Alitalia, via libera del governo Colaninno capo
Parte la nuova Alitalia. Ma la vecchia viene rottamata alla faccia del mercato con la quasi certezza che i debiti accumulati finiranno sulle spalle dello Stato e quindi dei contribuenti.
Via libera del Consiglio dei Ministri al decreto legge ed al disegno di legge delega su Alitalia. Un cambio legislativo posto come condizione dagli imprenditori che compongono la cordata messa insieme da Intesa San Paolo: noi entriamo, ma non vogliamo accollarci i debiti della vecchia Alitalia. Una quota di minoranza della nuova società potrebbe essere acquisita addirittura da Air France-Klm, la compagnia con cui sfumò la trattativa mesi fa: un portavoce del vettore franco-olandese ha fatto sapere che l’azienda è «pronta a rilevare una partecipazione di minoranza sul capitale, al fianco degli investitori riuniti dalla Banca Intesa SanPaolo».
La nuova società sarà linda e incorporerà Air One. E della vecchia, in barba ai tanti creditori e alle norme antitrust, il commissario potrà vendere le parti attive con trattative private.
Il primo provvedimento vara una riforma delle procedure previste dalla Legge Marzano per il commissariamento come strumento per il salvataggio delle grandi aziende in crisi. Il secondo pone le basi per una riforma più ampia delle norme che regolano l'amministrazione straordinaria.
Sospensione delle norme antitrust, tutela degli azionisti e possibilità di immediata cessione degli asset della bad company a trattativa privata. Queste alcune delle misure contenute nella bozza del dl di modifica alla legge Marzano. Il provvedimento prevede la possibilità da parte del commissario di procedere a una trattativa privata per la cessione di asset dopo aver effettuato una perizia.
Il dl prevede inoltre la sospensione delle norme antitrust in relazione alla integrazione con Air One. Quanto alla tutela degli azionisti, dovrebbe essere attuata facendo ricorso al Fondo di tutela del risparmio alimentato dai conti dormienti. Il Dl prevede un'accelerazione dei tempi previsti nella Legge Marzano.
Il periodo dell'amministrazione straordinaria per Alitalia e le aziende in crisi può essere compreso tra uno o due anni. È quanto si legge nella bozza del ddl approvato dal consiglio dei ministri che riforma la Legge Marzano.
Nella delega, si legge, il governo si atterrà ai seguenti principi: «prevedere espressamente tra le operazioni autorizzabili per favorire il risanamento l'affitto di beni, aziende o rami aziendali; prevedere che la durata dell'amministrazione straordinaria possa essere determinata da uno a due anni in funzione della complessità della procedura, e che possa essere prorogata fino ad un massimo di un ulteriore anno in caso di eccezionali esigenze sopravvenute».
Intanto il consiglio di amministrazione di Immsi, su proposta del presidente Roberto Colaninno, ha approvato la partecipazione della società al progetto di integrazione e rilancio delle attività di Alitalia mediante assunzione di una partecipazione nella società Compagnia Aerea Italiana. L'investimento complessivo sarà non superiore a 150 milioni di euro.
Il consiglio ha conferito al presidente Roberto Colaninno ogni più ampio potere per «negoziare termini, condizioni e modalità dell'operazione». Nel quadro dell'operazione è prevista l'assunzione da parte di Roberto Colaninno della carica di Presidente operativo nella società Compagnia Aerea Italiana.
Il commissario della vecchia società (bad company) sarà invece Augusto Fantozzi. «Per la parte bad company Augusto Fantozzi è stato indicato come commissario e si assumerà questo grave, difficile ma non impossibile compito». Lo afferma il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, al termine del consiglio dei ministri in parte dedicato alla questione Alitalia. «Oggi abbiamo approvato un decreto legge che modifica la Marzano-Prodi per quanto riguarda gli adempimenti societari ed un ddl delega di riordino complessivo di tutti gli strumenti di intervento nelle crisi aziendali che si rendeva necessaria anche al di là della vicenda Alitalia, perchè la normativa in questione era farraginosa». «È iniziata una fase operativa - ha aggiunto Brunetta - si sono palesati i 16 capitani più o meno coraggiosi con il relativo capitale, si è ragionato anche di partnership internazionali, ma la compagnia sarà italiana con capitale fresco, interessata a partnership e questo la dice lunga sul diverso sistema di approccio. Prima si svendeva ad unico acquirente e si svendeva la compagnia di bandiera, oggi si risana la compagnia di bandiera, la si dota di capitale fresco e di management privato interessato; si cercano e si troveranno partnership internazionali».
Sulla possibilità, proposta dal collega Matteoli, che gli esuberi in Alitalia siano assorbiti dalla Pubblica amministrazione, Brunetta la pensa molto diversamente. «È assolutamente esclusa ogni forma di riassorbimento degli esuberi Alitalia nella pubblica amministrazione o nelle Poste». «Non esiste alcuna forma di ammortizzazione sociale attraverso passaggi nella pubblica amministrazione o in aziende assimilabili come le Poste», spiega Brunetta a Radio Radicale interpellato sulla vicenda Alitalia al termine del consiglio dei ministri.
Avvocato tributarista e docente di diritto tributario, ed ex ministro nei governi Dini (1995) e Prodi (1996), Fantozzi, 68 anni, dovrebbe quindi trovarsi a gestire lo spacchettamento degli asset da conferire alla «nuova Alitalia» (che nascerà integrando le attività operative di Alitalia con la compagnia Air One, in una nuova società creata da una cordata di imprenditori italiani) e la difficile gestione dei debiti e degli esuberi che resteranno sulle spalle della società commissariata, che poi dovrà essere liquidata.
Veltroni: una compagnia di bandierina Una soluzione «confusa che non fa gli interessi del Paese» e che trasforma l'Alitalia in una «compagnia di bandierina»: questa l'opinione di Walter Veltroni, commentando le decisioni del Consiglio dei ministri e le prospettive del'azienda. «La vicenda Alitalia - sostiene il segretario del Pd è lo specchio fedele di come il governo Berlusconi sia vittima della sua demagogia e della sua inadeguatezza. Il Partito democratico auspica ovviamente che da questa situazione si possa venir fuori con il minor impatto possibile sui livelli occupazionali ma non può e non deve far passare in secondo piano il suo dovere di dire chiaramente e con forza che quella prescelta dal governo rappresenta una soluzione pasticciata, confusa, pericolosa e che non persegue affatto l'interesse del nostro Paese». «Sono mesi - ricorda Veltroni - che il Pd lancia l'allarme sull'inqualificabile prospettiva di scaricare le perdite della compagnia sui contribuenti italiani, sugli azionisti e obbligazionisti della società, sui lavoratori dell'azienda e sulle loro famiglie. In questi giorni i più autorevoli commentatori economici italiani hanno ripreso queste osservazioni sollevando anche altri pesanti interrogativi, riguardo ad esempio; l'approvazione europea di questo piano. Sono tutti dubbi molto gravi e fondati che il governo ha il dovere di chiarire immediatamente nelle sedi parlamentari e che fanno ancor di più rimpiangere l'incredibile occasione perduta mesi fa quando la destra respinse scelleratamente, per miopi calcoli elettorali, l'accordo di fatto già raggiunto con Air France». «Rispetto a quelle prospettive, Alitalia e i cittadini italiani si trovano oggi davanti un futuro peggiore sotto tutti i punti di vista. E, alla faccia della tanto decantata difesa dell'italianità, il piano presentato ci consegna una compagnia di bandiera che di fatto diventa di "bandierina", con un inaccettabile ridimensionamento della capacità di espansione internazionale. Non era davvero questa - sottolinea - la nuova Alitalia che si sarebbe dovuta far nascere». «Le responsabilità del centrodestra sono state in questa vicenda enormi. Al di là degli escamotage comunicativi del governo, nessuno - conclude - potrà cancellare questa verità».
Pubblicato il: 27.08.08
Modificato il: 28.08.08 alle ore 18.07L'Unità