Sigarette elettroniche? E' lo Stato-ladro a far vomitare

Sigarette elettroniche? E' lo Stato-ladro a farmi venire i conati
Pubblicato: Sab, 09/11/2013 - 20:00 • da: Oscar Giannino
di Oscar Giannino, da "realpost.it"
La premessa obbligata è che il sottoscritto fuma. Solo sigari, quasi sempre solo antichi toscani. Troppi. Forse. Ma a me piace così. Il secondo caveat è che sono un libertario, malsopporto lo Stato dirigista-giacobino che pretende di fare il paternalista, e che piega le leggi al fine di “educare il popolo”. Di solito, è la miglior scusa con cui intende solo far più pingue la sua cassa.
Un ottimo esempio è quello delle sigarette elettroniche, le e-Cigs. Non ne sono consumatore. Ma quant'è avvenuto nello scorso agosto ad opera del governo Letta fa il paio con il monumentale aumento dell'accisa della birra appena votato in Parlamento. Hanno strangolato le sigarette elettroniche per reperire risorse da destinare al mercato del lavoro, mandando per traverso la birra con la scusa del diritto allo studio. In realtà tassazioni nell'ambito del 58,5% del prezzo finale delle e-cigs, come dare allo Stato 44 cents per ogni euro spesa in birra, sono trovate ingiustificabili eticamente. Sono semplici delitti contro la misura fiscale che un qualsivoglia Stato accettabile deve mantenere, per non sconfinare in impudente dispotismo. Da noi, qui in Italia, questa misura si è persa. Il vero beone è lo Stato, è lui il “tassico-dipendente”.
All'intera questione delle e-Cigs abbiamo dedicato, noi famigerati liberisti dell'Istituto Bruno Leoni, un paper apposito e ad esso vi rimando, per approfondire ogni questione.
Non c’è motivo per cui le sigarette elettroniche debbano essere monopolio delle tabaccherie o a maggior ragione delle farmacie, come non c’è motivo per cui debbano esserci divieti sulla vendita di questi prodotti da parte di questi esercizi commerciali. Le sigarette elettroniche sono infatti normali prodotti commerciali per i quali, al momento, non sono noti “costi sociali” accertati rilevanti. Le sigarette elettroniche producono infatti vapore senza combustione, prodotto riscaldando tramite un circuito elettrico a batteria un liquido che può contenere vari aromi e in alcuni casi nicotina.Il fumo che esce dalle sigarette elettroniche non è fumo da combuistione, ma vapopre da riscaldamento.
Per tenere conto di eventuali rischi, nell’attesa di evidenze conclusive, si poteva immaginare una forma di tassazione molto moderata, che prendesse a riferimento - per esempio - il mero eventuale contenuto di nicotina. Al contrario, lo Stato ha deciso di tartassare l'intero dispositivo, batterie e ricambi ad aromi anche senza nicotina.
Lo ha fatto allo scopo di evitare l'effetto spiazzamento che le e-Cigs producevano sul gettito fiscale da tabacco ordinario. Sulle sigarette normali lo Stato incassa oggi circa il 50% del prezzo finale tra imposta, Iva e accisa – che serve in teoria a coprire le esternalità negative di un prodotto, in quel caso i danni da fumo (in gergo si definisce una tassa pigouviana, dal grande economista Arthur Cecil Pigou). Poiché lo Stato incassa dal tabacco circa 11 miliardi di accise e 3,6 miliardi d'IVA, i 350 milioni stimati di consumi in e-Cigs in forte decollo, non essendo gravati da accisa e giustamente, visto che il loro consumo non provoca danni accertati a consumatori e a terzi, per il loro minor costo “spiazzavano” fino all'equivalente di 1 miliardi di consumi i sigarette: il che per lo Stato significava 500 milioni in meno.
Per questo lo Stato ha colpito duro. Pensava a sé e alle sue casse, e in questo naturalmente era ed è alleato alla lobby del tabacco che perdeva mercato. Di certo, non pensava a voi né ai vostri figli. Né a chi con le e-Cigs smetteva di fumare. Né ha pensato alle centinaia di negozi specializzati che erano sorti e ai tanti altri che già avevano investito per aprire, e alle loro migliaia di dipendenti che finiranno per strada.
Né, infine, lo Stato si è frenato per rispetto della vostra libertà. La coercizione fiscale e regolativa è oggi il braccio armato di una visione dirigista della società per la quale diventiamo dei puri mezzi, al fine di adempiere l'obiettivo di colmare le casse pubbliche.
La maxitassazione, con l'Iva sommata e accresciutasi, arriverà così all'80% del prezzo finale, a partire dal gennaio 2014.
Ponetevi alcune domande.
Perché limitare, come ha fatto il ministero della Sanità,l'uso delle e.Cigs ai soli locali dove è possibile il fumo del tabacco, se non c'è tabacco? Pensate davvero sia giusto autorizzare solamente prodotti certificati distribuiti in farmacia, o invece bisogna liberalizzare anche per ridurre il tabagismo? La limitazione della libertà individuale, giusta nel caso del fumo passivo, è accettabile quando in questo caso nulla è accertato dei danni eventuali a sé e agli altri?
Quanto a me, avete capito come la penso. E' lo Stato-ladro, a farmi venire i conati.
Pubblicato: Sab, 09/11/2013 - 20:00 • da: Oscar Giannino
di Oscar Giannino, da "realpost.it"
La premessa obbligata è che il sottoscritto fuma. Solo sigari, quasi sempre solo antichi toscani. Troppi. Forse. Ma a me piace così. Il secondo caveat è che sono un libertario, malsopporto lo Stato dirigista-giacobino che pretende di fare il paternalista, e che piega le leggi al fine di “educare il popolo”. Di solito, è la miglior scusa con cui intende solo far più pingue la sua cassa.
Un ottimo esempio è quello delle sigarette elettroniche, le e-Cigs. Non ne sono consumatore. Ma quant'è avvenuto nello scorso agosto ad opera del governo Letta fa il paio con il monumentale aumento dell'accisa della birra appena votato in Parlamento. Hanno strangolato le sigarette elettroniche per reperire risorse da destinare al mercato del lavoro, mandando per traverso la birra con la scusa del diritto allo studio. In realtà tassazioni nell'ambito del 58,5% del prezzo finale delle e-cigs, come dare allo Stato 44 cents per ogni euro spesa in birra, sono trovate ingiustificabili eticamente. Sono semplici delitti contro la misura fiscale che un qualsivoglia Stato accettabile deve mantenere, per non sconfinare in impudente dispotismo. Da noi, qui in Italia, questa misura si è persa. Il vero beone è lo Stato, è lui il “tassico-dipendente”.
All'intera questione delle e-Cigs abbiamo dedicato, noi famigerati liberisti dell'Istituto Bruno Leoni, un paper apposito e ad esso vi rimando, per approfondire ogni questione.
Non c’è motivo per cui le sigarette elettroniche debbano essere monopolio delle tabaccherie o a maggior ragione delle farmacie, come non c’è motivo per cui debbano esserci divieti sulla vendita di questi prodotti da parte di questi esercizi commerciali. Le sigarette elettroniche sono infatti normali prodotti commerciali per i quali, al momento, non sono noti “costi sociali” accertati rilevanti. Le sigarette elettroniche producono infatti vapore senza combustione, prodotto riscaldando tramite un circuito elettrico a batteria un liquido che può contenere vari aromi e in alcuni casi nicotina.Il fumo che esce dalle sigarette elettroniche non è fumo da combuistione, ma vapopre da riscaldamento.
Per tenere conto di eventuali rischi, nell’attesa di evidenze conclusive, si poteva immaginare una forma di tassazione molto moderata, che prendesse a riferimento - per esempio - il mero eventuale contenuto di nicotina. Al contrario, lo Stato ha deciso di tartassare l'intero dispositivo, batterie e ricambi ad aromi anche senza nicotina.
Lo ha fatto allo scopo di evitare l'effetto spiazzamento che le e-Cigs producevano sul gettito fiscale da tabacco ordinario. Sulle sigarette normali lo Stato incassa oggi circa il 50% del prezzo finale tra imposta, Iva e accisa – che serve in teoria a coprire le esternalità negative di un prodotto, in quel caso i danni da fumo (in gergo si definisce una tassa pigouviana, dal grande economista Arthur Cecil Pigou). Poiché lo Stato incassa dal tabacco circa 11 miliardi di accise e 3,6 miliardi d'IVA, i 350 milioni stimati di consumi in e-Cigs in forte decollo, non essendo gravati da accisa e giustamente, visto che il loro consumo non provoca danni accertati a consumatori e a terzi, per il loro minor costo “spiazzavano” fino all'equivalente di 1 miliardi di consumi i sigarette: il che per lo Stato significava 500 milioni in meno.
Per questo lo Stato ha colpito duro. Pensava a sé e alle sue casse, e in questo naturalmente era ed è alleato alla lobby del tabacco che perdeva mercato. Di certo, non pensava a voi né ai vostri figli. Né a chi con le e-Cigs smetteva di fumare. Né ha pensato alle centinaia di negozi specializzati che erano sorti e ai tanti altri che già avevano investito per aprire, e alle loro migliaia di dipendenti che finiranno per strada.
Né, infine, lo Stato si è frenato per rispetto della vostra libertà. La coercizione fiscale e regolativa è oggi il braccio armato di una visione dirigista della società per la quale diventiamo dei puri mezzi, al fine di adempiere l'obiettivo di colmare le casse pubbliche.
La maxitassazione, con l'Iva sommata e accresciutasi, arriverà così all'80% del prezzo finale, a partire dal gennaio 2014.
Ponetevi alcune domande.
Perché limitare, come ha fatto il ministero della Sanità,l'uso delle e.Cigs ai soli locali dove è possibile il fumo del tabacco, se non c'è tabacco? Pensate davvero sia giusto autorizzare solamente prodotti certificati distribuiti in farmacia, o invece bisogna liberalizzare anche per ridurre il tabagismo? La limitazione della libertà individuale, giusta nel caso del fumo passivo, è accettabile quando in questo caso nulla è accertato dei danni eventuali a sé e agli altri?
Quanto a me, avete capito come la penso. E' lo Stato-ladro, a farmi venire i conati.