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Ecco il nuovo patto di stabilità

MessaggioInviato: 30/01/2012, 19:25
da franz
La scheda
Ecco il nuovo patto di stabilità
Il Fiscal compact impone una più rigorosa disciplina di bilancio: il deficit non deve sforare il 5% del Pil. Il debito deve ridursi di un ventesimo all'anno. Allo studio il fondo permanente e le modalità dei vertici del'Eurozona

MILANO - Il "Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria", su cui i leader Ue ad eccezione della Gran Bretagna dovranno trovare un accordo, poggia su 16 articoli suddivisi in sei capitoli tematici. L'obiettivo è quello di "rafforzare la disciplina di bilancio attraverso un 'fiscal compact', il coordinamento delle politiche economiche e a migliorare la governance dell'Eurozona".

Le nuove regole prevedono che i paesi Ue s'impegnino ad avere il deficit sostanzialmente in equilibrio, con un valore massimo dello 0,5% [Forse è un errore: dovrebbe essere 5%, NDR] rispetto al Pil, e questa "regola d'oro" dovrà assumere la forma di una legge costituzionale o equivalente. Sarà la Corte di giustizia Ue a vegliare sulla corretta trasposizione di questa norma, mentre in caso di mancato rispetto potrà anche imporre multe pari allo 0,1% del Pil. Nel caso in cui il deficit di un Paese superi la soglia del 3%, scatteranno sanzioni semiautomatiche. Gli altri Stati si impegnano infatti ad approvare le raccomandazioni della Commissione Ue, che potranno essere bloccate solo con un voto a maggioranza qualificata rovesciata.

Il "Fiscal compact" sarà strettamente collegato con il Trattato istitutivo dell'Esm, il fondo salvastati permanente, la cui entrata in funzione sarà anticipata a luglio di quest'anno. Potranno infatti, precisa il preambolo, fare ricorso all'assistenza finanziaria dell'Esm solo quei Paesi dell'eurozona che avranno ratificato il nuovo Patto di bilancio.

Quanto al debito, confermata la soglia del 60% e il ritmo medio di riduzione pari a un ventesimo all'anno, ma resta uno dei nodi aperti sul tavolo se aggiungere o meno il riferimento alle sanzioni semiautomatiche nell'articolo 7. In entrambi i casi, però, verrà effettuata una valutazione complessiva dell'andamento del ciclo economico e dei "fattori rilevanti" come richiesto dall'Italia.

Altro punto 'caldo', le modalità di partecipazione ai summit dell'Eurozona, che dovranno essere convocati "almeno due volte all'anno". I Paesi che non sono ancora parte della moneta unica ma che sottoscriveranno il Patto vogliono avere la possibilità di essere presenti agli incontri. A guidare la protesta è la Polonia, alle cui richieste si oppone in particolare la Francia. Sul tavolo di Bruxelles un testo di compromesso prevede che i Paesi non membri dell'eurozona possano partecipare ad "almeno uno" degli "almeno due" eurosummit annuali.

Il nuovo Trattato, che dovrebbe essere firmato al vertice dell'1 e 2 marzo, dovrà entrare in vigore il primo gennaio del 2013, previa ratifica da parte di 12 paesi dell'Eurozona, ma si tratta di una clausola che potrebbe essere ancora modificata.

(30 gennaio 2012) www.repubblica.it

Re: Ecco il nuovo patto di stabilità

MessaggioInviato: 31/01/2012, 0:48
da flaviomob
La "sanzione semiautomatica" è vagamente inquietante...
Non è che siamo in mano a qualche serial killer?
:lol:

Re: Ecco il nuovo patto di stabilità

MessaggioInviato: 31/01/2012, 8:54
da franz
flaviomob ha scritto:La "sanzione semiautomatica" è vagamente inquietante...
Non è che siamo in mano a qualche serial killer?
:lol:

Certo, non te ne eri già accorto? I governi del CAF ed i seguenti che hanno fatto il disastro nel debito pubblico che ben sai, ci hanno messo anni, decenni a produrre quella voragine. Trattasi di delitto seriale, con la complicità di chi li ha votati e di chi allora ha detto no alle misure che oggi siamo costretti, tramite il governo Monti, ad applicare per risanare la situazione.
Il dramma è che 15 anni fa con Prodi abbiamo avuto la possibilità di fare da soli quello che oggi siamo costretti a fare. E 15 anni fa sarebbe stato meno traumatico, visto che nel frattempo il debito pubblico è aumentato dell'80%, passando da 2'054'070 di miliardi di lire a 1'905'012 milioni di euro. E chi diceva no allora ha il suo seguito anche oggi. Certo, di serial killer ne abbiamo parecchi. :(

Lo stop della Merkel al fondo salva-Stati

MessaggioInviato: 31/01/2012, 9:09
da franz
La mossa antispeculazione slitta a marzo
Accordo a 25 sulle misure giuridiche sul fiscal compact, ma Berlino rimanda la discussione sulle misure finanziarie. Per ora l'onere di difendere l'euro continua a gravare sulle spalle di Bce e Mario Draghi dal nostro corrispondente ANDREA BONANNI

All'incontro era presente anche Mario Monti
BRUXELLES - I capi di governo europei hanno fornito ieri uno strumento giuridico in difesa dell'euro a mercati che aspettavano uno strumento finanziario. Questo ha voluto la Germania. E questo ha ottenuto. La prevedibile delusione degli investitori di tutto il mondo dovrebbe però essere parzialmente compensata dal fatto che la definizione del "firewall", l'argine da opporre alla speculazione sui debiti sovrani, è solo rinviata al prossimo vertice di marzo. Anche l'Italia, dunque, che con Monti chiede da tempo a gran voce uno strumento in grado di ridurre lo spread degli interessi sul debito, dovrà aspettare. E sperare.

Solo a marzo, infatti, si saprà quale sarà la capacità di intervento del Fondo salva-stati permanente (ESM) che entrerà in funzione a luglio. E solo allora si potrà dire se la risposta europea alla crisi che da oltre due anni minaccia l'eurozona sarà finalmente adeguata alla sfida che incombe. Fino ad allora, l'onere di difendere l'euro e le banche che sono minacciate dalla fragilità della moneta unica continuerà a gravare sulle spalle della Banca Centrale europea e del suo presidente Mario Draghi.

Non è che il "Trattato sulla governance dell'Unione Monetaria" sia solo un pezzo di carta privo di valore. Esso costringerà i governi dei Paesi meno virtuosi a garantire un percorso di risanamento dei conti pubblici analogo a quello che ha imboccato l'Italia con Mario Monti.

E di una garanzia in questo senso c'è bisogno, come dimostra l'annuncio fatto ieri dal premier spagnolo Rajoy che Madrid quest'anno non raggiungerà gli obiettivi di bilancio su cui si era impegnata. Se il nuovo Trattato fosse già in vigore, gli spagnoli dovrebbero tassativamente recuperare il terreno perduto, sotto pena di pagare una multa pari allo 0,1 per cento del Pil.

Il limite della strategia messa a punto dall'Europa per fronteggiare la crisi deriva dall'approccio dogmatico che la Germania ha imposto ai partner della moneta unica. L'idea di fondo dei tedeschi è che basti mettere a posto i bilanci nazionali per disinnescare gli attacchi speculativi contro l'euro.

Il caso italiano sembrerebbe in parte dare ragione a Berlino. Da quando Monti ha aggiustato i costi italiani, infatti, la febbre degli spread si è quantomeno attenuata. Questo approccio però non tiene conto del fatto che i mercati, ormai, stanno scommettendo non più sulla tenuta di questo o di quel Paese, ma sulla tenuta generale della moneta unica. Ed essa non può essere garantita da un trattato sulla disciplina di bilancio, ma solo da strumenti finanziari che rendano tangibile e concreta la solidarietà tra i membri della zona euro.

Per arrivare a questo risultato, tuttavia, una forte garanzia formale sulla disciplina di bilancio era indispensabile. La chiede la Bce come condizione per continuare a fornire liquidità al sistema bancario. E lo chiede la cancelliera Merkel per poter negoziare all'interno della sua maggioranza di governo un maggiore finanziamento della Germania al fondo salva stati. I leader riuniti ieri a Bruxelles non avevano dunque nessuna alternativa alla strada che hanno dovuto forzosamente imboccare.

L'altro limite intrinseco al dogmatismo dell'approccio tedesco consiste nel fatto che una politica di austerità e di tagli alla spesa finisce inevitabilmente per innescare una spirale recessiva, che a sua volta rende problematico il risanamento dei conti pubblici. È quanto è successo alla Grecia, che ormai naviga sull'orlo della bancarotta continuando ad alimentare attacchi speculativi contro gli altri Paesi dell'Unione monetaria per il timore di un ulteriore contagio.

Ieri i capi di governo, anche dietro insistenza dell'Italia, hanno cercato di affrontare la questione crescita e occupazione, senza tuttavia riuscire a dare risposte convincenti su come sia possibile risanare i conti pubblici e allo stesso tempo rilanciare lo sviluppo economico. Una più completa attuazione del mercato unico anche nel settore dei servizi, cavallo di battaglia di Monti, potrebbe in effetti contribuire a rilanciare il Pil, ma solo in tempi lunghi che forse l'Europa non può permettersi.

Della questione più scottante, quella a cui guardano ossessivamente i mercati, cioè dell'argine finanziario da erigere a difesa dell'euro, ieri invece non si è parlato. Un po' perché la Germania vuole incassare il Trattato prima di negoziare un suo ulteriore contributo al fondo. Un po' perché la sorte ancora incerta della Grecia rende difficile prevedere adesso quanto grande dovrà essere la rete di sicurezza in difesa della moneta unica.

La decisione è rinviata a marzo, dopo che si conoscerà la sorte di Atene. Si può solo sperare che Monti e Sarkozy abbiano ricevuto, in privato, quelle garanzie che la Merkel per ora non può e non vuole dare in pubblico.

(31 gennaio 2012) www.repubblica.it