Calo delle vendite e calo dei consumi

La crisi accelera il declino delle piccole strutture commerciali
gli hard discount in agosto registrano un incremento del 3,1%
Vendite nei negozi in calo del 3%
"In 10 anni 500.000 chiusure"
Calano gli acquisti di calzature, abbigliamento, elettrodomestici e mobili
Coldiretti: "Oltre la metà degli italiani adesso sceglie mercati rionali e vendita diretta"
di ROSARIA AMATO
ROMA - La crisi finanziaria ha accelerato la caduta dei consumi e il declino dei negozi tradizionali, a favore di hard discount e supermercati. I dati Istat sulle vendite al dettaglio di agosto mostrano un arretramento delle 'imprese operanti su piccole superfici' del 3 per cento. Di contro, le vendite degli hard discount sono aumentate su base annua del 3,1 per cento, dell'1 per cento quelle dei supermercati. Il segnale di una tendenza in atto da tempo, certo: "Negli ultimi dieci anni hanno chiuso mezzo milione di negozi", dice il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli. Ma a questa tendenza adesso si uniscono la sfiducia delle famiglie e l'inversione di segno del credito al consumo, che nel 2008 si è praticamente arrestato dopo anni di crescita ininterrotta.
Confindustria ha previsto per il 2009 un calo dei consumi dello 0,6 per cento. Ma la diminuzione della spesa è già evidente adesso: in particolare su base annua si sono ridotte le vendite dei prodotti non alimentari. Calzature, articoli in cuoio e da viaggio -5,7 per cento; cartoleria, libri, giornali e riviste -4,1 per cento; elettrodomestici, radio-Tv e registratori -3,5 per cento; abbigliamento e pellicceria -3,6 per cento; mobili, articoli tessili e arredamenti -3,1 per cento: sono alcuni dei cali più consistenti.
Oltre al calo dei consumi c'è anche una decisa modifica dei luoghi di spesa. Quelli tradizionali registrano un inesorabile declino: "Abbiamo registrato una riduzione dello stock imprese commerciali di 15 mila unità negli ultimi 18 mesi e un ricorso alla cassa integrazione cresciuto del 111% nei primi cinque mesi dell'anno, a riprova del fatto che famiglie e imprese del commercio si confrontano con gli stessi problemi, con le stesse difficoltà", denuncia Sangalli.
Dall'altro lato, da un'indagine di Swg Coldiretti sulle abitudini alimentari emerge questo dato: "Oltre la metà degli italiani (53%) ha cambiato i luoghi in cui va a fare la spesa anche per effetto della crisi economica che spinge a privilegiare gli hard discount, ma anche i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori anche nei farmers market per i quali si registra un vero boom".
Un dato positivo, ma che non consola più di tanto le associazioni dei commercianti, che chiedono un taglio delle tasse. "E' il momento di confermare e rafforzare le misure del prelievo fiscale su straordinari, premi e sulla redistribuzione degli incrementi di produttività e di verificare la praticabilità di misure di alleggerimento della tassazione sulle tredicesime", dice Sangalli.
Analoghe le richieste del presidente della Confesercenti Marco Venturi: sulle piccole e medie imprese pesa l'incubo della restrizione del credito da parte delle banche, particolarmente nocivo in un momento difficile come questo: "La crisi appare sempre più pesante e crescono i rischi per le Pmi. Chiediamo allora che si adeguino gli studi di settore alla nuova realtà recessiva, si impedisca il restringimento del credito e al tempo stesso si potenzi il fondo antiusura".
(22 ottobre 2008)
www.repubblica.it
gli hard discount in agosto registrano un incremento del 3,1%
Vendite nei negozi in calo del 3%
"In 10 anni 500.000 chiusure"
Calano gli acquisti di calzature, abbigliamento, elettrodomestici e mobili
Coldiretti: "Oltre la metà degli italiani adesso sceglie mercati rionali e vendita diretta"
di ROSARIA AMATO
ROMA - La crisi finanziaria ha accelerato la caduta dei consumi e il declino dei negozi tradizionali, a favore di hard discount e supermercati. I dati Istat sulle vendite al dettaglio di agosto mostrano un arretramento delle 'imprese operanti su piccole superfici' del 3 per cento. Di contro, le vendite degli hard discount sono aumentate su base annua del 3,1 per cento, dell'1 per cento quelle dei supermercati. Il segnale di una tendenza in atto da tempo, certo: "Negli ultimi dieci anni hanno chiuso mezzo milione di negozi", dice il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli. Ma a questa tendenza adesso si uniscono la sfiducia delle famiglie e l'inversione di segno del credito al consumo, che nel 2008 si è praticamente arrestato dopo anni di crescita ininterrotta.
Confindustria ha previsto per il 2009 un calo dei consumi dello 0,6 per cento. Ma la diminuzione della spesa è già evidente adesso: in particolare su base annua si sono ridotte le vendite dei prodotti non alimentari. Calzature, articoli in cuoio e da viaggio -5,7 per cento; cartoleria, libri, giornali e riviste -4,1 per cento; elettrodomestici, radio-Tv e registratori -3,5 per cento; abbigliamento e pellicceria -3,6 per cento; mobili, articoli tessili e arredamenti -3,1 per cento: sono alcuni dei cali più consistenti.
Oltre al calo dei consumi c'è anche una decisa modifica dei luoghi di spesa. Quelli tradizionali registrano un inesorabile declino: "Abbiamo registrato una riduzione dello stock imprese commerciali di 15 mila unità negli ultimi 18 mesi e un ricorso alla cassa integrazione cresciuto del 111% nei primi cinque mesi dell'anno, a riprova del fatto che famiglie e imprese del commercio si confrontano con gli stessi problemi, con le stesse difficoltà", denuncia Sangalli.
Dall'altro lato, da un'indagine di Swg Coldiretti sulle abitudini alimentari emerge questo dato: "Oltre la metà degli italiani (53%) ha cambiato i luoghi in cui va a fare la spesa anche per effetto della crisi economica che spinge a privilegiare gli hard discount, ma anche i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori anche nei farmers market per i quali si registra un vero boom".
Un dato positivo, ma che non consola più di tanto le associazioni dei commercianti, che chiedono un taglio delle tasse. "E' il momento di confermare e rafforzare le misure del prelievo fiscale su straordinari, premi e sulla redistribuzione degli incrementi di produttività e di verificare la praticabilità di misure di alleggerimento della tassazione sulle tredicesime", dice Sangalli.
Analoghe le richieste del presidente della Confesercenti Marco Venturi: sulle piccole e medie imprese pesa l'incubo della restrizione del credito da parte delle banche, particolarmente nocivo in un momento difficile come questo: "La crisi appare sempre più pesante e crescono i rischi per le Pmi. Chiediamo allora che si adeguino gli studi di settore alla nuova realtà recessiva, si impedisca il restringimento del credito e al tempo stesso si potenzi il fondo antiusura".
(22 ottobre 2008)
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