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ALITALIA: Altri soldi buttati via.

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Alitalia, British contro gli aiuti

Messaggioda franz il 03/06/2008, 11:17

L'amministratore delegato della compagnia britannica critica il prestito ponte
E fa appello a Bruxelles: "Deve prendere una posizione forte"
Alitalia, British contro gli aiuti
"Ingiusti, violano la concorrenza"

E comunque non risolvono la situazione perché la compagnia italiana
"è in grande difficoltà e non vedo proprio come possa sopravvivere"

ISTANBUL - British Airways si schiera contro il prestito ponte varato dal governo a sostegno di Alitalia, intanto perché altera la concorrenza e poi perché la compagnia italiana "difficilmente può sopravvivere". Lo sostiene l'amministratore delegato di British Airways, Willie Walsh, in un'intervista rilasciata all'agenzia Ansa a margine dell'assemblea annuale dell'associazione delle compagnie aeree Iata a Istanbul.

Alitalia, dice Walsh, "E' in una situazione di difficoltà incredibile perché la compagnia non ha più forza finanziaria. Io mi chiedo semplicemente come possa sopravvivere". Ma d'altra parte, secondo l'Ad di British Airways, non si può pensare di rimediare a questa situazione con i finanziamenti del governo: "Penso che non sia giusto che il governo italiano dia sostegno finanziario ad Alitalia, non sono d'accordo".

A questo punto, secondo Walsh, dovrebbe intervenire Bruxelles per fermare il governo: "Credo che la Commissione Europea debba assumere una posizione netta e chiara. Penso che la situazione di Alitalia richieda che sia la stessa Alitalia a doverla affrontare. E non il governo italiano". La Commissione Europea "deve prendere una posizione forte per avere credibilità non solo in Europa, ma in tutto il mondo. E questo significa che le possibilità di sopravvivenza per Alitalia sono molto basse".

Walsh assicura che non c'è alcun interesse da parte di British Airways: "No, nessun progetto - ribadisce - Io so che c'erano alcune compagnie interessate, come Airfrance-Klm, ma British non ha mai avuto alcun interesse, e ancor meno adesso. Alitalia non aggiungerebbe alcun valore strategico a British Airways".

Anche perché Alitalia, secondo Walsh, è rimasta indietro rispetto alle altre compagnie aeree europee: "Se si guarda a come l'industria del settore europea si è ristrutturata negli ultimi anni non sembra che Alitalia abbia attraversato lo stesso percorso. Sta attraversando un contesto molto difficile: Alitalia aveva grandi difficoltà ancora prima che il petrolio salisse oltre 100 dollari, ed ora io posso solo dire che adesso non vedo proprio come possa sopravvivere".
( 3 giugno 2008)

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La Ue boccia il prestito-ponte

Messaggioda franz il 04/06/2008, 8:16

Mercoledì la procedura d'infrazione per i 300 milioni concessi ad Alitalia
Tremonti: "E' finalizzato alla privatizzazione. Non scatta subito l'ingiunzione"
La Ue boccia il prestito-ponte
"E' un aiuto di Stato e va sospeso"

di ALBERTO D'ARGENIO

BRUXELLES - Le spiegazioni del governo italiano non bastano a spazzare i dubbi dell'Unione europea sulla legalità del prestito ponte da 300 milioni di euro concesso ad Alitalia. E così mercoledì 11 giugno la Commissione Ue, su proposta del suo vicepresidente e responsabile per i Trasporti, Antonio Tajani, aprirà una procedura per aiuti di Stato a carico dell'Italia e chiederà formalmente di sospendere il prestito. Un'interpretazione scrupolosa delle regole Ue che, comunque, lascerà al governo circa quattro mesi per trovare la famosa cordata in grado di rilevare la compagnia di bandiera, unico modo per evitare una condanna Ue e il suo tracollo finanziario.

Salvo clamorose sorprese il collegio guidato da Josè Manuel Barroso tra dieci giorni darà il via libera "all'investigazione" comunitaria. Ieri, infatti, il commissario italiano ha lanciato la cosiddetta "procedura interservizi", quella che serve ad ottenere il via libera dagli altri gabinetti della Commissione. E fonti concordanti hanno rivelato a Repubblica che Bruxelles "nutre dubbi sulla compatibilità della misura" con le regole europee sugli aiuti di Stato.

Il tutto alla luce dei dati in possesso degli analisti Ue, ovvero il via libera del prestito ponte da parte del governo Prodi, in accordo con quello entrante, la sua trasformazione in patrimonio netto della compagnia decisa lo scorso 27 maggio dall'esecutivo Berlusconi e la lettera di spiegazioni arrivata a Bruxelles la scorsa settimana in risposta ai dubbi preliminari della Ue. Alla luce di questi fatti, è la morale della favola, "l'esame del dossier ha portato alla conclusione che la Commissione deve aprire una procedura di investigazione formale prevista dall'articolo 88 del Trattato Ue" vista la convinzione, "in base alle informazioni al momento disponibili, che la misura costituisce un aiuto di Stato".

Procedura condita dall'obbligo di sospendere il prestito, visto che sbloccandolo prima dell'autorizzazione comunitaria "l'Italia ha agito in modo illegale". Ed entro 15 giorni Roma dovrà indicare a Bruxelles le misure prese per adempiere a questa richiesta, mentre entro un mese dovrà recapitare le sue osservazioni generali sul dossier. Il tutto tenendo presente che in caso di condanna "gli aiuti illegali potrebbero essere recuperati". In parole povere, i 300 milioni dovrebbero essere restituiti. Proprio ieri sia British Airways che Ryanair avevano protestato duramente contro il prestito.

I tecnici della Ue sottolineano che la scelta di aprire la procedura è solo frutto di una lineare e obiettiva applicazione delle norme comunitarie. E poi, si rileva, non chiedendo subito la restituzione del prestito, procedura mai utilizzata nella storia della Ue, il neo-commissario italiano (ha sostituito Frattini) dà respiro al governo, che avrà tempo fino a metà ottobre - termine orientativo previsto per il giudizio definitivo - per trovare una cordata pronta a rilevare Alitalia.

Unico modo per ottenere il via libera al prestito, a meno che nel corso dei negoziati tra Roma e Bruxelles aperti dalla procedura non si trovi un accordo su come modificare il prestito in modo da renderlo compatibile con le regole Ue. Proprio ieri il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha sottolineato che "il Trattato Ue non vieta tutti i tipi di aiuti, in certi casi sono ammessi: un conto, infatti, sono gli aiuti a freddo e un conto sono quelli per favorire le privatizzazioni". Come dire, troveremo la cordata e otterremo il via libera Ue.

(4 giugno 2008)

http://www.repubblica.it/2008/06/sezion ... ia-22.html
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Re: ALITALIA: Altri soldi buttati via.

Messaggioda asinello il 04/06/2008, 11:46

L'Europa non è scema e ha capito che sotto la minigonna non c'è niente. Il prestito te lo consentono se c'è già un progetto chiaro e ben sviluppato all'istante, come era quello di Air France; qui invece siamo, neml migliore dei casi, ancora alle trattative, a domandarci se Colaninno scende in campo, o chi per lui.

Per giunta l'aiuto di Stato ha tagliato i fondi destinati alla ricerca (tanto per cambiare...). Insomma, come al solito siamo noi i cornuti e mazziati: non solo non ci sono più i soldi per la scuola, in compenso dovremo versarne degli altri. Alé, champagne!!!
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Alitalia, prima il commissario poi la cordata da 700 milioni

Messaggioda franz il 23/07/2008, 7:44

Il progetto da 700 milioni del Tesoro.
Prevede il fallimento con la modifica della legge Marzano.
Salva Malpensa, 5mila gli esuberi.
Tra i nuovi soci AirOne, Intesa, Benetton e Ligresti.



Nuovi contratti per meno della metà dei dipendenti. Ci saranno scivoli e esternalizzazioni
Tra i nuovi soci ci sono AirOne, Intesa, Benetton e Ligresti

Alitalia, prima il commissario
poi la cordata da 700 milioni

di LUCIO CILLIS ROBERTO MANIA

ROMA - Alitalia, ultimo atto, nasce "Alitalia 2". Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, si aspetta entro una settimana la visita in Via XX settembre dell'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, con la proposta per salvare la compagnia di bandiera. Venti giorni per analizzarlo, poi l'avvio del piano di privatizzazione per fare nascere dalle ceneri di Alitalia una nuova aerolinea, più piccola, tutta italiana, integrata con Air One di Carlo Toto. Un piano lacrime e sangue, con 4-5 mila esuberi e probabili esternalizzazioni per arrivare quasi al dimezzamento dell'attuale forza lavoro della Magliana, con un pacchetto di prepensionamenti e cassa integrazione straordinaria che graveranno ancora sul bilancio pubblico dopo il contestato (anche da Bruxelles) ennesimo prestito ponte da 300 milioni di euro.

Nuovo sarà anche il contratto di lavoro di piloti, hostess e steward che verranno salvati dalla scure.
E proprio il pesante impatto sociale del progetto di ristrutturazione, scritto dall'advisor Intesa, sta facendo maturare l'idea nel governo di rinviare ai primi di settembre lo showdown con i sindacati. Farlo prima significherebbe far esplodere il caos nei cieli italiani durante il periodo estivo. Con nuove lesioni al turismo dopo la Rifiutopoli napoletana.

Sottotraccia, nel governo è in atto un braccio di ferro fra chi vorrebbe sposare una linea decisionista e chi propone di superare, appunto, la fase estiva.

Tuttavia, tra valutazione di carattere finanziario e di natura politico-sociale, i contorni della nuova Alitalia sono definiti e in larga parte condivisi dal governo. Almeno questo scaturisce dai palazzi ministeriali. D'altra parte l'ipotesi di rilancio della Magliana presuppone un intervento decisivo sul piano normativo: servono alcune modifiche alla legge Marzano (quella che ha permesso il risanamento finanziario della Parmalat) sull'amministrazione straordinaria.

I tecnici legislativi dei ministeri interessati (lo Sviluppo economico di Claudio Scajola, il Tesoro di Giulio Tremonti, ma anche il Welfare di Maurizio Sacconi e Palazzo Chigi) pensano a una norma che renda più celere il ricorso all'amministrazione straordinaria evitando il rischio che i debiti (Alitalia ne è oberata) possano trasferirsi sui nuovi soci, compromettendo il progetto di rilancio. Sarà questo un passaggio-chiave perché il successivo commissario nominato dal governo possa cedere ai potenziali offerenti la nuova compagnia.

Che ripartirà vendendo i vecchi aerei di proprietà e altri asset per poi ottenere velivoli di medio e lungo raggio da una delle società di leasing che fa capo al colosso General Electric Finance. L'acquisto dei nuovi aeromobili, dunque, arriverà solo in un secondo momento.

La fusione con Air One e Volare (ma non viene esclusa a priori anche una successiva integrazione con Meridiana), creerà un gruppo che affiderà al marchio Alitalia (bocciata l'ipotesi di un brand diverso) i voli di medio e lungo raggio da Fiumicino mentre la compagnia oggi guidata da Carlo Toto potrebbe accentuare la presenza sullo scalo milanese, alimentato da una snella rete di collegamenti col resto d'Italia. Di fronte alle possibili obiezioni dell'Antitrust di Antonio Catricalà per l'eccessiva concentrazione di voli lungo le rotte Roma-Milano e Roma-Catania, la nuova Alitalia potrebbe rinunciare agli slot di Catania, mentre si difenderà sulla Roma-Milano "forte" della concorrenza che a partire dal 2011 le faranno i treni che viaggeranno sull'alta velocità a 300 chilometri all'ora.

Novità in arrivo anche per Malpensa, da dove partiranno nuovi collegamenti per New York e ripristinati quelli con la Cina. Resterebbero a Fiumicino gli altri collegamenti di lungo raggio, comprese America Latina e India. La flotta di "Alitalia 2" sarà ridotta rispetto ad oggi (circa 150 aerei) ma più competitiva e con pochi anni di servizio sulle spalle: verranno progressivamente dismessi dei vecchi divoratori di kerosene, come gli Md 80 per il breve-medio raggio, sostituiti dalla serie 321 di Airbus, mentre sul lungo raggio si punterà sul leasing dei Boeing 767 e 777 e successivamente sul nuovo modello 787.

Sulla nuova compagnia pesano le regole dettate dalle alleanze e gli accordi internazionali con due colossi dei cieli in competizione come Air France (Sky Team di cui fa parte Alitalia), e Lufthansa (Star Alliance) legata da accordi commerciali con Air One. Si aprirà su questo un'asta per scegliere la futura alleanza.

La cordata italiana, dunque, sembra aver preso corpo. Tre le fasce di soci delle newco, non ancora del tutto definite: una prima (Intesa-Sanpaolo, Benetton, Ligresti e probabilmente anche Colaninno, che tuttavia non ha ancora sciolto tutte le riserve) con un impegno di 100 milioni a testa; una seconda (tra cui Fossati e Gavio) con 50 milioni; una terza, infine, con un pacchetto complessivo di 100 milioni alla quale dovrebbe contribuire anche Marco Tronchetti Provera e il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia. L'obiettivo di raggiungere i 700-750 milioni per lo start-up dovrebbe essere raggiunto. A questi va aggiunto il conferimento della flotta da parte di Air One (250 milioni).

I tagli del personale, infine. Non esistono ancora numeri certi ma si parla insistentemente di un taglio accompagnato da ammortizzatori sociali di circa 4.000 unità: nel pacchetto ci sarebbero 550 piloti (140 solo per il cargo che dovrebbe essere ceduto), 1.100 assistenti di volo, 2.300 dipendenti di terra. A Palazzo Chigi si studiano anche la possibilità di una cura dimagrante molto forte che prevede l'esternalizzazione delle attività di Alitalia Airport nei piccoli scali (300 lavoratori) ad eccezione di Fiumicino, quelle di amministrazione e It (1.800 persone circa), di Atitech (700) e di buona parte della manutenzione.

In questo caso le indiscrezioni parlano di una uscita verso altre società (Fintecna o Finmeccanica, per esempio) per circa 4-5 mila dipendenti lasciando alla newco la scelta di quali settori eventualmente tenere e con quale forza lavoro.

(23 luglio 2008)
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Re: Alitalia, prima il commissario poi la cordata da 700 milioni

Messaggioda Perrynic il 25/07/2008, 1:37

franz ha scritto:Il progetto da 700 milioni del Tesoro.
Prevede il fallimento con la modifica della legge Marzano.
Salva Malpensa, 5mila gli esuberi.
Tra i nuovi soci AirOne, Intesa, Benetton e Ligresti.



Nuovi contratti per meno della metà dei dipendenti. Ci saranno scivoli e esternalizzazioni
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Alitalia, prima il commissario
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Proprio un bel piano!!!

Complimenti a Berlusconi .... passare dai 2.100 esuberi del piano Air-France ai 5.000 del nuovo piano non è mica uno scherzo .... ci vuole uno studio!!!

Il bello è che i mezzi di informazione specialmente mediaset faranno passare questo piano per chissà quale meravigliosa soluzione del caso Alitalia.

Saluti Perrynic
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Re: Alitalia, prima il commissario poi la cordata da 700 milioni

Messaggioda franz il 25/07/2008, 8:50

Perrynic ha scritto:Proprio un bel piano!!!

Complimenti a Berlusconi .... passare dai 2.100 esuberi del piano Air-France ai 5.000 del nuovo piano non è mica uno scherzo .... ci vuole uno studio!!!

Il bello è che i mezzi di informazione specialmente mediaset faranno passare questo piano per chissà quale meravigliosa soluzione del caso Alitalia.

Saluti Perrynic

È il prezzo per salvare Malpensa, direi.

Ciao,
Franz
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Re: ALITALIA: Altri soldi buttati via.

Messaggioda trilogy il 25/07/2008, 9:20

ROMA (MF-DJ)--Alitalia esaurira' entro poche settimane le ultime gocce di liquidita'. Il contatore delle perdite rende necessario stringere i tempi. Ci sono pero' almeno dieci interrogativi, secondo il Sole 24 Ore, che in una fase di predisposizione del Piano Fenice di salvataggio e di rilancio della compagnia di bandiera, non trovano risposta.

Soprattutto, le proposte di oggi appaiono perdenti nel confronto con l'offerta di Air France-Klm respinta a marzo. Primo, il Governo e' diviso sulla revisione della Legge Marzano, che appare complessa perche' la Ue potrebbe contestare aiuti di Stato e per problemi di opportunita' nel momento in cui lo Stato imporrebbe sacrifici ai creditori.

Secondo, tra i creditori ci sono i possessori dei bond convertibili e in caso di rimborso solo parziale si rischierebbe una fregatura come fu di Cirio, Parmalat e Argentina, questa volta per mano dello Stato.

Terzo, gli imprenditori italiani sono riluttanti all'idea di investire in Alitalia; ci saranno Benetton e Gavio, pronti dopo aver ricevuto le "concessioni" autostradali, e Ligresti che potrebbe ottenere compensazioni con i piani per l'Expo2015 di Milano.

Quarto, si prevede l'integrazione con Air One, ma il vettore e' indebitato e bisognoso di sostegno; tornerebbe il monopolio sui cieli nazionali, cioe' probabilmente biglietti piu' cari.

Quinto, l'Antitrust italiana non manda segnali di guerra contro l'operazione Alitalia-Air One, ma c'e' anche Bruxelles da convincere.

Sesto, il piano Intesa Sanpaolo prevede almeno 5.000-6.000 esuberi secchi, forse 7.000-8.000, a fronte dei 2.120 del piano Air France-Klm.

Settimo, resta l'equivoco Malpensa. Non si parla di rilancio dello scalo lombardo, tranne la promessa di qualche volo in piu'.

Ottavo, nell'ipotesi di spezzatino, lo Stato potrebbe accollarsi il pagamento dei vecchi debiti della bad company, con costi per i contribuenti.

Nono, non e' chiaro come il Piano riuscirebbe ad abbattere i costi unitari di gestione e ad espandere i ricavi, condizione necessaria per interrompere gli squilibri che durano da 15 anni.

Decimo, servira' un partner estero (Lufthansa o Air France) e allora non si capisce, conclude il Sole 24 Ore, quale senso industriale abbia avuto respingere l'offerta dei francesi. red/ren (END) Dow Jones Newswires Copyright (c) 2008 MF-Dow Jones News Srl. July 25, 2008 03:08 ET (07:08 GMT)
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Le condizioni di Passera: nessun euro nella vecchia società

Messaggioda franz il 31/07/2008, 8:59

La Newco dovrà rinascere senza i debiti di Alitalia e Toto
il regista del piano: non si può rinunciare alla compagnia di bandiera

Ecco le condizioni di Passera
nessun euro nella vecchia società

di EUGENIO SCALFARI

CONOSCO Corrado Passera da una vita.
Da quando lavorava alla Olivetti a fianco di Carlo De Benedetti. Poi all'Espresso dove si innamorò del mestiere di editore di giornali. Poi capo delle Poste italiane, dove riorganizzò un servizio pubblico in stato comatoso e ne fece un'azienda moderna. Infine alla guida di Banca Intesa chiamato da Giovanni Bazoli ormai "grande vecchio" del sistema bancario italiano. In quest'ultima carica, la più importante di una fulminante carriera, Corrado ha vissuto e gestito le tappe essenziali delle trasformazioni bancarie italiane, della nascita di Banca Intesa Sanpaolo, di una serie di interventi in sostegno di grandi e medie imprese dalla Fiat alla Piaggio, da Luxottica a Telecom. Ora è la volta di Alitalia. Non è quantitativamente parlando un'iniziativa da farlo tremare, ne ha gestite di ben più impegnative. Ma questa è la prima (probabilmente anche l'ultima perché di rogne gliene sta dando un bel po') nella quale si trovi alle prese direttamente con il potere politico e per di più su un tema che non è soltanto di mercato: risuscitare la compagnia di bandiera del trasporto aereo, dove alla parola bandiera si dà anche un significato simbolico e cioè la nazionalità della compagine azionaria.

Passera sa che Repubblica ed io personalmente tutte le volte nelle quali ho scritto sull'argomento Alitalia, abbiamo visto nella fusione con Air France il modo migliore per evitare il fallimento della società e limitarne il più possibile i danni per il personale, gli azionisti, i creditori, i contribuenti e gli utenti, perché queste sono le categorie professionali e sociali che compongono il complesso mondo toccato dal fallimento Alitalia.

Uso la parola fallimento non a caso perché, allo stato dei fatti, Alitalia è già fallita. Se entro novembre non sarà nata al suo posto una nuova entità societaria, il fallimento sarà inevitabilmente dichiarato per totale mancanza di fondi in cassa. Ma quand'anche il miracolo del salvataggio avvenga, la vecchia Alitalia sarà oggetto d'un fallimento pilotato, cioè morbido, graduale, attraverso una legge Marzano resa più adatta a guidare aziende decotte verso il cimitero degli elefanti senza impiegare inutili brutalità.

Insomma un'azienda sostanzialmente fallita dalla quale estrarre, prima che si necrotizzino, le parti ancora vitali, da riorganizzare con un consono piano industriale affidandole ad una cordata (orrenda parola) di imprenditori italiani disposti a metter sul tavolo complessivamente da settecento a ottocento milioni di finanziamento e di gestire la nuova compagnia di bandiera.

Passera voleva incontrarmi e raccontarmi. Ci siamo dati appuntamento nella casa di campagna di Carlo Caracciolo e lì abbiamo passato la serata tra vecchi ricordi e il problema che oggi occupa l'amministratore delegato di Banca Intesa. Non ho chiesto a Corrado se potevo riferire la nostra serata.

L'esperienza mi ha insegnato ciò che posso raccontare e ciò che appartiene alla riservatezza. Spero di saperne fare anche questa volta buon uso.

* * *

"Non sono qui per fare "lobbying" con te" mi ha detto dopo che ci siamo salutati e abbracciati come un tempo.
"Desidero che tu sia informato del mio lavoro al punto in cui è arrivato. Così, se dovrai scriverne, non dovrai usare voci più o meno attendibili ma fatti veri e previsioni autentiche. Su questi elementi potrai formati un'opinione, quale che sia".

Dal canto mio l'ho avvertito (ma lo sapeva già) che l'operazione Alitalia a lui affidata in qualità di "advisor" mi pareva partita col piede sbagliato, messa in pista da chi aveva fatto di tutto per far fallire la fusione con Air France con la prospettiva di una cordata tricolore e l'obiettivo di far passare una lucciola per una lanterna.
Fatte queste dichiarazioni iniziali la nostra conversazione è cominciata.

Con una prima sorpresa per me: Passera considera importante l'esistenza di un compagnia di bandiera con un azionariato e un management italiano e radicato in Italia. "In Europa" mi ha detto "non c'è nessun paese di vasta estensione che non abbia la sua compagnia di bandiera. E' una sicurezza per gli utenti ed anche per i ricercatori nel settore aerospaziale. Le compagnie aeree degli altri paesi gestiscono tra il 70 e l'80 per cento del traffico nazionale. La nuova Alitalia, se nascerà, dovrebbe arrivare al 65 per cento. Abbastanza per essere vitale lasciando spazio alla concorrenza interna ed estera. Per le tratte a traffico più intenso c'è anche la concorrenza delle Ferrovie. Da questo punto di vista il punto di equilibrio mi sembra raggiunto".

Ho chiesto quale sarebbe stato il ruolo di Air One in questa operazione.

Una fusione? Air One si sarebbe portata appresso tutti i suoi debiti che ammontano ad oltre un miliardo di euro? Mi ha risposto che non è prevista alcuna fusione con Air One ma semplicemente l'acquisto da parte della nuova Alitalia di alcune attività di Air One. Per esempio tutta la flotta aerea, tutte le autorizzazioni di cui dispone sulle varie rotte, tutti i contratti di acquisto di nuovi aerei.

I debiti e ogni tipo di obbligazione di Air One sarebbero rimasti nel perimetro societario di Toto, le attività da lui vendute alla nuova Alitalia sarebbero state pagate con azioni della nuova società.

"Ma Toto ce la farà a sopravvivere a questo scorporo?" ricordo che ha fatto un gesto con la mano per dire "Non è affar mio". Poi ha aggiunto: "Penso di sì, penso che ce la può fare".

L'attuale consiglio d'amministrazione di Alitalia non vuole la nascita d'una nuova società ma suggerisce di proseguire con la struttura attuale utilizzando i meccanismi e i benefici della legge Marzano. Ma dal seguito della nostra conversazione ho capito che quest'ipotesi è esclusa: nessun imprenditore metterebbe un centesimo nella vecchia struttura Alitalia. A quel punto ci sarebbe il fallimento puro e semplice senza alcuna garanzia né per il personale dipendente né per i creditori. Per di più l'Alitalia cesserebbe per qualche tempo di volare con un collasso vero e proprio dell'economia italiana.

* * *

E' naturale che di fronte a queste prospettive lo schema di due società - la società-rottame e quella rigenerata da una sapiente chirurgia plastica - sia il solo sbocco possibile. Il problema contiene a questo punto due domande ed esige altrettante risposte: chi è il responsabile di questa catastrofe, annunciata da circa dieci anni e precipitata proprio durante la campagna elettorale del 2008? E, seconda domanda, quale sarà la sorte dei creditori e del personale in soprannumero? Le risposte a queste due domande non rientrano nei compiti dell'"advisor" e quindi non le ho poste a Passera. Me le sono fatte da solo ma ad alta voce e ad alta voce mi sono risposto.

I responsabili della catastrofe sono numerosi. I governi che si sono alternati dal 2001 ad oggi, perché la privatizzazione della compagnia aerea era all'ordine del giorno da allora e anche da prima.

Il governo Prodi del 2006-2008 che avrebbe potuto vendere all'esordio e non lo fece per i soliti interni contrasti.

Quel medesimo governo che si impigliò in un'asta disadatta e in successivi estenuanti tentativi.

Silvio Berlusconi, che utilizzò il tema Alitalia, lo slogan patriottardo della cordata tricolore, la necessità di non cedere ai francesi di Air France un bene pubblico della patria, per alimentare l'animosità dei sindacati e mobilitare gli elettori di Forza Italia e della Lega. Ci furono in quelle settimane sbalzi enormi nelle quotazioni in Borsa del titolo Alitalia, in corrispondenza con le quotidiane dichiarazioni berlusconiane. Una vera turbativa di mercato sotto gli occhi della Procura di Roma ma senza conseguenza alcuna per il turbatore.

I sindacati che, eccitati all'intransigenza dal leader della destra, risposero negativamente all'ultima offerta di Spinetta, consigliere delegato di Air France, e poserò così la parola fine al negoziato.

Secondo me i sindacati e Berlusconi sono i principali responsabili; segue con i suoi non lievi errori di gestione il governo Prodi. Comunque i cocci sono ancora lì e ingombrano il terreno.

* * *

Mentre facevo queste riflessioni con Caracciolo, guardavo Passera di sottecchi. Ma lui, all'enumerazione di quegli errori e di quelle responsabilità, aveva assunto la posizione della sfinge: mani sulle ginocchia e sguardo nel vuoto. Solo quando nominai i sindacati si lasciò sfuggire un'esclamazione e un gesto delle braccia verso il cielo.

Poi si ricompose subito né io sollecitai un suo commento.

Gli posi però la terza domanda perché quella rientrava nel perimetro del suo lavoro. Una volta creata la nuova Alitalia, con 800 milioni di finanziamento ma nessun vettore internazionale coinvolto, quale sarà il futuro?

Soltanto voli nazionali e qualche rara puntata nel perimetro europeo e transatlantico? Bisognerà rinnovare la flotta? Con quali soldi? Avete messo su un giardinetto di azionisti che hanno però anche altre attività. Forse si aspettano di esser trattati con particolare riguardo dal governo. Pagheremo anche questo noi contribuenti utenti cittadini per salvare il "nano" Alitalia e il "nano" Air One in un mondo dove ormai resteranno soltanto i colossi?

* * *

La parola "nano" applicata alle due società destinate a diventare una sola, non piace a Passera. Certo sa bene che la nuova Alitalia avrà un perimetro limitato. Non minore però di quello che ebbe l'Alitalia dei tempi d'oro negli anni Sessanta-Settanta, prima delle grandi crisi petrolifere. Anche allora la compagnia di bandiera volava sulle tratte nazionali ed europee con qualche collegamento con le zone di presenza italiana nel mondo: America Latina, Australia, New York.

Più o meno sarà così. Per un'azienda fallita, risorgere con questo perimetro non è tanto male. Per svecchiare la flotta si prenderanno gli aerei in "leasing".

E poi ci sono le banche di sostegno, a cominciare dalla sua ma non soltanto e non soltanto italiane.

Il complesso di queste operazioni richiede una disponibilità e un'affidabilità di almeno cinque miliardi.

Il "nocciolino duro" che avete messo insieme vi seguirà? E che cosa domanderà in cambio al governo? Due giorni fa Benetton in una lunga intervista al "Sole 24 Ore" ha già messo le mani avanti, è stato molto chiaro, anzi onestamente chiaro sul "do ut des" in proposito di Alitalia.

Ma Passera su questa mia terza domanda ha ripreso la posizione dello sguardo in alto e mani sulle ginocchia (si fa per dire). Ha ripetuto che se gli aerei della compagnia volano la cassa necessaria c'è, il resto riguarda il management, gli azionisti e le banche.

* * *

Si era fatto tardi, ci accomiatammo dal nostro ospite e andammo verso le auto. Il cielo era terso, splendeva sulle nostre teste il carro dell'Orsa e le luci di Cori sulla collina di fronte.

Ci abbracciammo. Corrado era contento della lunga rimpatriata e io pure. Ti auguro il successo che ti meriti, gli dissi montando nella mia auto. Lui agitò il braccio e chiuse lo sportello della sua. Gli passai accanto sulla strada sterrata e gli dissi ancora: era meglio vendere ad Air France. Lui rispose: "Può darsi, ma a noi ci hanno chiamato dopo".
(31 luglio 2008)
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Re: ALITALIA: Altri soldi buttati via.

Messaggioda franz il 31/10/2008, 19:04

No di piloti e assistenti di volo
Cai non presenta offerta di acquisto
L'Alitalia verso il fallimento


Cgil, Cisl, Uil e Ugl firmano il protocollo d'intesa proposto da Letta
Ma piloti (Anpa, Up) e assistenti di volo (Avia, Sdl) dicono di no

Fallisce la mediazione presso la presidenza del Consiglio
Colaninno e i suoi soci di cordata gettano la spugna

ROMA - La Cai non presenta più l'offerta vincolante per Alitalia. La compagnia di bandiera corre verso il fallimento. Dopo l'accordo di settembre che sembrava aver chiuso positivamente la questione e dopo un mese di infrtuttose trattative di merito, l'ultimo tentativo di arrivare a un'intesa, si è svolto questa mattina a Palazzo Chigi. Davanti al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta in vesti di mediatore-notaio, si sono trovati i rappresentanti di otto sigle sindacali, il presidente e l'amministratore delegato di Cai Roberto Colaninno e Rocco Sabelli e il commissario Alitalia, Augusto Fantozzi.

Risultato a metà negativo: Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno firmato il protocollo d'intesa che Letta ha presentato come ultima spiaggia non più mediabile, ma i rappresentanti autonomi dei piloti (Anpac, Up) e degli assistenti di volo (Avia e Sdl) hanno detto di "no". "No" deciso e non modificabile, nonostante gli avvertimenti di Letta e Fantozzi ("siamo sull'orlo del baratro") e della minaccia di Colaninno di ritirare l'offerta di Cai. Metà negativo ma comunque insufficiente. Colaninno era stato chiaro: senza le firme dei sindacati (tutti i sindacati) l'offerta di Cai (l'unica sul tavolo) sarebbe sparita per sempre.

Detto e fatto: incassate quattro firme su otto (le quattro mancanti rappresentano però la maggioranza dei dipendenti Alitalia) Colaninno e Sabelli hanno raggiunto la sede di Intesa-San Paolo per il consiglio di amministrazioine Cai. La risposta è arrivata dopo neanche due ore: "Cai non presenterà l'offerta vincolante per Alitalia". Salvo miracoli è il fallimento.

Il fallimento comporta la messa a terra degli aerei, il licenziamento di tutto il personale e i libri in tribunale. Dal fallimento, ovviamente, un altro soggetto (Air France-Klm o Lufthansa) potrà rilevare la compagnia a prezzo stracciato e potrà decidere in piena autonomia, quanto dell'attuale personale riassumere e a quali condizioni.

E, subito dopo l'annuncio di Colaninno, sono partite le reazioni. Il Pd ha chiesto che il governo riferisca subito in Parlamento: "Davanti a notizie così preoccupanti e all'incertezza che stanno determinando nel settore del trasporto aereo - dice un comunicato - il silenzio del governo è assordante ed inaccettabile. Si parla di una compagnia strategica per il nostro paese il cui fallimento avrebbe ripercussioni devastanti per decine di migliaia di lavoratori italiani".

Il ministro Scajola (sviluppo economico) è preoccupato: "E' una notizia negativa, brutta. E' parte dell'atteggiamento irresponsabile di molti sindacati che hanno ritenuto che potesse essere possibile qualche altra soluzione".
( 31 ottobre 2008)
http://www.repubblica.it
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Re: ALITALIA: Altri soldi buttati via.

Messaggioda pagheca il 03/11/2008, 13:57

piu' volte ho fatto notare come uno dei problemi chiave da risolvere in Italia sia il modo di fare informazione.
Il caso Alitalia e' esemplare. Dappertutto si trovano giudizi di giornalisti vari, di forze politiche varie, chi a favore del personale (e contro il Governo), chi a favore della CAI (e del Governo).

Difficilissimo trovare un articolo che dica chiaro e tondo quali sono i punti di contrasto tra sindacati e CAI nella vertenza attuale.

In un'intervista a Colaninno su Repubblica a un certo punto il giornalista menzionava il fatto che i piloti lamentano che CAI sta cercando di buttare fuori donne incinte e altre categorie "poco fruttifere". Colaninno replicava che sono accuse assurde. Ma non diceva se fosse vero o no quello che dicevano i piloti.

Il giornalista a questo punto passava ad un altra domanda, come se si trattasse tutto sommato di un aspetto secondario discutere dei contenuti del contratto.

In un articolo reperibile a http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ia-ma.html si trova:
Sono due le questioni nel mirino dei naviganti. E riguardano i criteri di esclusione dall' assunzione nella nuova compagnia, in particolare gli esoneri notturni per le mamme con bimbi piccoli (in questi casi il personale non può volare tra le 23 e le 6 del mattino) e sulle esenzioni dal lavoro per i dipendenti con familiari a carico affetti da gravi patologie.


ma la cosa e' detta quasi di sfuggita, come se si trattasse di un aspetto secondario della vicenda, che invece viene presentata come un conflitto generico (politico) tra sindacati e governo.

Io trovo tutto questo assurdo. La mancata assunzione delle madri con bambini piccoli e' un grave attentato ai diritti fondamentali della donna, che peseranno come macigni sullo sviluppo della societa' italiana. Per non parlare dei dipendenti con gravi patologie. E' roba che non esiste in nessun paese Europeo. Qui il problema non e' se "fallisce" o meno la mediazione, se Letta e' bravo o no, o se mettere a terra o no gli aeroplani. Qui si tratta di diritti fondamentali, roba acquisita mezzo secolo fa e la trattativa dovrebbe svolgersi in maniera tale da accomodare una soluzione per queste ovvie necessita'.

I casi sono tre: o non e' vero quello che dicono i sindacati, o e' riportato in maniera distorta e ha ragione la CAI e le mamme vanno mandate a casa insieme ai disabili e ai malati. La discussione secondo me dovrebbe cominciare e finire qui: sui contenuti. Letta, Colaninno, il PD o Berlusconi non hanno alcuna importanza in questo senso. il PD non deve sentirsi preoccupato per il fallimento, ma dovrebbe prendere posizione chiaramente sul merito della trattativa: vi va bene o no che persone disabili siano messe fuori da un'azienda (e a carico dello stato naturalmente)? Io questo voglio sapere, le dichiarazioni di principio ("Davanti a notizie così preoccupanti e all'incertezza che stanno determinando nel settore del trasporto aereo - dice un comunicato - il silenzio del governo è assordante ed inaccettabile. Si parla di una compagnia strategica per il nostro paese il cui fallimento avrebbe ripercussioni devastanti per decine di migliaia di lavoratori italiani") non mi interessano punto.

saluti
pagheca
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