Dopo un'assemblea duro comunicato della redazione che accusa il Prc
"Mancanza di chiarezza sul futuro del giornale e sulla sorte di chi ci lavora"
Liberazione contro Rifondazione
Il quotidiano scende in sciopero
ROMA - Liberazione contro Rifondazione. Domani il quotidiano del Prc non sarà in edicola. L'assemblea di redazione, che si è svolta oggi pomeriggio, ha infatti indetto una giornata di sciopero immediato "per denunciare - dice un comunicato - il comportamento antisindacale della società editrice Mrc Spa e la perdurata mancanza di chiarezza da parte del partito editore Rifondazione Comunista sul futuro del giornale e sulla sorte di chi ci lavora".
Quale ulteriore strumento di denuncia, dice ancora il comunicato, l'assemblea ha deciso di confermare il presidio informativo aperto al pubblico e alla stampa per la giornata di domani a partire dalle 12 in redazione, in viale del Policlinico 131 a Roma. Saranno presenti Ascanio Celestini e Andrea Rivera.
(25 settembre 2008)
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Tagli, a Liberazione giornalisti in sciopero e presidio
Sciopero immediato, presidio sotto il giornale e protesta alle feste di partito in corso a Roma. I giornalisti del quotidiano Liberazione sono sul piede di guerra. Il giornale diretto da Piero Sansonetti non sarà in edicola venerdì 26 settembre. L'assemblea di redazione, ha indetto uno sciopero immediato per denunciare «il comportamento antisindacale della società editrice Mrc Spa e la perdurante mancanza di chiarezza, da parte del partito editore Rifondazione Comunista, sul futuro del giornale e sulla sorta di chi ci lavora», affermano il comunicato del Cdr.
L'assemblea ha deciso di confermare il presidio informativo aperto al pubblico e alla stampa per la giornata di venerdì a partire dalle ore 12 presso la redazione di Viale del Policlinico 131 a Roma, stessa sede della direzione nazionale del Prc. In serata il comunicato di lotta del Cdr sarà letto sia alla festa di partito della corrente ferreriana in corso a Centocelle, dove è atteso ilcomizio di chiusura del nuovo segretario Paolo Ferrero sia alla festa della corrente vendoliana dove in serata parlerà Fausto Bertinotti.
Oltre alla mancanza di certezze sulla volontà politica dell'editore di affrontare lo stato di crisi del quotidiano del Prc, a mettere a repentaglio i posti di lavoro dei giornalisti ci sono i tagli voluti dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, al finanziamento pubblico alla stampa. «Questo regolamento - osserva il direttore Piero Sansonetti - vede una riduzione del finanziamento pubblico in varie forme e prevede che sarà erogato di anno in anno sulla base delle disponibilità decise dal ministro del Tesoro. Ciò non solo rende i giornali alle dipendenze del ministro del Tesoro ma renderebbe impossibile ai piccoli giornali di fare delle previsioni sul futuro».
Da questo punto di vista Liberazione, come il Manifesto, come Europa e anche l'Unità rischiano di vedersi decurtare in modo consistente i finanziamenti che consentono a questi giornali di ridurre il "gap" degli scarsi introiti pubblicitari e di sopravvivere tra giganti editoriali molto agguerriti. Giornalisti e poligrafici dei giornali politici più piccoli rischiano il posto di lavoro, da un lato, e l’informazione democratica rischia un’amputazione, dall’altro. È questa la partita che si gioca.
«Liberazione - spiega Sansonetti- è in difficoltà quanto gli altri. Possiamo puntare solo su due voci: le vendite e il finanziamento pubblico. La pubblicità discrimina in Italia i piccoli giornali, per questo è necessario il finanziamento pubblico altrimenti esisterebbero solo i grandi quotidiani».
Sansonetti, il direttore che poco piace al neo segretario di Rc Paolo Ferrero, sta anche lavorando a una sorta di coordinamento tra i direttori dei giornali politici: «Dobbiamo presentare emendamenti al regolamento. Ci sono degli spazi per garantire i finanziamenti. Va ristabilito il diritto soggettivo. Non riesco a credere che questo governo voglia davvero chiudere i giornali di sinistra». Sansonetti dal canto suo pone tre paletti: no alla retroattività del provvedimento; finanziamenti certi e non per decisione governativa; rimodulazione dei limiti stabiliti per accedere ai finanziamenti basati sul differenziale del 15% tra tiratura e copie vendute. Ma i redattori e il Cdr sanno che il problema è anche un altro: le intenzioni dell’editore unico, il Prc, finora silente.
Annubi D’Avossa, del Cdr di Liberazione: «La società editrice deve dirci cosa intende fare a sostegno del giornale, della qualità del prodotto editoriale e dei posti di lavoro». Venerdì ci sarà un presidio pubblico a partire dalle 12 in redazione: lo stesso giorno il partito riunirà gli organi collegiali appena eletti e il punto all’ordine del giorno è proprio il futuro del quotidiano.
Anche il Manifesto ha lanciato un appello per difendere l’editoria cooperativa e politica a rischio estinzione per i tagli dei finanziamenti pubblici decisi dal governo. «Non sarà più lo Stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv che non hanno un padrone né scopi di lucro. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà al fondo del bilancio annuale)», ha scritto il quotidiano di via Bargoni, definendo quella in atto da parte del governo «una sorta di pulizia etnica dell’informazione». Il quotidiano "che non russa" giovedì pubblica anche un'intervista a uno dei padri del giornalismo italiano, Giorgio Bocca, dal titolo “Sento puzza di fascismo e stampa di regime”.
«Questa volta il problema si inserisce in una battaglia politica contro una logica che non accettiamo, ossia quella di fare una sorta di pulizia etnica dell’informazione, di continuare ad aiutare i grandi gruppi editoriali cancellando i piccoli. Questa volta chiediamo i soldi per continuare una battaglia politica», ha detto il direttore Gabriele Polo. «Bisogna riordinare il sistema dei finanziamenti. Un errore del precedente governo Prodi - continua Polo - è stato quello di non aver fatto una legge che mettesse ordine ad una giungla di contributi che non ha più senso. Invece è stato scelta un'altra operazione, è stato varato un regolamento che può essere cambiato in ogni momento». «Con questo taglio -conclude il direttore de il Manifesto - potremmo chiudere anche domani, è per questo che chiediamo aiuto ai nostri lettori. Dobbiamo sopperire a ciò che lo Stato non ci dà più».
Pubblicato il: 25.09.08
Modificato il: 25.09.08 alle ore 18.29
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