Ma come fa a crescere un paese così?
Pmi, tasse in aumento del 22,6%
Una impresa su due costretta chiedere prestiti
In un anno per oltre un milione di piccole e medie imprese la pressione fiscale è cresciuta di venti punti percentuali. L'aumento ha costretto il 58% delle imprese a chiedere prestiti e a dilazionare i pagamenti. Il 61% rinuncia a investire e ritarda pagamenti fornitori. L'indagine Ipso/Confartigianato
MILANO - Sempre più tasse, che penalizzano gli investimenti e la ricerca. E' quanto emerge da un sondaggio condotto da Confartigianato insieme con l'istituto Ispo su un campione di imprenditori artigiani, condotto tra il 6 il 12 dicembre. I numeri dicono che il 74% delle imprese, pari a 1.067.214 aziende, negli ultimi 12 mesi ha registrato una pressione fiscale in rialzo in media del 22,6%. E il sondaggio mette in luce le pesanti conseguenze della crescita della pressione fiscale: il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare investimenti in azienda. Per il 26% delle imprese l’accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte.
Effetti negativi anche sull’occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare i dipendenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali. In più, per fare il proprio dovere di contribuente, il 58% degli intervistati, pari a 615.000 aziende, deve ricorrere a prestiti bancari o è costretto a chiedere al fisco dilazioni di pagamento. E addirittura 40.000 imprenditori non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità. Ad opprimere i piccoli imprenditori italiani non è solo la quantità di tasse ma anche la complessità per pagarle.
Una zavorra che è ancora più pesante per le imprese del Nord Ovest, dove il 64% ha subìto un aumento della pressione burocratica, e per le aziende del settore dell’edilizia il 65% delle quali ha avvertito la crescita della burocrazia fiscale.
“Il sondaggio – sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – conferma quanto denunciamo da tempo a proposito dell'impennata della pressione fiscale sul sistema produttivo. Secondo le nostre rilevazioni, nel 2012 le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi, al ritmo di 47.238 euro al minuto, e hanno raggiunto il livello del 44,7% del Pil, con un aumento di 2,2 punti in un solo anno. Tra il 2005 e il 2013 l'incremento delle entrate fiscali 'assorbe' il 97,3% dell'incremento del PIL. Sono numeri che parlano chiaro: se vogliamo ritrovare la strada per uscire dalla crisi, è indispensabile intervenire per ridurre la pressione fiscale sulle imprese”.
(15 dicembre 2012) www.repubblica.it