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Si lavora (tanto), ma si lavora male

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda trilogy il 04/09/2012, 7:47

Si lavora (tanto), ma si lavora male

In Italia siamo a 38 ore a settimana, più che in Germania, ma è mancata l’innovazione.
Si è perso il treno della rivoluzione informatica e la crisi penalizza le aziende piccole

raffaello masci
roma

Dovremmo lavorare di più, sollecitava ieri su questo giornale il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo. La questione è annosa e più volte riproposta: se questo Paese va a ramengo, o rischia di andarci, è anche perché lavoriamo quantitativamente poco e abbiamo, invece, tante ferie e tante feste comandate, civili e religiose.I numeri dicono che è così, ma fino a un certo punto: non lavoriamo affatto di meno rispetto agli altri Paesi comunitari (e anche Ocse), ma - effettivamente - abbiamo più vacanze.

Ma soprattutto - è questo il cuore del problema - se la nostra economia va male non è per il monte ore lavorate, tant’è che Paesi mitici come Germania o Norvegia - solo per dirne due - lavorano molto meno di noi, ma hanno una crescita che noi ci sogniamo. La questione non è dunque il quanto ma il come. Tradotta in termini economici, è la produttività, e lì - in effetti- siamo a Caporetto: perché è mancata l’innovazione, perché abbiamo bucato la rivoluzione informatica, perché il tessuto delle nostre aziende è assai frastagliato e ha puntato sull’innovazione in maniera diversificata e discontinua. E infine perché l’Italia è l’Italia, e questo significa una burocrazia che non aiuta, una rete dei servizi disomogenea, un sistema creditizio ostico, e perfino un regime fiscale che ti fa preferire di restare piccolo ma al sicuro piuttosto che grande e in mezzo al guado. Fatto sta che il dato composto tra ore lavorate e produttività espressa si traduce in una mazzata. Ma vediamo i numeri secondo i dati di Eurofond, l’agenzia comunitaria che si occupa delle condizioni di vita e di lavoro nei Paesi europei. Stando ai contratti di categoria, in Italia non si lavora poco: siamo a 38 ore settimanali contro le 37,7 delle Germania e le 35 della Francia (ma la disastrata Grecia lavora 40 ore).

Poi si vanno a vedere non le ore «contrattuali» ma quelle effettive (con straordinari e senza feste e ferie) e si scopre che le cose stanno diversamente: la Germania lavora di più eccome (40,5 ore), l’Italia si mantiene sulle 38 (38,5), ma più della Finlandia virtuosissima (37,8) e meno della non brillante Romania (41,3). Certo se andiamo a spulciare tra le ferie, siamo in alta classifica (con le 9 festività comprese) ma sempre sotto la Germania, a pari quota con la Danimarca. Sintesi del discorso: un piccolo sforzo nel lavorare di più forse lo possiamo anche fare, ma è del tutto evidente che non è quello che ci salverà. Perché il vero male dell’Italia è la produttività. Fatto 100 il valore della produttività europea nel 2000, l’Italia era a 116,8, la Germania a 124, la Spagna allora claudicante a 102, la brillante Francia a 137,9.

Dopo di che è passato il decennio in cui gli altri sono organizzati e noi no. Nel 2010 i valori erano abbastanza sconfortanti: la Germania, grande locomotiva, si era mantenuta su quei livelli (123,7), la Spagna che aveva fatto un forte sforzo di innovazione era risalita fino a 107,9, la Francia aveva mantenuto la sua invidiabile posizione e l’aveva addirittura migliorata: 140. E L’Italia? 101,5, un crollo - cioè - di oltre 15 punti, una débâcle, di più, una catastrofe. Nessun Paese comunitario è andato indietro così tanto in così poco tempo. E la cosa ha avuto anche un suo riflesso sulle retribuzioni. Facciamo un solo paragone, quello con la Germania, prima della classe: la media degli stipendi nel 2006 vedeva già i tedeschi prendere quasi il doppio dei nostri lavoratori (39.363 euro l’anno contro 23.406). Quattro anni dopo noi eravamo a 26.181, loro a 42.400. Noi lavoriamo oggi 1.679 ore l’anno, la Germania 1.658, la Norvegia - che è la ricca tra le ricche - appena 1702 ... 23 ore più di noi. Sarà il quanto si lavora o il come?

http://www3.lastampa.it/economia/sezion ... tp/467347/
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda ranvit il 04/09/2012, 11:00

Ma quali sono il numeratore ed il denominatore con cui viene calcolata la produttività???
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda franz il 04/09/2012, 12:56

ranvit ha scritto:Ma quali sono il numeratore ed il denominatore con cui viene calcolata la produttività???

Ottima domanda. Ci sono tanti modi, in parte tutti giusti e nessuno completamente sbagliato.
Quello che seguo da tempo tra vari paesi è valore aggiunto / lavoratori.
Naturalmente bisogna considerare che il sommerso incide su entrambi.
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda ranvit il 04/09/2012, 15:47

Naturalmente bisogna considerare che il sommerso incide su entrambi.



Appunto....forse sarebbe il caso di fare chiarezza (ovviamente non lo dico a te) prima di sparare sentenze: io non sono affatto convinto che la produttività italiana sia cosi' scarsa: sarà anche inferiore ma non credo piu' di tanto. Di certo invece c'è il maggior costo dell'energia e della logistica.
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda trilogy il 05/09/2012, 10:04

ranvit ha scritto:Naturalmente bisogna considerare che il sommerso incide su entrambi.



Appunto....forse sarebbe il caso di fare chiarezza (ovviamente non lo dico a te) prima di sparare sentenze: io non sono affatto convinto che la produttività italiana sia cosi' scarsa: sarà anche inferiore ma non credo piu' di tanto. Di certo invece c'è il maggior costo dell'energia e della logistica.


questi confronti vengono con metodologie concordate in genere nell'ambito dell'OCSE. C'era anche un manuale di riferimento con le varie formule matematiche. In pratica rappresentano la sintesi di vari indici: produttività del lavoro, produttività del capitale ecc. Della distorsione dei prezzi tengono conto, utilizzando nelle formule le quantità. Ad esempio la produttività del lavoro è data dalla: la quantità di prodotto ottenuto con l’impiego di un’unità di lavoro.Risultati discutibili ci sono, ad esempio in Europa il paese dove sono più produttivi è sempre il Lussemburgo. E' un paese piccolo specializzato in offshore finanziario dove il valore aggiunto è molto elevato. In Italia le regioni dove la produttività del lavoro misurata con il valore aggiunto è più elevata sono Lombardia e Lazio,in fondo alla classifica molise e Calabria. Quindi la specializzazione produttiva è importante

L'aspetto interessante di questi confronti internazionali è che dal 2000 emerge questa caduta della produttività in Italia, e tutte le ricerche la trovano. Le cose cambiano quando si passa a spiegare i fattori che l'hanno determinata. A questo punto non c'è nessuna ricerca che da sola sia completamente credibile e difendibile. A seconda della ideologia e della formazione culturale, degli interessi che si vogliono difendere si dà più importanza al lavoro, agli investimenti ecc. Ma in realtà è un problema determinato da più fattori ognuno dei quali incide sul risultato negativo per una certa percentuale.
Ultima modifica di trilogy il 05/09/2012, 10:08, modificato 1 volta in totale.
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda flaviomob il 05/09/2012, 10:05

Non so se è preso in considerazione, ma immagino che oltre all'indice di produttività si debba considerare quanto valore aggiunto sia presente in un prodotto. Ad esempio, un'auto ad alta affidabilità o tecnologicamente all'avanguardia ha un valore aggiunto maggiore, a parità di produttività, rispetto ad un prodotto mediocre. Ovviamente i consumatori premieranno questi parametri.

Per curiosità:

http://www.alvolante.it/news/tuv_affida ... -137111044

in cui è evidente che le auto italiane sono disastrose...


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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda trilogy il 05/09/2012, 15:50

flaviomob ha scritto: Non so se è preso in considerazione, ma immagino che oltre all'indice di produttività si debba considerare quanto valore aggiunto sia presente in un prodotto.....


Questo fattore penso sia determinante a livello di settori. Dove hai settori ad "alto valore aggiunto" trovi anche alta produttività. Ad esempio aeronautica civile: Amburgo (città più produttivia d'Europa) Tolosa, Seattle. Spesso trovi anche i grandi gruppi editoriali: ancora Amburgo, in Italia: lombardia (mediaset , gruppo rizzoli- corriere della sera) ; Lazio: RAI, Sky, gruppo l'Espresso, tutto il cluster dell'animazione ed effetti speciali.

Da questa prospettiva ci sono stati enormi errori politici. L'Italia con l'ingresso nell'euro per tagliare la spesa pubblica ha agito su investimenti e servizi, peggiorando le economie esterne delle imprese. Per introdurre flessibilità nel mercato del lavoro hanno precarizzato una parte dei lavoratori, favorendo prevalentemente la crescita di attività a basso valore aggiunto e impoverendo il paese.
Oggi trovi molte offerte di lavoro a tempo pieno a 400-500 euro al mese, roba da terzo mondo. Ci hanno portato in competizione con la Cina e l'india, poi si lamentano del "valore aggiunto".
Anche nelle analisi continuano a ragionare secondo vecchie categorie e non capiscono il cambiamento da fare.
Ad esempio le camere di commercio pubblicano le classifiche sulla nascita mortalità delle imprese, i giornali ne parlano come fosse un dato importante per il futuro del paese. Dimmi piuttosto quanto e se crescono quelle già esistenti, questo è un dato interessante per capire se il paese cambia ed è competitivo. Invece sono fermi al culto della moltiplicazione dei nani.
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda flaviomob il 05/09/2012, 22:07

E poi vediamo le Fiat al 77° posto (ma per alcune annate anche oltre il 90°) nelle classifiche di affidabilità...


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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda ranvit il 06/09/2012, 15:39

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbxVy9YG

Ognuno faccia la sua parte

di Fabrizio Forquet

Una perdita di competitività per l'Italia di 30 punti in 15 anni rispetto alla Germania non lascia dubbi sull'importanza del fattore produttività in chiave anti-declino. Tanto più se, come evidenzia l'ultimo rapporto del World economic forum, nel cuore della vecchia Europa sono ancora possibili performance di tutto rilievo: non solo infatti la Germania ha superato nella classifica della competitività gli Stati Uniti, collocandosi in sesta posizione, ma tra i primi dieci posti della graduatoria sono ben sei i Paesi europei.

L'Italia purtroppo figura solo al 42esimo posto. Perciò è un bene verificare ogni strumento contrattuale che permetta di valorizzare al massimo la produttività del lavoro a livello aziendale, come del resto previsto dall'accordo del 28 giugno 2011 e sollecitato dalla stessa Unione europea.
Sono numerosi i contratti che andranno rinnovati nei prossimi mesi. E lo saranno in una situazione di grande difficoltà di interi settori produttivi, senza margini da parte delle aziende sul fronte del costo del lavoro. Confrontarsi sulla possibilità di scambiare in sede aziendale livelli salariali in cambio di una maggiore flessibilità e quantità di lavoro, all'insegna appunto della produttività, può e deve essere un'opportunità.

Imprese e sindacati dovranno fare, come ha chiesto ieri Monti nell'incontro a Palazzo Chigi, la propria parte. Allo stesso modo, però, il Governo non può e non deve chiamarsi fuori. Intese innovative sul fronte della produttività del lavoro meritano di essere accompagnate da strumenti fiscali che possano in qualche modo favorirle. Ridurre i fondi disponibili per la detassazione di premi di produttività e straordinari, come è stato fatto con l'ultima legge di stabilità (con il vecchio governo), è in questo senso un autogol.

Se la produttività è davvero prioritaria - e certamente lo è - sarebbe bene che il Governo facesse ogni sforzo per mettere un po' di risorse su questo capitolo.
Produttività, poi, non è solo contratti e regole del lavoro. È anche ricerca e innovazione, infrastrutture, fisco più semplice. Sono tutti settori dove il Governo è chiamato a favorire gli investimenti delle imprese, con misure nuove, ma anche con l'attuazione del tanto che è stato già approvato. La "temperatura" dell'autunno italiano passerà anche da qui.
twitter@fabrizioforquet
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Re: Si lavora (tanto), ma si lavora male

Messaggioda flaviomob il 06/09/2012, 22:42

Più o meno il crollo della produttività data da quando si è iniziato a legalizzare e diffondere sempre più il lavoro precario, i cococo, i contratti a progetto... Con tutta l'enfasi del caso sulla necessità, ovviamente, di essere più produttivi a minor costo!


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