Comprare Btp, tanti sì alla campagna
«Ma servono anche le riforme»
Intesa Sanpaolo: commissioni zero alle famiglie nel «giorno del debito comune»
La pagina del Corriere acquistata da Giuliano Melani
http://media2.corriere.it/corriere/pdf/ ... elani2.pdf
ROMA - Precipitarsi in banca a comprare titoli di Stato italiani, «anche a tasso zero», come ha proposto Giuliano Melani, un professionista fino a ieri sconosciuto, con un appello a pagamento lanciato sul Corriere , è senza dubbio «una buona iniziativa, un appello da raccogliere», dice il direttore generale della Confindustria, Giampaolo Galli. Ma, da sola, «non basta». L'Italia, aggiunge Galli, «ha bisogno che vengano fatte le cose che ci chiede l'Unione europea e che saranno in grado di dare fiducia ai mercati ma anche ai risparmiatori italiani». In questo senso, continua il direttore generale, «l'appello di Melani può essere utile come sprone a fare le cose. L'Italia è troppo grande per essere salvata dalla Ue o dal Fondo monetario. Deve far conto sulle proprie risorse. E il nostro Paese ne ha tante: imprese competitive, famiglie che risparmiano, banche che non si sono lanciate in avventure finanziarie. Dobbiamo risolvere due problemi, il debito pubblico e la bassa crescita, ai quali si è ora aggiunta una questione di credibilità. Ma ce la possiamo fare». Una fiducia, questa di Galli, che si estende ai titoli pubblici: «Io ne ho e non li ho venduti».
Per incoraggiarne l'acquisto sarebbe favorevole che le banche azzerassero per un giorno le commissioni, come ha proposto il Corriere ? «Questo devono deciderlo le banche», dice Galli. E una prima risposta positiva è già arrivata. Se infatti la «giornata del nostro debito comune» verrà organizzata come il Corriere ha auspicato a seguito dell'appello di Melani, c'è già Intesa Sanpaolo che annuncia la sua adesione promettendo di «azzerare le commissioni di sottoscrizione alle famiglie», come si legge nella lettera del numero uno Corrado Passera (pubblicata di fianco).
Anche Ivan Malavasi, leader della Cna e presidente di turno di Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casa) distingue tra la generosità dell'iniziativa di Melani e le concrete possibilità che possa essere questa la soluzione dei problemi dell'Italia. «Credo che Melani abbia buttato il cuore oltre l'ostacolo. Un grande atto d'amore per il Paese che possiamo anche fare. Io stesso ho titoli di Stato e credo che lo Stato sia solvente. Ma non possiamo nasconderci che questo non è sufficiente. Non possiamo farcela se prima la politica non ricostruisce le condizioni di credibilità circa le nostre capacità di risanamento. Noi imprenditori possiamo fare la nostra parte, creare lavoro e cercare di competere, senza chiedere contributi, ma solo meno burocrazia. La politica, però, deve ridare credibilità al Paese».
Sostegno pieno all'appello di Melani è arrivato ieri da Francesco Storace, segretario de La Destra, secondo il quale deve essere innanzitutto la classe politica a dare l'esempio, mentre avevano già espresso adesione il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, e la parlamentare del Pdl Michela Biancofiore. Una proposta articolata di riacquisto dei titoli pubblici viene intanto dall'Associazione per la riduzione del debito pubblico presieduta da Nicola Paglietti. Che dice: «Il problema del debito è alla nostra portata. Si tratta infatti di 1.900 miliardi mentre la ricchezza delle famiglie è di 8.600 miliardi, di cui 3.600 di ricchezza finanziaria». Lo Stato, secondo l'associazione, dovrebbe emettere Btp quinquennali o decennali al 2% garantiti dal patrimonio pubblico che diano ai cittadini sottoscrittori un «premio di risanamento», cioè un interesse straordinario una volta raggiunto l'obiettivo di riduzione del debito alla media europea».
Enrico Marro
06 novembre 2011 10:46
Commento
C'é pero' chi - anche prendendo atto del sostegno entusiatico di Storace - ricorda l'oro della patria, di mussoliniana memoria.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... 000e25108c
Il 18 dicembre 1935, in una giornata gelida e piovosa, gli italiani donano alla patria i loro anelli nuziali. Per il fascismo, colpito dalle sanzioni della Società delle Nazioni a causa della guerra in Etiopia, è un plebiscito, un trionfo e una rivincita.
Gli esempi eccellenti
Ci sono, fortemente propagandati dal regime, gli esempi illustri. La regina Elena dona la propria fede, il principe Umberto il collare dell'Annunziata, re Vittorio Emanuele, con poca fantasia, dei lingotti d'oro. Mussolini fa fondere i busti della Rocca delle Caminate, Pirandello offre la medaglia del Nobel, D'Annunzio spedisce la sua vera e una cassa d'oro, Marconi l'anello nuziale e la medaglia da senatore. Le fedi raccolte a Roma sono 250mila, a Milano 180mila. «Siamo a Milano o in California ai tempi dei cercatori d'oro?», si chiede «L'Illustrazione italiana».
Il sacrificio dei poveri
In tutto il Paese si raccoglieranno 33.622 chili d'oro e 93.473 d'argento. Arriva roba da poco, ma ci sono anche oggetti preziosi, braccialetti, catene e coccarde d'oro zecchino. Gli anelli nuziali sono sostituiti con fedi d'acciaio. «Nell'Italia di Mussolini - scrivono i giornali - il metallo nobile è l'acciaio». Ma chi può, naturalmente, compera un nuovo anello per darlo ai centri di raccolta e conserva di nascosto quello originale. I poveri, che non hanno di queste alternative, sono felici di donare le loro modeste cose. Un milite invia dall'Etiopia un anello, ricordo della madre defunta. Scrive un bambino da Pisa: «Per il Duce Mussolini darei tutto, fino anche il sangue e il mio orologino d'oro».
Altri invece si chiedono se "non sia una forma di aggiotaggio, cioè che questi signori non stiano semplicemente cercando di indurre, con la scusa dell'oro alla patria, i cittadini italiani a sostenere il valore dei titoli che loro hanno in portafoglio. Non so per il privato che ha comprato la pagina, ma per una banca la cosa è decisamente plausibile (e costa molto meno che comprare CDS)."
Io invece ho notato una strana assenza, nella lista delle presunte cause del debito pubblico.
Ma comunque vada, anche questa è Italia!