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Intanto Tabacci pensa alle cose serie. Ma chi se lo fila?

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Intanto Tabacci pensa alle cose serie. Ma chi se lo fila?

Messaggioda pinopic1 il 07/08/2008, 16:06

Bruno Tabacci:
c'è un conflitto nell'ombra

di Luca Piana
Il vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera è una delle poche voci della politica che ha il coraggio di affrontare ciò che accade in Mediobanca. E avverte: a essere minacciata è la qualità stessa del sistema democratico italiano

Bruno Tabacci
"Stiamo assistendo a un'enorme partita di potere che si svolge all'ombra di un conflitto d'interessi che si è ramificato come una piovra". Bruno Tabacci, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera, è una delle poche voci che dalla politica ha il coraggio di affrontare quel che accade in Mediobanca. Un suo libro pubblicato un anno fa, 'Politica e Affari', scritto grazie a una lunga frequentazione con il mondo della finanza, conteneva un capitolo intitolato 'La fine di Mediobanca'. Una profezia che, ora, lo rende un interlocutore autorevole.

Qual è il suo giudizio sulle novità in Mediobanca?
"Parto da due fatti che si sono verificati negli ultimi giorni. Il primo riguarda una lettera che un mio collega dell'Unione di centro, Michele Vietti, autore della riforma che ha permesso lo sdoppiamento del consiglio di sorveglianza dal comitato di gestione, mi ha detto di aver inviato al 'Corriere della Sera' per difendere la sua legge dagli attacchi di Cesare Geronzi. Il 'Corriere', che è parte in causa perché Mediobanca è grande azionista dell'editore Rcs, non l'ha pubblicata e Vietti ha dovuto rivolgersi al 'Sole
24 Ore'".

Perché, a suo parere?
"Nella lettera Vietti si chiedeva quando è opportuno il cosiddetto sistema duale. Ci sono diverse possibilità. Lo è quando i soci sono disinteressati alla gestione e guardano solo al profitto: è palese che in Mediobanca non è così. Oppure quando la gestione richiede elevate competenze professionali, e nel nostro caso evidentemente gli azionisti non le vogliono. Infine quando i soci sono portatori di interessi che generano conflitti con l'attività della società: è il caso di Mediobanca ed è per questa ragione che la separazione tra gestione e controllo aveva un senso forte, come dimostra il piccolo caso della lettera non pubblicata dal 'Corriere'".


Lei ha citato un secondo fatto accaduto in questi giorni...
"Giovedì 31 luglio ho scritto un duro intervento sul piano studiato da Intesa Sanpaolo per Alitalia, nel quale sostenevo che la compagnia, ripulita dai debiti e dai dipendenti in eccesso, non può essere consegnata gratis agli imprenditori amici del premier Silvio Berlusconi, ma va venduta tramite una gara aperta a tutti. La principale agenzia di stampa italiana, l'Ansa, non ha riportato il mio intervento. Per questo parlo di un conflitto d'interessi che si è ramificato come una piovra: nelle partite di potere in corso, le notizie scomode per Berlusconi e per i suoi amici potenti non vengono date. Per questo mi preoccupano le ripercussioni del caso Mediobanca sul 'Corriere': a essere minacciata è la qualità stessa del sistema democratico italiano. Perciò spero che la risposta dei manager di Mediobanca sia all'altezza della situazione".

Mediobanca ha sempre intrattenuto rapporti con il potere politico...
"Ma erano rapporti qualificati, da parte di banchieri di grande spessore intellettuale come Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia, dotati di un rigore calvinista e capaci di tenere testa alle pressioni della politica. Oggi, invece, ci troviamo da una parte Berlusconi in uno straordinario stato di forza. Dall'altra i soci di Mediobanca le cui fortune dipendono dalla sua benevolenza, con un presidente coinvolto in vari processi".
Da più parti si sottolinea la necessità di una stretta sui criteri di onorabilità per sedere al vertice di banche e assicurazioni. "La competenza è del ministro dell'Economia. Sono convinto però che un pressing più motivato da parte del governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, avrebbe costretto l'ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa a intervenire, perché esistono posizioni dove occorre la massima trasparenza. Mi dicono che persino in Colombia un condannato in primo grado non può guidare una banca: da noi sarebbe prudente almeno una sospensione in attesa che si chiariscano le responsabilità".

Ora toccherebbe a Giulio Tremonti...
"Mi permetta una battuta: l'ombrello anti-processi andrebbe allargato ai banchieri e a chi detiene il vero potere. Non credo che Tremonti interverrà: temo che benedica gli assetti attuali, che gli permettono di coordinare le grandi partite economiche che si stanno aprendo".
(07 agosto 2008)
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Re: Intanto Tabacci pensa alle cose serie. Ma chi se lo fila?

Messaggioda franz il 07/08/2008, 18:54

Intanto qualcuno (l'espresso) poi per meno ha pubblicato!
La fonte infatti è http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tabacci/2036412

Un grosso problema è che in Italia avvengono cosi' tante cose alla luce del sole che è difficile seguirle tutte ed intanto nel casi altre ne avvengono ... nell'ombra.

Il problema ritengo non sia solo nella "non pubblicazione" (tanto poi la cosa si sa tramite altre agenzie ed altri giornali) ma il messaggio dato dalla "non pubblicazione".
Significa, a chi vuol capire, noi siamo fedeli a Berlusconi.

Ciao,
Franz
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