flaviomob ha scritto:Il risparmio domestico è già depositato presso banche, poste o è in titoli di vario genere. Più chi li tiene "nel materasso".
Lasciando perdere quanto nel materasso, il fatto che qualche cosa sia depositato o investito non implica che uno non decida di cambiare investimento. Se cosi' non fosse assisteremmo solo ad acquisti e mai a vendite. Invece ci sono vendite (ci si libera di asset che si ritengono, a torto o a ragione, improduttivi o non adeguati a rischio che si è disposti a sostenere) cosi' come ci sono acquisti. Ora a fronte di 110 trilioni investiti, ce ne sono 35 nuovi che chiedono di essere rinnovati oppure comprati.
Il documento stima che le società non finanziarie di Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Eurozona e Giappone avranno bisogno di 30mila miliardi di dollari di nuovo debito per rifinanziare i bond in scadenza e i prestiti erogati nel periodo pre crisi (le società europee contano per il 30%), più altri 13-16mila miliardi di nuovi capitali che si stima siano necessari per finanziare la crescita. Nel complesso quindi 46 trilioni di dollari (ovvero 35mila miliardi di euro).
Quindi 30 trilioni di dollari sono già investiti e vanno rinnovati per rifinanziare gli investimenti in essere (pescando dai 110 di stock) altri 13-16 sono quelli nuovi. I nuovi possono emergere solo dal valore aggiunto appena prodotto che per il mondo intero equivale a 78 trilioni ogni anno, di cui il 25% viene abitualmente reinvestito. Oppure i nuovi vanno in competizione con gli investimenti in essere. A livello macroeconomico quindi non ci dovrebbero essere problemi ma è chiaro che mentre ci sono zone del mondo (quelle in crescita) in cui possono anche reinvestire il 50% del valore aggiunto, nelle nostre in cui si stagna, non c'è trippa per i gatti.
Rassegnamoci quimndi ad essere comprati da cinesi, indiani, arabi, russi.