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Licenziamenti facili

MessaggioInviato: 27/10/2011, 19:59
da Robyn
La modifica dell'art 18 non và legata con l'intento di licenziare.La gente da
come si percepisce ha paura dei licenziamenti
Si chiede che cosa fà uno che ha un'età di 50 o 55 anni e che perde il lavoro
La soluzione invece è modificare l'art 18 togliendo semplicemente il
reintegro per i nuovi assunti a patto che questo assorba tutta la precarietà
esistente e che ci sia una regolamentazione della legge antimobbing
In questo caso ci sarebbe la nuova normativa e la vecchia normativa
Le piccole aziende con meno di 15 dipendenti potrebbero assumere e
lo stesso sarebbe per le medie e le grandi.In merito all'età a 67 anni
mi sembrerebbe uno sforzo sovraumano,quando basterebbero i 65 anni
per le pensioni di anzianità ciao robyn

Licenziamenti, muro di no a Sacconi

MessaggioInviato: 30/10/2011, 10:40
da franz
il dibattito dopo l'intervista del ministro del lavoro al «Corriere della Sera»
Licenziamenti, muro di no a Sacconi
Fini: «Si moltiplicheranno i disoccupati»

Il leader di Fli: il governo si confronti con le parti sociali, si rischia un autunno caldo. Contrari anche Pd e Idv

MILANO - Il governo è intenzionato ad andare avanti sulla strada di una maggiore flessibilità del lavoro anche nelle aziende con più di 15 dipendenti. La conferma, arrivata dall'intervista al Corriere del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sta però animando il dibattito politico. L'esponente del governo ha sottolineato che l'intento dell'esecutivo non è arrivare ai cosiddetti «licenziamenti facili», bensì alla creazione delle «condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione». L'idea alla base del ragionamento è che molte aziende rinunciano a crescere nel timore di non avere, qualora le cose si mettessero male, alcuna possibilità di intervenire sul costo del lavoro ridimensionando il personale in base alle necessità.

FINI: AUMENTERA' LA DISOCCUPAZIONE - «Se si tende solo a favorire la possibilità di licenziare c'è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un'area del Paese» commenta Gianfranco Fini al congresso regionale di Futuro e Libertà. «Mi auguro - aggiunge Fini - che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e le categorie economiche per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e prosperare». Fini ha poi messo in guardia dal rischio di «un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro».

IDV: SMANTELLATE LE LEGGI SUL LAVORO - L'Italia dei Valori parla apertamente di volontà di «distruggere i diritti fondamentali dei lavoratori». «Con la lettera all'Unione Europea questo esecutivo ha deciso di smantellare tutte le leggi sul lavoro esistenti in Italia, inserendo il licenziamento per ragioni economiche - fa notare Maurizio Zipponi, responsabile welfare del partito di Di Pietro -. In questo modo si consegna alla totale arbitrarietà dell'impresa la possibilità di licenziare e si cancella con un colpo di mano il bilanciamento della legge di fronte a due forze impari: il lavoratore e l'impresa. Insomma, Berlusconi e il suo governo vogliono portare l'Italia fuori dall'Europa civile».

PD: SI VOGLIONO CONFONDERE LE ACQUE - «Sacconi è un ministro paradossale - sottolinea invece Cesare Damiano, capogruppo del Pd in commissione Lavoro -: dopo aver reintrodotto il lavoro a chiamata e lo staff leasing, forme di lavoro precario cancellate dal governo Prodi, e dopo aver abolito la tutela per le giovani madri dal licenziamento in bianco, in questo caso introdotta dal precedente governo, ora finge una conversione sulla via di Damasco denunciando l'abuso dei contratti a progetto e dei tirocini da lui stesso favoriti». «Si vogliono confondere le acque - aggiunge - per mascherare la gravità della scelta che il governo intende attuare sui licenziamenti per motivi economici. Questa normativa non deve passare: è meglio che cada il governo su un tema di così acuta rilevanza sociale anziché gettare benzina sul fuoco in una situazione nella quale centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione si sentirebbero minacciati nel bene primario dell'occupazione».

LA DIFESA - Dal Pdl arriva invece la difesa d'ufficio del ministro: «Le critiche e gli attacchi al ministro Sacconi sono pretestuosi e determinati da pure ragioni ideologiche - commenta il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto - perchè l'operazione che si sta tentando non è quella di favorire i licenziamenti, bensì quella di favorire gli investimenti attraverso una gestione della forza lavoro che sia più simile a quella che c'è nel resto d'Europa».

29 ottobre 2011 22:47 http://www.corriere.it



Commento. Se davvero volessimo una " gestione della forza lavoro che sia più simile a quella che c'è nel resto d'Europa" allora dovremmo per prima cosa avere quegli ammortizzatori sociali per tutti (non solo per le grandi aziende industriali) che troviamo in Europa. Perché se è vero che in Europa solitamente è piu' facile licenziare per motivi economici (rispetto all'Italia) è anche vero che chi perde il lavoro entra in un sistema di protezione che gli garantisce un reddito, i contributi, la riqualificazione professionale, la ricerca attiva di un nuovo impiego, la partecipazione a programmi di reintroduzione nel mercato del lavoro. Naturalmente questi ammortizzatori costano. Qui sta il problema. E a quanto pare nessuno vuole pagarli.

Il commento che piu' mi ha colpito (negativamente) è quello di Fini. Forse ha fatto eco a questa notizia
MILANO - Se una normativa che rendesse più semplici i licenziamenti fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica, il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito all'11,1%, anzichè essere all'8,2% attuale, con quasi 738 mila persone senza lavoro in più rispetto a quelle conteggiate oggi dall'Istat. È lo scenario delineato dall'associazione artigiani Cgia di Mestre,

Che vorrei discutere con voi. Ritengo che Fini - da buon statalista - sia convinto, come i comunisti, che esistono pasti gratis. Ammettiamo che sia giusto il calcolo delle CGIA: 738'000 disoccupati in piu'. Se non ci sono stati (grazie ad una normativa piu' rigida sui licenziamenti) chi ha pagato per dare reddito a queste persone? Il pasto è stato veramente gratis?

Direi di no. Hanno pagato le imprese, trattenendo negli organici centinaia di migliaia di persone che secondo CGIA sarebbero state licenziabili. Anche se in parte fossero ricadute sotto l'egida delle cassa integrazione ordinaria, avrebbero pagato le imprese. Per la cassa integrazione straordinaria avrebbe pagato lo stato. Ma le imprese poi riversano i loro costi sul prezzo del prdotto, cosi' come lo stato riversa i suoi costi o nelle tasse o nel debito pubblico.

In ogni caso quindi la disoccupazione, che sia reale o potenziale (dovrei licenziare ma non posso) ha un costo che viene pagato da tutti, ed in ultima analisi dai consumatori e da chi paga le imposte. Allora tanto vale prevedere un modo trasparente di finanziamento del reddito di chi viene licenziato e favorire il suo reinserimento. Il pasto ha sempre un costo ma cosi' è piu' trasparente. Se si vede che la disoccupazione è salita questo spaventa solo un governo che ha paura del giudizio degli elettori.

Re: Licenziamenti facili

MessaggioInviato: 30/10/2011, 11:01
da ranvit
Dice bene franz....infatti l'art. 18, che esiste solo in Italia (chissà perchè :D ), andrebbe abolito ma in presenza della flexsecurity (salario minimo ed altro...vedi Ichino).

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id ... sez=ITALIA

Licenziamenti, Fini: rischio tensioni sociali il governo non sia irresponsabile
Allarme Cgia Mestre: con nuove norme la disoccupazione sarebbe all'11%.
Casini: serve salario minimo. Pd: impraticabile


ROMA - Se una normativa che rendesse più semplici i licenziamenti fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica, il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito all'11,1%, anziché essere all'8,2% attuale, con quasi 738mila persone senza lavoro in più rispetto a quelle conteggiate oggi dall'Istat. E' lo scenario delineato dall'associazione artigiani Cgia di Mestre, secondo quello che il segretario Giuseppe Bortolussi definisce «un puro esercizio teorico» ottenuto «ipotizzando di applicare le disposizioni previste dal provvedimento sui licenziamenti per motivi economici a quanto avvenuto dal 2009 ad oggi».

Nella simulazione della Cgia è stato calcolato il numero dei lavoratori dipendenti che tra l'inizio di gennaio del 2009 e il luglio di quest'anno si sono trovati in Cig a zero ore. Vale a dire i lavoratori che, per ragioni economiche, sono stati costretti ad utilizzare questo ammortizzatore sociale del quale, con il nuovo provvedimento - secondo la Cgia - potranno disporre probabilmente solo a licenziamento avvenuto. Pertanto, se fosse stata applicabile questa misura segnalata nei giorni scorsi dal governo all'Ue, negli ultimi due anni e mezzo questi lavoratori, che hanno usufruito della Cig, si sarebbero trovati, trascorso il periodo di "cassa", fuori dal mercato del lavoro.

Secondo la stima della Cgia, sommando le Ula (Unità di lavoro standard) che hanno utilizzato la Cig a zero ore nel 2009 (299.570 persone), nel 2010 (309.557) e nei primi sette mesi di quest'anno (128.574), si ottengono 737.700 potenziali espulsi dal mercato del lavoro che in questi ultimi due anni e mezzo avrebbero fatto salire il tasso di disoccupazione relativo al 2011, all'11,1%.

Fini: rischio autunno caldo. «Se, come mi sembra di aver capito, si tende solo a favorire la possibilità di licenziare, c'è il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un'area del Paese - ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al congresso regionale di Futuro e Libertà - Mi auguro che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e le categorie economiche per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e prosperare. Altrimenti si rischia un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro».

«Per mesi e mesi si è autocelebrato quotidianamente il rito dell'Italia che reggeva la crisi - ha detto Fini - Non era vero. L'Italia non è il paese dei balocchi. La crisi si è fronteggiata e si fronteggia tenendo i conti pubblici sotto controllo, cosa indispensabile, ma sarebbe stato meglio non aver negato per troppo tempo la necessità di farlo».

Sacconi: licenziamenti per motivi economici vanno resi più trasparenti. Non solo «rivedere le norme sui licenziamenti per motivi economici», ma «contrastare l'abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini», «promuovere il lavoro giovanile con l'apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento part time», «aumentare l'occupazione nel Sud col credito d'imposta a valere sul Fondo sociale europeo». Sono le proposte per il mercato del lavoro che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si prepara a presentare alle parti sociali. La trattativa, dice, sarà aperta «presto, nei prossimi giorni». Sacconi difende le nuove proposte sui licenziamenti indicate nella lettera del governo a Bruxelles. «A luglio - afferma - il Consiglio europeo ha raccomandato all'Italia di riformare la legislazione sui licenziamenti e la stessa raccomandazione è arrivata dalla Bce, dall'Ocse e dal Fondo monetario internazionale». Il ministro sottolinea che l'obiettivo del governo non è quello di «licenziamenti facili, ma creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione. Vogliamo dare più certezze, perché quando un'impresa si rattrappisce non c'è legge che possa garantire il posto di lavoro». Su questo tema Sacconi precisa che i licenziamenti «discriminatori» resteranno «nulli», mentre «quelli per motivi economici vanno resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore».

Casini: sì licenziamenti, ma solo con salario minimo. «Dico sì a una riforma dei licenziamenti purché sia accompagnata da un paracadute, un ammortizzatore sociale come il salario minimo»: così Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, pone le condizioni per aprire un confronto su una delle misure più discusse e criticate, contenute nella lettera di intenti che il governo ha portato mercoledì scorso a Bruxelles. Proprio sul documento elaborato dal governo, Casini dice che «rimarrà inattuato perché il governo non c'è. La non credibilità del governo è nei fatti nonostante il via libera della Ue alla lettera di impegni e il costante lavoro della Bce per calmierare i tassi, oggi per vendere i nostri titoli pubblici siamo costretti a offrire un rendimento record oltre il 6%». Sul capitolo subito definito dei "licenziamenti facili", Casini osserva che «non si può pensare di rendere meno rigidi i licenziamenti senza offrire un paracadute, un ammortizzatore sociale come il salario minimo. «Siamo in un momento in cui tutte le forze sane e responsabili del Paese, politiche e sociali, sono chiamate a un'assunzione di responsabilità che impone di affrontare la situazione complessivamente. Questo governo che predicava meno tasse per tutti ha portato la pressione fiscale a livelli record e a pagarne le conseguenze sono soprattutto le imprese e le famiglie». Occorre trasferire «parte di questo carico su chi finora ha pagato poco o nulla: gli evasori certamente ma anche chi ha guadagnato grazie alla speculazione, le rendite finanziarie e i grandi patrimoni».


Damiano: salario minimo è soluzione impraticabile. Il salario minimo di disoccupazione non è stato possibile attuarlo negli «anni di vacche grasse», dove si vanno a trovare le risorse oggi che in giro non c'è un'euro? È la domanda che Cesare Damiano, ex ministro del Welfare e oggi capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, mette sul tappeto nel commentare la proposta di Casini. «Per quello che mi riguarda - premette il parlamentare del Pd - un provvedimento che va a incidere sulle norme che regolano ora il licenziamento, non può essere accettato. Sarebbe un segnale gravissimo al Paese, soprattutto in un momento di crisi. Non dimentichiamo che le imprese, dal 2008 a oggi, hanno richiesto 3 mld di ore di Cig e che attualmente centinaia di migliaia di lavoratori sono di fatto cassintegrati e che, una volta superate le attuali difficoltà del quadro economico, pensano di poter tornare al loro posto di lavoro. Che segnale dà il il governo se invoca il principio di licenziamento per motivi economici? Comunque non mi sembra proprio che la soluzione risieda in un salario garantito non meglio precisato. Garantito a chi? A tutti i disoccupati. Il costo è sostenibile per la collettività? Mi pare che di questi tempi le uniche certezze siano i tagli. Si tagliano le pensioni alle donne ma non si migliorano le loro condizioni di vita e di lavoro. Né migliorano le condizioni per i giovani, pretendendo di licenziare i padri con l'idea fasulla di assumere i figli, moltiplicando le modalità di assunzione a termine. Mi paiono tutti controsensi che nascondono un solo intendimento: colpire sempre dalla stessa parte come fa il governo e in particolare lo stato sociale».

Idv: salario minimo non attenua norme sui licenziamenti. «Lo si chiami salario minimo, indennità di disoccupazione o con un altro nome, poco cambia - dice il vice capogruppo dell'Idv alla Camera, Antonio Borghesi - L'elemento concreto che ci fa dire di no, sono le norme, inaccettabili, che rendono più facile il ricorso ai licenziamenti. Francamente non mi sembra una grande trovata, mi pare che discutere di salario minimo sia solo un modo per facilitare il varo di un provvedimento inaccettabile in generale, ma ancor di più in un momento di gravissima crisi per i lavoratori e le famiglie. Non mi pare una proposta in grado di farci cambiare la nostra opinione totalmente negativa sul licenziamento facile».

Sabato 29 Ottobre 2011 - 12:48 Ultimo aggiornamento: Domenica 30 Ottobre - 09:11

Re: Licenziamenti facili

MessaggioInviato: 30/10/2011, 12:28
da franz
Damiano ha scritto:Damiano: salario minimo è soluzione impraticabile. Il salario minimo di disoccupazione non è stato possibile attuarlo negli «anni di vacche grasse», dove si vanno a trovare le risorse oggi che in giro non c'è un'euro?

Beh, non per insistere ma io una proposta concreta l'ho presentata ed è l'aggiornamento di quanto propose a suo tempo Onofri. Meno previdenza, piu' spesa veramente sociale. Le risorse oggi ci sono ma sono indirizzate male. Correggere il tutto sarà complesso e lento ma se avessimo detto di SI nel 1998, ai tempi di Prodi, oggi avremmo gli ammortizzatori universali per tutti dipendnenti.

Re: Licenziamenti facili

MessaggioInviato: 30/10/2011, 15:20
da Robyn
La proposta di <<Ichino>> è una bella proposta.La modifica dell'art 18 interesserebbe i nuovi assunti,non interesserebbe quelli che già godono della protezione dell'art 18.In questo modo si dà risposte ai giovani e si evita lo scontro generazionale che peraltro i giovani non vogliono.Togliere il reintegro e sostituirlo con un'indennità.Per quando riguarda il periodo di prova questo dovrebbe essere fatto con contratti a termine con durata minima di quattro mesi e con tutti i diritti di base e con un periodo di fruizione massima di due anni dopodichè scatta l'assunzione a tempo indeterminato.I contratti a termine costano molto di più se non sono accompagnati dalla formazione.Se c'è la formazione i contratti a termine possono costare in modo uguale al lavoro stabile.Estendere a tutti la modifica dell'art 18 porterebbe la disoccupazione all'11%.In realtà ci sarebbero due regolamentazioni la vecchia e la nuova,con la vecchia che si estinguerebbe gradualmente con il tempo.Inoltre la modifica deve comportare l'assorbimento di tutta la precarietà.Il reddito minimo è in agenda a fianco delle altre protezioni derivanti dalla perdita del lavoro
ciao robyn

Re: Licenziamenti facili

MessaggioInviato: 31/10/2011, 12:31
da Stefano'62
Qui c'è da abolire la Legge Biagi che è di una nefandezza estrema....
Qui c'è da sistemare i precari,che non sono utili all'economia ma sono semplicemente la linfa vitale del cialtrone che non sa intraprendere ma vuole lo stesso fare l'imprenditore....
E questi che fanno ?
Piangono che se sono poco competitivi è perchè non possono licenziare ?
Ma che vadano a quel paese,e imparino a "intraprendere" come si deve oppure che vadano a servizio sotto altri.

Le leggi per garantire i licenziamenti necessari e motivati già ci sono,quello che si sta chiedendo ora è un volgarissimo protezionismo dei "forti" contro i deboli,dal sapore molto feudale,e di cui quindi nessuna ecconomia sana necessita perr davvero
Qua gli unici licenziamenti che c'è DAVVERO bisogno di facilitare sono quelli degli amministratori pubblici inutili e cialtroni,come quelli per esempio che straparlano di lavoro economia e licenziamenti ogni sera a porta a porta.

Re: Licenziamenti facili

MessaggioInviato: 31/10/2011, 12:58
da franz
Stefano'62 ha scritto:Qui c'è da abolire la Legge Biagi che è di una nefandezza estrema....
Qui c'è da sistemare i precari,che non sono utili all'economia ma sono semplicemente la linfa vitale del cialtrone che non sa intraprendere ma vuole lo stesso fare l'imprenditore....

Faccio una proposta (articolata)
1) contratti di lavoro solo da dipendente a tempo indeterminato (a tempo pieno o tempo parziale)
2) trattenute previdenziali uguali per tutti (e quindi anche pensioni uguali in proporzione a quanto versato)
3) imposte uguali per tutti.
4) contratti a tempo determinato solo per la sostituzione (certificata) temporanea di lavoratori infortunati o in malattia
5) ammortizzatori sociali per tutti pagati 50-50 tra ditta e lavoratore dipendente
6) possibilità di assumere e licenziare in qualsiasi momento, anche nel pubblico, anche per motivi economici, con limitazioni solo per le rappresentanze sindacali.

Nota metodologica. Il pacchetto è completo. Prendere tutto o lasciare tutto.

Chi sarebbe contrario e chi favorevole?