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cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 06/09/2011, 14:45
da trilogy
Lo stipendio atteso del laureato
agli italiani la metà dei tedeschi

link: http://miojob.repubblica.it/notizie-e-s ... ef=HREC1-7

Crescono le differenze su come i giovani italiani vedono il proprio futuro rispetto ai loro coetanei che vivono in Germania. Il confronto su retribuzioni attese e aspettative professionali con gli altri principali paesi europei nei risultati dell’indagine del Trendence Institute su 311 mila studenti in più di mille università europee.
la mappa europea.
http://miojob.repubblica.it/notizie-e-s ... ro/3725192
LA PAGA ATTESA: italiani lontani dai vertici
http://miojob.repubblica.it/notizie-e-s ... so/3725191

di FEDERICO PACE

Non solo Btp e Bund. Non solo titoli di stato, tassi di interesse e politiche finanziarie. C'è un altro spread che continua ad aprirsi e separa ancora di più Roma da Berlino. Un altro divario che dovrebbe preoccupare con la stessa intensità. Gli universitari italiani guardano al proprio avvenire in una maniera che si discosta sempre di più, da quella con cui, i loro coetanei di Berlino, Bonn o Monaco, si proiettano negli anni che verranno.

Le nuove generazioni italiane si aspettano dal primo impiego uno stipendio sempre più basso, meno della metà di quanto si attendano i loro coetanei tedeschi, e guardano al proprio percorso professionale con una crescente preoccupazione che in Italia coinvolge un numero di laureati doppio rispetto a quello che accade nei diversi land tedeschi.

Più di sette italiani su dieci si dicono in apprensione per il proprio futuro lavoro e guardano con ansia al proprio percorso professionale. I dati emergono dell’indagine del Trendence Institute che ha ascoltato 311 mila studenti in più di mille università europee. I giovani coinvolti sono quelli delle facoltà di economia e di ingegneria, ovvero quelli che, a conti fatti, dovrebbero temere il futuro, meno di altri che escono da quelle facoltà considerate meno interessanti dagli imprenditori e dai datori di lavoro. Se in Italia gli universitari di economia preoccupati per il proprio futuro sono il 72,9 per cento e quelli di ingegneria sono il 72,4 per cento, in Germania i valori scendono, rispettivamente al 37,4 per cento e al 27,8 per cento. Un altro mondo. Un altro futuro (vedi tabella).
http://miojob.repubblica.it/notizie-e-s ... ro/3725192

Lo stesso sembra avvenire anche per quel che riguarda lo stipendio atteso al primo impiego. In Italia un giovane che esce da economia indica una paga di 19.837 euro, mentre chi esce da ingegneria si attende 20.864 euro (vedi tabella). Valori pressoché identici a quelli indicati nel 2007, ai tempi in cui, almeno dalle nostre parti, la crisi non era ancora esplosa. In Germania, invece, chi studia economia si attende 43.100 euro e chi diventa ingegnere 44.343 euro. Cifre più che doppie rispetto a quelle italiane. Ma non solo. Sono anche valori cresciuti del 10 per cento rispetto a quelli di quattro anni fa. Questo per dire che mentre da noi, in questi quattro anni, sembra essersi fermato tutto, in Germania, nonostate la crisi, nonostante tutto quello che è successo, qualcosa sembra lo stesso avere un fermento.

Se si cercano valori simili a quelli italiani, si trovano gli stessi paesi che lottano, come noi, per gli spread dei tassi d'interesse dei titoli di stato sui mercati finanziari. Gli stessi livelli di preoccupazione, o un po' più elevati, per il proprio futuro professionale si riscontrano infatti in Spagna e Portogallo (sopra l'80 per cento in entrambi paesi). Solo la Grecia sembra ancora più drammaticamente coinvolta in un gorgo più cupo con, pressoché, la totalità dei giovani preoccupati per il proprio futuro. In Irlanda, altra nazione coinvolta nel precipizio di crisi e speculazioni, le aspettative sembrano migliori di quelle dei giovani italiani.

Così, ancora una volta, non desta stupore che più di un terzo di loro (35,3 per cento) dice che lascerà l'Italia al termine degli studi per trovare un posto di livello professionale. Valori più elevati di qualche punto percentuale della media in Europa (31,6 per cento) e di dieci punti percentuali rispetto alla media dei paesi dell'Est (23,9%).

CARRIERE E TIMORI:
La mappa europea

LO STIPENDIO ATTESO
Italiani lontani dai vertici

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 06/09/2011, 17:24
da trilogy
Sempre a proposito di Università


IL WORLD UNIVERSITY RANKINGS Università, solo Bologna tra le prime 200 Il Politecnico di Milano tra i primi 50 atenei tecnologici
link: http://www.corriere.it/cronache/11_sett ... 9e5d.shtml

MILANO - Cambridge, Oxford e l’Ivy League sono lassù, in cima alla World university rankings di Qs. Bisogna precipitare fino al 183° posto per scovare la prima italiana, ancora una volta l’Università di Bologna. Che però perde 7 posizioni dal 2010 quando era 176/a. Ancora una volta gli istituti di valutazione internazionali bastonano l’accademia italiana. In questo caso è la top-universities della società Quacquarelli Symonds, stilata fin dal 2004 sulla base di rigidi criteri di valutazione bibliometrici per misurare la rilevanza delle ricerche pubblicate, e poi la reputazione accademica, il valore dei suoi docenti, le strutture e i servizi.

IL MINISTRO COMMENTA - Dal punto di vista del ministro dell’Università Maristella Gelmini, «sono buone le notizie» quelle che provengono da Londra, sede operativa della multinazionale dell’educazione Qs. «I dati positivi per due università, Bologna e Milano - spiega il ministro - ci motivano ancora di più nell’attuazione rapida della riforma universitaria».

LA SECONDA ITALIANA - Per il rettore dell’università di Bologna Ivano Dionigi «l’oscillazione è fisiologica». Tuttavia il magnifico bolognese rimarca che il suo è l’unico Ateneo italiano tra i primi 200, a fronte di oltre 2.900 università valutate: «Mantenere una posizione praticamente invariata di questi tempi avari di fondi e di turnover resta comunque una bella notizia, che ci gratifica e ci spinge a fare meglio nei confronti di competitori stranieri che vantano ben altre risorse per la ricerca e la formazione». Dopo Bologna, prima di incontrare un altro ateneo italico bisogna scivolare oltre quota 200. Alla posizione 210 c’è infatti La Sapienza di Roma, quindi l’università di Padova (263/a) e quella di Milano (275/a). A dominare sono invece le università britanniche e statunitensi. Cambridge è prima, seguita da Harvard, Yale e Oxford.

IL CASO DEL POLITECNICO DI MILANO - Discorso a parte merita il politecnico di Milano. In classifica generale si posiziona al 277°. Ma tra gli atenei tecnologici è 48°, unico tra gli italiani a sfondare il muro della top 50. «Credo che, soprattutto in periodi come questo - ha detto Giovanni Azzone, rettore del Polimi - ci sia un grande bisogno di notizie positive nel nostro Paese, che ha grandi capacità nel campo dell’innovazione tecnologica ed è in grado di attrarre e di creare capitale umano di assoluta qualità». Il Politecnico di piazza Leonardo da Vinci nel 2010 era 63°, negli ultimi 6 anni ha scalato 82 posti nella graduatoria generale. «In Italia ci sono grandi capacità nel mondo della scienza e della tecnologia - conclude il rettore - su cui bisogna puntare».

LE ALTRE UNIVERSITA’ ITALIANE - Nelle classifiche di categoria, La Sapienza di Roma si è posizionata al 48° posto nella classifica delle Scienze naturali, ma buoni risultati li ha raccolti anche la Bocconi, 48/a nella categoria social sciences and management, 26/a per Finanza e 29/a al mondo per Economia. Il primato dell’ateneo economico milanese riguarda invece la reputazione dei propri laureati. Per questa specifica categoria è infatti quindicesima al mondo: «Continua soprattutto a dare i suoi frutti - spiega Fulvio Ortu, prorettore per l’Internazionalizzazione della Bocconi - il forte legame ed appeal che la Bocconi ha nel mondo del lavoro. A testimonianza di ciò vediamo che la reputazione presso gli employers ci porta al 15esimo posto al mondo, scalando ben sei posizioni dallo scorso anno».

la graduatoria completa
http://www.topuniversities.com/universi ... 6991bba112

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 06/09/2011, 18:32
da ranvit
Mah.....come le faranno queste classifiche? I risultati somigliano tanto alle bandiere blu per le coste ed i mari, dove si leggono spesso ai primi posti le spiagge del nord adriatico che per mie esperienza sono delle vere cloache e non Lipari (per esempio) dove sono stato 10 anni che ha un mare splendido....
Oppure come le agenzie di rating che mettono sempre ai primi posti gli Usa anche quando stanno per fare default....

Quello che so io è che un numero altissimo di laureati italiani sono ai primi posti, per la ricerca come pure nelle industrie etc, in giro per il mondo....

Cio' non toglie che certamente le Università italiane fanno spesso...piangere.

Ma sulla base di queste classifiche ci andrei piano a tirare conclusioni assolute.

Vittorio

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 06/09/2011, 18:40
da franz
ranvit ha scritto:Oppure come le agenzie di rating che mettono sempre ai primi posti gli Usa anche quando stanno per fare default....
...
Ma sulla base di queste classifiche ci andrei piano a tirare conclusioni assolute.

Sicuramente ci sono classifiche false e classifiche vere.
Le prime non inficiano le seconde.
Gli usa non sono mai stati sul punto di fare default mentre noi ci stiamo attrezzando ben bene.
Per le università, ci sono varie classifiche fatte da vari enti internazionali. E tutte riportano praticamente le stesse cose sulle nostre università. E tra l'altro ad essere sotto osservazione sono le università, non gli studenti.

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 07/09/2011, 11:47
da annalu
ranvit ha scritto:Mah.....come le faranno queste classifiche?

Una delle caratteristiche italiche è l'arte del contestare i criteri delle classifiche, e dei giudizi di merito in particolare.
A livello internazionale ci sono molti modi ben documentati e certificati per la valutazione degli enti e dei singoli ricercatori, sulla base della produttività (pubblicazioni, brevetti), e della risonanza che questi risultati hanno avuto nel mondo (citazioni, etc). In genere in Italia queste classifiche vengono criticate, per esempio perché la produttività non viene parametrata sui finanziamenti disponibili (che ha una certa validità, ma non quando la produttività si approssima troppo allo zero).
La struttura accademica italiana si sta rapidamente avviando verso la catastrofe. Un tempo, fino a metà circa del secolo scorso, i professori universitari erano 6.000 in tutto. La cooptazione dei "nuovi" avveniva molto sulla base delle scelte personali di quei seimila, e la cosa ancora più o meno funzionava: molti di quei seimila erano persone di vero valore. Adesso i professori ordinari sono circa 20.000, ed altrettanti circa sono gli associati ed i ricercatori. 60.000 docenti universitari scelti secondo criteri molto spesso discutibili.
Se l'istituzione di partenza è seria e molto qualificata, c'è una certa probabilità che anche i giovani lo siano, ma se la struttura è di basso livello, la scelta non potrà che essere basata su criteri ... possiamo immaginarli. Questo, sui grandi numeri, ha portato ad una progressiva "diluizione" delle personalità di valore, con conseguente scadimento dell'istituzione stessa.

ranvit ha scritto:Quello che so io è che un numero altissimo di laureati italiani sono ai primi posti, per la ricerca come pure nelle industrie etc, in giro per il mondo....

Numero altissimo? Prima di tutto, noi tendiamo ad "appropriarci" di tutti i ricercatori di valore di origine italiana che si fanno valere all'estero, indipendentemente da come siano arrivati ad essere quello che sono.
Poi, la scuola italiana ha (ma soprattutto aveva) delle virtù, più nelle scuole di base però: i nostri asili nido erano di esempio nel mondo (esisteva, e credo esista ancora, addirittura un marchio registrato, Reggio Children, mi pare), e in generale la formazione culturale nelle nostre scuole è molto ampia e fornisce una visione multiculturale del mondo che scuole più iperspecializzate come quelle americane spesso non forniscono, per cui i nostri giovani più bravi hanno un'elasticità mentale invidiabile. ma per quanto ancora?
Insomma, di giovani di alto livello ce ne sono ancora in italia, per fortuna, ma purtroppo è più facile incontrarli all'estero ...

annalu

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 07/09/2011, 12:21
da ranvit
Resta il mistero per cui le spiagge adriatiche, in genere cloache, sono ai primi posti nelle classifiche delle bandiere blu' :D
Nello specifico mi pare di aver capito che in queste classifiche predominano le attrezzature, la presenza di infopoint e le organizzazioni turistiche varie piu' in generale......che il mare sia una cloaca pare non interessi granchè!

Nel caso delle Università, a leggere bene quello che avevo scritto, non dico che in assoluto siano totalmente false le classifiche (di cui non conosco affatto i criteri di valutazione.....fatto salvo quanto appena scritto da annalù), ma che lo siano parzialmente nei fatti, si (come per le spiagge :D ).
E' evidente che le pubblicazioni nelle Università "abituate" a farle (storicamente sponsorizzate dalle imprese private oltre che dai governi) siano piu' numerose che in Italia. E lo stesso di conseguenza vale per i brevetti.
Con piu' finanziamenti....si possono cantare le Messe. Vorrei vedere cosa saprebbero combinare queste illustri Università messe nelle stesse condizioni di quelle italiane.
Mi auguro poi che un altro dei criteri di valutazione non sia quello riferito al rapporto laureati sul totale degli iscritti.....solo questo allocherebbe le ns Università agli ultimi posti :D


Insomma, non voglio essere frainteso : le Università italiane sono uno schifo! A questo schifo hanno partecipato tutti con la sinistra storica italiana ai primi posti! Come se non bastasse oggi ci si è messo anche Berlusconi & Co che ha tolto alla sinistra il primo posto :(
Quello che contesto è l'enfasi esterofila tipica dell'italietta...

Vittorio

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 07/09/2011, 14:54
da annalu
ranvit ha scritto:Quello che contesto è l'enfasi esterofila tipica dell'italietta...

Vittorio

Vittorio, io ti stimo molto, malgrado condivida di rado le tue opinioni. In questo caso però dici cose in larga parte condivisibili, ma ne trai conclusioni che trovo non pertinenti.
Che c'entra l'esterofilia?
Il discorso è partito da un articolo che citava le differenza di aspettative tra i giovani laureati italiani e quelli del resto d'Europa, articolo che descrive una realtà tristissima, ma purtroppo molto reale.
Conosco due giovani italiani, laureati uno a Londra e l'altro a Roma. Il primo, già prima della laurea, trovava "lavoretti estivi" (pertinenti al suo curriculum di studi) pagati più di 2.000 euro al mese. Il secondo, se prima della laurea avesse voluto fare uno stage professionale in una qualsiasi ditta, avrebbe dovuto farlo gratis (se gli andava bene e la trovava). Da laureati poi non ne parliamo: il giovane italiano in Italia può dirsi fortunato perché un lavoro lo ha trovato, ma quanto allo stipendio ...
Se il problema fosse, in senso stretto, legato alla qualità degli studi universitari che non danno una qualifica sufficiente, troveremmo in Italia nugoli di ben pagati giovani laureati all'estero. Invece non è così, ed al contrario i migliori laureati italiani se possono emigrano, e all'estero fanno una buona carriera, come tu stesso hai constatato.
Il problema è un altro: l'Italia attuale non valorizza e non apprezza la cultura e la buona qualificazione, così si instaura un circolo vizioso, e le Università non vengono sufficientemente stimolate a raggiungere un livello il più elevato possibile.
Finché gli insegnanti di ogni ordine e grado non solo sono mal pagati, ma anche poco stimati dalla collettività, ed i laureati non vengono valutati come la loro preparazione meriterebbe, le università diventeranno sempre più una sorta di "parcheggio" per giovani disoccupati, la carriera universitaria non selezionerà i migliori ma quelli che non hanno trovato di meglio e ... che vuoi che ti dica?
Non è un discorso di destra o sinistra, è un discorso oggettivo, e riguarda in particolar modo il mondo del lavoro nel nostro paese, poco incline all'innovazione ed al progresso.
E' questo atteggiamento che sta influenzando ed influenzerà sempre di più il declino del paese. Ma finché tra i nostri politici ci saranno individui alla Calderoli, e si sentiranno discorsi (?!?, diciamo gestacci) alla Bossi & Co, che speranze abbiamo?

annalu

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 07/09/2011, 16:02
da ranvit
Condivido ovviamente quello che hai scritto sulla situazione drammatica delle scuole e delle Università italiane.
Per non parlare della mancanza di lavoro dei laureati : la mia prima figlia laureata a Padova in Formazione fa l'impiegata tuttofare in un piccolo autosalone....la seconda dopo la laurea a Tor Vergata, sta completando un Master in Turismo alla Luiss facendo lo stage in un albergo di lusso di Roma (gratis) con la speranza di un posto di lavoro.
Ma questa situazione è figlia di tutti....ci mancava solo il berlusconismo :twisted:

Quello che contestavo è una certa propensione ad incensare senza se e senza ma tutto quanto accade all'estero.
D'altra parte per qualche millennio siamo stati alla mercè degli "imperatori" d'Europa: la Chiesa ci teneva divisi in staterelli e appena uno di questi "minacciava" lo strapotere della Chiesa, ecco che il Papa di turno chiamava l'uomo forte del momento a venire qui e distribuire un po' di ceffoni...si è quindi metabolizzato ed interiorizzato in noi italiani la visione di un "estero" forte e vincente di cui avere timore ed ammirazione.

Nel caso specifico, ma anche per qualsivoglia altro argomento (welfare, sanità, sport, corruzione, criminalità, etc), l'atteggiamento è sempre lo stesso. Senza mai mettere in discussione niente....come se all'estero non ci fossero casi di cattivo welfare, malasanità, corruzione, criminalità e perchè no anche di mafiosità (semmai un po' diversa, a livello piu' alto; tipo le schifezze delle multinazionali di cui parla spesso flaviomob).

Va notato che questo atteggiamento è tipico anche dei meridionali verso i settentrionali....ma anche in questo caso le cose stanno come descritto prima.

Io credo che noi italiani (meridionali nel confronto con i settentrionali) siamo fatti cosi': grande cialtroneria ma anche grande capacità di adattamento, fantasia, cuore etc).



Ho conosciuto nella mia vita, soprattutto lavorativa, tanta gente di tutto il mondo: persone brillanti provenienti da scuole e prestigiose Università (del mondo nel caso degli italiani - del Nord nel caso degi meridionali)....bastava sparigliargli un po' dei suoi punti di rieferimento ed ecco che non sapeva piu' cosa fare...

Credo che un po' di sana autostima come italiani (e meridionali), nonostante tutto, sia sempre da tenere presente.

Vittorio

Re: cosa si aspettano i laureati italiani

MessaggioInviato: 07/09/2011, 16:18
da trilogy
[..]L’anno passato sono andate perse circa 70mila posizioni dirigenziali, hanno perso il lavoro 78mila professionisti della conoscenza e oltre 100mila tecnici. Questo nella fascia alta della forza lavoro. 110mila sono stati invece gli operai
Specializzati e gli artigiani costretti a lasciare il lavoro. Hanno fatto ingresso nel mercato del lavoro soprattutto donne in posizioni professionali non specializzate (+108mila) o impiegatizie (+58mila). In sintesi, a fronte di una perdita di occupati di fascia alta, si ha un ulteriore allargamento della base occupazionale poco o per nulla specializzata. L’impoverimento
del capitale umano a disposizione del Sistema Italia assieme alla perdita di peso dei settori economici che tradizionalmente trainano lo sviluppo economico sono due dinamiche alle quali guardare con preoccupazione.[..]

FONTE: http://job24.ilsole24ore.com/documenti/ ... -Studi.pdf

Immagine

Cosa fanno i laureati italiani? Emigrano

MessaggioInviato: 07/09/2011, 17:23
da franz
http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... 3135.shtml
Mi pare di averlo già segnalato, ma repetita juvant


Quanti giovani professionisti italiani emigrano ogni anno? A quanto ammonta il costo di questo esodo per il sistema-Paese, che ha investito nella loro formazione?

Una domanda per la quale non esistono purtroppo risposte ufficiali. “L’Italia è ancora un Paese di emigranti”, come ha messo nero su bianco la Fondazione Migrantes, nel suo ultimo rapporto 2010. Tuttavia, l’emigrazione dei nostri giovani professionisti, più volte stereotipata nel cliché della “fuga dei cervelli”, resta un buco nero, per le statistiche ufficiali.

La trasmissione “Giovani Talenti” di Radio 24 ha provato a fare i conti, nell’ultimo anno, su numeri e costi e costi di questa emigrazione. Arrivando a conclusioni sorprendenti.

La prima riguarda proprio i numeri: è abbastanza realistico stimare in circa 60mila i giovani “under 40” che lasciano l’Italia ogni anno. Sulla base di almeno due dati: il primo proviene dall’Anagrafe Italiani Residenti Estero (Aire), secondo cui ben 316.572 giovani non ancora quarantenni hanno lasciato il Paese tra il 2000 e il gennaio del 2010. Il flusso ufficiale è dunque pari a poco più di 30mila l’anno. Secondo vari sondaggi indipendenti, però, solo un espatriato su due si iscrive normalmente all’Aire (nonostante l’iscrizione sia obbligatoria). Il dato andrebbe dunque moltiplicato per due, per avere stime più ufficiose: in questo modo combacerebbe con la recente ricerca di Confimpreseitalia, che ha stimato proprio in 60mila i giovani emigranti, ogni anno. Quel che è più preoccupante, per Confimprese italia il 70% di loro sono laureati. Si tratta di capitale umano qualificato che lascia il Paese.

Molto interessante si rivela pure il dato dell’Istat sui trasferimenti di residenza nel 2009: ben 80.597 italiani si sono cancellati dall’anagrafe per espatrio, un balzo di quasi 20mila unità in più, rispetto al 2008. Più in generale, si tratta di un forte incremento, dopo anni in cui quella stessa quota galleggiava tra le 50mila e le 60mila unità annue in uscita. I dati Istat si riferiscono a tutti gli emigranti, giovani e non: è però plausibile supporre che l’età di chi emigra oggi sia - nella media - giovane. E che il dato complessivo - che comprende anche chi espatria, ma mantiene comunque la residenza in Italia - sia ovviamente superiore.