ranvit ha scritto:Quindi ristrutturare significa non pagare una parte del debito?
Se è cosi' non sono affatto d'accordo!
Si, è così. Anche la scheda wiki che avevo citato riassume questo concetto (il grassetto è mio).
La ristrutturazione del debito è una procedura che prevede un accordo con il quale le condizioni originarie di un prestito (tassi, scadenze, divisa, periodo di garanzia) vengono modificate per alleggerire l'onere del debitore. La procedura viene eseguita ai fini del risanamento dell'impresa o al fine di poter gestire una liquidazione su base concordata con i creditori e non fallimentare ed è regolata dall'art. 182bis della "Legge Fallimentare" (R.d. 16.3.1942, n. 267), introdotto di recente nell'ambito di sostanziali modifiche apportate a tale legge.
Possono usufruire della ristrutturazione debitoria soltanto quegli enti pubblici o imprese possedute da privati, che si trovano in una situazione di crisi o di insolvenza e che abbiano i requisiti dimensionali previsti dall'art. 1 della "Legge fallimentare".
Esempio di ristrutturazione di debiti sovranazionali è quello dell'Argentina nel gennaio 2005, che ristrutturò unilateralmente il suo debito di circa 82 miliardi di dollari[1]. L'offerta fu accolta, dopo aver fatto terrorismo economico sulla sua situazione interna, da meno del 50 % dei possessori privati dell'Europa, Stati Uniti e Giappone. Il dato dichiarato dall'Argentina, mai certificato dagli istituti internazionali preposti, è stato del 76,15 % di accettazione.
Approfondendo, una ristrutturazione del debito prevede un
accordo con i creditori. Quindi non posso dirti
come si puo' fare ma cosa di solito è prevedibile. O si rimborsa di meno, e/o si rimborsa piu' in la' nel tempo. Naturalmente una ristrutturazione (assimilabile se vogliamo ad una procedura concordataria) prevede che un creditore possa accettare o no questo accordo (questa modifica delle condizioni iniziali). Se accetta è perché teme di perdere tutto e per esempio 70% puo' essere meglio di niente. Se non accetta naturalmente pretende il 100% alle condizioni siglate (data di restituzione ed interessi). Il solo fatto di parlare
seriamente di ristrutturazione implica che si consideri l'Italia in una
situazione di crisi o di insolvenza e questo agita i mercati (non nel senso di speculatori ma di reali possessori dei crediti). Se la ristrutturazione, comunque attuata (tassi, scadenze, divisa, periodo di garanzia) agevola il debitore ... è chiaro che danneggia i creditori. Questo comporta una fuga degli investitori o come minimo l'aumento del rischio e quindi tassi di interessi piu' alti (il famoso spread). Naturalmente anche tornare alla Lira è una default parziale (in questo caso non concordato) se cambia la divisa con cui viene rimborsato il prestito.