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L’economia spiegata ad un dilettante

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda pianogrande il 25/08/2014, 22:04

Be'.
Siamo d'accordo su una certa premessa.

Per il "come" ho bisogno di un po' di tempo.

Si potrebbe prendere esempio dai paesi in cui le regole funzionano per il verso giusto, tanto per dare una prima indicazione.

Non vorrei rischiare ancora una banalità ma sono sicuro che se non ci fossero le regole e la loro applicazione di furti, omicidi e simili ce ne sarebbero molti di più.
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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda flaviomob il 26/08/2014, 0:05

Sono secoli che si uccide, è vero Franz, ma è anche vero che non si è mai ucciso così poco come in questi anni. Segno che non occorre solo agire sulle regole e sulle punizioni (i paesi in cui vige la pena di morte sono quelli in cui si uccide molto di più che in Italia e in Europa) ma anche sulla struttura sociale, sull'educazione, sulla cultura.
Il tema della corruzione riguarda la nostra società nella sua interezza. Chi si dedica alla politica proviene dalla stessa cultura di chi fa l'imprenditore, ha la stessa aspettativa di impunità, crede di poter fregare gli altri di nascosto, è convinto che non è giusto ma gli convenga fare così e che anche gli altri, al suo posto, lo farebbero.
L'imprenditore che corrompe danneggia tutte le imprese. Il politico che collude danneggia tutta la politica. Entrambi devastano il paese. Io ci aggiungerei anche chi, nel pubblico come nel privato, pagato per fare il suo lavoro non lo fa o lo esegue male: tutto questo contribuisce al "tanto peggio" e al "è colpa dell'altro se le cose vanno male". E un pò di colpa ce l'abbiamo anche noi cittadini: non ci incazziamo e non ci facciamo sentire abbastanza su queste cose. Ricordo ai tempi di tangentopoli un magistrato che si stupiva di come alcuni partiti toccati dagli scandali incrementassero addirittura le proprie percentuali elettorali. Evidentemente anche la sensibilità popolare su questi temi ha bisogno di crescere e di essere "educata".


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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda trilogy il 30/08/2014, 18:09

a proposito di... "Stato innovatore"

C'è chi ha lavoro ma non può lavorare: così l'Italia fa fuggire i capitali stranieri

Quello che segue vorrebbe essere un promemoria per il premier Matteo Renzi, per il ministro Guardasigilli Andrea Orlando, per tutto il Parlamento, per l'Anm, il sindacato dei magistrati, e le organizzazioni dell'avvocatura. Un esempio di quello che non dovrebbe mai succedere. Un promemoria all'indomani dell'approvazione in consiglio dei ministri della riforma della giustizia civile. E alla vigilia dell'avvio dell'iter parlamentare.

Un imprenditore del Nord investe in Calabria, vuol lavorare, può farlo perché ha ordini e commesse, le competenze e il personale qualificato. E' convinto anche di avere prospettive interessanti per il futuro perché considera quello "un distretto tecnologico con alte potenzialità". Situazione ideale, si dirà. Evviva. Peccato che tutto questo rischi di saltare, e comunque ha già accumulato un ritardo insostenibile per un paese evoluto. Non solo, ciliegina finale: ci sono 25 persone, in cassa integrazione da un anno, che potrebbero lavorare già da qualche mese e quindi non gravare più sulla casse dello Stato. Invece no.

La storia va raccontata nel dettaglio. Non mettiamo nomi per evitare che una denuncia costruttiva rischi di essere risucchiata definitivamente nel ghirigoro della paralisi burocratica.

Siamo in provincia di Cosenza. Nel 2006 con un investimento di circa 40 milioni (metà della Comunità europea, metà di privati) nasce un'azienda specializzata in elettronica di alto livello. Un sogno che dura poco. Il fallimento arriva nel giro di pochi anni, 50 persone restano a casa, cassa integrazione. Un guaio perché il know how dell'azienda e di chi ci lavora potrebbe essere tra i più evoluti d'Europa: componentistica elettronica per le telecomunicazioni, l'aerospaziale e l'auto.

Nel 2011, con il fallimento in corso, si trova comunque un investitore straniero, israeliano per l'esattezza, che ci crede, vuole investire in Italia, gli va bene Cosenza, non pesa che sia il Sud, pesa - in positivo - il valore potenziale della fabbrica, il know how di chi ci lavora. Dialoga con il tribunale di Vibo Valentia, competente per il fallimento, affitta fabbrica e macchine, concorda con i sindacati l'assunzione di 25 persone. L'imprenditore israeliano investe un primo milione euro per ripristinare macchinari, impianti produttivi ed immobili (che nel frattempo aveva subito due incendi d'origine dolosa), per corsi di formazione personale (elettronica per impianti sicurezza, prodotto tipico israeliano) ed un altro milione per far ripartire il tutto.

In sei mesi sono pronti a ripartire: ma iniziano i problemi. Burocrazia. Problemi con le dogane. Un esempio: i componenti per la produzione, anziché arrivare dal porto di Tel Aviv direttamente a quello di Gioia Tauro, devono viaggiare via nave fino a Bruxelles e da qui, su gomma, tornare in Calabria. Per non parlare dei pagamenti Iva: pagamento del 21% del valore totale per lo sdoganamento, per materiali che rientrano in Israele dopo 15 giorni. Ostacoli di ogni genere. Complicazioni. Bastoni tra le ruote. A fine 2013 l'imprenditore israeliano conclude che "in Italia, causa burocrazie, tempi lunghi e regole medioevali, non si riesce a gestire in modo competitivo il business". E, complice la crisi di settore, abbandona l'Italia nonostante l'investimento di due milioni di euro.

E' la fine di progetto che dava speranza all'intera area.

Ma arriviamo a oggi. All'inizio di quest'anno, un imprenditore, questa volta italiano, decide di dare continuità al progetto. Ancora una volta si punta sul fatto che l'area di Cosenza, grazie all'Università della Calabria (Arcavacata, 40 mila studenti), potrebbe diventare un distretto di eccellenza per l'elettronica avanzata e dare lavoro e sviluppo all'intera zona. Vengono così ripresi i contatti con il Fallimento ed il tribunale di Vibo Valentia (che nel frattempo ha pubblicato due aste, andate deserte) per ripartire inizialmente con l'affitto dell'azienda. Si lavora per ripartire con la struttura che, a differenza del buon vino, "più sta ferma più si danneggia"; si fa un accordo con l'Università per dar lavoro a giovani laureati, si contattano nuovi committenti di altissimo livello.

L'imprenditore italiano ha fretta. I 25 dipendenti, in cassa integrazione, anche: preferiscono lavorare e produrre anziché pesare sulle casse dello Stato e vegetare con la cassa integrazione.

Siamo ai primi di giugno, l'imprenditore vorrebbe ripartire prima delle ferie estive: presenta allora una proposta per ripartire con l'affitto della struttura, i dipendenti vedono riaprirsi una possibilità di lavoro. Mancano solo i dettagli dell'accordo.

Proprio i dettagli, l'applicazione rigorosa di tutti i passaggi burocratici, i pareri di chi era coinvolto nel fallimento, le ferie estive di giudici e curatori: insomma, tutto fermo. Nel frattempo il mondo corre, non aspetta la burocrazia italiana e le sue lungaggini: i dipendenti ed i sindacati, impotenti, chiedono lumi: nessuno risponde. Si aspetta e basta. Per non perdere le commesse l'imprenditore si sta arrampicando sui vetri per rispondere della mancata produzione ai nuovi clienti. "In Romania - spiega - mi hanno proposto terreno gratis, facilitazioni ai finanziamenti , collegamenti logistici, 15 anni esentasse, azienda operativa in una settimana.... se porto là la produzione".

In Italia servono 10 anni per risolvere un fallimento; siamo al 158° posto nel mondo, dopo Gambia e Mongolia, nella classifica mondiale Doing Business; l'arretrato nel civile supera i 5 milioni di fascicoli, quasi 96 miliardi di euro di mancata ricchezza, tra i 4 e i 5 punti di Pil, quattro o cinque manovre. La storia di Cosenza è solo un granello di questa montagna di spreco e inefficienza. Ma si deve cominciare da qui, da ciò che abbiamo.
http://www.huffingtonpost.it/claudia-fu ... _ref=italy
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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda pianogrande il 31/08/2014, 21:08

I parassiti stanno seccando la pianta di cui si nutrono.
Ma chi li ferma?
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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda franz il 02/09/2014, 17:12

A proposito di "economia spiegata" ...

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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda pianogrande il 02/09/2014, 18:27

L'ordine è spontaneo, diceva Lao Tse.

Basta lasciar scorrere le cose secondo il loro naturale orientamento.

Noi dobbiamo solo essere la valle che permette al fiume di arrivare al mare, diceva sempre quel saggio signore.

Bellissima ed efficace immagine alla quale e purtroppo vanno aggiunte milionate di individualisti che non hanno nessuna voglia di fare la valle e che di far arrivare il fiume al mare non glie ne può...

Allora, serve la politica.
Che orienta, che gestisce, che controlla.

Salvo il fatto che anche nella politica ci sono masse di individualisti che di controllare e gestire... come sopra.

Allora?

Allora, il problema c'è.

Una soluzione convincente ancora no.

Ci si prova.
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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda franz il 03/09/2014, 7:21

Anche le valli sono spontanee e casuali, pianogrande.
Si sono formate spontaneamente, nel costo di miliardi di anni, sotto l'azione di forte altrettanto spontanee e casuali (le gocce di pioggia).
Non sono il risultato du un astuto (o presunto tale) pianificatore.

Personalmente a me va bene che la politica regoli (alcune cose) e controlli ma non che gestisca.
Sulla gestione pubblica ci vorrebbe poi un controllore che sia diverso dal controllato, non trovi?
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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda pianogrande il 03/09/2014, 11:43

Vabe' Franz.
A parte il fatto di "gestire" (il termine può avere un significato un po' elastico e non intendevo lo stato imprenditore), vedo che siamo abbastanza d'accordo.

Regole minime e farle rispettare.

Sull'aspetto controllore - controllato, credo che siamo in zona problema non ancora risolto.

Graditi suggerimenti.
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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda flaviomob il 03/09/2014, 23:11

Se le cose vanno correttamente, nel pubblico chi controlla (magistratura) è già terzo ed indipendente rispetto alla politica che gestisce, amministra, decide. Se le cose non vanno correttamente, non c'è nemmeno bisogno di controllare perché si muore prima, di burocrazia. Oppure ci si prova, a controllare, ma prescrizione e tempi biblici rendono inefficaci i controlli. Oppure si inventano "autority" inefficaci e colluse. Oppure si controlla la magistratura tramite l'esecutivo, come durante il fascismo.


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Re: L’economia spiegata ad un dilettante

Messaggioda pianogrande il 04/09/2014, 1:14

"Se le cose vanno correttamente" il problema è già bello che risolto.
Purtroppo, non vanno correttamente e il problema resta da risolvere.
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