Si una bella storia di riscatto personale. Quanti sono però quelli che da soli non ce la fanno? Ma potrebbero farcela con un supporto mirato. Molti probabilmente. Questa dovrebbe essere una delle priorità di una società civile, e di un partito progressista.
saluti
Trilogy
Io dirigente, perso il lavoro, sono diventato clochard per 8 anni: ora la riscossa e una nuova occupazione
«Se resti lucido una soluzione la trovi. E il consiglio che mi sento di dare oggi, a chi è nella condizione che ho vissuto io otto anni fa, è di non mollare». Wainer Molteni si commuove subito, quando la voce della lettrice recita la prima pagina del suo libro: «Io sono nessuno», edito da Baldini Castoldi Dalai.
La sua storia di clochard laureato a pieni voti alla Statale di Milano – con alle spalle un dottorato in Criminologia alla Normale di Pisa, un master di tre anni negli Stati Uniti nel quartier generale dell'Fbi, e un lavoro da caporeparto in una catena di supermercati italiani, assorbita poi da una nuova proprietà che ha tagliato il personale – dà voce a un esercito di invisibili che ancora lottano per sopravvivere.
La presentazione del volume avviene, non a caso, nel dormitorio di Viale Ortles a Milano, davanti a tanti clochard, spesso compagni di sacco a pelo di Wainer, ma ancora «imprigionati» in quella rete di assistenza che salva migliaia di persone dal freddo e dalla fame, ma che ancora non riesce a fornir loro gli strumenti per ricominciare da soli. Sì, perché la storia di Wainer, al contrario di molte altre, è una storia a lieto fine. Dopo tanti notti al freddo o lunghe file per mangiare e fare la doccia, dopo l'umiliazione di essere respinti perchè troppo qualificati o perchè senza fissa dimora, Wainer ha trovato la sua strada.
Prima di tutto per non morire: «Mi ha salvato la voce del servizio Sos della stazione Centrale di Milano. Una notte in cui ero disperato, un volontario ha risposto alla mia chiamata e il mondo mi ha sorriso di nuovo; ho capito che non ero più solo e che sarei sopravvissuto a quel momento». La vera riscossa di Wainer, però, è stata l'indipendenza. «Non si è liberi se si dipende dalla generosità degli altri, ma solo se ci si costruisce il proprio futuro». E questa è la sua vera storia: nel 2005 Wainer ha fondato insieme ai compagni di strada, il sindacato spontaneo «clochard alla riscossa», che gestisce un bar e una mensa a Milano e un agriturismo a Serravalle Pistoiese. Ed è al sindacato che andranno tutti i proventi della vendita del libro.
Un modo, ma soprattuto una rete, per far lavorare tanti senzatetto e offrire loro un futuro. «E' questo che dovrebbe garantire il centro di viale Ortles - afferma con rabbia davanti all'inusuale pubblico della conferenza stampa –: una strada per ricominciare!» L'atmosfera si fa calda e tra i clochard presenti c'è chi si alza per difendere il direttore del dormitorio, «angelo buono» che lo ha soccorso dopo anni di galera; chi urla la propria indignazione per la presenza «solo» di copie uniche di grandi classici della letteratura nella libreria della struttura; chi si indigna per la parola clochard, e con un italiano stentato ma con grande orgoglio rivendica la propria, dignitosa, condizione di bisognoso. Tante storie diverse, che con quella raccontata da Molteni hanno in comune la strada e la disperazione. «Vorrei leggere il tuo libro - grida svuotandosi le tasche un senza tetto tra il pubblico - ma costa diciassette euro! Io, al massimo, arrivo a due!».
28 novembre 2012
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