Una riforma dipanata

Il dibattito sull'art 18 è stato positivo perchè ha dissolto le nebbie anticostituzionali intorno a quest'articolo.L'articolo si compone di due parti.La prima parte riguarda le cause pretestuose e discriminatorie e mi pare che queste non si toccano.La seconda riguarda le cause di crisi permanente e sù questa può esserci solo una modifica in pejus togliendo il reintegro.Se c'è il recesso è se a seguito di ricorso il magistrato accerta che il recesso per crisi permanente non sussiste la parte datoriale deve pagare l'indennità risarcitoria anche se l'azienda fà il reintegro ,per costringerla a specificare la causa vera,per evitare che possa traslare la causa pretestuosa sulla crisi permanente.Poi esiste una riforma molto semplice sulle protezioni pagate da aziende e lavoratori e il reddito minimo vitale del 60% sulla fiscalità generale a seguito di esaurimento protezioni ma legata ad un corso di formazione all'accettazione di un lavoro più o meno affine a quello che si faceva.Per i giovani non ancora entrati nel mercato del lavoro e ai disoccupati lungo periodo si può pensare ad un reddito minimo più basso per esempio del 30% legato ad un corso di formazione teso o all'ingresso nel mercato del lavoro o a intraprendere un'attività.Mi pare che frasi come abolire l'art 18 non hanno più senso,le nebbie anticostituzionali che si incuneano nelle pieghe del lavoro tendono a dissolversi con buona pace dell'ex ministro Sacconi.Le altre modifiche possono essere solo in meljus estendendo le cause pretestuose e discriminatorie alle piccole aziende escludendo le piccolissime,quelle a conduzione familiare con tre o quattro dipendenti per le quali rimarrebbe il vecchio articolo ciao robyn