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L'inflazione è fisiologica?

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 18/03/2012, 17:13

Non credo affatto che l'inflazione sia fisiologica.

Non so chi lo sostenga ma credo che provando a ragionare si possa dimostrare che l'affermazione è falsa (e tendenziosa, come direbbe Perry Mason).

Ritengo anzi che sia fisiologica la deflazione (per le leggi di mercato) e cerco di spiegarlo brevemente.
Pur non essendo un economista.

1) in presenza di competizione, concorrenza, innovazione tecnologica, globalizzazione (assenza di dazi e ostacoli al commercio), i prezzi tendono a scendere e la qualità dei prodotti tende ad aumentare. Credo che questo sia un fatto incontrovertibile, ben visibile in tutto il commercio dei prodotti elettronici di largo consumo, dai computer e relative periferiche alla fotografia digitale, televisori, telecamere, gps.
2) I guadagni di produttività (incremento del valore aggiunto totale e pro capite) creati dalla combinazione di innovazione e concorrenza si trasmettono anche sui salari, aumentando il potere di acquisto. Il fatto è evidente anche in un altro settore strategico e trainante: quello automobilistico. Qui aumenta la qualità (sicurezza, spazio e optional) ed il prezzo rimane o costante o scende leggermente ma se si va a calcolare quale vettura può essere comprata dall’operaio che la produce, sulla base delle ore lavorate, si osserva nei decenni un costante miglioramento del potere di acquisto. Per comprare la stessa vettura (pur con tutti gli optional aggiunti) servono sempre meno ore (c'è uno studio classico di Campiglio su questo).

Sulla base dei due punti appare chiaro che se il mercato fosse teoricamente perfetto (e sappiamo che in realtà ora non lo è … ma ci si deve avvicinare) e quindi se non ci fossero monopoli pubblici e privati, ostacoli al commercio ed alla concorrenza, se ci fosse innovazione tecnologica, allora la tendenza dei prezzi è a diminuire e la tendenza del potere di acquisto è di aumentare. La tendenza generale (naturale, fisiologica) dovrebbe essere deflattiva, non inflattiva.

Vediamo ora per quale motivo invece i prezzi potrebbero aumentare.
Sicuramente avviene se aumenta il costo di una materia prima, se aumenta il costo dell'energia necessaria per produrre le merci e trasportarle. La materia prima e l'enrgia possono diventare care in due modi: 1) per tutto il mondo, se diventano piu' rare, solo per qualcuno se la sua valuta perde valore (svalutazione).
Tuttavia queste sono componenti importanti ma minori nella determinazione del prezzo finale. Il grosso è dato dalla capacità umana di trasformare un pezzo di legno o di ferro, di scarso valore come materia prima, in un oggetto che ha valore di mercato. E se una materia prima o una fonte di energia diventano scarse e quindi salgono di prezzo, sarà lo stesso processo di innovazione tecnologica a fare in modo che si usi sempre meno materia prima ed energia e poi si trovino anche nuove materie prime e nuove fonti di energia.
Nel caso delle materie prime pero' avremo aumenti solo dove quella materia è implicata. In caso dell'energia invece possiamo avere un aumento generalizzato o in tutto il mondo (fonte piu' scarsaper tutti) o solo in un paese (svalutazione decisa dal potere politico).

Sicuramente se aumentano tasse e contributi, aumentano i prezzi dei prodotti e dei servizi: le imposte si traslano. L'aumento in questo caso è generalizzato. Inoltre diminuisce il potere di acquisto, perché anche i redditi subiscono prelievi maggiori (imposte dirette e contributi). Naturalmente i prezzi tariffari non soggetti a concorrenza (monopoli pubblici e privati) non diminuiscono e possono benissimo aumentare, tanto in regime di monopolio l'utente non ha scelta.

Poi i prezzi posso aumentare, in modo generalizzato, se i salari aumentano in modo superiore a quanto calcolabile sulla base della produttività. Credo che il caso piu' classico sia cosi' raffigurabile: immaginiamo che tramite aspre lotte sindacali i lavoratori ottengano improvvisamente un raddoppio dello stipendio ma la produttività nazionale sia aumentata solo del 5%. I lavoratori, vincitori, si ritrovano in tasca una “paccata” di soldi, per usare un termine di moda, cosi' tanti che la produzione nazionale non gli tiene testa. Quindi occorre importare. La bilancia dei pagamenti si deteriora (troppe importazioni rispetto alle esportazioni) ed intanto tutti i venditori aumentano i prezzi, perché sanno che i lavoratori hanno piu' soldi in tasca. Naturalmente la banca nazionale date tutte queste importazioni è costretta ad aumentare la massa monetaria (con cosa si pagano le importazioni?) ed inoltre è costretta a farlo anche per riempire fisicamente le tasche dei lavoratori (altrimenti il lavoratore va in banca e non trova i soldi da prelevare). Il risultato è inflazione e svalutazione della moneta, che rende piu' care le importazioni e piu' economiche le esportazioni. Le importazioni piu' care, unite all'aumento dei prezzi interni creano la spirale inflazionistica. Non è un caso teorico. È successo all'Italia.
Il potere di acquisto inizialmente raddoppiato, dopo pochi mesi di guadagni illusori è tornato alla condizione iniziale ma ora c'è in moto una spirale che sarà difficilmente arrestabile (e l'Italia ne sa qualche cosa).

Un altro modo per avere un incremento generalizzato dei prezzi è quello di abbassare il costo del denaro (lo fa la banca nazionale) in modo che pur non avendo soldi in piu' in busta paga (come nel caso precedente) il lavoratore possa indebitarsi a basso costo. Lo si fa in periodi di crisi, unito alla stampa di denaro fresco. Anche questo genera inflazione e svalutazione e quindi crea una spirale inflazionistica per l'importazione di materie prime ed energie tutte piu' care.

Facendo una prima sintesi, pare che se ci limitiamo al mercato (privo di monopoli, come deve essere il mercato per essere definito libero) i prezzi devono scendere ed il potere di acquisto aumentare. Invece quasi tutte le condizioni in cui i prezzi aumentano sono dovuti alla politica economica o monetaria degli Stati (imposte, tasse, contributi, politiche di sostegno della domanda tramite denaro fresco e bassi tassi di interesse, dazi doganali alle importazioni, sostegno alle esportazioni). Il risultato è quello che vediamo, perché lo Stato occupa in certi casi anche il 50% del PIL e quindi ha un potere inflazionistico fortissimo, che annulla praticamente tutti i vantaggi di produttività e potere d'acquisto che la parte produttiva del paese produce.

Quindi il mercato produce deflazione, le politiche pubbliche producono inflazione.
La risultante, come in fisica, dipende, nazione per nazione, dalle forze in campo.



PS: corretto il titolo (aggiunta la "l" in inflazione)
Ultima modifica di franz il 19/03/2012, 15:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'infazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 19/03/2012, 11:34

Quando affronti il tema della deflazione non puoi però limitarti a una situazione positiva, ossia a una deflazione causata da un'abbondanza di offerta.
la deflazione è causata anche da debolezza di domanda di beni e servizi ed è associata a situazioni di recessione o stagnazione economica. Si riducono le spese dei consumantori, che attendono una diminuzione dei prezzi per comprare, le imprese abbassano i prezzi per collocare i propri prodotti, i consumatori aspettano un ulteriore diminuzione e così via, generando una spirale negativa. Le imprese, poi, abbassando i prezzi vedono ridursi i ricavi e per far fronte a tale contrazione cercano di contenere i costi (a partire dal costo del lavoro), con peggioramente della situazione econimica.
anche questa è deflazione e non si può non prenderla in considerazione.

[...] se il mercato fosse teoricamente perfetto (e sappiamo che in realtà ora non lo è … ma ci si deve avvicinare) e quindi se non ci fossero monopoli pubblici e privati, ostacoli al commercio ed alla concorrenza, se ci fosse innovazione tecnologica, allora la tendenza dei prezzi è a diminuire e la tendenza del potere di acquisto è di aumentare. La tendenza generale (naturale, fisiologica) dovrebbe essere deflattiva, non inflattiva.


Questo ragionamento è pura teoria, per non dire ideologia. intanto il mercato perfetto non esiste e non esisterà mai. pensare di tendere a qualcosa che non potrà mai esistere è molto rischioso.
Nelle conclusioni del tuo ragionamento ci sono troppi se e un'unica idea di mercato. La tendenza dei prezzi è deflattiva sotto una serie di ipotesi restrittive al punto di essere irrealistiche.
non siamo più di fronte a una tendenza generale, naturale, fisiologica ma a una tendeza artifciale, "costruita" tramite un ragionamento che non può che dare quel risultato.

ci sarebbe da discutere anche l'idea di mercato su cui si basa il tuo ragionamento. mi pare che per avere l'effetto deflattivo alla base del tuo ragionamento non possa che essereci un modello a concorrenza perfetta. anche questo modello, però, è irrealistico.

Facendo una prima sintesi, mi pare che la tua spigazione più che spiegare una tendenza generale (naturale, fisiologica) di un fenomeno economico, sia il tentantivo (consapevole o inconsapevole) di affermare la bontà di una leggittima visione ideologica: è sempre meglio meno Stato e più Mercato .
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 19/03/2012, 12:09

chango ha scritto:la deflazione è causata anche da debolezza di domanda di beni e servizi ed è associata a situazioni di recessione o stagnazione economica. Si riducono le spese dei consumantori, che attendono una diminuzione dei prezzi per comprare, le imprese abbassano i prezzi per collocare i propri prodotti, i consumatori aspettano un ulteriore diminuzione e così via, generando una spirale negativa. Le imprese, poi, abbassando i prezzi vedono ridursi i ricavi e per far fronte a tale contrazione cercano di contenere i costi (a partire dal costo del lavoro), con peggioramente della situazione econimica.
anche questa è deflazione e non si può non prenderla in considerazione.

La deflazione da crisi è comunque un fatto positivo, all'interno della crisi, perché impone ad ogni azienda di fare tutti i risparmi che puo' fare. Se i prezzi scendono veramente, non ci sono problemi se diminuisce il costo del lavoro. Si trova un altro equilibrio e da li' si riparte. Attendo invece di capire (se ritieni che accada) in quale modo il mercato potrebbe generare un incremento generalizzato dei prezzi.

Venendo al mercato, avevo premesso che non esiste oggi un libero mercato e posso tranquillamente aggiungere che forse non ci sarà mai ma ogni piccolo passo verso maggiore concorrenza e l'abolizione degli ostacoli al commercio (che di solito sono statali) è un passo positivo. Oggettivamente. Caso mai è ideologico affermare il contrario. Poi sul "meno stato" si puo' discutere caso par caso. Per l'Italia direi che "meno stato, piu' mercato" (che non è "zero stato") sia un ottimo obiettivo, concreto e ralizzabile. Nell'ambito del "meno stato" (macro) c'è spazio naturalmente a livello "micro" per servizi di welfare che oggi lo Stato italiano non fornisce o altri servizi che fornisce in modo pessimo (sicurezza).
Ultima modifica di franz il 19/03/2012, 15:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'infazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 19/03/2012, 12:48

franz ha scritto:anche questa è deflazione e non si può non prenderla in considerazione.
La deflazione da crisi è comunque un fatto positivo, all'interno della crisi, perché impone ad ogni azienda di fare tutti i risparmi che puo' fare. Se i prezzi scendono veramente, non ci sono problemi se diminuisce il costo del lavoro. Si trova un altro equilibrio e da li' si riparte. Attendo invece di capire (se ritieni che accada) in quale modo il mercato potrebbe generare un incremento generalizzato dei prezzi.


la deflazione da crisi non è un fatto positivo, all'interno della crisi, perchè i risparmi che un impresa può fare hanno effetti negativi sui lavoraotri che perderranno il posto di lavoro e sulle imprese fornitrici. si entra in una spirale negativa che porta a recessione o stagnazione. i prezzi saranno più bassi ma dubito che sia migliorato il potere di acquisto dei cittadini (molti avranno perso il posto di lavoro).

come fa il mercato ad aumentare i prezzi?
offrendo meno rispetto alla domanda. per es. situazioni pesanti di maltempo possono portare a una produzione agricola inferiore rispetto alla richiesta.
l'aumento dei costi dell'energia o di fattori di produzione trasversali ai vari settori, possono essere un'altra spiegazione.

non capisco poi perchè colleghi l'inflazione al mercato.
l'inflazione o la deflazione riguardano il sistema economico nel suo complesso. non certo il mercato, inteso in senso astratto.


franz ha scritto:Venendo al mercato, avevo premesso che non esiste oggi un libero mercato e posso tranquillamente aggiungere che forse non ci sarà mai ma ogni piccolo passo verso maggiore concorrenza e l'abolizione degli ostacoli al commercio (che di solito sono statali) è un passo positivo. Oggettivamente. Caso mai è ideologico affermare il contrario. Poi sul "meno stato" si puo' discutere caso par caso. Per l'Italia direi che "meno stato, piu' mercato" (che non è "zero stato") sia un ottimo obiettivo, concreto e ralizzabile. Nell'ambito del "meno stato" (macro) c'è spazio naturalmente a livello "micro" per servizi di welfare che oggi lo Stato italiano non fornisce o altri servizi che fornisce in modo pessimo (sicurezza).


saranno anche dei passi positivi, ma con la discussione relativa all'inflazione/deflazione fisiologica non c'entrano nulla.
per quanto riguarda il meno stato più mercato, si può discutere quanto si vuole. ciò che ti ho contestato è il pretendere di spiegare in base a tale visione l'inflazione/deflazione.
perchè tu più che fornire una spiegazione realistica del perchè è fisiologica la deflazione, hai argomentato quanto è bello il Mercato e brutto e invadente lo Stato.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 19/03/2012, 15:31

chango ha scritto:la deflazione da crisi non è un fatto positivo, all'interno della crisi, perchè i risparmi che un impresa può fare hanno effetti negativi sui lavoraotri che perderranno il posto di lavoro e sulle imprese fornitrici.

la crisi è un momento in cui tutti i produttori si interrogano sulla validità e profitabilità della propria produzione. Il mercato vuole ancora questo prodotto a questo prezzo? Vuole altro? È assolutamente normale che qualcuno perda il posto di lavoro, che alcune attività chiudano. Alcune attività chiudono, altre aprono. Qualcuno perde il posto e ne trova un altro.
chango ha scritto:come fa il mercato ad aumentare i prezzi?
offrendo meno rispetto alla domanda. per es. situazioni pesanti di maltempo possono portare a una produzione agricola inferiore rispetto alla richiesta.
l'aumento dei costi dell'energia o di fattori di produzione trasversali ai vari settori, possono essere un'altra spiegazione.

Problemi di maltempo non producno alcun "aumento generalizzato dei prezzi" ma solo alcuni aumenti in parti del settore agroalimentare. Inoltre grazie alla globalizzazione, il fatto che si possano importare eccedenze da ogni paese minimizza l'aspetto, già parziale nel tempo e nello spazio. Il maltempo è una cosa locale, non globale. Aumentano le zucchine per il maltempo in Campania? Si possono importare dalla Puglia, dalla Spagna, Marocco etc etc. Quando i costi dell'energia aumentano, ogni azienda impara a risparmiare energia. E si puo' fare.

chango ha scritto:ciò che ti ho contestato è il pretendere di spiegare in base a tale visione l'inflazione/deflazione.
perchè tu più che fornire una spiegazione realistica del perchè è fisiologica la deflazione, hai argomentato quanto è bello il Mercato e brutto e invadente lo Stato.

Non lo hai contestato nel merito ma solo dicendo che per te la mia posizione è ideologica. Parere legittimo ma non è una dimostrazione. Ok, a ben vedere dici "contestato". Contestare è facile; tentare di dimostrare è piu' complesso.
Dimostra che il mercato tende in modo fisiologico all'inflazione e ne riparliamo.
E te lo chiedo perché sei tu ad aver scritto che l'inflazione è fisiologica.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 19/03/2012, 16:46

franz ha scritto:
chango ha scritto:la deflazione da crisi non è un fatto positivo, all'interno della crisi, perchè i risparmi che un impresa può fare hanno effetti negativi sui lavoraotri che perderranno il posto di lavoro e sulle imprese fornitrici.

la crisi è un momento in cui tutti i produttori si interrogano sulla validità e profitabilità della propria produzione. Il mercato vuole ancora questo prodotto a questo prezzo? Vuole altro? È assolutamente normale che qualcuno perda il posto di lavoro, che alcune attività chiudano. Alcune attività chiudono, altre aprono. Qualcuno perde il posto e ne trova un altro.


non si discute di crisi economica ma di delfazione.
forse quello che non è chiaro è che la deflazione (una riduzione generale dei prezzi) ha un effetto che instaura una spirale negativa nell'economia.
e perchè mai altre imprese dovrebbero nascere se di fatto non c'è una domanda adeguata di beni e servizi?


franz ha scritto:
chango ha scritto:come fa il mercato ad aumentare i prezzi?
offrendo meno rispetto alla domanda. per es. situazioni pesanti di maltempo possono portare a una produzione agricola inferiore rispetto alla richiesta.
l'aumento dei costi dell'energia o di fattori di produzione trasversali ai vari settori, possono essere un'altra spiegazione.

Problemi di maltempo non producno alcun "aumento generalizzato dei prezzi" ma solo alcuni aumenti in parti del settore agroalimentare. Inoltre grazie alla globalizzazione, il fatto che si possano importare eccedenze da ogni paese minimizza l'aspetto, già parziale nel tempo e nello spazio. Il maltempo è una cosa locale, non globale. Aumentano le zucchine per il maltempo in Campania? Si possono importare dalla Puglia, dalla Spagna, Marocco etc etc. Quando i costi dell'energia aumentano, ogni azienda impara a risparmiare energia. E si puo' fare.


ti faccio presente che gli esempi che hai portato tu su PC e automobili riguardano solo alcuni mercati, eppure da lì hai dedotto che il mercato produce deflazione (non diminuzione dei prezzi, proprio deflazione) e recupero del potere d'acquisto.

sul fatto che in caso di mancanza, i beni si possano importare non implica che i prezzi diminuiscano. esistono maggiori costi di trasporto e di distribuzione rispetto ai prodotti locali.
I beni importati per soddisfare la domanda inoltre possono abbassare sì il prezzo, ma mantenendolo ad un livello comuque superiore a quello che si avrebbe in caso di abbondante offerta dei prodotti locali e facendo di fatto registrare un aumaneot dei prezzi.

per quanto riguarda i costi dell'energia, un impresa può anche impareare a risparmiare, ma non subito e immediatamente. e comunque dipende molto anche dal tipo di bene o servizio offerto.

franz ha scritto:
chango ha scritto:ciò che ti ho contestato è il pretendere di spiegare in base a tale visione l'inflazione/deflazione.
perchè tu più che fornire una spiegazione realistica del perchè è fisiologica la deflazione, hai argomentato quanto è bello il Mercato e brutto e invadente lo Stato.

Non lo hai contestato nel merito ma solo dicendo che per te la mia posizione è ideologica. Parere legittimo ma non è una dimostrazione. Ok, a ben vedere dici "contestato". Contestare è facile; tentare di dimostrare è piu' complesso.
Dimostra che il mercato tende in modo fisiologico all'inflazione e ne riparliamo.
E te lo chiedo perché sei tu ad aver scritto che l'inflazione è fisiologica.


ho scritto che l'infalzione è fisiologica.
ho scritto che l'assenza di inflazione non sarebbe salutare per il sistema economico.
non ho scirtto che il mercato tende in modo fisiologico all'inflazione.
questa è una tua affermazione.

Non capisco in cosa non sarei entraro nel merito. le ipotesi alla base del tuo ragionamento sono irrealistiche (troppi se) e basate solo su un modello di mercato, quello della concorrenza perfetta (mi pare di capire che sia così), irrealistico pure questo.
vuoi che entri ancora di più nel merito della tua idea di mercato?
vuoi discutere di monopolio, oligopolio, concorrenza, concorrenza imperfetta?
di barriera all'entrata?
di monopolio naturale e di costi irrecuperabili?
possiamo anche discuterne, però questo con l'inflazione/delfazione e il suo livello "naturale" in economia non c'entra nulla.
soprattutto su che basi si dovrebbe discutere? su come teoricamente il mercato dovrebbe funzionare o su come il mercato funziona?
perchè dire che il libero mercato (date tutte le tue ipotesi restrittive) sia deflattivo sarà vero, ma anche irrealistico.
a me per dimostrare che il mercato produce inflazione basterebbe sostenere che dato che le tue ipotesi non sono reali (esistono monopoli, oligopoli, barriere, ecc) allora il mercato genera inflazione. per dimostrarlo mi basterebbe far riferimento alla realtà. Però so già che queste storture, per te, le genera lo Stato o qualche cattivo soggetto. non è il mercato che funziona in questo modo, ma sono interferenze esterne a condizionarlo.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 19/03/2012, 17:16

chango ha scritto:non si discute di crisi economica ma di delfazione.
forse quello che non è chiaro è che la deflazione (una riduzione generale dei prezzi) ha un effetto che instaura una spirale negativa nell'economia.
e perchè mai altre imprese dovrebbero nascere se di fatto non c'è una domanda adeguata di beni e servizi?

Se tu che hai introdotto la deflazione da crisi (di domanda).
Ripeto un concetto già espresso: il simbolo cinese per crisi è costituito da due ideogrammi: il primo è pericolo, il secondo opportunità. Il che significa che ogni momento di crisi, per qualcuno, puo' essere l'opportunità per altri. Un esempio in campo energetico. La crisi per il petrolio ed il nucleare diventa l'opportunità per il solare, l'olico e nuove fonti alternative. Alcune aziende falliscono, nuove aziende nascono. Sulla "domanda aggregata" credo che dvremmo riflettere su cosa essa veramente significhi.
chango ha scritto:ti faccio presente che gli esempi che hai portato tu su PC e automobili riguardano solo alcuni mercati, eppure da lì hai dedotto che il mercato produce deflazione (non diminuzione dei prezzi, proprio deflazione) e recupero del potere d'acquisto.

MI sembrano mercati non da poco, assai piu' vasto dell'ortofrutticolo. La tendenza è quella, i prezzi diminuiscono se c'è concorrenze ed innovazione. Spiegamio perché dovrebbero amentare.
Inflazione e deflazione sono le risultati generali (aggregate) sia del sistema dei prezi e dell'offerta di moneta.
chango ha scritto:sul fatto che in caso di mancanza, i beni si possano importare non implica che i prezzi diminuiscano. esistono maggiori costi di trasporto e di distribuzione rispetto ai prodotti locali.

La concorrenza, soprattutto in mercati internazionali, comporta la diminuzione dei prezzi.
Come è possibile sostenere il contrario?
A volte le merci prodotte a km zero, costano di piu'. Classico esempio gli agnelli in germania, per via del calore impiegato d'inverno nelle stalle. Costa meno farli arrivare dalla nuova zelanda. Sfatiamo certi miti sul km zero.

chango ha scritto:ho scritto che l'infalzione è fisiologica.
ho scritto che l'assenza di inflazione non sarebbe salutare per il sistema economico.
non ho scirtto che il mercato tende in modo fisiologico all'inflazione.
questa è una tua affermazione.

Vero. Lo ammetto. Ma di grazia se non è il mercato (e non lo hai scritto), cosa è a produrre in modo fisiologico l'inflazione? Lo spirito santo oppure le politiche economiche e monetarie statali?

chango ha scritto:Però so già che queste storture, per te, le genera lo Stato o qualche cattivo soggetto. non è il mercato che funziona in questo modo, ma sono interferenze esterne a condizionarlo.

Nella teoria classica del mercato i monopoli (pubblici o privati, salvo i monopoli naturali) sono un pericolo e la negazione del mercato. Non me lo invento io. Diciamolo francamente: ognuno di noi preferisce vivere dove c'è concorrenza o dove esiste un monpopolio indistruttibile per ogni prodotto o servizio? Ed i prezzi come sono nelle due realtà? Poi che la perfezione non esista lo sappiamo, ma bisogna provarci.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda chango il 20/03/2012, 11:34

1) io ho introdotto la deflazione da domanda e tu ne ignori tranquillamente le sue implicazioni, citando simboli cinesi e amenità varie. come se una deflazione di questo tipo non generasse una pedita di potere d'acquisto, negando di fatto la tua dimostrazione.

2) il mercato dei prodotti alimentari sarà un mercato da poco, però ad oggi non ho visto ancora nessuna persona mangiare cellulari e tastiere.
forse oltre che per concorrenza e innovazione tecnologica, le variazioni dei prezzi sono legate anche alla struttura della domanda del mercato. o se referisce all'elasticità della domanda alla variazione di prezzo o, se preferisce ancora, al potere di mercato delle imprese.

3) A volte le merci a km0 costano di più a volte costano di meno. il problema non è questo (e chi se ne frega poi delle merci a km0). il problema è se queste merci estere comportano una riduzione dei prezzi o meno. perchè questa dovrebbe essere una deflazione. importare per i tedeschi gli agnelli dalla nuova zelanda costerà meno, ma questo rende deflattivo il mercato? i prezzi diminuiscono o crescono meno? sono due cose diverse.
e non mi riferiso alla teoria di qualcuno tratta da qualche libro, intendo nella pratica quotidiana.

4) Certo che è anche il mercato a produrre inflazione. però il mercato con le sue caratteristiche reali, non certo un mitizzato libero mercato dove tutto funziona perfettamente semplicemente perchè si fa in modo di prendere in considerazione solo le caratterisitche che rendono il modello perfettamente funzionante, in un contesto assolutamente asettico.
i prezzi dei beni importati che vengono utlizzati nella produzione e i salari per esempio, sono costi che il mercato ingloba nella definizione dei propri prezzi.
così come, ripeto, la struttura del mercato: il potere di mercato che un impresa ha nel definire i propri prezzi, per esempio.
poi ci sono anche le poltiche economiche e monetarie che contribuiscono a generare inflazione.
però questo io non lo nego. infatti mi riferisco a un'inflazione fisiologica per il sistema economico e al massimo mi chiedo quale sia un livello accettabile di inflazione.
il problema della tendenza generale alla diminuzione dei prezzi neanche me lo ero posto così come il ruolo deflattivo del mercato.

4) a me della teoria classica frega veramente niente. i monopoli sono certamente elementi negativi, ma lo sono anche l'oligopolio o la posizione dominante. l'elelmento negativo è il potere di mercato delle imprese, che bisogna cercare di limitare. non certo, però, prendendo come riferimento un modello irrealistico di mercato e pensando che la deflazione dei prezzi sia in generale una cosa positiva.
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Re: L'inflazione è fisiologica?

Messaggioda franz il 20/03/2012, 16:45

A fronte dell'affermazione "l'inflazione è fisiologica" occorrerebbe anche leggere una dimostrazione o almeno un tentativo.
In attesa, sto provando a io stesso confutare l'affermazione e allora si cerca di confutare la mia confutazione.
Certo che se nel frattempo avessi una dimostrazione convincente che l'inflazione è fisiologica, potrei provare io a confutarla.

Intendiamoci, dire che un cosa (l'inflazione, intesa come aumento generalizzato dei prezzi) è fisiologica, vuol dire che fa parte nella natura intrinseca (della fisiologia) del sistema. E vediamo questo sistema. Parliamo del sistema economico in un'economia di mercato, che è anche un sistema misto, privato e pubblico, in cui pero' la politica monetaria non è determinata dal mercato (a meno che l'economia non sia straordinariamente aperta) ma dallo Stato, tramite le leve che sappiamo (tassi di interesse e massa monetaria).

Veniamo ai mercati.
Il mercato degli alimentari è in costante calo di prezzi, salvo piccoli periodi legati a problemi meteo oppure legati ad un singolo prodotto. A riprova la quota di spesa alimentare sul totale è in costante calo nei momenti di crescita, cosi' come calano gli addetti ed aumenta la produttività per ettaro. Che poi nei momenti di crisi le cose cambino sono d'accordo ma, appunto, stiamo parlando di fisiologia o cioè' di un comportamento intinsecamente naturale. Se il corpo ha 38 di febbre (o 35) c'è qualche cosa che non va, non è lo stato "naturale". Quindi inutile farmi una lista di casi eccezionali di febbre per cercare di dimostrare la"fisiologia" di un fenomeno. La fisiologia la vediamo sulla norma, sulla normalità (ed aggiungo, sulla normalità auspicabile) e questa la vediamo quando i prezzi scendono per la presenza di innovazione e concorrenza e con l'assenza di ostacoli al commercio interno ed internazionale.

Sulla deflazione da domanda siamo alle solite. Una cosa del genere (se capita) non è affatto fisiologica. Quindi è un esempio che non c'entra. E poi se capita la causa non è mai una diminuzione forte della domanda in sé e per sé ma altro fenomeno. Che è a mio avviso sempre una causa monetaria. Se vi è un forte aumento generalizzato della domanda esso in un'economia matura avviene solo in presenza di un incremento artificiale della massa monetaria superiore all'aumento reale della produttività. Idem per un calo generalizzato della domanda, che di per sé non è generato dal fatto che milioni o miliardi di persone si svegliano la mattina a decidono di punto in bianco di consumare di meno, ma perché c'è stato un calo della massa monetaria (non necessariamente M1). Se per esempio come nel 2001 e nel 2008, il crollo di borsa si porta via il 50% della capitalizzazione, avviene che nei paesi occidentali avanzati una grossa fetta della popolazione (da 1/3 ad 1/2) e delle imprese si trova con i risparmi dimezzati (o le riserve per gli investimenti, nel caso di imprese). Quindi reagisce cercando altri investimenti e, in attesa di momenti migliori, consumando di meno. Questo pero' è un comportamento in caso di crisi, abbastanza naturale e non lo definirei "fisiologico" ne piu' ne meno come non considero fisiologico avere 38 o 39 di febbre e prendere un'aspirina. Quando uno ha la febbre pone in essere tutta una serie di accorgimenti per riconquistare la normalità, la salute.

Probabilmente il problema è usare (ma non sono stato io a farlo) un termine inadeguato come fisiologia, che attiene al mondo dei sistemi viventi.

Ma facendo tabula rasa della fisiologia, rimane da capire se esiste una forza nel sistema economico che comporta un aumento generalizzato (e non episodico) dei prezzi (di che livello poi si discute per vedere fino a quanto è accettabile) oppure se esiste una forza contraria, generalizzata e non episodica. Per me è chiaro che nel sistema economico dominato dal mercato la tendenza generale è ad avere una riduzione dei prezzi ed un miglioramento della qualità, piu' forte o piu' debole a seconda dei livelli di innovazione e del grado di concorrenza e libertà di mercato. Secondo me questo è un dato di fatto. Si puo' tentare di minimizzarlo e circoscriverlo oppure di trovare esempi tipo il maltempo o la crisi. Ma le eccezioni confermano la regola. Se cosi' non fosse dovremmo proibire innovazione e concorrenza, ma nessuno è oggi cosi' pazzo.

Siccome non c'è solo il mercato ma c'è anche lo stato (con monopoli pubblici) e anche lo Stato come regolatore monetario (tassi di interesse e stampa di denaro fresco) le cose si complicano e la risultante in molti casi puo' essere una dominante inflattiva (che comporta una svalutazione della valuta e la ricerca di posizioni migliori nel mercato internazionale). Questo soprattutto nei momenti di crisi (che non sono la regola) in cui gli Stati per cercare di sopperire al calo della domanda e degli investimetni, pensano che sia ottima cosa iniettare denaro fresco ed a basso costo. Il risultato è una scossa inflattiva che si vedrà dopo alcuni mesi o anni. Ma non affatto fisiologica. È il risultato di una cura mal fatta che comporta altri problemi ed altre malattie (bolle destinate a scoppiare e perdita di valore della valuta rispetto ai classici beni rifugio).

Tra l'altro leggevo che una delle politiche monetarie delle banche nazionali è proprio di iniettare piccole dosi di inflazione controllata per contrastare la tendenza generale alla diminuzione dei prezzi. L'inflazione piu' che essere fisiologica sarebbe prodotta artificialmente, perché si ritiene che sia meglio avere una piccola inflazione e mantenere bassa la disoccupazione che non avere inflazine ma rischiare una maggiore mole di disoccupati. Correlazione inversa, questa tra disoccupazione e inflazione, che non è del tutto dimostrata (vedere http://it.wikipedia.org/wiki/Curva_di_Phillips )

Secondo me puo' essere fisiologico un certo tasso, anche minimo, di disoccupazione. Ma questo è altro tema.
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Il vero obiettivo

Messaggioda flaviomob il 20/03/2012, 21:26

da Repubblica:

Trattativa sul lavoro, l'obiettivo indicibile
di CARLO CLERICETTI


La flexicurity, favorire i giovani, eliminare il dualismo del mercato del lavoro? Tutto fumo. Che serve per coprire l'obiettivo vero della cosiddetta riforma, un obiettivo indicibile, perché politicamente inaccettabile non solo dai sindacati, ma soprattutto dal Pd che poi, in Parlamento, a quelle misure dovrà dare il suo voto, pena la caduta del governo. L'obiettivo reale e principale è uno solo: i salari devono diminuire.

Tra le misure imposte alla Grecia c'è stata anche la riduzione del 30% del salari minimi, oltre ai vari tagli a indennità e mensilità aggiuntive dei dipendenti pubblici. Per la Spagna non c'è stato bisogno di imposizioni così plateali: la riforma del lavoro approvata dal nuovo governo conservatore di Mariano Rajoy (tanto lodata dal nostro presidente del Consiglio) prevede tra l'altro che, dopo due trimestri di riduzione dei ricavi, le aziende possano decidere unilateralmente di ridurre le retribuzioni. Per i dipendenti c'è una finta scelta: o accettano, o se ne vanno ottenendo un modesto indennizzo monetario. Vogliamo fare qualche ipotesi su come si comporteranno, in un paese dove la disoccupazione supera il 20%?

Se in Italia fosse rimasto Berlusconi, la cui credibilità era sottozero, anche a noi sarebbe stato imposto un diktat in proposito. Ora che c'è Monti, di cui la signora Merkel si fida, si può lasciare a lui il compito - che però resta lo stesso - in modo da salvaguardare almeno l'apparenza del mantenimento di una sovranità ormai di fatto evaporata.

Tutto questo accade perché Monti è un "nemico del popolo"? In realtà le personali inclinazioni del presidente del Consiglio in questo caso c'entrano poco. In un altro articolo ("La trappola europea" 1) avevamo cercato di spiegare quali siano i presupposti di questa politica, la cui dimensione non è solo italiana ma europea. Qui basta ricordare che, quando un paese perde competitività (ed è il caso dell'Italia e di tutti gli altri paesi colpiti dalla "cura"), se non può svalutare la moneta - e nessuno dei paesi euro può prendere questa decisione - deve procedere a una "svalutazione interna", cioè deve fare in modo che prezzi e salari si riducano fino a quando la sua economia non torna competitiva. A quel punto, sostiene questa teoria, il paese aumenta le esportazioni, la bilancia commerciale ritorna in equilibrio, l'economia riparte e tutti tornano felici.

Ma, appunto, di una teoria si tratta, e molti economisti di primo piano sostengono che è completamente sbagliata. Perché nel frattempo il paese in questione entra in recessione, le aziende chiudono, la disoccupazione aumenta, cadono i redditi e il Pil, i conti pubblici peggiorano nonostante i tagli: si alimenta, cioè, una spirale perversa. Lo abbiamo visto in Grecia, lo stiamo vedendo in Portogallo, in Spagna, in Italia. Molto probabilmente tra poco la Francia si unirà al gruppo. Ma finché non se ne convincono i tedeschi, che in questa fase di fatto comandano in Europa, la linea non cambierà.

E veniamo alla nostra "riforma". Al di là degli escamotage che saranno inventati dai sindacati per salvare la faccia, l'articolo 18 sarà reso completamente inefficace. Dal momento che è ormai scontato che il licenziamento potrà essere motivato da ragioni "economiche o organizzative", nessun imprenditore sarà così sprovveduto da attuare licenziamenti discriminatori o persino disciplinari: un problema organizzativo - con la necessità di ristrutturazione che hanno tutte le aziende in questa fase - si trova molto facilmente. E allora, con i licenziamenti praticamente liberi, succederà una di queste due cose, o meglio tutt'e due. In parte verrà posta la scelta tra riduzioni di salario o un certo numero di licenziamenti; in parte ci si libererà di una parte di lavoratori più anziani per sostituirli, a minor costo, con giovani che nel migliore dei casi entreranno con il contratto di apprendistato, tre anni - estendibili a cinque - a salario ridotto e con la possibilità di esser mandati via. Ci saranno un po' di ammortizzatori sociali, ma con una durata inferiore agli attuali e con meno gente che avrà la possibilità di passare - alla loro scadenza - alla pensione, visto che l'età è stata aumentata. Un meccanismo poco appropriato, ma che finora aveva sostituito, anche se non per tutti i lavoratori, le carenze delle protezioni dalla disoccupazione.

C'è un'altra strada? Ci sarebbe, e sono ormai immumerevoli gli appelli e i "manifesti" di economisti e politici che la indicano. L'ultimo è quello dei democratici e progressisti europei che si sono riuniti a Parigi il 17 marzo e hanno diffuso una dichiarazione comune intitolata "Renaissance pour l'Europe". L'altra strada è quella di non puntare tutto e subito sul risanamento dei bilanci pubblici, che va fatto, ma in modo più graduale e non in una fase di recessione. Di utilizzare strumenti che permettano di stimolare la crescita, come i "project bond" europei, con cui realizzare opere infrastrutturali e investire sull'energia rinnovabile. Di premere a livello di G20 per realizzare una riforma della finanza per cui finora poco o nulla è stato fatto. Insomma, di dosare i tempi dell'aggiustamento e soprattutto di accompagnarlo con misure che favoriscano la ripresa dell'economia, senza la quale gli sforzi dovranno essere molto più pesanti e - soprattutto - rischiano di essere inutili. Questo non significa che si eviterebbero i cosiddetti "sacrifici", ma certamente sarebbero meno drammatici e il purgatorio durerebbe meno.

Per il momento questa strada alternativa è sbarrata dalla determinazione contraria dei tedeschi e dei loro alleati. Ma nel giro di un anno ci saranno le elezioni politiche nei tre paesi più importanti dell'Eurozona, Germania, Francia e Italia. Se vinceranno i partiti progressisti la musica cambierà. Sperando che non sia troppo tardi.

(20 marzo 2012)


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