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la maxi manovra della BOJ

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la maxi manovra della BOJ

Messaggioda trilogy il 05/04/2013, 11:42

1. La Banca del Giappone attacca la crisi
con più liquidità: il Nikkei vola a +2,2%

Il nuovo governatore Haruhiko Kuroda dà il via a una nuova politica monetaria: acquisto di bond e raddoppio della base monetaria in due anni, per combattere la crisi che da 15 anni colpisce il Paese. E il Nikkei recupera oltre il 2%

TOKYO - La Bank of Japan (Boj) ha varato un'azione di politica monetaria più aggressiva, basata tra l'altro sull'acquisto di bond governativi e a più lunga scadenza, con l'obiettivo di raddoppiare la base monetaria per centrare un target di inflazione al 2% il prima possibile, ovvero nell'arco temporale di circa due anni. E' la prima mossa del nuovo governatore della Boj, Haruhiko Kuroda, in carica da due settimane.

Il Giappone cerca così una politica espansiva, da un punto di vista monetario, per reagire alla crisi deflattiva (cioè di calo generalizzato dei prezzi) che ormai da da quindici anni affligge la sua economia. L'obiettivo di un target di inflazione al 2% era stato indicato già a inizio 2013. La BoJ ha spiegato in un comunicato che "condurrà operazioni di money-market al fine di aumentare la sua base monetaria tra i 60 mila e i 70 mila miliardi di yen l'anno (645-755 miliardi di dollari)". La Boj intende raddoppiare il numero di azioni e bond in suo possesso (da 138 mila miliardi di yen a fine 2012 salirà a 200 mila miliardi alla fine di quest'anno e a 270 a fine 2014). L'obiettivo è poi allungare la scadenza dei titoli governativi elevandoli, in due anni, da una media di 3 a 7 anni di scadenza. Tra gli obiettivi dell'acquisto di Kuroda ci saranno anche asset rischiosi legati al mercato immobiliare ed Etf.

La notizia delle nuove misure - attese ma sopra le aspettative per entità - ha messo le ali al listino di Tokyo: il Nikkey ha registrato un forte balzo finale, reagendo favorevolmente ad accelerazione e ampliamento delle misure di politica monetaria espansiva. La seduta era in netto ribaso, ma poi l'indice Nikkei 225 ha chiuso con un guadagno di 272,34 (+2,2%) punti a 12.634,54. Immediate ripercussioni anche sullo yen, che ha perso l'1,5% sul dollaro scendendo a quota 94,17 sul biglietto berde, mentre rispetto all'euro è passato a 120,93, il minimo dall'inizio della settimana. Ma il calo è stato generalizzato anche rispetto a sterlina, franco svizzero e dollaro australiano.

(04 aprile 2013)

linK: http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... -55904383/

2. La Borsa di Tokyo,
intanto, ha chiuso in rialzo dell'1,58%, registrando il più alto volume di scambi - 6,45 miliardi di azioni passate di mano - da quando la piazza finanziaria è stata aperta, nel 1949. L'indice Nikkei, che riunisce i 225 titoli guida, è arrivato per la prima volta dal 2008 a superare i 13mila punti, prima di assestarsi in chiusura a quota 12.833,64. L'entusiasmo legato alla nuova politica monetaria inaugurata dalla Boj per sostenere la crescita, con 1.400 miliardi di dollari in due anni per favorire la ripresa e combattere la deflazione, ha spinto al ribasso anche lo yen. In apertura di giornata l'euro sale sopra 1,29 dollari, mentre la divisa nipponica scende in picchiata ai minimi da 3 anni e mezzo. A differenza del Giappone, le altre piazze hanno risentito di una battuta d'arresto (Hong Kong ha perso due punti e mezzo, Seul l'1,64%), con gli investitori preoccupati tanto dal ritorno dell'influenza aviaria e quanto dalle montanti tensioni militari che stanno attraversando l'area - e il mondo intero - per le minacce della Corea del Nord.

Ieri Wall Street, nonostante i dati negativi sulla crescita dei sussidi di disoccupazione, ha chiuso in rialzo recuperando parte delle perdite di mercoledì. Il Dow Jones ha segnato a fine seduta +0,38% a 14.606 punti, mentre l'indice tecnologico Nasdaq ha recuperato lo 0,2% a 3.224 punti. Il prezzo del petrolio è intanto in calo, ma resta sopra 93 dollari al barile. Sui mercati asiatici i future sul Light crude arretrano di 14 cent a 93,12 dollari e quelli sul Brent salgono di 14 cent a 106,48 dollari. L'oro, infine, resta debole in asia intorno a 1.550 dollari l'oncia, ai minimi da maggio a questa parte.

(05 aprile 2013)

link: http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ef=HREC1-5


3. Soros: "Giappone fugge da politica morte, l'Eurozona ci è dentro"

Lo afferma George Soros. Ma l'investitore tra i più ascoltati al mondo afferma anche che quanto la Bank of Japan sta facendo è "pericoloso". Possibile fuga dallo yen e punto di non ritorno. Video: Tokyo imploderà sotto il peso dei suoi debiti.

NEW YORK (WSI) - Con la maxi iniezione di liquidità appena inaugurata - e anticipata da molti mesi, "il Giappone da tentando di fuggire da 25 anni di lenta morte, da una politica che l'Europa che invece appena adottato". Parola di George Soros, che sottolinea quanto i due paesi siano al momento distanti in termini di politica monetaria. D'altronde, la Bank of Japan sta facendo di tutto per risollevare i fondamentali della sua economia, mentre invece Mario Draghi & company, ergo la Bce, si ostinano almeno per ora a tenere i tassi invariati, e a non annunciare alcuna misura straordinaria aggiuntiva.

Questo, a fronte di un euro che sì è sceso, ma rimane secondo molti analisti ben apprezzato e dunque scollegato dalla realtà. "Giappone ed Europa si stanno nuovendo in direzioni opposte. Il Giappone sta fuggendo mentre l'Europa sta iniziando (ad adottare quella politica di lenta morte", ha continuato in una intervista rilasciata alla Cnbce il presidente di Soros Fund Management. Ma attenzione: Soros non si complimenta con il Giappone, visto che quanto il paese sta facendo "è piuttosto pericoloso". Inoltre: "la quantità di quantitative easing che (il governatore Haruhiko Kuroda della Bank of Japan) sta immettendo è la stessa degli Stati Uniti; ma il Giappone ha una dimensione di appena un terzo rispetto agli Usa, dunque la manovra è tre volte potente rispetto" a quelle della Fed. (in una situazione in cui i debiti del paese non accennano a diminuire, tutt'altro).

Di conseguenza, "se continueranno a fare quanto hanno iniziato, non saranno in grado di fermarsi. Se lo yen continua a scendere, cosa che sta facendo, e i cittadini giapponesi ritengono che sia propenso a continuare a calare, e vorranno depositare i loro soldi all'estero, allora la flessione della valuta potrebbe assumere le dimensioni di una valanga". Dalla metà di novembre la moneta è scesa -21% circa, calando nelle ultime ore a 97 contro il dollaro, e molti strategist ritengono che il suo valore possa arrivare a 100-110 entro la fine dell'anno.

link: http://www.wallstreetitalia.com/article ... entro.aspx
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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda franz il 05/04/2013, 16:59

ci si dimentica sempre come è messa la pressione fiscale in giappone, e la spesa pubblica, rispetto all'europa.
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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda flaviomob il 05/04/2013, 22:35

ah sì? e il debito pubblico, che è il 200% del PIL non ce lo ricordiamo?


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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda flaviomob il 06/04/2013, 19:18

Perché l’Europa non prende esempio dal Giappone?
di Giuseppe Bianchimani | 6 aprile 2013

Mentre il mainstream neoclassico continua a predicare l’austerità ad ogni costo, il Giappone si prepara per la più grande operazione di creazione di liquidità dal dopoguerra ad oggi.

Il Giappone ha un debito pubblico di enormi proporzioni (rapporto debito/Pil 236%), ed un deficit (rapporto deficit/Pil 10%). Insomma numeri al di fuori dei parametri di Maastricht per intenderci. Eppure il Giappone non ha la minima intenzione di alleggerire il debito attraverso l’austerity.

Per i nipponici il debito non è un problema, come non è un problema l’aumento dell’inflazione (anzi nel caso nipponico fa parte della nuova strategia macroeconomica). Tutto ciò, perché il paese dal Sol levante ha due garanzie: la sovranità monetaria (quindi la possibilità di stampare moneta della Bank of Japan) e la protezione del debito pubblico dei cittadini (i cittadini e gli investitori interni detengono la quasi totalità del debito).

In questi giorni, il premier Shinzo Abe, ha avviato il suo piano di salvataggio: il governo tramite la banca centrale stamperà moneta (tanto da far passare la massa monetaria da 135mila miliardi a 270 mila miliardi entro il 2015) che servirà per comprare dalle banche i titoli di stato giapponesi (non solo i titoli a breve scadenza, ma anche quelli a medio e lungo termine). Il debito resterà invariato (perché il governo comprerà il debito già esistente) ed i tassi di interesse di qualsiasi scadenza si abbasseranno (grazie all’intervento statale). La grande iniezione di liquidità utilizzata per comprare i titoli farà da incentivo per gli investimenti (quindi le imprese e le banche una volta ricevuti i soldi dal governo li riutilizzeranno per la crescita). I soldi che verranno stampati faranno aumentare l’inflazione naturalmente, che per il Giappone non è un problema visto i precedenti deflazionistici. L’inflazione, di fatto, porterà al deprezzamento dello yen, che giocherà un ruolo importante nell’aumento delle esportazioni.

L’ “Abenomics” può essere un importante macchina virtuosa per il Giappone e non solo, perché una strategia del genere è ciò che serve all’Europa, con una banca centrale capace di superare lo spauracchio di Weimar e i luoghi comuni in cui l’inflazione è considerata un male assoluto. E’ vero, la strategia giapponese può scontrarsi con vari rischi, quali il mancato controllo dell’inflazione o la fuga di capitali, ma all’Europa non resta altra alternativa. Il rigore e l’austerity hanno fallito, l’Europa non può fallire con loro.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... ne/553706/


E INTANTO LA CORTE COSTITUZIONALE PORTOGHESE IMPEDISCE I TAGLI A DISOCCUPATI E PENSIONATI

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04 ... za/553812/


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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda franz il 06/04/2013, 19:26

flaviomob ha scritto:ah sì? e il debito pubblico, che è il 200% del PIL non ce lo ricordiamo?

Appunto, 20 anni di stagnazione dovrebbero far capire che quel 200% non è una bella cosa.
Il fatto che uno non sia ancora morto (perché dietro ci sono 127 milioni di giapponesi che lavorano sodo) ma solo sul confine tra qui e là, non migliora la cosa.
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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda flaviomob il 09/04/2013, 10:40

Moody la critica, il FMI l'appoggia:

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... 1645.shtml


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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda trilogy il 09/04/2013, 11:56

flaviomob ha scritto:Moody la critica, il FMI l'appoggia:

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... 1645.shtml


E' molto difficile valutare le conseguenze a medio termine di una manovra del genere. La prima reazione sui mercati è stata di inflazionare i prezzi degli asset finanziari (azioni, ETF, bond), mentre la valuta si è deprezzata.
Quali saranno gli effetti sulla domanda di beni e sui prezzi interni si cominceranno a vedere nel prossimo trimestre.
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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda franz il 09/04/2013, 19:09

trilogy ha scritto:E' molto difficile valutare le conseguenze a medio termine di una manovra del genere. La prima reazione sui mercati è stata di inflazionare i prezzi degli asset finanziari (azioni, ETF, bond), mentre la valuta si è deprezzata.
Quali saranno gli effetti sulla domanda di beni e sui prezzi interni si cominceranno a vedere nel prossimo trimestre.


Trilogy, che ne pensi delle considerazioni di phastidio.net (alias Mario Seminerio?)

La problematica aritmetica giapponese
http://phastidio.net/2013/04/09/la-prob ... iapponese/

Tuesday, 9 April, 2013

in Discussioni, Economia & Mercato, Esteri

Dopo l’annuncio della nuova ed aggressiva politica monetaria giapponese, che pare stia già esercitando qualche effetto in giro per il mondo, è il momento di interrogarsi su eventuali effetti collaterali di tale easing quantitativo sul paese del Sol Levante. Ad esempio, che accadrà all’imponente debito pubblico giapponese, la cui consistenza lorda è pari al 250 per cento del Pil, in caso la Bank of Japan dovesse avere successo nel portare l’inflazione al 2 per cento. Che accadrebbe, in quel caso, al debito pubblico giapponese?

La risposta la fornisce un articolo del Wall Street Journal:

«Dovesse l’inflazione crescere in modo sostanziale, come è obiettivo dichiarato di Tokyo, i tassi d’interesse seguirebbero sicuramente. Il problema qui è che il servizio del debito già si mangia un quarto del bilancio pubblico annuale giapponese – ed il debito pubblico è previsto raggiungere il 250 per cento del Pil entro la fine del prossimo anno (…). Quando il costo medio del funding governativo comincerà ad aggiustarsi al rialzo per tenere conto di tassi d’interesse quintuplicati [dallo 0,5 al 2,5 per cento, ndPh.] il servizio del debito, come un gigantesco pitone, si mangerebbe pressoché l’intero bilancio pubblico. Non solo: con tassi d’interesse sul debito del settore pubblico al 250 per cento del Pil, il Giappone dovrebbe crescere al passo nominale del 6,5 per cento annuale solo per impedire al proprio livello di debito di aumentare. In termini reali (aggiustati per considerare un’inflazione del 2 per cento), la crescita annuale reale dovrebbe essere del 4,5 per cento. Una crescita reale del 4,5 per cento è concepibile in astratto, ma non si verificherà su base sostenuta per il Giappone durante le nostre esistenze»

Questo è il problema centrale: il debito pubblico si autoalimenta ogni volta che il costo del debito supera quello della crescita nominale del Pil. Sono cose che vi diciamo da sempre, e forse siete anche prossimi alla nausea, ma sono concetti tanto fondamentali quanto trascurati (o spesso neppure conosciuti) da molti “addetti ai lavori” e commentatori, che finiscono per lamentarsi della crescita del rapporto debito-Pil imputandone la responsabilità alle mani bucate dei governi. In realtà le cose non stanno sempre in questi termini, e padroneggiare questa banale regoletta può aiutare ad evitare di pontificare sul nulla.

Il conto è presto fatto: costo medio del debito pubblico moltiplicato per rapporto debito-Pil uguale tasso di crescita del Pil nominale che mantiene inalterato tale rapporto. Quindi, dati i numeri e le ipotesi per il Giappone, il calcolo è questo:

2,5% x 250% = 6,25%

Se il Pil nominale dovesse crescere meno del 6,25 per cento, date le ipotesi di cui sopra, al paese servirebbe un avanzo primario, cioè un’eccedenza di entrate sulle spese pubbliche al netto degli interessi sul debito, e si finirebbe in territorio “italiano”, in cui (attualmente) la crescita del Pil nominale è inferiore al costo medio del debito (pari a poco più del 4 per cento).

Se il Giappone raggiungerà effettivamente questo costo del proprio debito pubblico, dovrà necessariamente crescere a livelli di paese emergente oppure il rapporto debito-Pil si autoalimenterà, e saranno guai. Ma un paese tra i più vecchi al mondo e che non accetta immigrazione ben difficilmente riuscirà a crescere a tale passo. Si potrebbe obiettare che il costo del debito non deve necessariamente salire in rapporto uno ad uno con l’inflazione: basterebbe che la banca centrale monetizzasse il deficit. Ma si può ragionevolmente pensare che questa monetizzazione possa andare avanti in modo indeterminato e sempre più pervasivo? Lecito dubitarne. E le banche giapponesi, che sono inzeppate di titoli di stato, si troverebbero in guai molto seri se i rendimenti salissero (cioè se i prezzi scendessero), come scrivevamo qualche mese fa, anticipando gli eventi:

«Finora infatti i giapponesi hanno trovato utile continuare a finanziare stato e banche grazie alla certezza che ogni premio di rendimento di attivi esteri sarebbe stato eliminato dall’inesorabile apprezzamento del cambio dello yen. Se la situazione dovesse cambiare, è verosimile attendersi che i residenti giapponesi comincerebbero a disinvestire attivi domestici per dare la caccia a guadagni in conto cambi, all’estero. La palla di neve diverrebbe valanga e rapidamente il governo di Tokyo si troverebbe impossibilitato a finanziare il deficit, mentre le banche subirebbero un pesante dissesto conseguente al violento rimbalzo dei rendimenti sullo yen che tale situazione produrrebbe. Il paese cadrebbe in una crisi finanziaria da fare impallidire quella dell’Eurozona, e le onde sismiche si propagherebbero a tutto il pianeta»

Non è detto che questa sia la traiettoria del Giappone per gli anni a venire, naturalmente, anche se lo stock di debito accumulato e la demografia non giocano a favore di Tokyo. Ma è utile sapere che la relazione tra costo del debito e crescita nominale è l’architrave della sostenibilità del debito pubblico. Da lì passa tutto, inclusi i dibattiti politici.
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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda trilogy il 09/04/2013, 19:59

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:E' molto difficile valutare le conseguenze a medio termine di una manovra del genere. La prima reazione sui mercati è stata di inflazionare i prezzi degli asset finanziari (azioni, ETF, bond), mentre la valuta si è deprezzata.
Quali saranno gli effetti sulla domanda di beni e sui prezzi interni si cominceranno a vedere nel prossimo trimestre.


Trilogy, che ne pensi delle considerazioni di phastidio.net (alias Mario Seminerio?)

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http://phastidio.net/2013/04/09/la-prob ... iapponese/.


Da un punto di vista economico quello che dice è corretto. Ma applicare la logica economica occidentale ai giapponesi non sempre funziona, non darei per scontato che i tassi d'interesse saliranno. Comunque, Il rischio che il cambio dello yen si avviti in caduta libera c'è
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Re: la maxi manovra della BOJ

Messaggioda franz il 10/04/2013, 7:37

trilogy ha scritto:Da un punto di vista economico quello che dice è corretto. Ma applicare la logica economica occidentale ai giapponesi non sempre funziona, non darei per scontato che i tassi d'interesse saliranno. Comunque, Il rischio che il cambio dello yen si avviti in caduta libera c'è

La logica economica giapponese funziona come la nostra quando si deve trovare il prezzo di un prodotto o di un servizio. Infatti non è che ci regalano le Honda o le Toyota, perché hanno logiche economiche diverse. Mi pare che il punto sia quello relativo all'inflazione "programmata". L'obbiettivo del governo è il 2% e quindi non si parla di un 2% di inflazione frutto di non si sa quale ipotesi svalutativa. Se i tassi (rendimenti) non si adeguano ci saranno anche giapponesi eroici e patrioti che continuano a rinnovare alla scadenza i titoli pubblici ma anche altri che cercheranno altrove rendimenti superiori. Qui sta il punto. Quanti? Nell'operazione il governo giapponese attuerà un buy-back (non fa nuovi debiti, anzi ricompra quelli vecchi) ma tutto sta a vedere se riesce come volume di diacquisto a compensare la possibile fuga dai titoli di debito pubblico indigeni. Se per compensare una fuga eccessiva dovesse essere costretto a comprare una mole eccessiva di propri titoli (ovviamente stampando moneta) allora il rischio è che la svalutazione/inflazione superi quel 2% e la situazione si avviti pericolosamente.
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