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Il piano sgravi del governo: meno evasione; meno IRPEF

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Il piano sgravi del governo: meno evasione; meno IRPEF

Messaggioda franz il 28/01/2012, 9:37

I soldi recuperati dall'evasione
saranno usati per ridurre l'Irpef


Il piano sgravi del governo. Il Tesoro vuole inserire nella legge delega l'obbligo di destinare il "tesoretto" a misure di detassazione. C'è incertezza sui tempi dell'operazione: potrebbe scattare verso la fine dell'anno. Se arrivano 15 miliardi, aliquota dal 23 al 20 per cento


di VALENTINA CONTE
Obbligo di destinare ogni anno quanto recuperato dal contrasto all'evasione fiscale per la riduzione delle tasse. Una norma di principio, nuova e rivoluzionaria, potrebbe spuntare nella delega fiscale che il governo Monti si appresta a presentare. E aprire così, dopo rigore e crescita, puntualmente tradotte nei decreti Salva-Italia e Cresci-Italia, la "fase tre", tutta dedicata all'equità.

Una sorpresa gradita ai contribuenti onesti che pagano le tasse. I frutti potrebbero essere visibili presto, già entro l'anno per le feste natalizie, o più probabilmente nel 2013, quando parte del "tesoretto" recuperato con una sempre più intensa e visibile lotta all'evasione ritornerebbe nelle tasche degli italiani, almeno di quelli più bisognosi e a basso reddito. L'ipotesi, allo studio del governo, si sostanzierebbe in una norma di principio da inserire nella famosa delega fiscale da 20 miliardi, eredità della manovra di agosto di Tremonti. Accanto dunque al riordino mirato di agevolazioni e detrazioni - non sarà una rasoiata orizzontale, assicura il ministero dell'Economia - sostenuto dall'aumento dell'Iva a partire dal primo ottobre prossimo (due punti in più), l'ipotesi sarebbe quella di destinare almeno 10-15 miliardi (qualora l'incasso del gettito recuperato lo consentisse) alla riduzione del primo scaglione di Irpef dal 23 al 20%. Oppure di rimpolpare specifiche detrazioni per famiglie, lavoratori e pensionati.

Una buona notizia che rinsalda il patto sociale Stato-cittadino, eroso da promesse non sempre mantenute, visto che nell'ultimo decennio tutti i governi, senza eccezione, si sono nutriti dell'annuncio più gettonato: "Abbasseremo le tasse grazie alla lotta all'evasione". Annuncio spesso senza seguito. L'ultima importante redistribuzione in tal senso che si ricordi è targata Finanziaria 2000 sotto il breve governo Amato, con sgravi corposi che arrivarono a circa 30 mila miliardi di lire. A distanza, ci fu il bonus incapienti di Prodi-Padoa Schioppa. E poco più. Tuttavia la pressione fiscale non è mai scesa in modo significativo. E la finanza pubblica italiana ha via via anteposto l'obiettivo di risanamento a quello della restituzione. Bastone e carota. Ora ci prova il governo Monti.

L'INCASSO
Quanto stiamo effettivamente recuperando dalla lotta all'evasione? La risposta è meno lineare di quanto si creda. Nel quinquennio 2006-2010, ad esempio, la cifra sfiora i 63 miliardi di euro, il 58,5 per cento delle entrate nette totali. Ma attenzione, il totale si riferisce alle somme che i diversi governi hanno solo previsto di stanare, non quanto effettivamente hanno poi raccolto. E tuttavia si tratta della posta messa a bilancio, anno per anno, e paradossalmente mai verificata a consuntivo. Le entrate reali, i soldi veri - e questo si sa - sono andate invece a coprire i deficit di bilancio. Per avere una cifra più vicina ai capitali poi ripescati e di sicura certificazione, possiamo fare riferimento al Dipartimento Finanze. Nel quinquennio, si legge nei documenti, gli incassi da attività di accertamento e controllo hanno quasi raggiunto i 49 miliardi. Una cifra non lontanissima dai 63 miliardi stimati "ex ante". Ma al suo interno, si specifica, non tutto proviene dal recupero di imposte non pagate al Fisco (vi possono essere somme riscosse per conto di enti locali e anche recuperi di aiuti di Stato). La Corte dei Conti sul punto avverte del rischio che "cifre con origini, cause e riferimenti temporali diversi siano utilizzate per misurare le performance annuali della lotta all'evasione".

LA DELEGA
Incertezze contabili a parte, il governo Monti punta a ripristinare nel Paese quella equità fiscale che l'evasione monstre da 120 miliardi all'anno ha tolto già da tempo. Il veicolo legislativo potrebbe essere la delega fiscale, consegnata all'attuale esecutivo dall'ultima manovra di Tremonti, in cui inserire il principio che tutto ciò che viene sottratto all'evasione fiscale andrà a ridurre le tasse. Una rivoluzione copernicana. Nell'ultimo decennio solo il governo Amato destinò il tesoretto derivante dalla lotta all'evasione distribuendo 30 mila miliardi di lire. Ma tutti hanno promesso di abbassare le tasse. Prodi, nel 2007 e 2008, ideò il bonus per gli "incampienti". Poi poco altro. Ma tutte, senza esclusioni, le leggi finanziarie degli ultimi anni hanno messo nero su bianco quell'impegno. E invece quasi sempre i tesoretti hanno rattoppato le disastrate finanze pubbliche. Anni di crisi e di emergenze, di sforamenti e di ammanchi, certo. Ma è alquanto curioso leggere, ad esempio, nel testo delle leggi finanziarie 2009 e 2010 (governo Berlusconi) che le eventuali maggiori disponibilità rispetto a quanto preventivato sarebbero servite a ridurre la pressione fiscale per famiglie con figli e per i redditi medio-bassi, con priorità a lavoratori dipendenti e pensionati. Promesse al vento.

GLI SGRAVI
Se l'incasso effettivo fosse in linea con quanto recuperato da Agenzia delle entrate e Guardia di Finanza negli ultimi anni, anche per il 2012 il tesoretto, l'extragettito, non dovrebbe scendere sotto la soglia dei 10-12 miliardi. Ma l'effetto Cortina (il "blitz" di Capodanno dei finanzieri nelle boutique della perla delle Dolomiti a caccia di scontrini) potrebbe far lievitare quella cifra. Si stima, dunque, una forchetta più ampia fino ai 15 miliardi. Che cosa fare con questo tesoretto? Come poi tradurre in pratica la nuova norma di principio (i frutti dell'evasione per avere meno tasse)? Il compito è senz'altro delicato. Tra le ipotesi che potrebbero essere sul tavolo, c'è la riduzione dell'Irpef. L'aliquota del primo scaglione potrebbe scendere di tre punti (dal 23 al 20 per cento). E ogni punto vale all'incirca proprio cinque miliardi. Ne beneficerebbero senz'altro i redditi molto bassi. Un'altra via percorribile è quella delle detrazioni. Alcune di queste potrebbero diventare più corpose, a beneficio di famiglie, lavoratori, pensionati. L'effetto disboscamento della giungla di agevolazioni per complessivi 20 miliardi (5 nel 2012 e il resto nel 2013)- la delega fiscale, da attuare con tagli oculati e non orizzontali - sarebbe così attenuato o, per meglio dire, reso più equo.

LA MAGISTRATURA
La Corte dei Conti ha più volte messo in guardia dalle incertezze che circondano la quantificazione dell'"evasione", sia per quanto attiene alla dimensioni del fenomeno, sia per i risultati del contrasto. Una materia delicata, ha ricordato la Corte lo scorso maggio nel suo Rapporto sulla finanza pubblica. Le stime del gettito, innanzitutto. Si tratta, spiegano i giudici contabili, di valutazioni "ex ante", di poste che i governi auspicano di rastrellare. Utilizzate sempre più come "terza via" nelle politiche di bilancio, accanto alla riduzione della spesa pubblica e all'aumento delle tasse. Una terza gamba ballerina. Anche perché sugli esiti della lotta all'evasione è molto difficile quantificare gli "ex post". La Corte ricorda che tra l'accertamento e l'incasso vero e proprio c'è di mezzo la riscossione, una fase che apre mille rivoli di incertezza, dovuti a contraddittori e contenziosi. L'assioma individuato-recuperato deve essere quindi maneggiato con cautela quando si promette di usare i tesoretti vari, gli extragettiti, per ridurre le tasse o per programmare altre azioni di governo. La parzialità informativa è legata anche al fatto che i dati non registrano quanto ricavato per effetto della "tax compliance", dalla sola dissuasione ad evadere (l'effetto Cortina, ad esempio).

LE SPESE
I tesoretti non finiscono qui. Le vie per ridurre le tasse e così rilanciare la crescita non terminano con la lotta all'evasione. Un'altra battaglia sembra essere stata ingaggiata dal governo. Ed è quella contro gli sprechi. La chiamano "spending review", revisione della spesa pubblica, ed è un altro pilastro della "fase tre", dedicata all'equità. Il governo ha insediato proprio ieri un comitato informale guidato dal titolare dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda (che ha la delega della materia e ieri ha illustrato le linee guida in Consiglio dei ministri), e a cui partecipano il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli. Si riunirà la prossima settimana e inizierà il lavoro di pulizia a partire dai dicasteri di Interni, Istruzione e Affari regionali. Le linee guida, ispirate ai progetti del 2007 dell'allora ministro del Tesoro Padoa Schioppa, puntano a restituire al settore privato attività e interventi che non hanno più ragione di essere pubblici, ma anche a garantire efficienza nel settore pubblico per concentrare l'azione su chi ne ha bisogno. Il lavoro avrà tre obiettivi: individuare programmi di spesa, uffici e attività da sopprimere o razionalizzare, scoprire inefficienze, segnalare leggi di finanziamento potenzialmente eliminabili.

(28 gennaio 2012) www.repubblica.it
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Re: Il piano sgravi del governo: meno evasione; meno IRPEF

Messaggioda franz il 28/01/2012, 9:48

Secondo me quando si riduce il sommerso e l'evasione occorre considerare non tanto l'imponibile accertato ma le somme evvettivamente riscosse. Spesso leggiamo di grandi risultati sbandierati sui giornali: è l'imponibile. Si parla di miliardi. Su quello poi si calcolano le imposte, gli interssi sugli arretrati ed eventuali sanzioni. Ma l'evasore i soldi li ha già spesi ed è nulla tenente. Una volta confiscati alcuni beni ai prestanomi, il sommerso accertato non si trasforma in gettito costante perché l'attività sommersa cessa del tutto. In questo senso è corretto che l'eventuale incasso straordinario e una tantum vada a riduzione del debito pubblico. Quando invece si realizza un incasso che diventa stabile nel tempo, perché si riesce a guidare un progetto di emersione graduale e definitivo, l'incasso dovrebbe andare a diminuzione di tutte le aliquote, non solo l'IRPEF. Se proprio volessimo dare priorità, la prima aliquota da diminuire è quella previdenziale (il famoso 33%) poi abbiamo IVA e IRPEF. Se esistesse poi un vero federalismo fiscale, le aliquote andrebbero abbassate non solo sul livello nazionale ma anche dove l'evasione è stata ridotta di piu'.
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