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Euro o non euro?

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Euro o non euro?

Messaggioda flaviomob il 14/11/2012, 1:52

All’Italia conviene lasciare l’Euro. L’analisi di Merrill Lynch

Posted by keynesblog on 17 luglio 2012 in Economia, Europa

Athanasios Vamvakidis e David Woo di Bank of America Merrill Lynch pronosticano l’uscita dell’Italia dall’Euro, a sorpresa, prima della Grecia, in uno studio rilasciato pochi giorni fa. O almeno è ciò che potrebbe accadere applicando la teoria dei giochi. Secondo i due economisti l’Italia potrebbe avere diversi vantaggi nell’abbandonare volontariamente l’euro, prima che siano i mercati a deciderlo. Se così facesse, godrebbe di “benefici in termini di miglioramento della competitività, crescita economica e finanza pubblica”. Il nostro paese, in particolare, non si troverebbe ancora in una posizione maggiormente vincolata come la Grecia.

L’eventuale uscita dall’euro, scrive Merrill Lynch, oltre a rendere possibile, attraverso la svalutazione, il riequilibrio della bilancia commerciale e in prospettiva una crescita guidata dalle esportazioni, avrebbe effetti benefici anche sui tassi di interesse, poiché i mercati sarebbero rassicurati dal ritorno alle monete nazionali, fattore che ridurrebbe la possibilità di un default.

Ma se l’uscita dall’euro fosse “ordinata”, gli investitori dimenticherebbero presto anche un eventuale parziale default. Così accadde alla Russia nel 1998 che due anni dopo fu il mercato con maggiore crescita al mondo. “Il mercato ha la memoria molto corta. Se gli investitori hanno la possibilità di fare affari, a loro davvero non interessa” quanto accaduto poco tempo prima, spiega a Bloomberg uno dei due autori.

Immagine

Lo studio analizza la possibilità che la Germania paghi per la permanenza nell’euro dei PIIGS. Anche in tal caso, gli incentivi a rimanere nell’eurozona sono minori per l’Italia rispetto al resto degli stati periferici. Mettendo in ordine i 17 Paesi dell’Euro in base alla probabilità di un’uscita “ordinata” l’Italia e l’Irlanda si trovano a quota 3,5 mentre la Grecia è a metà con 5,3. La Germania è ovviamente il paese che meno ha interesse a lasciare l’euro ed è in fondo alla lista con 8,5, preceduta da Austria, Belgio e Finlandia.

La tabella che segue indica i possibili effetti di una uscita “ordinata” dall’euro per i diversi paesi. L’Italia e l’Irlanda sarebbero le nazioni a trarne maggiori vantaggi relativi:

Immagine

Lo studio è reperibile a questo link: www.latribune.fr/getFile.php?ID=5314959

Fonte: http://keynesblog.com/2012/07/17/allita ... mment-3440


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Re: Euro o non euro?

Messaggioda Iafran il 14/11/2012, 12:06

"Euro o non euro". L'UE da questione politica è diventata questione economica: se si abbandona l'euro si abbandona il progetto non facile di unire tutti gli europei nel medesimo destino (progetto politico ambizioso ma necessario, mal visto e combattuto dai "quaquaraquà lumbard"), ma non si risolvono i problemi atavici (sprechi, peculato, corruzione, tangenti, mafia, etc.), che sono alla base della grave situazione economica dell'Italia.
Si potrebbe fare soldi anche con la vendita del patrimonio pubblico, e si metterebbe una toppa ... momentanea, fra 5 anni rimarrebbero altri tesori (musei ed opere d'arte) da monetizzare ... e dopo?
La casta, con tutto il seguito, starebbe già su altri lidi ... a godersi quel che è riuscita ad arraffare in tutto questo tempo. :x
Gli italiani dovrebbero solo far capire a "lor signori" che sono cresciuti e non credono (più) alle favole.
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Re: Euro o non euro?

Messaggioda flaviomob il 14/11/2012, 16:01

Si potrebbe anche fare qualcosa di meglio: regolare la finanza

http://keynesblog.com/2012/11/14/come-r ... non-si-fa/

...“…noi abbiamo assistito, prima, ad una crisi indotta dalle disuguaglianze e, da ultimo, alle diseguaglianze indotte dalla crisi…” Andrew Haldane...


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Re: Euro o non euro?

Messaggioda trilogy il 14/11/2012, 23:33

flaviomob ha scritto:Si potrebbe anche fare qualcosa di meglio: regolare la finanza

http://keynesblog.com/2012/11/14/come-r ... on-si-fa/..


In genere scrivono riflessioni più approfondite e condivisibili.Quella è piuttosto discutibile.
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Re: Euro o non euro?

Messaggioda flaviomob il 15/11/2012, 2:08

In Italia nell’ultimo anno e mezzo sono state varate nuove imposte per un ammontare pari a circa 4 punti di Pil. Stime dell’effetto dell’inasprimento fiscale portano a prevedere una contrazione dell’economia intorno ai due punti e mezzo nei prossimi due anni. Da aggiungere al -3 per cento del 2012.

di Francesco Giavazzi* (lavoce.info)

Negli ultimi mesi del Governo Berlusconi e nel primo anno del Governo Monti sono state varate nuove imposte (centrali e locali) per un ammontare pari a circa 4 punti di Pil (stima del vice-direttore della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in una recente audizione parlamentare).

Gli effetti

Per valutare l’effetto di questo shock fiscale sull’economia italiana è necessario usare un “moltiplicatore“, cioè una misura dell’effetto (probabilmente recessivo) di un inasprimento fiscale. Vi è un ampio dibattito sul valore del moltiplicatore delle tasse. Christina e David Romer, dell’università di Berkeley, in un articolo pubblicato due anni fa sull’American Economic Review, e che ha fortemente influenzato la ricerca in questo campo, stimano per gli Stati Uniti, un moltiplicatore che raggiunge il valore di -3 dopo tre anni. In altre parole, un inasprimento fiscale pari a un punto di Pil ne riduce il livello, su quell’arco temprale, di 3 punti.
In una ricerca che applica una metodologia simile a un campione di quindici paesi Ocse, Alberto Alesina, Carlo Favero ed io stimiamo, per l’Italia, un moltiplicatore che è pari a poco meno di – 1.0 a un anno di distanza dallo shock fiscale e che poi sale fino a circa – 2.0 dopo due-tre anni.
I conti tornano: a meno di un anno di distanza dallo shock fiscale, il Pil italiano è sceso di due punti e mezzo, con un moltiplicatore pari a – 0,65.
Se il 2012 si chiuderà con una crescita negativa vicino a – 3 per cento, il moltiplicatore sarà pari a – 0,75. Se crediamo alle stime del moltiplicatore citate sopra — e pur escludendo i valori “estremi” stimati dai Romer — nei prossimi due anni l’economia, in assenza di variazioni nella politica fiscale, si contrarrà di altri due punti-due punto e mezzo.
Alla luce di questi conti, mi chiedo che cosa possa indurre all’ottimismo sulla crescita e che cosa giustifichi l’annuncio che “si inizia a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel”.

*Si è laureato in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1972. Insegna economia politica all’Università Bocconi, della quale è stato pro-rettore alla ricerca tra il 2000 e il 2002.
Tra il 1992 e il 1994 è stato dirigente generale del Ministero del Tesoro, responsabile per la ricerca economica, la gestione del debito pubblico e le privatizzazioni. Dal 1992, anno della privatizzazione, alla conclusione dell’OPA lanciata dalle Assicurazioni Generali, è stato membro del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo di INA s.p.a. e, in rappresentanza di INA spa, vice-presidente del Banco di Napoli dal 1998 al 2000.
Fa parte del Gruppo dei consulenti economici del Presidente della Commissione europea e collabora con il Corriere della Sera e con Project Syndicate, un archivio on-line di articoli scritti da economisti di vari paesi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... le/412766/


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Re: Euro o non euro?

Messaggioda franz il 15/11/2012, 8:18

Per valutare l’effetto di questo shock fiscale sull’economia italiana è necessario usare un “moltiplicatore“, cioè una misura dell’effetto (probabilmente recessivo) di un inasprimento fiscale. Vi è un ampio dibattito sul valore del moltiplicatore delle tasse. Christina e David Romer, dell’università di Berkeley, in un articolo pubblicato due anni fa sull’American Economic Review, e che ha fortemente influenzato la ricerca in questo campo, stimano per gli Stati Uniti, un moltiplicatore che raggiunge il valore di -3 dopo tre anni. In altre parole, un inasprimento fiscale pari a un punto di Pil ne riduce il livello, su quell’arco temprale, di 3 punti.

Ed infatti questo puo' essere l'effetto di una manovra di "rigore" (limitazione del deficit) fatta unicamente con l'inasprimento fiscale (piu' entrate) senza toccare la spesa o toccandola meno di quanto si operi sul fronte delle entrate. La situazione svedese, che in 19 anni circa ha ridotto principalmente la spesa ed anche le tasse (ma in misura inferiore) dimostra che quando la riduzione della pressione fiscale è legata anche alla riduzione della spesa, non ci sono effetti recessivi. La crescita svedese è stata costante. Eppure nel periodo 1993 / 2012 ci sono stati anche periodi di crisi e recessione mondiale (cicli negativi) quindi l'argomento, usato spesso, che durante le crisi le politiche rigoriste di riduzione del deficit e del debito comportano disastri non è vera. Diciamo che dipende da come questo rigore viene applicato: Se si interviene principalmente aumentando le entrate lo studio è applicabile. Se si interviene sulla spesa (e da noi c'è ampio spazio per la riduzione di spesa clientelare ed improduttiva, corruzione compresa) e quindi si puo' anche ridurre un po' la pressione fiscale, l'effetto moltiplicatore è inverso.
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Re: Euro o non euro?

Messaggioda flaviomob il 23/11/2012, 16:12

dal Fatto Q


“Euro troppo forte, difficile uscire dalla crisi”. E Bloomberg “rimpiange” la lira
Gli analisti americani sottolineano che la moneta unica è sopravvalutata del 5,5% rispetto al dollaro, con un evidente danno per le esportazioni europee. Ma essendo più simile al marco tedesco che al nostro "vecchio conio", non è possibile agire sulla leva della svalutazione per migliorare la competitività
di Matteo Cavallito | 23 novembre 2012



Per uscire dalla persistente spirale di incertezza, crisi debitoria, disoccupazione e recessione, l’area euro avrebbe bisogno di una valuta capace di comportarsi come la defunta lira italiana. Ma, sfortunatamente, la moneta unica appare oggi ancora troppo simile al marco tedesco di cui pare replicare la tendenza all’apprezzamento sui mercati con tutte le ovvie conseguenze del caso in termini di crescita e competitività. È la sintesi dell’ultima analisi proposta da Bloomberg sulla base dei dati ricavati dall’Oecd. L’euro, sostiene quest’ultimo, viaggia oggi a un livello superiore del 5,5% rispetto alla media storica di 1,21 dollari. Il che, in rapporto al potere d’acquisto, significa che la moneta unica risulta a oggi sopravvalutata del 2,6% rispetto al biglietto verde.

Che cosa significa? Essenzialmente che l’euro vale troppo rispetto a quello che dovrebbe essere il suo valore reale. Ovvero, in estrema sintesi, che le nostre esportazioni hanno un costo eccessivo. Tradotto: siamo scarsamente competitivi. Interpellato da Bloomberg, Ulrich Leuchtmann, analista del settore valutario presso Commerzbank, non sembra avere dubbi: “L’euro non è sostenibile a questi livelli nel medio e lungo termine” ed Eurolandia, dal canto suo, avrebbe bisogno di una moneta unica “più simile a ciò che era stata la lira prima del 1999 piuttosto che al marco tedesco”.

Nel settembre del 1992, ricorda Bloomberg, l’Italia svalutò la lira del 7%. Quattro anni dopo la valuta italiana aveva perso oltre il 20% del suo valore rispetto al marco. La strategia è piuttosto semplice: una moneta più debole, per lo meno entro certi limiti, riduce il peso del debito sui mercati internazionali (sempre che il debito sia espresso in quella stessa valuta, motivo per il quale è possibile svalutare l’euro ma non è possibile reintrodurre lire, dracme o pesetas senza produrre default e inflazione a doppia cifra) e favorisce le esportazioni. Banalmente, se per acquistare un prodotto da 100 euro servissero da domani non più 129 dollari (l’attuale tasso di cambio 1,29 a 1) ma 121 (il tasso “storico” che è mediamente più basso), lo stesso prodotto da 100 euro realizzato in Italia, Spagna o Germania diventerebbe più conveniente sul mercato estero favorendo così il flusso commerciale delle merci in uscita dall’Europa.

L’esempio è volutamente semplicistico. Ma il principio che lo regge è alla base delle bilance commerciali nazionali e degli equilibri del mercato internazionale. La teoria ci dice che in un contesto di crisi, l’aumento della sfiducia produce svalutazione e la svalutazione (quando non è eccessiva come nel caso delle bancarotte da iperinflazione) produce un vantaggio competitivo e commerciale che alimenta la crescita conducendo l’area in questione fuori dal tunnel recessivo. Sfortunatamente, in Europa sta accadendo l’esatto contrario.

Dallo scorso 26 luglio, giorno della celebre rassicurazione di Mario Draghi ai mercati (“La Bce farà tutto quanto è necessario per preservare l’euro e, credetemi, sarà abbastanza”) l’euro ha guadagnato il 4,2% sul dollaro. Da allora, il numero uno Bce ha ridato il via libera all’acquisto dei titoli di Stato da parte dell’istituto centrale senza fare venir meno, tuttavia, il sacro principio della sterilizzazione della liquidità che consente di mantenere costante la quantità di moneta circolante. Ovvero di ridurre al minimo l’inflazione (che aumenta all’aumentare della massa monetaria in circolazione). L’obiettivo primario, come è noto, è stato raggiunto. La temuta tempesta di agosto non è mai arrivata, gli spread sono calati e con essi si è alleggerito il peso dei deficit nazionali in rapporto al Pil. Ma ciò che ha guadagnato in termini di stabilità l’Europa sembra averlo già scontato sul fronte della competitività. Con il rischio di far passare in secondo piano l’allarme debito di fronte a un’emergenza sempre più pressante: quella della recessione.


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Re: Euro o non euro?

Messaggioda franz il 23/11/2012, 20:02

flaviomob ha scritto:dal Fatto Q
“Euro troppo forte, difficile uscire dalla crisi”. E Bloomberg “rimpiange” la lira

Ridicolo.
Quanto esporta ed importa l'area dollaro?
Quanto esporta ed importa l'area euro?
Il dollaro è valuta di riferimento e puo' svalutare quanto vuole stampando carta (ce se accorgiamo solo osservando l'oro che schizza verso l'alto) mentre all'euro questo non è concesso, perché crerebbe inflazione e la BCE non puo, per missione.
In realtà Bloomberg sta forse dicendo che l'Italia dovrebbe uscire dall'euro e adottare il dollaro, con un cambio fisso. :-)
pazzia ... ma sentiamo cosa ne pensa trilogy
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Re: Euro o non euro?

Messaggioda flaviomob il 24/11/2012, 10:45

C'è un altro punto di vista. Sul forum abbiamo fatto considerazioni tutto sommato fondate su numeri ed analisi riguardo all'euro. Tra pochi mesi, invece, la permanenza italiana nell'euro potrebbe essere soggetta alle conseguenze di una forte ondata emotiva, alla demagogia di una campagna elettorale e ai suoi postumi in un parlamento che potrebbe vedere il Pdl, la Lega e Grillo apertamente contrari alla moneta unica... forze politiche che potrebbero esprimere oltre un terzo dei parlamentari, forse anche di più, a seconda del sistema elettorale (e della presenza di "premi" di maggioranza).


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Re: Euro o non euro?

Messaggioda franz il 24/11/2012, 12:34

flaviomob ha scritto:Tra pochi mesi, invece, la permanenza italiana nell'euro potrebbe essere soggetta alle conseguenze di una forte ondata emotiva, alla demagogia di una campagna elettorale e ai suoi postumi in un parlamento che potrebbe vedere il Pdl, la Lega e Grillo apertamente contrari alla moneta unica... forze politiche che potrebbero esprimere oltre un terzo dei parlamentari, forse anche di più, a seconda del sistema elettorale (e della presenza di "premi" di maggioranza).

Esatto e da dove credi che vengano tutte queste spinte a ripresentare Monti?
Mi spiace per ranvit, sempre critico con la Germania e fautore di un monti-bis come minore dei mali ma è proprio da questo paese che vengono le pressioni piu' chiare per la riconferma di una compagine governativa rigorista ed europeista, incarnata da Monti.
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