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TFR

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

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Messaggioda Robyn il 01/10/2014, 14:41

Il TFR è dei lavoratori e possono decidere di farne quello che vogliono.Averlo mese per mese in busta paga con tassazione separata e agevolata,fare l'accredito del TFR mese per mese presso i fondi pensione integrativi,accantonarlo mese per mese in banca tramite rid,oppure decidere in intesa con il datore di lavoro averlo alla fine del rapporto di lavoro
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Re: TFR

Messaggioda flaviomob il 02/10/2014, 10:21

Robyn, le imprese mica hanno in tasca i soldi per pagare il TFR a tutti ora e subito. E bisogna anche ragionare su quanto sia utile mettere qualcosa da parte per chi smette di lavorare e si trova con una misera pensione.


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Re: TFR

Messaggioda franz il 02/10/2014, 10:44

Perfettamente d'accordo con Flavio.
Questa storia del TFR in busta (che poi ho letto saranno si' e no 60 euro al mese, chiedo conferma) non serve certo a rilanciare i consumi, cosi' come nulla si è mosso per gli 80 euro.
I consumi si muovono quando i consumatori sono sicuri che le misure adottate sono stabili nel futuro.
Se togli il TFR (che è una forma di ammortizzatore per il futuro) togli ulteriore sicurezza e le persone tenderanno ad accantonare quei soldi, invece di spenderli. Con la differenza che i soldi del TFR sono usati dalle aziende per la gestione della liquidità e senza quel fondo le aziende diventano immediatamente meno affidabili e sicure, agli occhi dei fornitori.

Io non so chi diavolo consiglia queste cose a Renzi. O è farina del suo sacco?
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Re: TFR

Messaggioda Robyn il 02/10/2014, 11:56

Ma credo che il problema sia diverso.Il datore di lavoro vuole versare mese x mese il TFR per non ritrovarsi poi a dover dare dopo tutto insieme,quindi con le stesse regole.Il TFR serve per la previdenza complementare.La stessa cosa per i contributi versati mese per mese per evitare l'accumulo a fine anno e a dover pagare una somma che magari non si trova nelll'immediato.I contributi inoltre sono settimanali.Spesso accade che se si assume l'ultima settimana del mese il datore di lavoro è costretto a versare l'intero mese di contributi e questo favorisce il lavoro sommerso invece dovrebbe essere che paga i contributi solo per quella settimana.Se si si viene assunti l'ultimo giorno del mese si pagano i contributi dell'intera settimana.Però a parte questi particolari andrebbe istituita un'indagine,"che non ha nulla a che fare con l'ispezione",sù come si lavora in Italia in particolare nell'edilizia per cercare di capire se esistono sistemi di lavoro diversi dall'attuale più ergonomici.In Italia infatti i continui incidenti sul lavoro dipendono dal fatto che si lavora male in maniera poco ergonomica e poco ordinata.Per ex nell'edilizia che si fà per rendere il lavoro più accettabile?Quali sono gli investimenti da fare e il modo in cui bisognerebbe lavorare?Si utilizza l'alluminio nella strumentazione da lavoro?Non è solo un problema di norme di sicurezza quelle che servono,non sono sufficenti a diminuire gli incidenti.La stessa cosa vale per tutti gli altri settori per ex l'industria.L'elettricista per fare le tracce utilizza la tracciatrice?I tassellatori sono versatili e a batteria?la strumentazione è tutta leggera?
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Re: TFR

Messaggioda Robyn il 02/10/2014, 13:25

Altro tema è la maternità.Spesso ci sono problemi perche le aziende oltre a pagare una lavoratrice che sostituisca per tutto il tempo necessario la ragazza in maternità devono pagare anche la maternità.Invece la maternità và scaricata sull'Aspi.Tornando al tema dell'ergonomia per le industrie per esempio si utilizzano ancora le canaline per i cavi per di più messe per aria.Invece esistono i blindo sbarra che si fissano in basso e sono isolati dalla plastica.Per gli usi civili non si usa più mettere le scatole di derivazione in alto ma in basso a pochi centrimetri dal pavimento si sale al soffitto solo per i centri luce.Questo per fare degli esempi
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Re: TFR

Messaggioda franz il 02/10/2014, 21:02

Magistrale articolo sul TFR


Tutti a guardare il valzer del 18, distraendosi dalla tarantella del Tfr. Il 18, dopo annunci, rinculi e ripartenze somiglia sputato a quello che è in vigore. Ma mentre quella danza rischia di produrre ben poco, un elefante entra in cristalleria e nessuno se ne cura. Mi riferisco all’idea di mettere il Tfr (trattamento di fine rapporto) in busta paga. Idee di questo tipo possono venire solo a chi vuol far crescere il gettito fiscale avendo l’aria di far regali e diminuire le tasse. Un paio di nozioni, per ancorare le parole ai fatti. Per il lavoratore il Tfr è un risparmio forzoso che da luogo a un reddito differito. Sono soldi suoi, ma li avrà alla fine. Punto essenziale: sono tassati in maniera agevolata, meno del reddito, che non concorrono a definire nella sua base imponibile. Per il datore di lavoro il Tfr si iscrive al passivo nello stato patrimoniale e in dare nel conto economico. Un accantonamento contabile. Sono uscite solo i Tfr effettivamente pagati.

Con la riforma del 2005 il dipendente può scegliere di destinare il proprio Tfr alla previdenza complementare: continua a non prenderlo, ma lo accantona da un’altra parte. Con la finanziaria del 2007 si è stabilito che tutte le aziende sopra i 50 dipendenti devono versare il resto del Tfr, quello non optato per diversa destinazione dai lavoratori, in un fondo complementare dell’Inps. Veniamo al dunque: cosa succede se il Tfr lo si trova in busta paga? Per rispondere si dovrebbe sapere cosa esattamente il governo intende dire, il che, al momento, è materia da cartomanti. Ma, comunque la si giri, le sorprese saranno sgradevoli.

Intanto, se il Tfr lo si paga ogni mese è come dire che è stato abolito. Un reddito differito che non è più differito è solo un reddito. A che aliquota viene tassato? Perché se rimane la tassazione agevolata, pur venendone meno il presupposto, ne deriva che il reddito è tassato in modo diverso a seconda delle sue componenti. Che non solo non è una semplificazione fiscale, ma una complicazione mortale. Se, invece, come sembrerebbe logico, è tutto tassato secondo le aliquote Irpef, allora vuol dire che si aumenta il prelievo fiscale. Ma non basta, perché entrando il Tfr in busta paga tutti quelli che si trovavano poco sotto ai margini della soglia per avere gli 80 euro (26mila euro) si vedranno togliere il bonus. Tirate le somme, non solo pagheranno più tasse, ma perderanno la restituzione di una loro parte. Detto in modo ruvido: riceveranno soldi loro e perderanno il regalo governativo. Per non dire di quelli che saliranno di scaglione Irpef, candidati a subire una grattugiata fiscale.

Per evitare un simile flagello, che si tradurrebbe in minore reddito disponibile nonostante il falò del risparmio forzato, occorre una normativa specifica. Di cui non solo nessuno ha parlato (non rientra fra gli annunci che fanno tendenza), ma che è complicatissima da scrivere e applicare. Ove mai ci si riuscisse, resterebbero alcune altre, macroscopiche ingiustizie.

Intanto sembra escluso che i lavoratori pubblici trovino il Tfr in busta paga, perché questo aumenterebbe il deficit statale.Così, però, non solo non si eliminano i lavoratori di serie A e B (che non spariscono neanche per il 18, visto che la mediazione sembra consistere nel conservarlo per chi già lo ha), ma si creano altre differenziazioni. Così come si penalizzano quanti hanno destinato il Tfr a fondi complementari, perché incassarlo, quindi saltare il versamento, equivale a violare un accordo contrattuale, il che crea danni. Puoi proteggere quelli del fondo Inps, tanto oramai è dato per scontato che lo Stato ne ripiani i buchi, ma non lo puoi fare per gli altri. Così come non puoi proteggere le imprese che si vedrebbero portar via l’accantonamento con il quale, spesso, garantiscono i prestiti destinati agli investimenti. Dice Renzi che si devono fare accordi con le banche, ma egli vive in un mondo fantasioso, dimentico dei vincoli che sulle stesse banche gravano: se prestano soldi per compensare cassa bruciata impattano direttamente nei limiti previsti da Basilea 3 e si chiede loro maggiore patrimonializzazione. Chi ce li mette, quei soldi?

Morale della favola: non solo i contorni della faccenda sono a dir poco nebbiosi, non solo c’è il forte rischio che si traduca in un autogol, per i presunti beneficiari, ma se anche le cose andassero per il meglio il risultato sarebbe quello di aumentare il reddito indirizzato ai consumi (in gran parte bollette, che, difatti, possono permettersi di aumentare) diminuendo il capitale destinabile agli investimenti. L’esatto contrario di quel che si dovrebbe fare. Il tutto per evitare quella che sarebbe la giusta dottrina: diminuire le tasse sul lavoro, per diminuirne il costo e aumentarne il valore, non prendere i soldi accantonati e passarli subito al tritacarne fiscale.

http://www.lsblog.it/index.php/economia ... aggiro-tfr
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Re: TFR

Messaggioda flaviomob il 03/10/2014, 1:12

Robyn, il datore di lavoro non versa ogni mese una quota di TFR. Lo segna in contabilità ma non ha la liquidità per farlo. Un'azienda con X dipendenti prevederà che ogni anno una piccola percentuale di essi si licenzierà o andrà in pensione e più o meno si garantirà una copertura sufficiente per i TFR relativi. In liquidi.

Se di colpo dovesse versarli a tutti i dipendenti, probabilmente chiuderebbe.


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Quell’eterno stimolo della… domanda

Messaggioda franz il 03/10/2014, 7:12

di Claudio Romiti

02 ottobre 2014 EDITORIALI

Come spesso ho avuto modo di scrivere su queste pagine, tendenzialmentei politici sono keynesiani molto più per interesse di bottega che per una intima convinzione culturale. In soldoni, l’idea di stimolare la domanda aggregata attraverso una qualche distribuzione a pioggia di risorse fa sempre molto trendy per i nostri paladini del bene comune, perennemente in caccia di voti.

Mentre la prospettiva di sostenere l’offerta, azione che in estrema sintesi si dovrebbe basare su un taglio strutturale di spesa pubblica e tasse, non viene presa minimamente in considerazione dal nostro desolante mainstream politico-burocratico, trattandosi di una evidente impostazione dai risvolti piuttosto impopolari ( soprattutto laddove si decida di usare l’accetta per ridurre i costi dello Stato leviatano).

Ovviamente a questa legge aurea della cosiddetta democrazia acquisitiva non poteva sfuggire il premier Renzi, il quale – nonostante il clamoroso fallimento della “scossa” tentata con i famosi 80 euro – si ostina a raschiare il fondo del barile di una liquidità sempre più virtuale, onde mettere altri quattrini nelle tasche degli italiani, come si suol dire.

Da qui nasce l’ultima delle proposte keynesiane elaborate dall’illusionista di Palazzo Chigi
: consentire ai salariati del settore privato di percepire direttamente in busta paga metà del trattamento di fine rapporto, o liquidazione che dir si voglia. Ora, al di là delle ulteriori difficoltà che un simile provvedimento creerebbe alla aziende sotto i 50 dipendenti, alle quali è consentito di gestire questo significativo deposito di liquidità, tale ennesimo stimolo della domanda – qualora andasse in porto – è destinato a naufragare nel mare magnum di una crisi economica strutturale, e per questo molto endogena, che avrebbe bisogno di ben altro per essere superata.

Occorrerebbe invece riequilibrare una situazione nella quale l’eccesso di Stato e di fiscalità rende poco attrattivo ogni forma di investimento produttivo, deprimendo costantemente l’economia proprio dal lato della summenzionata offerta. Da qui la miopia di una intera classe politica che, proprio in forza di questo continuo sbilanciamento sul piano di un keynesismo di maniera, tende a favorire lo sviluppo di una società con molti consumatori e ben pochi produttori di reale ricchezza.
Ricchezza reale che rappresenta il frutto di un corretto impiego delle risorse umane e materiali e che, pertanto, non può essere costantemente drogata da iniezioni di moneta ricavata da tasse, debiti e ridicole partite di giro, come nel caso in oggetto del Tfr. La strada maestra per tornare a crescere passa altrove, caro primo ministro.

http://www.opinione.it/editoriali/2014/ ... 02-10.aspx
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Re: TFR

Messaggioda Robyn il 03/10/2014, 12:03

Il TFR serve per la previdenza complementare perche le pensioni future saranno più basse quindi la previdenza complementare copre la parte che manca intorno al 7%.Per rilanciare la domanda non è questa la strada.La strada è diminuire il cuneo fiscale e con un cuneo fiscale più basso si possono fare prezzi più bassi che a parità di reddito aumenta il potere d'acquisto.Poi bisogna legare una parte del reddito al merito e fare investimenti per accrescere la produttività e quindi i redditi.La sicurezza sociale come rmg e altre protezioni sono importanti per rilanciare i consumi perche senza questo c'è da aspettarsi solo una contrazione della domanda perche in mancanza di protezione più che stimolare la domanda si tende a risparmiare per fronteggiare i periodi senza lavoro e senza reddito.Sono anni che la classe dirigente fà finta di non capire questa cosa banale
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Re: TFR

Messaggioda pianogrande il 04/10/2014, 9:23

Il TFR in busta paga mi sa tanto di trappola per fingere di aumentare lo stipendio con soldi che sono già dei lavoratori.

Secondo me, i datori di lavoro dovrebbero essere contentissimi di una soluzione del genere che potrà essere usata per respingere richieste di aumenti salariali reali.

Io chiedere te cento Euro.
Tu prendere cento Euro da mio portafogli e dare a me.
Tu bricconcello.
Fotti il sistema. Studia.
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