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La crisi sarda

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

La crisi sarda

Messaggioda flaviomob il 29/08/2012, 12:01

http://www.unita.it/italia/dal-sulcis-a ... o-1.441094

...Alcoa, multinazionale dell’alluminio, è il primo nome che viene in mente, anche per le eclatanti proteste dei lavoratori. Poi Eurallumina e Portovesme srl. Aziende che, insieme alla Carbonsulcis, fanno parte del dossier che la Regione Sardegna discuterà venerdì al ministero dello Sviluppo. Già oggi gli operai dell’Alcoa torneranno a manifestare davanti alla sede del Consiglio sardo contro l’ipotesi, sempre più concreta, che il gigante americano abbandoni l’isola. Venerdì il presidio si trasferirà al ministero. Lavoratori e sindacati non accettano il forfait della multinazionale, che va via dalla Sardegna per l’alto costo dell’energia elettrica (negli ultimi tre anni ha usufruito di uno sconto per l’approvvigionamento).
...


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Re: La crisi sarda

Messaggioda pianogrande il 29/08/2012, 13:57

Negli ultimi tra anni ha usufruito di uno sconto per l'approvvigionamento energetico.

Quei soldi pubblici non potevano essere usati meglio per creare occasioni di lavoro produttivo invece del solito carrozzone a spese di tutti?

Adesso lo stato pagherà due volte.
Prima con gli sconti.
Adesso con le tensioni ed i costi sociali (che non se le sciroppa certo l'Alcoa).

Queste false industrializzazioni mantenute in piedi con i soldi pubblici costano sempre più care.

L'Alcoa andrà dove l'energia costa meno (e magari anche la mano d'opera).

Credo si possano trovare altre soluzioni diverse dal pagare noi l'energia.

Tutto da rifare ma se a rifare saranno sempre gli stessi c'è poco da stare allegri.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La crisi sarda

Messaggioda franz il 29/08/2012, 14:53

pianogrande ha scritto:Quei soldi pubblici non potevano essere usati meglio per creare occasioni di lavoro produttivo invece del solito carrozzone a spese di tutti?

Adesso lo stato pagherà due volte.

Grazie.
Concordo e sottoscrivo.
Ma naturalmente qualcuno non reclamava lavoro ma il "posto di lavoro".
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Re: La crisi sarda

Messaggioda flaviomob il 31/08/2012, 0:25

Un altro elemento di crisi per l'economia sarda è dato dai danni che il turismo subisce a causa dell'incremento (ormai si può parlare quasi di raddoppio, in 2-3 anni) delle tariffe dei traghetti in estate...


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minatori sardi non si salveranno con l'assistenzialismo

Messaggioda franz il 02/09/2012, 9:35

Pubblicato: Gio, 30/08/2012 - 13:00 • da: Riccardo Gallo

http://fermareildeclino.it/articolo/i-m ... enzialismo

La drammatica protesta dei minatori Carbosulcis evidenzia colpevoli ritardi nella cultura di governo dell’industria nel nostro Paese visto che, nonostante la globalizzazione, il dilemma tra assistenza e mercato non è ancora sciolto. Venerdì 31 si apre un Tavolo Sardegna al ministero dello Sviluppo economico e vedremo se si volterà pagina.

L’opinione pubblica non è informata che da anni è aperta una procedura di infrazione comunitaria contro l’Italia per aiuti di Stato proprio a quella miniera, tanto che non è stato più possibile erogare l’ultima tranche di un finanziamento. Né è noto che il progetto integrato Sulcis non è stato sbloccato dalla Comunità europea a oltre un anno dalla sua notifica, perché a Bruxelles ritengono che la natura delle risorse finanziarie andrebbe a turbare la concorrenza del mercato.

In presenza di un carbone ad alto tenore di zolfo e basso potere calorifero, il recupero della sua appetibilità viene cercato con investimenti aggiuntivi per i quali ci si preoccupa di trovare i finanziamenti necessari ma non se ne quantifica la sostenibilità economica. Ovvero, il recupero di appetibilità di un prodotto viene cercato non riducendone il costo, ma addossandone allo Stato il divario rispetto alla concorrenza, come nel caso dell’energia elettrica dell’Alcoa, che poi è fuggita lo stesso dall’isola.

Talvolta vado a rileggere scritti del passato. Ho trovato un mio articolo sul Corriere della Sera dell’11 febbraio 1981 sui settori industriali di base di fronte alla scelta: mercato o assistenza, nel quale già scrissi i concetti di questa mia lettera oggi. I minatori del Sulcis avranno in media un’anzianità aziendale più o meno pari al tempo trascorso da quell’articolo. Cosa hanno fatto i governi di sinistra e quelli di destra nel frattempo? Cosa ha fatto la giunta di destra della Regione Sardegna? Alcuni dicono che la Carbosulcis, controllata dalla Regione, abbia accresciuto l’organico amministrativo. Caro Direttore, ritiene che questo punto meriti una verifica?

Certo non si possono abbandonare quei lavoratori e le loro famiglie. Passo allora a una duplice ricetta propositiva per Fermare il Declino (parafrasando l’omonimo nuovo movimento). Da un lato, occorrerà chiudere la miniera e assicurare un accompagnamento sociale ai lavoratori. Dall’altro, bisognerà sostenere gli investimenti in reti infrastrutturali e accelerare la politica del trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle molte piccole imprese manifatturiere private esistenti in Sardegna. Contemporaneamente si potrà offrire formazione moderna ai figli dei minatori e curare l’incontro tra le prime e i secondi.

Le piccole imprese non hanno tecnostruttura né visione per sapere quali innovazioni renderebbero i loro prodotti più competitivi sui mercati. Però esistono in Italia e anche in Sardegna centri di ricerca di eccellenza (Cnr e non solo) che producono conoscenza molto più di quanto si creda. Il trasferimento tecnologico è l’insulina che porta lo zucchero (innovazione) al cervello (imprese); bastano pochi soldi per innescare un processo virtuoso. Esperienze ne sono state fatte e hanno avuto successo, anche in Sardegna, dove: sono stati elaborati due progetti, Biotecnologie e Tecnologie chimiche e separative; è stato realizzato un incubatore di piccole imprese, il Biofarm a Pula (oggi di Sardegna Ricerche). Ai politici dal pelo lungo il trasferimento tecnologico non interessa, perché porta meno voti dell’assistenzialismo. Interesserà venerdì 31 al Tavolo del ministero?

Riccardo Gallo

Coordinatore Fermare il Declino Lazio
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L'eterno Sulcis

Messaggioda franz il 02/09/2012, 9:41

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Re: La crisi sarda

Messaggioda flaviomob il 09/12/2012, 21:43

Il grido di dolore della Sardegna dei disoccupati

Il Sulcis alla disperazione. Ma almeno se ne parla. E Porto Torres? Ventiduemila abitanti quasi tutti disoccupati o cassintegrati. Come si può vivere così?
ARGENTINO TELLINI


di Argentino Tellini

Non solo il Sulcis gronda sangue, nel deserto della Sardegna c'è un altro deserto, che sembra non essere più di moda : quello di Porto Torres e della fine del sogno industriale. In una città di 22mila abitanti ci sono 5mila disoccupati e altre 3mila fra cassa integrazione e mobilità. Se ci aggiungiamo i pensionati ci accorgeremo che è una città dove non lavora nessuno, con percentuali di disoccupazione giovanile che sfiorano il 70 %...

Eppure non si muove nulla in questa città cimitero e in tutto il sassarese, salvo qualche manifestazione sindacale. Nel Sulcis almeno protestano, qui la gente non ha voglia nemmeno di fare quello, avvolta da un'apatia e da una rassegnazione senza precedenti. Ci hanno provato i lavoratori della Vinyls a lottare, fra i quali il sottoscritto; ma lo sforzo è stato enorme, tre anni di lotte sono davvero tante per un numero così esiguo di operai, e tre anni sono stati dimenticati in fretta, specie da coloro, tantissimi, che di promesse ne hanno fatto migliaia.

Ma gli altri lavoratori e disoccupati che fanno? Finora poche reazioni, sembrano attoniti di fronte a questa situazione, come un pugile che abbia subito un Ko inaspettato. E quando meno te lo aspetti è più difficile reagire, ci vuole tempo per assorbire il colpo, che al petrolchimico di Porto Torres, ormai praticamente chiuso, è arrivato mortale il 19 Ottobre 2009, quando si è sancita la fermata definitiva degli impianti cumene e fenolo....

A ruota si sono fermati tutti gli altri, in attesa della chimica verde, quella che si fa dagli oli vegetali. Si è fatto in pratica il contrario di ciò che si fa col buon senso normalmente : chiudere gli impianti quando se ne riaprono altri. Qua si è chiuso e basta. La chimica verde inizierà, se tutto va bene, fra tre anni, e comunque potrà riassorbire forse neanche un terzo dei lavoratori occupati prima. Un piccolo boccone, per alcuni avvelenato, che da solo di certo non soddisferà una fame così impellente e avida di lavoro.

L' Eni, dopo aver spremuto il territorio ,se ne va lasciando macerie e disperazione, senza spendere ancora un solo euro dei 530 milioni previsti per le bonifiche, ma gettando sul piatto la speranza della chimica verde come parziale, parzialissimo risarcimento. Eppure c'è gente che si oppone anche a quest'ultimo progetto, che sta già andando a rilento di suo, impantanato in ostacoli burocratici, culturali e politici.

Non passa giorno infatti dove non si presentano mozioni in Consiglio Regionale contro la chimica verde, con motivazioni che ritenere futili ed inesatte sarebbe un eufemismo. Ma fare ambientalismo sterile a buon mercato è sempre redditizio, magari porta voti, tanto poi si fa sempre in tempo a manifestare solidarietà agli operai che salgono sulle torce o sui ponti. Insomma, è come prendere due piccioni con una fava, con un lavoro, quello del Consigliere Regionale, lautamente pagato a 15.000 euro al mese..

Come potrebbe andare meglio? D'altronde che ne sanno i Consiglieri Regionali, protagonisti di ordini del giorno e iniziative contro l'industria e chimica verde in particolare, e con loro la gran parte della politica e delle Istituzioni inermi, di come si sta a vivere con il terrore di essere licenziati da un momento all'altro ? Di come si sta con la paura di andare la settimana dopo in cassa integrazione? Di come si sta a ritornare disoccupato a 50 anni quando nessuno ti vuole più assumere, neanche come spazzino? Di come si sta nei panni di un disoccupato di 30 anni che un lavoro non ce l'ha mai avuto? Di come si sta nei panni di una coppia di precari che non riesce neanche a sposarsi?

Sono convinto che se questi signori almeno per 6 mesi provassero queste cose, avrebbero un approccio alle problematiche del lavoro un po' diverso e meno superficiale, certo più equilibrato...Avrebbero capito la differenza fra essere uomini ed essere schiavi, avrebbero capito la disperazione di chi schiavo non vuole più esserlo, poiché sono le speranze a renderlo tale, specie quando le certezze non arrivano mai.

*Argentino Tellini, detto Tino, ha 51 anni, è di Sassari. Ex calciatore del Cagliari, è stato consigliere comunale a Porto Torres e assessore al Turismo e spettacolo e successivamente assessore alle Attività produttive. Lavoratore della Vinyl, è stato uno dei leader e portavoce dell'Isola dei cassintegrati.

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 62&typeb=0


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Re: La crisi sarda

Messaggioda franz il 10/12/2012, 9:12

considerazione amara: ma quei signori fautori delle "politiche industriali" e della "politica economica statale" non si rendono conto che articoli come questo segnano il "de profundis" delle passate politche industriali, delle cattedrali nel deserto? Invece di favorire un tessuto produttivo fine e articiolato hanno portato mega strutture che ora lasciano un deserto peggiore di prima.
Chiarito questo, che fare?
Per me si tratta di favorire l'autoimprenditorialità fine, partendo dal micro.
1) niente tasse per due anni
2) assunzione di disoccupati a costozero per un anno, poi al 50%, poi al 75, in tre anni
3) burocrazia zero per la creazione di nuove imprese (vera, pero' non quella finta fatta dal governo monti).
4) fondi per il microcredito (max 30'000€) per microimprese
5) collaborazione gratuita con università e istituti tecnici per progetti di ricerca
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