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La burocrazia costa alle imprese 23 miliardi

MessaggioInviato: 25/02/2012, 17:10
da franz
il settore che incide di più sui bilanci delle pmi e' quello del lavoro e della previdenza
La burocrazia costa alle imprese 23 miliardi
La stima della Cgia del peso di un anno di adempimenti: un taglio della metà darebbe risorse per 300mila nuovi occupati


MILANO - La burocrazia in Italia pesa sempre di più sui conti delle imprese: ha ormai raggiunto quota 23 miliardi di euro. A stimare il costo di cui piccole e medie imprese italiane devono farsi carico, ogni anno, per espletare gli obblighi previsti dalla legge in materia di lavoro, di ambiente, di fisco, di privacy, di sicurezza sul lavoro, di prevenzione incendi , di appalti e di tutela del paesaggio, è la Cgia di Mestre. Un macigno, quello della burocrazia, «che drena risorse e appesantisce le strutture amministrative delle aziende e ormai costituisce uno dei principali ostacoli alla crescita del nostro sistema economico», spiega in una nota riportando le parole usate da uno studio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, presentato lo scorso anno.

OCCUPAZIONE - «Se con un colpo di bacchetta magica fossimo in grado di ridurne il costo della metà libereremo 11,5 miliardi di euro all'anno che potrebbero dar luogo, almeno teoricamente, a 300.000 nuovi posti di lavoro. Invece, tra il peso delle tasse e le difficoltà nel districarsi tra i meandri della burocrazia italiana, le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, continuano a perdere tempo e denaro», dice il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi.

LAVORO - Il settore che incide di più sui bilanci delle Pmi, come si evince dalle tabelle Cgia, è quello del lavoro e della previdenza: la tenuta dei libri paga; le comunicazioni legate alle assunzioni o alle cessazioni di lavoro; le denunce mensili dei dati retributivi e contributivi; l'ammontare delle retribuzioni e delle autoliquidazioni che costano al sistema delle piccole e medie imprese (Pmi) 9,9 miliardi di euro l'anno.

AMBIENTE - L'area ambientale, invece, pesa sul sistema delle Pmi per 3,4 miliardi di euro l'anno. Le autorizzazioni per lo scarico delle acque reflue, la documentazione per l'impatto acustico, la tenuta dei registri dei rifiuti e le autorizzazioni per le emissioni in atmosfera sono le voci che determinano la gran parte degli oneri di questo settore.

AMMINISTRAZIONE - Piuttosto rilevante anche il costo amministrativo che le aziende devono sopportare per far fronte agli adempimenti in materia fiscale. Le dichiarazioni dei sostituti di imposta, le comunicazioni periodiche ed annuali Iva, etc, costano complessivamente 2,8 miliardi di euro. Gli altri settori che incidono sui costi amministrativi delle Pmi sono la privacy (2,2 miliardi), la sicurezza sul lavoro (1,5 miliardi), la prevenzione incendi (1,4 miliardi), gli appalti (1,2 miliardi) e la tutela del paesaggio e dei beni culturali (0,6 miliardi).

Redazione Online
www.corriere.it

Re: La burocrazia costa alle imprese 23 miliardi

MessaggioInviato: 25/02/2012, 18:06
da franz
la Cgia è solita fare sparate che bucano i media ma quanto a vedere realmente i dati di questi "studi" le cose si fanno piu' complesse.
Cercando ragguagli scopro http://www.cgiamestre.com/2012/02/buroc ... -miliardi/ (occhio che il mio antivirus ha segnalato un'infezione e l'ha eliminata) ma scopro anche che "il SUD" ci costa 21 miliardi (vedi: http://www.cgiamestre.com/2011/10/il-su ... i-di-euro/). Bell'elenco di titoli strillati.

Non metto in dubbio il calcolo (costo) di 23 miliardi per la burocrazia, ma ho dubbi sulla stima dei 300'000 posti di lavoro.
CGIA ha semplicemente diviso gli ipoteciti 11.5 miliardi (la metà del costo, ricuperata con la citata "bacchetta magica") per uno stipendio lordo annuale medio (38'333) ottenendo quindi circa 300'000 nuovi impieghi privati.
Eppure non è affatto detto che se le aziende avessero 11.5 miliardi in piu', farebbero solo assunzioni. Bisogna avere un modello veramente primitivo e sbagliato dell'economia per pensare una simile banalità. Infatti molti miliardi potrebbero essere investiti (impianti, capannoni, macchinari, ricerca e sviluppo) ed anche i nuovi eventuali dipendenti hanno bisogno di scrivanie, computer, sedie, stanze, telefoni. Quindi una parte andrebbe in investimenti (qualcuno all'estero) e solo il resto in assunzioni. Una parte anche in utili e dividendi da ridistribuire.
Tuttavia tutti quegli oneri burocratici corrispondono comunque a pari lavoro nel settore pubblico. Togli burocrazia = togli lavoro e alla fine magari scopriamo che lo stato puo' dimagrire di decine di migliaia di unità e queste trovano posto nelle imprese, che hanno piu' risorse avendo risparmiato 11.5 miliardi per il calo della burocrazia. Facciamo 300'000? Perché no? In fondo dimezzare la burocrazia puo' portare alla diminuzione del 10% del personale pubblico. Tuttavia anche lo stato risparmia se ha 300'000 lavoratori in meno. La paga statale è leggermente piu' bassa (media 35'000€) e 300'000 lavoratori in meno significano 10.5 miliardi di spesa in meno. Ma anche meno spazio per uffici, meno computer, telefoni, sedie e scrivanie. E quindi 10.5 miliardi di tasse in meno da chiedere, solo per gli stipendi risparmiati. Ora Imprese e dipendenti hanno in tasca 10.5 miliardi in piu'. Bisogna vedere come vengono divise tra PF e PG ma il gettito IRPEF è 3/4 del totale e quindi il maggior vantaggio andrebbe ai privati, non alle imprese. Ok, i privati possono spendere di piu' ma quanto di questa maggiore spesa si trasforma in posti di lavoro perché le aziende devono produrre di piu'? Difficile dirlo. Anche i privati a volte non spendono (se hanno timori per il futuro) e preferiscono risparmiare. Il risparmio finisce in investimenti, forse anche esteri. Forse anche BOT e CCT, che non creano valore aggiunto. Insomma quei 300'000 mi sembrano una cifra buttata li ma difficimente calcolabile in modo serio.
E allora non riduciamo la burocrazia? Certo che dobbiamo ridurla, consapevoli che molto lavoro pubblico del tipo "inutile" verrà perso e che forse potrebbero anche aumentare i posti di lavoro privati e gli invenstimenti. Ma senza dare cifre a capocchia. E chiarendo che se lo stato spende 10.5 miliardi in meno per il personale, il PIL cala di quella cifra (nella contabilità nazionale il settore privato contribuisce per il valore aggiunto mentre quello pubblico, vista la difficiltà a calcolare il VA, espone il costo del personale). Per sapere se poi il PIL cresce bisogna vedere quanto valore aggiunto sarà prodotto dai nuovi assunti.

Re: La burocrazia costa alle imprese 23 miliardi

MessaggioInviato: 28/02/2012, 17:49
da flaviomob
Pino Masciari su facebook:

Mi chiedo sempre più spesso, soprattutto quando ragiono in termini imprenditoriali, come sia possibile meravigliarsi per la scarsa propensione degli imprenditori esteri ad approcciarsi al sistema Italia.
Se sono i nostri stessi imprenditori a fuggire dal nostro Paese per fare impresa in altri paesi, come possiamo pretendere di attirare investitori esteri?
Abbiamo assistito per anni a situazioni in cui gli imprenditori dopo aver ricevuto massicce sovvenzioni statali se ne andavavo all’estero a produrre, e dopo aver offerto un simile spettacolo cosa possiamo pretendere?
Qual è la convenienza nel venire a produrre qui? Dove la burocrazia strozza ogni iniziativa, e se non ci pensa la burocrazia ci pensano la corruzione, o il racket, o i tassi elevati delle banche o le tasse allucinanti, che cosa si vuole produrre?
Se questi fattori rimangono così come sono, nessuno verrà a investire perché non è evidentemente motivato.
Cosa aspetta il Governo a capire che in Italia non c’è convenienza nel produrre e fare impresa? Non bastano gli imprenditori che si sono suicidati? Aspettiamo i suicidi di massa?