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Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 12/03/2012, 9:02
da franz
A RAGION D’ESSERE ESSENZIALE DEL PROGETTO DI RIFORMA DEL LAVORO A CUI STA LAVORANDO IL GOVERNO

Editoriale per la Newsletter n. 191, 12 marzo 2012

Il grafico qui sotto confronta i mercati del lavoro dei 14 maggiori Paesi dell’OCSE. A un estremo – in alto a destra – quello statunitense, con i suoi 60 disoccupati su 100 che ogni mese trovano un lavoro e i suoi 4 occupati su 100 che ogni mese lo perdono senza trovarne subito un altro. Nella parte mediana della linea diagonale i Paesi scandinavi, con i loro 30-40 disoccupati su 100 che ogni mese escono da tale condizione e i loro 1,5 occupati su cento che vi entrano (ma per restarci poco). In un angolino in basso a sinistra l’Italia, dove chi è disoccupato ha meno chances che in qualsiasi altro Paese: solo 6 su cento ogni mese riescono a ritrovare un lavoro (e per ogni disoccupato dichiarato e censito ce ne sono altri tre “scoraggiati”, che abbassano drammaticamente il nostro tasso generale di occupazione); mentre per converso anche i (pochi) occupati italiani rischiano meno che in qualsiasi altro Paese di uscire da tale loro condizione.
Se “sinistra” oggi significa costruire l’uguaglianza di opportunità, innanzitutto e soprattutto nel mercato del lavoro, in questa situazione è più “di sinistra” il Governo che si propone di togliere gli outsiders del mercato del lavoro italiano dalla loro condizione disperata, spostando l’Italia verso la parte mediana della diagonale, o chi nella Cgil – e anche nel Pd – sostiene che questa riforma “non è una priorità“?

Immagine

Fonte: Ocse, 2008 - Sull’asse verticale la percentuale media mensile di passaggi dallo stato di occupazione a quello di disoccupazione sul totale degli occupati; sull’asse orizzontale la percentuale media mensile di passaggi dallo stato di disoccupazione a quello di occupazione, sul totale dei disoccupati

http://www.pietroichino.it/?p=20093

Re: Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 12/03/2012, 14:58
da chango
perchè mai la riforma del mercato del lavoro del governo dovrebbe consentire di spostarci verso la parte mediana della disoccupazione?
a meno che non si ritenga che basti una riforma del mercato del lavoro per creare lavoro, anche quando l'economia ristagna o è in recessione.
Usare dati del 2008, poi, con la crisi che c'è stata negli utlimi anni non ha molto senso.

Re: Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 12/03/2012, 15:27
da franz
chango ha scritto:perchè mai la riforma del mercato del lavoro del governo dovrebbe consentire di spostarci verso la parte mediana della disoccupazione?
a meno che non si ritenga che basti una riforma del mercato del lavoro per creare lavoro, anche quando l'economia ristagna o è in recessione.
Usare dati del 2008, poi, con la crisi che c'è stata negli utlimi anni non ha molto senso.

Ichino non lo dice ma nemmeno lo lascia intedere. Mostra una foto di oggi. Vedremo la foto di domani.
Non sappiamo quale sia - in dettaglio - la riforma che verrà portata in Parlamento.
Quando lo sapremo, potremo arguire su quanti spostamenti possiamo avere verso la parte mediana.

Intanto chiediamoci una cosa.
Sposarci verso la parte mediana (senza per forza andare verso gli estremi statunitensi) è un bene o un male?
Poi sul come vedremo le proposte del governo, in dettaglio.

Re: Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 12/03/2012, 15:53
da chango
franz ha scritto:
chango ha scritto:perchè mai la riforma del mercato del lavoro del governo dovrebbe consentire di spostarci verso la parte mediana della disoccupazione?
a meno che non si ritenga che basti una riforma del mercato del lavoro per creare lavoro, anche quando l'economia ristagna o è in recessione.
Usare dati del 2008, poi, con la crisi che c'è stata negli utlimi anni non ha molto senso.

Ichino non lo dice ma nemmeno lo lascia intedere. Mostra una foto di oggi. Vedremo la foto di domani.
Non sappiamo quale sia - in dettaglio - la riforma che verrà portata in Parlamento.
Quando lo sapremo, potremo arguire su quanti spostamenti possiamo avere verso la parte mediana.

Intanto chiediamoci una cosa.
Sposarci verso la parte mediana (senza per forza andare verso gli estremi statunitensi) è un bene o un male?
Poi sul come vedremo le proposte del governo, in dettaglio.


Veramente mostra una foto del 2008, cioè di prima che la crisi economica si manifestasse pienamente.
che la riforma del mercato del lavoro, anzi dell'art.18, possa migliorare la condizione degli outsiders lo dice e lo fa inetndere chiramente qui:
Se “sinistra” oggi significa costruire l’uguaglianza di opportunità, innanzitutto e soprattutto nel mercato del lavoro, in questa situazione è più “di sinistra” il Governo che si propone di togliere gli outsiders del mercato del lavoro italiano dalla loro condizione disperata, spostando l’Italia verso la parte mediana della diagonale, o chi nella Cgil – e anche nel Pd – sostiene che questa riforma “non è una priorità“?


Spostarci verso la parte mediana è in generale un bene. ma perchè ciò avvenga è necessario anche che si crei lavoro.
pensare, come fa Ichino, che basti aumentare la flessibilità per migliorare le condizioni degli outsiders è utopistico. anche perchè l'Italia viene trattata come se fosse una realtà unica e con poche differenze quando invece il dato nazionale è semplicemente la media di realtà profondamente diverse: al Nord c'è alta occupazione nonostante l'art.18, al Sud c'è bassa occupazione per ben altri motivi che l'art.18 o la rigidità del mercato del lavoro.

Re: Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 12/03/2012, 16:52
da franz
Cominciamo con l'essere d'accordo che la direzione verso la mediana è positiva.
Questo già vale 1000.

Poi sulla creazione di lavoro è chiaro che ci sono (per ipotesi) 100 sistemi diversi e in linea di principio nessuno esclude l'altro.
Quindi sono da mettere in atto tutti e 100: ognuno darà il suo piccolo ma determinante contributo.
La fluidità del mercato (input e output) è importantssima, proprio perché il mercato del lavoro non è paragonabile a quello in cui noi compriamo pere, mele, frigoriferi, computer. Quindi è importante che ogni situazione in cui non si va d'accordo sia risolta, cosi' da poter arrivare ad assetti piu' efficenti e produttivi. E questo a maggior ragione in un momento di crisi.

Ritengo che tutto sommato il paragone migliore, fatto da tanto tempo e non certo farina del mio sacco, vada fatto con il divorzio, legge cardine dei diritti civili. Non si puo' obbligare due persone a vivere (e lavorare) insieme. Che siano marito e moglie o che siano lavoratore e datore di lavoro, quando l'accordo si rompe è bene staccare la spina e prevedere le doverose compensazioni economiche. Prima lo si fa e prima ognuno potrà rifarsi una vita, costruendo un nuovo rapporto con altri.
E se questo rapporto migliore con altri si trova, il risultato è maggiore produttività e quindi maggiore possibilità di creare lavoro.
Perché io nell'azienda A in cui mi trovo malissimo produco 50 mentre in quella B in cui mi trovo bene e posso dare il massimo di me stesso posso produrre anche 100. Quindi piu' un mercato è fluido è piu' le aziende sono produttive.

Re: Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 13/03/2012, 1:27
da flaviomob
1 - Dal grafico suppongo che manchino completamente i riferimenti al lavoro nero (come potrebbe mai censirlo l'OCSE?). Quindi per l'Italia ha un valore piuttosto limitato, data la rilevanza del fenomeno

2 - Tenendo buoni i dati OCSE, la posizione italiana è vicinissima a quella della Germania, eppure sappiamo che c'è un enorme differenza di salari, tutele sociali, efficienza dello stato (e delle relative protezioni)

3 - Non è maggiormente auspicabile tendere verso la posizione della parte bassa centrale del grafico, come quella del Giappone, piuttosto?

Re: Pietro Ichino: perché in ITA gli ousider stanno male

MessaggioInviato: 13/03/2012, 8:47
da franz
1) Corretto. La rigidità ufficiale si sfoga altrove, in mercati sotterranei. Ma se non avesse ragion d'essere, anche il sommerso avrebbe meno senso. Quindi il nero non è un argomento contro ma pro.

2) Non so come vengano costruiti quei dati ma penso che in un paese con poca disoccupazione e massima occupazione - coma la germania - in cui si esporta il 40% del PIL (e quindi serve molta piu' manodopera di chi esporta solo il 10%) probabilmente sia outflow che inflow sono bassi. Per valutare quel grafico quindi mancano quindi le due dimensioni citate. Lo faro' presente a Ichino.

3) se la parte mediana va bene, sull'asse OUTFLOW, meglio la parta alta che bassa (asse INFLOW) perché a parità di uscita dalla disoccupazione abbiamo una maggiore % di ingresso nel mondo del lavoro. Probabilmente (e credo di non sbagliare di molto) i paesi con elevato inflow sono quelli di forte immigrazione.