Pubblica Amministrazione: tra riforme e tagli

Ci lavoro nella P.A. nelle vesti di direttore d'amministrazione.
Alcune osservazioni: le realtà della P.A. sono diversissime; manca una cultura dell'organizzazione (in Italia abbondano dirigenti con formazione giuridica e non organizzativa); spesso ci sono enti dove il personale è in esubero (e se non fa spesso è perchè non gli viene dato nulla da fare e non perchè non voglia fare); altri enti dove invece c'è una cronica mancanza di personale e non c'è verso di avere alcuna mobilità; ci sono scarsi incentivi economici e di carriera; spesso i dirigenti non prendono iniziative per timore di ritorsioni sindacali; in certi ambienti i dirigenti usano due pesi e due misure senza logica; sicuramente ci sono gravi casi di mobbing; i sindacati in realtà non hanno mai preteso veramente un miglioramento dell'efficienza; a volte c'è una eccellente preparazione da parte dei responsabili; spesso non c'è formazione e i responsabili e gli addetti si rivelano di un'ignoranza e di un menefreghismo unico..................... etc etc ...........
Detto questo, e premesso che i maggiori problemi sono di carattere organizzativo, mi rendo conto che il rischio incombente è sempre di esprimere forme di "benaltrismo".
Bisogna stare attenti a non farlo.
Però, vivendo dentro un'amministrazione, peraltro gestita in maniera invereconda dai dirigenti e con regole cervellotiche e assurde, mi rendo conto che tante delle riforme degli anni '90 ancora devono essere messe in pratica; e poi il problema dei "fannulloni", che pure esiste, sopratutto nelle grandi strutture centrali, è stato brandito come una clava a fini sostanzialmente mediatici e con grande appoggio di un'informazione che ci racconta inesattezze e vive beatamente di luoghi comuni e generalizzazioni.
I lavoratori del settore privato approvano, ma non perchè realmente informati di come vanno le cose (spesso male), ma come per una forma di rivalsa.
E ovviamente la politica di specula.
Tutto nella norma.
Alcune osservazioni: le realtà della P.A. sono diversissime; manca una cultura dell'organizzazione (in Italia abbondano dirigenti con formazione giuridica e non organizzativa); spesso ci sono enti dove il personale è in esubero (e se non fa spesso è perchè non gli viene dato nulla da fare e non perchè non voglia fare); altri enti dove invece c'è una cronica mancanza di personale e non c'è verso di avere alcuna mobilità; ci sono scarsi incentivi economici e di carriera; spesso i dirigenti non prendono iniziative per timore di ritorsioni sindacali; in certi ambienti i dirigenti usano due pesi e due misure senza logica; sicuramente ci sono gravi casi di mobbing; i sindacati in realtà non hanno mai preteso veramente un miglioramento dell'efficienza; a volte c'è una eccellente preparazione da parte dei responsabili; spesso non c'è formazione e i responsabili e gli addetti si rivelano di un'ignoranza e di un menefreghismo unico..................... etc etc ...........
Detto questo, e premesso che i maggiori problemi sono di carattere organizzativo, mi rendo conto che il rischio incombente è sempre di esprimere forme di "benaltrismo".
Bisogna stare attenti a non farlo.
Però, vivendo dentro un'amministrazione, peraltro gestita in maniera invereconda dai dirigenti e con regole cervellotiche e assurde, mi rendo conto che tante delle riforme degli anni '90 ancora devono essere messe in pratica; e poi il problema dei "fannulloni", che pure esiste, sopratutto nelle grandi strutture centrali, è stato brandito come una clava a fini sostanzialmente mediatici e con grande appoggio di un'informazione che ci racconta inesattezze e vive beatamente di luoghi comuni e generalizzazioni.
I lavoratori del settore privato approvano, ma non perchè realmente informati di come vanno le cose (spesso male), ma come per una forma di rivalsa.
E ovviamente la politica di specula.
Tutto nella norma.