolda, evitando di sommergerci con quelle perle di esercizi retorici che Guccini attribuiva a musici falliti, anime pie, teoreti, Bertoncelli e preti.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... s/1172176/
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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda pianogrande il 27/10/2014, 10:46

La BCE dà soldi alle banche al TOT%.
Le banche finanziano le imprese al TOT x 3,14 (arrotondano, insomma) o comprano titoli di stato che rendono ben più di TOT.
Le banche sono una rendita parassitaria.

Sbaglio qualcosa?
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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda flaviomob il 27/10/2014, 12:46

Le banche e la finanza, salvo poche eccezioni, ormai sono una consorteria da 41 bis...


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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda franz il 27/10/2014, 13:01

pianogrande ha scritto:La BCE dà soldi alle banche al TOT%.
Le banche finanziano le imprese al TOT x 3,14 (arrotondano, insomma) o comprano titoli di stato che rendono ben più di TOT.
Le banche sono una rendita parassitaria.

Sbaglio qualcosa?

Certo.
Sono un normale intermidiario.
Tu puoi andare dal contadino a prendere le uova o le patate, ma non puoi andare alla BCE a prendere i soldi (in prestito) e nemmeno puoi versare. La banca centrale non ha contatti con il pubblico ma solo con le banche.
Non è una cosa delle BCE ma tipica di tutte le banche centrali.
Ha una sua logica, cosi' come ha una logica che le banche si finanzino prestado soldi a Y e facendoseli prestare a X, dove ovviamente X è meno di Y.
La logica è che la banca centrale, affidando soldi alle banche, gestisce la creazione e distribuzione di contante e liquidità (aggregati monetari M1 etc).
Probabilmente se queste cose le insegnassero a scuola durante l'obbligo (oltre i sette re di roma ed al 5 maggio) io credo che sarebbe meglio, ma un forum puo' anche andare bene.

Non sto scherzano o sfottendo.
L'ignoranza sui temi economici è uno dei problemi maggori dell'Italiano che vota.
Ed io ho fatto una fatica notevole un questi 10 anni a capirci qualche cosa perchè mi mancano le basi scolastiche.
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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda pianogrande il 27/10/2014, 17:13

Contro una provocazione è giusta la contro provocazione (me la sono cercata).

Quand'ero piccolino, l'unica banca esistente in zona si chiamava "rurale ed artigiana".

Insomma, la banca dichiarava la sua ragione sociale in termini molto espliciti e comprensibili.
Era lì per aiutare/promuovere l'economia locale.

Questa componente rischia di essere soffocata quando la ragione di esistere della banca è troppo orientata al profitto proprio.

La banca finisce per rischiare a fine di profitto proprio invece che a fine di aiuto all'economia e cioè giocherellando con l'alta finanza invece che finanziando qualche attività reale.

I soldi fine e se stessi o i soldi come motore delle attività produttive è un bivio davanti al quale le banche si trovano quotidianamente.

Mi fermerei qua e mi sembra una riflessione che valga la pena.
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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda franz il 27/10/2014, 19:24

Per alta finanza inizierei ad elencare bot e ccp, che pur essendo semplici (non sono derivati complessi) davano un rendimento elevato (esentasse) inducendo non solo le banche , ma anche gli imprenditori a investire li', distogliendo risorse dallo sviluppo vero e dagli investimenti. Lo stato qui con 400 miliardi circa l'anno è il maggior pusher. :evil:
Per questo si dice che un debito pubblico elevato deprime l'economia.
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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda flaviomob il 28/10/2014, 2:27

Anche le imprese che falsificano i bilanci e in generale i sistemi in cui la corruzione è molto elevata disincentivano gli investimenti nelle attività produttive. Che faccio, mi fido di chi ormai si è "professionalizzato" nella menzogna? Allora, la compro sta Fontana di Trevi, sì o no? :?: :?:


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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda flaviomob il 28/10/2014, 2:51

Ma se questi stress test sono inutili, perché i mercati penalizzano tanto MPS e CARIGE?


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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda flaviomob il 26/11/2014, 14:55

Visto il servizio di Report, non mi pare che l'azione della Bce con gli stress test sia negativa, anzi ha portato alla luce una situazione su cui Banca d'Italia e Consob avevano chiuso... quattro occhi!

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... e/1233788/


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Re: Bce: banche oltre l’orlo di una crisi di stress

Messaggioda trilogy il 26/11/2014, 15:44

flaviomob ha scritto:Visto il servizio di Report, non mi pare che l'azione della Bce con gli stress test sia negativa, anzi ha portato alla luce una situazione su cui Banca d'Italia e Consob avevano chiuso... quattro occhi!

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... e/1233788/


Gli stress test sono di per se positivi, meglio prevenire... l'aspetto critico è che quando ipotizzi degli scenari differenziati per paese questi producono risultati ipotetici e anche opinabili.
Sulla differenza che emerge nell' AQR tra i vari paesi, la spiegazione la fornisce la banca d'Italia. In molti paesi le perdite sui crediti sono state assorbite dai bilanci statali, in Italia questo non è avvenuto, quindi le banche nazionali avevano percentualmente maggiori partite incagliate da sistemare al 31.12.2013. Se lo Stato avesse versato 50/60 miliardi nel capitale delle banche come Spagna e Irlanda, le banche italiane sarebbero apparse come le più solide d'Europa.

Per un corretto confronto internazionale dei risultati va ricordato che, secondo i dati pubblicati da Eurostat, i sistemi bancari e finanziari di vari paesi dell’area dell’euro hanno beneficiato negli anni scorsi di cospicui interventi da parte dei
governi: quasi 250 miliardi in Germania, quasi 60 in Spagna, circa 50 in Irlanda e Paesi Bassi, poco più di 40 in Grecia, circa 19 in Belgio e Austria e quasi 18 in Portogallo. In Italia il sostegno pubblico è stato di circa 4 miliardi
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